La prigioniera d’oro: la recensione del romanzo di Raven Kennedy
Grazie ad Armenia abbiamo avuto la possibilità di leggere La prigioniera d’oro, un nuovo romanzo fantasy per adulti appena arrivato nelle librerie italiane. Ecco la nostra recensione di La prigioniera d’oro.
La prigioniera d’oro
(Gild)
Edito da Armenia
Pagine 300
€ 18,00 cartaceo – € 8,99 ebook
La trama dell’editore
Auren è la favorita di re Mida, l’uomo dal tocco d’oro, che la tiene in una gabbia dorata, simbolo del suo potere. Questa «gabbia» copre l’intero piano superiore del castello, con gabbie integrate in ogni stanza e passerelle sbarrate collegate tra loro, in modo che Auren possa girare liberamente per il castello. La prigioniera si sente protetta e al sicuro nella sua gabbia. Ma da cosa? Ha avuto una vita molto dura, ha vissuto per strada fino a quando Mida non l’ha salvata. Auren lo conosce da prima che diventasse re, il che spiega molto sul loro rapporto. Ma la sua vita, le sue sicurezze, stanno per cambiare brutalmente…
La recensione di La prigioniera d’oro
Partiamo con una doverosa e quanto mai necessaria premessa: La prigioniera d’oro è un testo per un target molto più maturo rispetto a quanto mi sarei immaginata. Per temi, parole e problematiche il romanzo di Raven Kennedy non è destinato ad un pubblico di giovanissimi lettori, potrebbero non apprezzarlo né comprenderlo davvero.
Il mito e la storia di Re Mida vengono rivisitati e infarciti di temi delicati e maturi. Tanti sono le tematiche tabù affrontata in La Prigioniera d’Oro, non tutte mi hanno convinto ma qualche è certo è che l’approfondimento non manca.
Sono onesta i primi capitoli mi hanno lasciata confusa, non mi sarei mai aspettata una storia così cruda. La donna è merce di scambio, destinata solo a soddisfare l’uomo e a far ingelosire i rivali. Auren, la nostra protagonista, è sia forte che frangibile, vittima di soprusi e letteralmente ingabbiata in una gabbia d’orata. Ama il suo “rapitore” e non comprende che tale situazione non è sinonimo di amore. Dalla sindrome di Stoccolma alla violenza sulle donne, fino ad arrivare al sesso ed alla schiavitù, tutti temi delicati e poco affronti nei romanzi fantasy. Raven Kennedy ha avuto il coraggio di inserire queste tematiche nella sua storia, lasciando inizialmente interdetto il lettore per poi stupiremo piacevolmente.
Molti associano Gild a From Blood and Ash, ora che ho letto entrambi posso assicurarvi che non sono nemmeno parenti alla lontana. Forse sono associabili soltanto per il lato spicy della storia, ma per struttura, universo e obbiettivi sono completamente diversi. Non escludo però che chi apprezzato l’uno possa ugualmente adorare l’altro.
Quindi mi ha convinto? Si, temi molto forti e a tratti spiazzanti, universo ben strutturato e dal grande potenziale, un difetto però devo segnalarlo: ho provato poca sintonia e empatia con i personaggi.