In questi giorni ci siamo dedicati alla lettura di un fumetto, o meglio, di una raccolta, ad opera di Fabrizio Liuzzi, Gabriele Benefico e Gianfranco Vitti ed edito da Lavieri Edizioni: Le indagini di Andrè Dupin. Come intuibile dal titolo, il genere proposto dai racconti è quanto di più vicino alla letteratura gialla e mescola stili ed influenze di cui vi parleremo successivamente. Il volume comprende due storie: la prima, Fantasmi dal passato, autoprodotto e Delitto d’autunno, pubblicato nel 2013 da DB Edizioni e vincitore del Project Contest a Lucca Comics & Games 2012. In un piacevole incontro con gli autori, abbiamo avuto modo di toccare diversi temi, da quello della scelta del contesto storico a quello, più sentito e sentimentale della location, in quello che si scopre essere un vero e proprio omaggio al giallo e alla città che ha dato i natali al trio: Taranto.
Andrè Dupin, francese, è un investigatore privato di origini italiane, motivato a scoprire qualcosa in più del suo passato. Il perché del suo approdo in una delle città più importanti del meridione italiano porta con sé dubbi ed interrogativi ma, allo stesso tempo, come accade generalmente in tutti i nuovi inizi, nuova linfa e tante, tantissime novità. Non dev’essere affatto semplice per un detective straniero approdare in una città del profondo sud come Taranto, soprattutto nella seconda metà degli anni 50. La curiosità della gente del posto per una professione insolita, si trasforma immediatamente in primo motore di una sequela di episodi che renderanno il soggiorno di Dupin più lungo del previsto. In fin dei conti l’investigatore francese ha affrontato il lungo viaggio solo ed esclusivamente per sciogliere interrogativi che appartengono al suo personalissimo passato. Ad interrompere quello che fino a quel momento è stato un approdo tranquillo è Oreste Caputo, facoltoso uomo della città che, nel primo racconto, Fantasmi dal Passato, un vero e proprio prequel, avvicina il nostro protagonista con l’intenzione di affidargli un caso che, in un primo momento il detective non è intenzionato ad accettare. Sarà l’incontro con Aurora, donna dall’indubbio fascino, a convincere Andrè ad accettare un nuovo caso, legato a doppio filo, come scopriremo, alle vicende che turbano il burbero Caputo. La prima storia coinvolge, merito di una semplicità e immediatezza che cattura fin da subito l’attenzione del lettore, lo splendido lavoro artistico svolto da Gianfranco Vitti e Gabriele Benefico completano il quadro, acquerello gradevolissimo e disegno che attinge a piene mani dalla scuola franco/belga, ben si sposano con il genere di storia raccontata. Narrativamente parlando, l’apice viene toccato nel secondo racconto, Delitto d’autunno. Il bianco e nero delle tavole restituiscono un feedback di grande impatto, aiutando la storia a venir fuori con prepotenza e tanta forza. Ad aggiungere pepe e una buona dose di umorismo sarà Agata, giovane donna che chiederà ad Andrè Dupin di fargli da assistente e che per certi versi, come è buona regola per una spalla che si rispetti, si rivelerà decisiva ai fini delle indagini.
Siamo rimasti piacevolmente colpiti da Le indagini di Andrè Dupin, il merito è da attribuire al tono delle storie raccontate, mature al punto giusto ed una sceneggiatura (Fabrizio Liuzzi) estremamente efficace. In una piacevole chiacchierata con gli autori, abbiamo potuto conoscere interessi e passioni che hanno influenzato la scrittura dei racconti. Dall’amore per la letteratura di Edgar Allan Poe (August Dupin, partorito dalla mente dello scrittore statunitense, può essere considerato il primo investigatore della letteratura) all’ammirazione per Scherlock Holmes. Non manca un orientamento televisivo popolare, ispirato da fiction nostrane e non, così come il bisogno di “essere onnivori“, facendo tesoro di tutte le esperienze professionali per dare vita ad un prodotto godibile, semplice ed immediato. La città di Taranto, poi, a detta degli stessi autori, ben si sposa con le storie raccontate, una scelta determinante che al di la del mero campanilismo, contribuisce alla realizzazione di un qualcosa che ha che fare con la propria terra e con “ciò che si conosce“.