Indiana Jones e l’antico Cerchio su PS5 migliora un titolo già eccellente: esplorazione e enigmi brillano, il DualSense aggiunge immersione. Peccato per il combattimento ancora debole.
Ormai non è un segreto che Indiana Jones e l’antico Cerchio sia un videogioco eccellente. Amato da critici, giocatori e fan di Indy, l’unica critica posta è che forse non ha offerto l’azione incessante per cui Machine Games è famosa (per chi non lo sapesse è lo studio di sviluppo di titoli come Wolfenstein e Quake), ma ha saputo catturare quasi alla perfezione lo spirito della trilogia cinematografica originale con un’avventura in giro per il mondo incentrata sull’esplorazione e la risoluzione di enigmi in ambientazioni splendide e curate.
Versione testata: PlayStation 5
Detto ciò, probabilmente avete già intuito la direzione che prenderà questa recensione anche perché già ve ne abbiamo parlato in modo dettagliato nella recensione completa della versione Xbox Series X uscita circa 5 mesi fa.
Tuttavia, l’arrivo di Indiana Jones e l’antico Cerchio su PlayStation 5 è l’occasione perfetta per tornare su questo grande titolo moderno e scoprire come si comporta sull’hardware di casa Sony. Ovviamente, avendone già parlato, onde evitare di realizzare qualcosa di ridondante rispetto alla recensione già presente, mi limiterò a riassumere i punti principali e a parlare delle specificità della versione PlayStation 5.
Breve accenno alla storia
Il gioco è una vera e propria lettera d’amore per i fan delle classiche avventure dell’archeologo più famoso del cinema. Ambientato subito dopo gli eventi del film I Predatori dell’Arca Perduta, Indiana Jones e il Grande Cerchio racconta un’avventura del tutto inedita che ha inizio con un misterioso furto alla Marshall University, che coinvolge un antico reperto apparentemente uguale a tanti altri, ma che trascina Indy in una frenetica corsa contro il tempo. La sua missione è impedire che l’archeologo nazista Emmerich Voss ottenga il potere del leggendario Grande Cerchio, un insieme di siti archeologici interconnessi che promettono di controllare spazio e tempo.

Uno dei maggiori meriti del gioco è la sua fedeltà allo spirito originale delle storie di Indiana Jones. La trama ha un buon ritmo, con colpi di scena costanti e personaggi carismatici, degni di un blockbuster hollywoodiano. Pur senza reinventare la formula di questo genere di gioco, la narrazione è ben sviluppata, arricchita da dialoghi brillanti e momenti di grande umorismo.
Alcuni personaggi e riferimenti sono più chiari se si conoscono i film, ma se non avete mai visto Indiana Jones, non preoccupatevi: anche i film, al di là di piccoli collegamenti, sono storie a sé. Non essendo sequel diretti l’uno dell’altro, possono essere visti singolarmente. Il gioco adotta lo stesso approccio: anche senza aver mai visto i film, potete godervelo come un’ottima avventura da zero.
Tanto stealth, ma il combattimento resta un problema
Dal punto di vista del gameplay, Sony ci ha già portati in epiche avventure tra i misteri della storia con la serie esclusiva Uncharted, chiaramente ispirata a Indiana Jones ma con una propria identità. Ovviamente ci sono delle differenze importanti. In primis Indiana Jones non è un gioco incentrato sull’azione. Come nei film, Indy non risolve tutto sparando a chiunque e la furtività è fondamentale: spesso si stordiscono i nemici, non si eliminano. Le armi non mancano, ma oltre ad esserci poche munizioni, usarle porta rapidamente a conseguenze negative e fatali. A voler trovare un difetto in questo caso, l’IA dei nemici non è sempre precisa, ma in molti frangenti dà parecchio filo da torcere.

Il combattimento, inoltre, resta anche in questa versione il principale punto debole: sebbene il gioco faccia un buon lavoro nel permettere di evitarlo, ci sono momenti in cui è obbligatorio. Anche con i grilletti adattivi che rendono gli scontri più realistici, le sparatorie risultano ancora imprecise e i combattimenti corpo a corpo mancano di impatto. Le boss fight mettono particolarmente in evidenza i limiti del sistema di combattimento, costringendo il giocatore a lunghe scazzottate frustranti che spezzano il ritmo della narrazione.
Resta comunque un difetto strano considerando che MachineGames sa realizzare buoni sistemi di combattimento. Forse la volontà iniziale era quella di spingere i giocatori verso lo stealth, poi però hanno deciso di aggiungere elementi secondari in più come i Circoli di Pugilato che obbligano al combattimento e il castello è crollato. Qualunque sia la ragione, spero che il team ci metta mano seriamente in un eventuale seguito, che a questo punto sembra quasi inevitabile vista l’accoglienza del gioco.

