Immortals Fenyx Rising è la sorpresa del 2020: inaspettato, divertente e stimolante.
A volte le idee migliori nascono nei momenti più strambi, come nel caso di Immortals Fenyx Rising.
L’ispirazione per il titolo di Ubisoft Quebec nacque da un bug di Assassin’s Creed Odyssey, che trasformava l’intera ciurma in ciclopi, errore che ha poi generato l’idea di questa nuova avventura, completamente ambientata nella mitologia greca. Presentato inizialmente con il nome di Gods and Monsters e ribattezzato Immortals Fenyx Rising per conflitti d’interessi con la nota bevanda energetica, la produzione strizza l’occhio, tra gli altri, ad alcuni degli elementi di The Legend of Zelda: Breath of the Wild e degli ultimi Assassin’s Creed.
Disponibile dallo scorso 3 dicembre per Xbox One, Xbox Series X, Nintendo Switch, PlayStation 4, PlayStation 5, PC e Google Stadia, scopriamo insieme in questa recensione perché la nuova IP Ubisoft non è solo un mero clone, ma mi ha stupito in positivo e ha tante possibilità di sviluppo futuro.
Versione testata: Xbox One, Xbox Series X
La storia di Immortals Fenyx Rising ingrana fin dai primi istanti dopo aver avviato il gioco: gli Déi sono in pericolo, il malvagio Tifone ne ha rubato le essenze e li ha trasformati in qualcosa di diverso. Tutti gli umani, o quasi, sono stati trasformati in pietra, e i quattro campioni leggendari sono stati corrotti e sono ora al servizio del titano.
L’unica speranza per la salvezza della Grecia è un giovane scudiero (di cui potrete scegliere l’aspetto e il sesso in qualsiasi momento, nella mia partita è una ragazza) Fenyx, naufragata sulle coste dell’isola d’oro dopo che il suo intero equipaggio è stato trasformato in pietra.
Per poter salvare gli umani, e quindi la sua famiglia e suo fratello, Fenyx dovrà diventare un eroe e riportare l’essenza agli Déi caduti.
La vera forza di questa trama molto semplice e ricca di cliché (si tratta infatti dell’ennesimo cammino da zero a hero), sta nel tipo di narrazione. Ubisoft Quebec ha infatti deciso di affidare il racconto a due voci esterne, Zeus e Prometeo, che commenteranno ogni azione di Fenyx in maniera arguta e divertente. Proprio la scrittura dei dialoghi è irriverente e scherza su temi attuali contestualizzandoli nella mitologia greca. Lo stesso si può dire anche per tutto i lresto del cast, con gli Déi principali che man mano che torneranno se stessi interagiranno non solo con Fenyx ma anche tra loro, portando a schermo scambi di battute di discreto livello.
Ma non ci sono solo battute in Immortals Fenyx Rising: i momenti seri e di comprensione di se stessi sono molto riusciti, anche grazie al fatto di riuscirsi ad affezionarsi molto in fretta al cast. Perfino Zeus, che non si fa mai mancare una battuta al vetriolo, si evolve man mano che la storia prosegue e lo si nota solamente dal cambio di tono nei dialoghi.
Messa da parte la trama, è ora di affrontare l’elefante nella stanza, parlando del mondo di Immortals Fenyx Rising. A un primo sguardo, l’utilizzo del cell shading e soprattutto alcuni dei movimenti di Fenyx non possono non richiamare alla mente l’ultima avventura nel regno di Hyrule. Per le prime ore di gioco, se avete affrontato Breath of the Wild, avrete diversi déjà-vu, soprattutto quando cercherete di esplorare verticalmente le diverse aree del titolo.
È però doveroso sottolineare che, nonostante i richiami a Breath of the Wild nell’esplorazione siano evidenti, il titolo di Ubisoft Quebec riesce a distaccarsene, proponendo qualcosa di suo, forse non migliore ma in grado di funzionare. Il team ha infatti disseminato per l’intera mappa di gioco (che vi assicuro è davvero vasta) scrigni, nemici leggendari, enigmi ambientali e collezionabili, oltre le cripte del tartaro: l’altra grossa similitudine con l’ultimo Zelda.
