Kingdom Hearts 3: Recensione

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Ci siamo! Ecco la nostra recensione sull’attesissimo Kingdom Hearts 3!

Disclaimer: la seguente va intesa come una recensione personale. Prende in esame tutti i settori più importanti del gioco, cercando di esaurirne al meglio potenzialità e difetti; per ovvi motivi ci saranno accenni alla trama.

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Un libro da leggere dopo molti.

Kingdom Hearts 3, a differenza dei suoi predecessori, non vuole recuperare un bel niente. Non ci troviamo più in balia di spiegoni o di filmati da dieci minuti di cose già successe. Il titolo ha da raccontare troppo per permettersi il lusso di fermarsi a riflettere sul passato, ecco perché il nuovo giocatore non si troverà a proprio agio a scoprire i nuovi dettagli di trama; perché questi dettagli danno per scontato, per “già conosciuto”. Il giocatore che intende comprendere la storia di questo nuovo capitolo deve avere perfettamente chiara quella che è la situazione fino a oggi. Citazioni, riferimenti, medias res… c’è molto da raccontare e il giocatore deve essere pronto a cogliere ogni informazione. E deve essere pronto perché le informazioni sono tante e tutte ben scritte, in grado di suscitare forti emozioni nel fan di vecchia data e in chi ha appena scoperto il mondo di Kingdom Hearts.

Ognuno il suo.

Finalmente, oserei dire. Siamo stati abituati per troppo tempo a vedere una patina luminosa su tutti i personaggi che sembrava uniformarli a un solo stile grafico. Stavolta non è così, ogni mondo ha il suo stile grafico (come è giusto che sia). Questo significa che personaggi di cartoni più “lontani” avranno un’apparenza meno raffinata, ma non è una questione di incuria, bensì di caratterizzazione. I modelli dei personaggi sono ben fatti, definiti, con dei colori brillanti ma non patinati e soprattutto ogni personaggio ha le sue unicità che lo contraddistinguono.

In giro per lo spazio.

Diciamocelo: nei precedenti capitoli la parte relativa alla Gummiship non era esattamente divertente. Percorsi delineati, spesso ripetitivi e noiosi, la cui unica via di sfogo era la creatività nel poter personalizzare la propria navicella. Ecco, in Kingdom Hearts 3 finalmente abbiamo una menzione positiva per i viaggi con la Gummiship: una sorta di open world con missioni, segreti, boss. Guidare il proprio ammasso di gummiblock ti da un senso di libertà assoluta, ti permette di esplorare e di provare sempre nuove combinazioni, con un rinnovato e sempre sublime comparto di personalizzazione (la nave può essere un cane felice nello spazio, suvvia!). Un ottimo lavoro sotto questo punto di vista, che va finalmente a svecchiare quelle che erano le cattive abitudini che il primo capitolo della saga aveva tramandato.

La città è da quella parte.

La direzione di level design ha davvero fatto un lavoro magistrale stavolta. Ogni mondo, Disney e non, è fatto a regola d’arte. Ogni luogo è unico, caratterizzato, pieno di segreti e chicche da scoprire. Ci troviamo di fronte a città curate nel minimo dettaglio, tentativi di open world da esplorare con la propria nave, dungeon sotterranei realistici e collegamenti all’interno di queste aree piazzati alla perfezione. Spesso vi ritroverete a guardare luoghi che avete già visto da un’altra prospettiva e vi chiederete se siete stati o meno in quel posto. Il level design dedicato a Kingdom Hearts 3 sfrutta tutto ciò che i nuovi hardware offrono, permettendo a Sora e il suo gruppo di guardare le cose da prospettive sempre diverse e nuove, lasciando al giocatore una sensazione sempre fresca e godibile. Non siamo più in presenza di corridoi di aree che ci portano da punto A al boss in questione, ma a veri e propri mondi di gioco che nascondono i loro segreti e le loro meraviglie, oltre che una tonnellata di easter eggs.

