Chiariamolo subito: “La Mummia” non è il remake dell’omonimo film del 1999 con Brendan Fraser. E’ il capostipite, il primo capitolo dell’ambizioso progetto denominato “Dark Universe”, ovvero un universo cinematografico che, nelle intenzioni, dovrebbe far coesistere tutti i mostri classici di casa Universal, e competere con quello supereroistico della Marvel.
LASCIATE OGNI CERVELLO, O’ VOI CHE ENTRATE
“La Mummia” riesce ad introdurre in maniera interessante il Dark Universe? Sì. Può essere considerato un “bel film”? Solo a patto che rimuoviate il vostro cervello dalla scatola cranica prima di entrare in sala. Potrebbe dare di più, ma non si impegna. Accadono cose intriganti, perlomeno da un punto di vista puramente caciarone e trash, ma le motivazioni che stanno alla base di quasi tutti gli avvenimenti della pellicola sono a dir poco assurde e deliranti, e cercare di venirne a capo in maniera razionale risulta una causa persa già in partenza. Il vero problema de “La Mummia” è la sceneggiatura, costellata di elementi poco chiari e di cause scatenanti assolutamente risibili.
Eppure, in questo groviera qualcosa funziona. La regia di Alex Kurtzman non spicca né per brillantezza, né per originalità, eppure le scene d’azione, oltre ad essere divertenti, risultano incredibilmente chiare nel loro svolgimento. Cosa non da poco, nello scenario dei blockbuster in cui spesso è il montaggio frenetico, e talvolta incredibilmente confuso, a farla da padrone.
PERSONAGGI IN CERCA D’AUTORE
Il merito principale, in questo senso, è probabilmente di Tom Cruise, attore noto per girare di persona quasi tutte le sequenze al cardiopalma che lo vedono protagonista, senza bisogno di controfigure. Un Cruise che qui troviamo, davvero in parte, nei panni di Nick Morton, un personaggio inaspettatamente “grigio”: è ironico e divertente, è senz’ombra di dubbio l’eroe della vicenda, ma non si può dire che sia una figura positiva a tutto tondo, e anzi agisce il più delle volte per mero interesse personale. Avrebbe anche un’evoluzione interessante, che però risulta poco credibile a causa della coprotagonista femminile, la Jenny di Annabelle Wallis.
Oltre ad avere perennemente dipinta sul volto l’espressione di un cerbiatto che sta per essere investito, Jenny è il personaggio peggio gestito del lotto. Arrivati al termine del film, ci si rende conto che il suo comportamento, specie nelle fasi iniziali della trama, non ha avuto il minimo senso. Non solo: il rapporto tra lei e Nick Morton, centrale ai fini della narrazione, è sviluppato in maniera troppo repentina e senza che si respiri la giusta chimica tra i due attori. Per intenderci, Tom Cruise ha molta più intesa e affinità con Sofia Boutella.
Proprio lei, “la mummia” del titolo. Che non è poi così memorabile come ci si potrebbe aspettare. Intendiamoci, dal punto di vista visivo funziona molto bene, in tutte le fasi della sua trasformazione. In tal senso, è giusto segnalare che la CGI del film si attesta su un buon livello. E’ anche interessante la sua natura di villain non soltanto fisico, ma anche psicologico, che tenta di insinuarsi nella mente del protagonista per indurlo a cedere al suo volere. Tuttavia, anche la mummia non è immune dalla schizofrenia autoriale: i suoi poteri vanno e vengono a seconda dell’occasione, non si capisce perché non faccia subito certe cose, e alcune sue dimostrazioni di forza risultano assolutamente fini a loro stesse.
LA CHIAVE DEL DARK UNIVERSE
In realtà il personaggio più intrigante, a dispetto del titolo del film che vorrebbe la mummia come punto focale di interesse, è quello interpretato da Russell Crowe. Non ne rivelo l’identità per evitare spoiler. Sappiate soltanto che è lui la nostra chiave d’accesso al Dark Universe, sia in senso metaforico che letterale, visto che abbondano gli spiegoni di ogni tipo intesi a far trapelare il concetto che: “Ehy, questo è il primo tassello di un puzzle più ampio, la mummia è solo una scusa“. Crowe interpreta, talora un pò troppo sopra le righe, un carattere ambiguo, dai riflessi oscuri, e che per questo catalizza l’attenzione dello spettatore. Attenzione che viene meno quando ci si rende conto che anche lui, come tutti gli altri, è mosso da motivazioni deliranti.
Da segnalare anche il comedy relief fastidiosissimo di Jake Johnson, che fortunatamente riveste un ruolo sempre minore man mano che la pellicola procede.
CONCLUSIONI
In sintesi, a livello strettamente superficiale “La Mummia” regala tutto sommato un intrattenimento discreto: qualche personaggio è interessante, la regia è anonima ma funzionale, le scene action sono divertenti, Cruise come protagonista funziona. Il film riesce soprattutto a conseguire il suo intento primario, ovvero quello di introdurre il Dark Universe e di farci guardare con curiosità al suo futuro. Peccato che la sceneggiatura pregiudichi la godibilità di tutti gli elementi succitati, dando vita ad un castello di carte traballante che finisce per crollare su sé stesso. C’è la possibilità di ricostruire, però. Non tutto è perduto. Sta al Dark Universe dimostrare di avere imparato la lezione (assumere sceneggiatori migliori) con i prossimi film.