In questi piccoli dungeon, simili ai sacrari del titolo Nintendo, Fenyx sarà chiamata a compiere diverse missioni: dall’uccidere ondate di nemici, a percorrere in un tempo prestabilito il percorso, fino a enigmi basati sul peso degli oggetti. Anche qui, nonostante le similitudini con l’avventura di Link, portare a termine una cripta mentre si cerca di aiutare un Dio o si esplora a fondo una regione rappresenta la giusta boccata d’aria tra una sfida e l’altra.
È proprio questo il punto di forza dell’Open World di Immortals Fenyx Rising: le attività sulla mappa son ben distribuite e avrete tutto il tempo per portarle a termine. In circa una cinquantina d’ore di gioco, mi ritrovo al 83% del completamento della mappa, senza essermi mai annoiato anche grazie alla diversità tra un tipo d’attività e l’altra. Portare a termine un enigma è divertente e stimolante anche per poter scoprire maggiori informazioni su qualche mito, sempre con la verve dei commenti di Zeus di sottofondo.
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Per il sistema di combattimento invece, Ubisoft Quebec ha riutilizzato in parte quanto fatto in Assassin’s Creed Odyssey. La spada di Fenyx è sul dorsale sinistro alto, mentre l’ascia è su quello basso, lasciando ai tasti principali solamente i salti e le schivate. Una volta fatta l’abitudine a concatenare i colpi, e iniziando a sbloccare sia i poteri divini che le abilità secondarie della nuova eroina, i combattimenti di Immortals Fenyx Rising diventano rapidi e entusiasmanti. Va però evidenziato un calo di difficoltà verso il basso una volta sbloccata la maggior parte dei poteri, coi nemici non più in grado di resistere agli stordimenti dei nostri equipaggiamenti potenziati e quindi fin troppo vulnerabili ai colpi inferti.
Proprio nei nemici ho riscontrato il secondo punto debole della produzione. Nel corso dell’avventura Fenyx affronterà diverse creature mitologiche, ma a conti fatti si tratterà di circa una decina di bestie uniche, con dei meri reskin per indicarne il livello di forza. Questa poca varietà spero venga rimpolpata coi tre dlc già annunciati per il 2021. Curioso che la poca varietà di nemici sia anche uno dei pochi difetti di Breath of the Wild vero?
Aspetto positivo invece per quanto riguarda l’equipaggiamento di Fenyx. Ogni arma e armatura condivide le stesse statistiche di forza, ma ha spesso un’abilità unica che la differenzia dal resto dell’equipaggiamento. Il team ha permesso di utilizzare l’arma che più preferiamo e di modificarne l’aspetto estetico con una delle altre in nostro possesso, così da permettere al giocare di personalizzare il proprio stile di gioco come preferisce. Le modifiche estetiche sono poi le uniche protagoniste dello shop del gioco, potete acquistare (con soldi veri) una valuta in-game per poter personalizzare Fenyx, Fosforo e sbloccare nuove skin per le armi, armature e le bestie da cavalcare. È disponibile da un paio di settimane il pack dedicato ad Adventure Time, ma come già detto è tutto un’extra estetico che non va a inficiare i contenuti del gioco.
Tecnicamente il titolo si muove molto bene, su Xbox Series X i caricamenti sono praticemnte impercettibili e il frame rate è stabile anche nei momenti più concitati. Ho comunque iniziato l’avventura su Xbox One, dove le prestazioni erano inferiori ma comunque pregevoli. Il character design dei personaggi è abbastanza indovinato, con qualche piccola indecisione sui volti. Sicuramente gli déi senza assenza sono il livello più alto (insieme ai mostri) dell’iconologia di questa nuova produzione. Il doppiaggio italiano invece è altalenante, se Zeus è un’indimenticabile Mario Zucca, perfettamente calato nella parte, altri personaggi mi hanno purtroppo convinto molto meno. Come spesso accade nelle produzioni Ubisoft, il titolo è completamente in italiano. La colonna sonora è infine curata completamente da Gareth Coker (Già compositore per entrambi gli Ori) e mischia musicalità liriche orchestrali a ritmi più audaci durante le battaglie, passando per brani rilassati durante l’esplorazione dell’isola d’oro.