Quelle piccole, grandi cose.

Migliorie. Migliorie che spuntano dalle pareti. Finalmente la direzione del gioco ha preso i difetti dei precedenti capitoli e li ha trasformati in piccolissimi cambiamenti di quality of life del gioco, con dei risultati fantastici. La possibilità di scavalcare i piccoli ostacoli senza dover saltare, le superfici scalabili, le discese rapide scivolando, i passaggi da un punto di salvataggio a un altro… finalmente. Chi è dietro a Kingdom Hearts 3 sembra aver ascoltato i fan e sembra aver imparato dai propri errori, mettendo dei cerotti tanto piccoli quanti efficaci sulle ferite riportate in passato. Ve ne diamo atto.

Let’s fight!

Sora non è più l’ingenuo ragazzino delle Isole del Destino incapace di manovrare un Keyblade. In Kingdom Hearts 3 è cresciuto, ha partecipato a migliaia di avventure, ha scoperto nuovi poteri e appreso tante abilità. Ecco perché il combattimento di questo titolo è, di fatto, una continuazione dei precedenti. Sora sa già cosa fare, conosce già tutti i trucchi legati alla sua “chiave”, quindi non si limiterà a farvi premere X all’impazzata, ma vi stupirà con fusioni, abilità combinate, grandi magie, legami e chi più ne ha più ne metta. In Kingdom Hearts 3 il combattimento è frenetico, è rinnovato e fresco per una player base esigente come quella della PS4 e della XBOX ONE. Non si tratta più di menare fendenti dopo fendenti, ma di meravigliare con abilità a tema e spettacolari combinazioni che mantengono il gameplay sempre vivo e interessante. Potrete combattere come preferite, adottando la strategia che più si addice al vostro stile, risultando in ogni caso efficace e divertente. Sora è maturato. Con lui, il combattimento.
Piccola nota dolente: le boss fight. Spettacolari, curate nei minimi dettagli, ricche di colpi di scena e divertenti da giocare. Eppure, ogni boss sembrava avere lo stesso pattern d’azione: fase di rage nella quale bisogna solo evitare i colpi e successiva fase nella quale poterlo picchiare con la propria chiave. Ci si chiede perché non abbiano reso le cose più variabili, con una nota di amarezza.

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Mini?giochi.

Presenti. Ovunque. In una quantità industriale. Di tutti i tipi. Kingdom Hearts 3 è la fiera dei collezionisti di record: in ogni angolo di questo titolo troverete un minigioco, da quelli del regno classico alle sfide della Gummiship, alle imprese dei Flan. Sono davvero ovunque e ben fatti; non hanno pretese di essere più di ciò che sono: minigiochi che continuano e consolidano una tradizione decennale di sfide a piccoli passi. Rispetto ai titoli passati, però, si nota una cura per il comparto minigiochi che è quasi maniacale e ci si chiede: forse hanno speso troppe risorse qui e troppe poche in ciò che a un fan della serie potrebbe sembrare più importante (la storia)? In ogni caso sono talmente tanti e coprono talmente tanti gusti di gioco che è impossibile non essere accontentati. Da qualche parte, in Kingdom Hearts 3, c’è un minigioco per voi. Il vostro minigioco.

Ne vogliamo parlare?