La seconda differenza è la visuale di gioco: Indiana Jones è interamente in prima persona. Lo svantaggio principale di questa scelta è il non poter vedere il personaggio e non poterlo fare con un’icona come Indy con le sembianze del celebre Harrison Ford può sembrare un’occasione mancata. Ma il vantaggio è una maggiore immersione: vedere il mondo attraverso gli occhi di Indiana Jones crea un legame più forte con lui e con l’ambiente di gioco.
È davvero un esempio di level design di altissimo livello, che rende l’esplorazione sempre naturale e mai forzata. MachineGames ha creato ambientazioni che attirano il giocatore spontaneamente, ad esempio attraverso l’uso intelligente di punti di riferimento e aree pesantemente sorvegliate che stimolano la curiosità. Che si tratti della Città del Vaticano o delle fitte giungle paludose di Sukothai, non c’è spazio sprecato nei sandbox creati da MachineGames.
Tecnicamente impeccabile, il Dualsense è la ciliegina sulla torta
Per quanto riguarda le peculiarità della versione PlayStation, queste non sono moltissime perché comunque stiamo parlando di un gioco uscito poco più di quattro mesi fa, quindi non c’è stato molto tempo per introdurre grandi cambiamenti. Inoltre ad alcuni giochi serve molto tempo per migliorare, ma Indiana Jones e l’antico Cerchio era già ben rifinito al lancio. Questo significa che se su Xbox girava benissimo, su PlayStation 5 è lo stesso.
Non ci sono impostazioni grafiche personalizzabili: il gioco ha un profilo “equilibrato”, con grafica molto buona, 60 fps stabili e risoluzione dinamica fino al 4K. L’unica differenza sostanziale è che su PS5 Pro, secondo lo sviluppatore, la risoluzione arriva al 4K nativo mantenendo comunque i 60 fps e vi è la possibilità di attivare un’opzione avanzata di ray tracing.

Anche il DualSense fa la sua parte: il feedback aptico è ben integrato, dalle fasi in acqua alle scene d’azione. I grilletti adattivi, ad esempio, diventano più rigidi durante i pugni, dando un vero senso di sforzo fisico. Questi intervengono anche durante la risoluzione degli enigmi conferendo al gioco una fisicità che non era possibile ottenere nello stesso modo sull’hardware Microsoft. Persino le luci LED attorno al touchpad sono utilizzate per riflettere i cambiamenti nel corso dell’avventura, ad esempio quando entra in combattimento o viene attivata una ricerca nemica durante una fase stealth. Non si tratta di innovazioni rivoluzionarie, ma aggiungono un ulteriore livello di raffinatezza e rafforzano la sensazione di essere davvero il Dottor Jones.

Sempre restando sul piano tecnico, il punto più alto dell’aspetto audiovisivo è però senza dubbio il doppiaggio (sia quello originale che quello in italiano) e la motion capture. Troy Baker (in Italia doppiato da Alessandro D’Errico) brilla nel ruolo di Indiana Jones, offrendo una performance che cattura perfettamente l’essenza del personaggio nonostante l’iniziale e giustificato dubbio di vedere le sembianze di un attore e la voce di un altro. Anche Alessandra Mastronardi nei panni di Gina Lombardi si distingue, aggiungendo profondità emotiva e sfumature sia comiche che drammatiche convincenti, tuttavia non si comprende come mai in italiano sia stata doppiata da Gaia Bolognesi essendo, comunque, un’attrice italiana. Da menzionare anche il credibile e intrigante Maurizio Merluzzo nei panni del cattivo Emmerich Voss. La colonna sonora richiama la nostalgia delle produzioni originali, con composizioni vivaci ed energiche che accompagnano perfettamente ogni momento dell’avventura, mantenendo il giocatore completamente immerso.
Conclusioni
Indiana Jones e l’antico Cerchio era un videogioco fenomenale già al momento della sua uscita su Xbox e PC, e con la pubblicazione su PS5 è migliorato ulteriormente. Le solide fondamenta di stealth, esplorazione e risoluzione di enigmi restano forti come la prima volta, con le console di casa Sony che arricchiscono l’esperienza grazie a un ottimo utilizzo delle funzionalità del DualSense. Il combattimento può ancora risultare poco entusiasmante, ma non è esattamente il fulcro dell’esperienza e rappresenta solo un piccolo difetto in un’avventura altrimenti straordinaria.