Sean Biggerstaff, Oliver Baston nei film di Harry Potter era un grande amico di Alan Rickman ed ha detto addio al suo grande amico e mentore con questa lettera-omaggio
“Nel 1994 io, un idiota di 11 anni, misi piede nella sala prove dell’Old Athenaeum di Glasgow e fui accolto dal fottuto sceriffo di Nottingham con una voce che fece tremare la stanza. Ci sedemmo e il provino cominciò: i dialoghi erano così brillanti che non serviva fare altro che leggerli direttamente dalle pagine del copione.
Non ottenni la parte.
Ero troppo giovane.
Ricevetti, comunque, una lettera scritta a mano da Joyce Nettles, direttore del casting, che mi ringraziava per aver fatto il provino e che esprimeva rammarico per il fatto che non fosse andata bene. Non mi successe mai più una cosa simile e sospetto che Alan ci abbia messo lo zampino.
Due anni dopo tornò in città per scritturare le stesse parti per la versione cinematografica della rappresentazione teatrale. Non ero più troppo giovane, e così nell’inverno del 1996 mi ritrovai a trascorrere due mesi (senza scuola!) nella splendida East Neuk of Fife per girare un dannato film (L’ospite d’inverno N.d.R.) diretto da Alan Rickman, scritto da Sharman MacDonald con Emma Thompson, con il direttore della fotografica Seamus McGarvey e così via. Che fortuna spacciata.
Quando decisi di lasciare la scuola per cercare di vivere con questo mestiere, Alan organizzò un incontro con il suo agente.
Il primo provino che mi fece fare l’agente fu per Harry Potter.
Quando arrivai ai Leavesden Studios per la prima volta e incontrai David Heyman, lui mi disse di aver appena ricevuto una telefonata da Alan per dirgli che ero una persona splendida e che sarebbe stato folle a non ingaggiarmi. Alla fine mi ingaggiò.
Una volta sul set (quel set. Quel fottutamente glorioso mondo nato dalla mente di J.K. Rowling e portato in vita da mostrare al mondo intero, che io potevo toccare e su cui potevo camminare), Alan mi presentò praticamente a tutti i migliori attori inglesi di cui avevo sentito parlare. Gli diceva: “Questo è il mio ragazzo”.
Quando gli dissi che avevo adorato la rappresentazione teatrale di Private Lives in cui recitava, lui invitò me e il mio migliore amico a New York per trascorrere con lui il weekend e rivedere lo spettacolo. Ci portò a vedere altri spettacoli, ci portò in barca, ci fece vedere la Grande Mela.
Quando il mio amico Donny scrisse una parte per me nella sua opera teatrale, la mandai a Alan confidando in qualche suggerimento. Lui la ricevette prima di salire su un aereo. Appena atterrato, mi inviò una email dicendo di aver letto e amato il copione. Due giorni dopo ci mandò il copione stampato con una montagna di suggerimenti, tagli, modifiche scritte a mano, con una lettera indirizzata a Donny piena di consigli su dove e a chi poterlo mandare.
Fece la stessa cosa per le quattro bozze successive. Ogni. Santa. Volta. In venti anni, tutta la mia esperienza con Alan è stata così. Lui viaggiava per il mondo per promuovere i suoi film, dopo aver finito uno spettacolo di Broadway, o prima di imbarcarsi su un nuovo progetto – era attore, regista, sceneggiatore, membro di giurie, mentore tra le tante cose – eppure ogni volta che avevo bisogno di aiuto lui era lì per concedermi il suo tempo. E, cosa meravigliosa, conosco almeno una dozzina di persone con cui aveva lo stesso tipo di rapporto. Era il nostro Padrino. Era il sussurro nell’orecchio giusto al momento giusto. Era un messaggio rassicurante quando sentiva, sempre nel giusto, che ne avevamo bisogno. Ci dava soldi per i servizi fotografici, i tappeti rossi e i viaggio quando i tempi erano duri. Come abbia trovato il tempo – e la volontà – non me lo spiegare. Era la persona più generosa, saggia, talentuosa, carismatica, empatica che abbia mai conosciuto.
L’ultima volta che l’ho visto, Alan era stato a mia insaputa in ospedale nei precedenti dieci giorni. Quel giorno è uscito di casa per rispettare il nostro appuntamento a teatro. Stranamente, sono felice per quello spaventoso episodio, perché mi ha fatto realizzare che anche lui era mortale, fatto di carne e sangue, e che prima o poi non ci sarebbe stato più. Quella sera ci siamo salutati, l’ho abbracciato e gli ho detto di volergli bene e adesso ne sono felicissimo.
Lunedì prossimo comincerò le prove per un nuovo spettacolo. Sarà la prima volta da quando avevo tredici anni che non potrò chiamare Alan per consigli e supporto, e ne sono terrorizzato. Posso solo sperare di aver appreso da lui abbastanza da poter procedere da solo. Non ne sono così sicuro in tutta onestà…
Buona notte, Alan. Mi mancherai ogni singolo giorno.”
Fonte: Portkey