I dialoghi. I dialoghi non hanno perso la loro efficacia ma hanno invece assunto un tono di maturità tale da elevare finalmente il clima fanciullesco dovuto alla collaborazione disney a un piano di sensazioni ed emozioni davvero viscerale. Non ci sono più barriere, i personaggi dicono quello che devono dire, nel momento in cui devono farlo. Scherzano, si insultano, si sfidano, si confortano… riescono addirittura a dare voce al silenzio condiviso, in molte scene. Le parole di Sora e i suoi amici non sono più frasi fatte per ghermire dei bambini, ma sono riflessioni dovute a un percorso lungo (almeno per noi) più di dieci anni. Le parole hanno un peso e i personaggi di Kingdom Hearts 3 lo sanno molto bene; gli sceneggiatori sono stati in grado di rendere ogni pezzo della scacchiera estremamente caratterizzato, interessante, unico. Ci troviamo in un mondo di racconti, di perdite, di gioie e dolori, di colori nuovi e diamanti incapaci di splendere. Ogni parola è un riferimento, ogni frase è la conclusione di qualcosa che è stato e che – in maniera molto nostalgica e filosofica – mai più sarà (forse). Il gioco è maturato e con esso anche la sua player base e i dialoghi riflettono questa maturità al 100%, seppur rimanendo ancorati a quello che è il marchio Disney.
E vogliamo parlare di Paperino che rompe la quarta barriera parlando della fanfara di combattimento? O delle più velate informazioni che i personaggi rivelano ai giocatori? Sì, Eraqus, parlo proprio di te e del tuo: “ho scoperto un nuovo gioco” proprio prima del finale segreto.

Musica, maestro!

In questo caso non c’è molto da dire. Kingdom Hearts ci ha abituato a un comparto sonoro sublime, in grado di evocare sensazioni come probabilmente pochissimi giochi fino a oggi. Le note sono sempre messe bene in armonia e le musiche sono sempre adatte alla situazione, arrivando a sinfonie d’orchestra da far venire la pelle d’oca. Kingdom Hearts 3 non si risparmia nemmeno sotto questo punto di vista, confermando una delle esperienze uditive più belle degli ultimi dieci anni di videogiochi.

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Opportunità mancate.

Un peccato, davvero un peccato. Più volte nel gioco mi sono trovato a dire: ma perché non hanno inserito questa cosa? Perché non hanno fatto in modo che si potesse fare anche così?
Il Colosseo è una mancanza incredibile. I portali di sfida che appaiono alla fine del gioco non sono abbastanza per compensare un vuoto così grande, che portava il comparto di gameplay davvero alle stelle. Ci hanno abituato ad averlo o ad avere un qualche suo sostituto (il gioco dei divorasogni in Dream Drop Distance, ad esempio) e qui, invece, non ci hanno dato nulla.
Le sequenze in tempo reale. Perché? Quanto costava mettere la possibilità di premere qualche tasto mentre Sora scala la montagna dell’Olimpo e deve saltare da una roccia all’altra? O quando deve combattere nelle scene filmate? Ti rende più attento alla scena, ti coinvolge. E non costa fondamentalmente nulla.
Gli altri personaggi. Ci fate giocare con storyline diverse, impugnando sempre Keyblade nuovi. Ci dite che non è importante il singolo (Sora o chi per lui) ma l’unione dei cuori. Ci dite che abbiamo sette guardiani della luce, finalmente li raduniamo dopo mille peripezie e poi? E poi non ne possiamo usare nessuno, finendo relegati a spettatori di azioni che avremmo potuto compiere e saremmo stati felicissimi di compiere. Sotto questo aspetto Kingdom Hearts 3 è deludente e prospetta falsi miti mai raggiungibili.
Opportunità mancate. E spesso dovute.

The end?

Kingdom Hearts 3 sembra essere diviso in due giochi diversi, come a voler sottolineare la volontà dei creatori della serie di raccontare non una storia, ma di dare vita a un mondo. Un mondo fatto di luce e oscurità, di passioni, gioie, dolori, perdite e legami.
La prima parte di gioco, che percorre le vicende dei mondi Disney, sembra essere né più né meno ciò che ci hanno abituato ad avere, con comparti tecnici ovviamente migliorati e un gameplay incredibilmente divertente. Mondo Disney, storia associata, boss finale e risoluzione della faccenda, con plot twist di trama più o meno telefonati. Stabile, che non delude mai.
La seconda parte, invece, che rappresenta le ultime quattro/cinque ore di gioco (la cui metà è di soli filmati) cambia totalmente registro. Sono le battute finali che dovrebbero dare una conclusione a tutto ciò che abbiamo ripercorso con i titoli della saga precedenti, è il luogo nel quale dovremmo trovare risposta a tutto e di più. Ma non succede. La parte finale del gioco – dal cimitero dei Keyblade in poi – appare talmente carica di questioni irrisolte da sembrare affrettata, poco curata, indecisa. Non brutta, non da buttare, anzi: ci sono scene talmente toccanti da farti piangere. La fanfara del combattimento è troppo veloce, con troppe note, incapace di sostenersi da sola; ed ecco che spunta qualche buco di trama qua e là, delle scene spesso raffazzonate e delle conclusioni forse troppo affrettate (dopo nove titoli? Forse la carne a fuoco era troppa).
C’è una considerazione da fare, tuttavia. Kingdom Hearts è coerente in tutto ciò che fa, da quando ha iniziato a farlo. Il gioco stesso vuole dirci una sola cosa: non esiste il bene e il male, non in una diametralmente opposta simmetria come il mondo d’oggi vuol farci pensare. L’oscurità è proiettata dalle luci. E più grande e la luce, più grande e l’oscurità. E così in Sora, così in Xehanort, che forse è la luce più grande dell’intera saga.
Affrettato? Sbrigativo? Incapace di sostenere le mille trame create? Forse sì. Ma sicuramente Kingdom Hearts 3 è coerente. Fa quello che deve fare e lo fa con la sua dignità, figurando come uno dei giochi più belli e avvincenti degli ultimi anni.

Solo un gioco?

Kingdom Hearts 3 non è “solo” un gioco, non lo è affatto. Kingdom Hearts 3 è la conclusione di un’antologia (o di una sua parte, quanto meno) fatta di videogiochi, lungometraggi, fumetti, eventi, giochi mobile… Non è un’informazione così scontata, perché è proprio da questa prospettiva che va inquadrato il nuovo titolo Square Enix. Non ci si deve aspettare un gameplay di 50 ore come in Birth by Sleep o in Kingdom Hearts 2, né ci si deve aspettare uno o due minigiochi messi a caso. Kingdom Hearts 3 prendere tutto il proprio repertorio e lo porta al massimo, alle stelle. Ecco che troviamo un comparto di filmati incredibilmente vasto, minigiochi presenti in ogni sua forma, gameplay diversificati a rispecchiare quella che è la eterogeneità dell’intero progetto Kingdom Hearts. Se mancherete di vedere il titolo da questa angolazione perderete molto di quello che è l’investimento della Square Enix per questo 2019, ne perderete l’essenza.

Ancora segreti?

Kingdom Hearts è famoso per avere una trama estremamente complessa, ricca di colpi di scena e piena di segreti, di cose dette a metà, di dettagli che sembrano nascondere intere sceneggiature dietro. Ecco, Kingdom Hearts 3 non è da meno. Il titolo cerca di ingannare il giocatore lasciando intendere che tutto verrà rivelato, che tutto sarà finalmente scoperto da quell’interminabile velo di dubbio che attanaglia ogni personaggio del gioco. E ci riesce, perché fino alla fine hai la sensazione di star scoprendo tutto ciò che devi. Fino ad arrivare alle battute finali di questa esperienza, che regala nuovi colpi di scena, mette alla luce nuove domande e sottende a trame ancora da esplorare. E così una carta Jolly, così la riunione di vecchie glorie del passato, così un filmato enigmatico… tutto ci porta a pensare che avremo delle nuove risposte. Ma sarà effettivamente così? O è il modo alla Kingdom Hearts di salutarci? Sul nostro volto, come da ormai dieci anni a questa parte, una scia di stupore e voglia di scoprire cosa è stato e cosa sarà.

 

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Voto Nerd Movie Productions: 8.75/10

 

Kingdom Hearts 3 è uscito il 29 Gennaio 2019 su Playstation 4 e XBOX ONE.

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Sito Ufficiale di Kingdom Hearts 3.