LEGO Voyagers si lascia alle spalle i costi “da adulti” di alcune ultime collezioni dei giocattoli dell’azienda danese e ci riporta a una dimensione più contenuta. Più intima.
Alla base della parola “LEGO” c’è il concetto danese del “leg godt”, ovvero del “giocare bene”. Del non fruire le attività in modo passivo, bensì di sfruttare le emozioni e la creatività con il fine di divertirsi, da soli o in compagnia. Nel tempo i LEGO sono passati dall’essere prodotti un target giovane a oggetti per adulti disposti a spendere centinaia di euro per un’edizione da collezione. Da un lato è senza dubbio un dispiacere constatare questo cambio di pubblico, dall’altro ha comunque permesso all’azienda di crescere solida e di dare vita a dei veri e propri capolavori d’ingegneristica.
Se i mattoncini colorati sono spesso quindi legati al mondo dei “grandi”, lo stesso non si può dire però per i vari videogiochi nati dalle IP finite sotto l’egida di LEGO. Videogiochi spesso semplici e dalle meccaniche reiterate, che nel tempo hanno gradualmente perso il proprio smalto, ritrovando una vera identità solo con le produzioni più recenti o con quelle in arrivo il prossimo anno come LEGO Batman: Legacy of the Dark Knight.
Eppure, nel marasma di produzioni simili tra loro, ecco spuntare LEGO Voyagers, una chicca sviluppata da Light Brick Studios e prodotta nientemeno che da Annapurna Interactive. Stiamo parlando di un titolo che ibrida meccaniche platform con puzzle ambientali che ruotano attorno alla cooperazione tra i due simpatici protagonisti. LEGO Voyagers, un po’ come le tipiche produzioni di Hazelight Studios, è infatti un gioco che si può affrontare esclusivamente insieme a un’altra persona, sia essa vicino a noi o collegata online. Una struttura ormai consolidata, ma della quale è davvero difficile stancarsi. Siete curiosi di sapere se il risultato finale ci abbia convinti o meno? Continuate a leggere questa nostra recensione per scoprirlo!

DUE BLOCCHETTI IN CERCA D’AUTORE
Cercare di descrivere la trama di LEGO Voyagers è abbastanza complesso. Non tanto perché il titolo di Light Brick Studios sia elaborato o eccessivamente stratificato, ma perché più che una vera e propria storia il gioco presenta una sorta di suggestione. In ogni caso c’è comunque un pretesto che dà il via alla vicenda e ci sono anche due protagonisti, seppur senza nome. Stiamo infatti parlando di due blocchetti 1×1 di colore blu e rosso, con un piccolo occhio posto al centro di una delle facce. Questi due amici vivono su un’isola e ammirano la lontano la partenza dei razzi verso lo spazio, desiderando di poter prima o poi di poter fare altrettanto. Durante un decollo andato male, i due blocchi riescono a sfruttare i pezzi del veicolo per lasciare la propria abitazione, dando così il via a un’avventura che li porterà a realizzare il proprio sogno.
Se la storia non lascia spazio a nulla di davvero esaltante, mentiremmo se vi dicessimo che non siamo rimasti coinvolti da quando accade a schermo. Questo perché gli sviluppatori sono riusciti a far trasparire la sensibilità dei due blocchetti giocando con la regia, con le musiche e con un paio di colpi di genio che preferiamo non riportarvi per non rovinarvi l’esperienza. Piccole chicche che raccontano la maturazione di due pezzi di plastica, che nel giro di pochi minuti vengono percepiti come “reali” e “umani”.
Si tratta di un risultato che non è da sottovalutare e che sicuramente dimostra una certa maestria comunicativa e una sensibilità perfettamente in linea con le produzioni di Annapurna. Un po’ come accade in Journey o in Ico, non servono parole per raccontare le emozioni. Una possibilità offerta anche dal lessico del cinema, ma che attraverso il medium videoludico sboccia in tutta la sua bellezza.

AFFERRA, INCASTRA, RIPETI
Il gameplay di LEGO Voyagers è tutto sommato semplice da spiegare: i due mattoncini dovranno collaborare per superare determinate aree e per risolvere una discreta varietà di enigmi. Una collaborazione che passa spesso per la possibilità di agganciarsi ad altri blocchi sparsi per la mappa, per poi spostarli e incastrarli a piacimento. Un baratro ci separa dalla meta? Bene: costruire un ponte è la soluzione perfetta per risolvere il problema. Non riuscite ad afferrare un blocco energetico necessario a far partire il vostro motoscafo? Un gancio realizzato attraverso dei mattoncini è quello che fa per voi. Insomma: il gioco vuole che siate creativi nel trovare le soluzioni, peccato però che la creatività non sempre venga premiata.
La meccanica di incastro di LEGO Voyagers è abbastanza scomoda e capita spesso di provare del sincero fastidio anche nel realizzare delle azioni apparentemente semplici. Questo limita di molto la fantasia, dato che molti giocatori si troveranno probabilmente a unire dei pezzi a casaccio per raggiungere il proprio obiettivo, senza curarsi dell’estetica e della “magia” dell’unire dei blocchi tra di loro. Questa approssimazione è un reale peccato, perché è evidente l’intenzione alla base del progetto. Un’intenzione che, però, fatica a stare al passo con un gameplay che diverte di più nei momenti involontariamente caotici che attraverso le vere e proprie meccaniche di gioco.
In ogni caso, quando tutto funziona e ci si prende un po’ la mano, LEGO Voyagers è un puzzle game che si dimostra brillante. Gli enigmi sono vari e ben distribuiti tra una sezione platform e l’altra. Nulla di troppo complesso, ma ben lontano dall’essere banale. Visto il risultato raggiunto speriamo che Voyagers sia solo il primo capitolo di una lunga serie di giochi su questa scia. Siamo certi, infatti, che gli amanti dei titoli cooperativi si innamoreranno di questo bizzarro e colorato esperimento.

POCHE VARIABILI, MA IN FONDO VA BENE COSÌ
Da un punto di vista tecnico, LEGO Voyagers è un piccolo gioiello estetico. La sensazione è quella di star ammirando un diorama costruito con dei reali mattoncini e dove ogni singolo elemento può essere scomposto in vari blocchetti. Questa grafica colorata passa però per un menù delle opzioni a dir poco spoglio che, almeno su PC, non permette grandi personalizzazioni dell’esperienza. Nonostante qualche errore di traduzione (“Costume” al posto di “Custom”) e pochissime variabili da modificare, il gioco scorre comunque bene. Questo perché la natura “mignon” della produzione offre evidentemente molti vantaggi, senza pesare troppo sulle specifiche tecniche delle varie macchine.
Siamo rimasti particolarmente sorpresi, invece, del comparto sonoro. Le “voci” dei protagonisti comunicano perfettamente le emozioni dei due mattoncini, mentre la colonna sonora a tratti sembra uscire da un capitolo di Life is Strange. Quando l’atmosfera fa il suo lavoro, la musica si alza, la telecamera si allontana e il gameplay viene ridotto all’osso, ecco che LEGO Voyagers diventa un’opera davvero riuscita. Un’opera che lascia un sorriso stampato sulla faccia. E, ammettiamolo, potrebbe bastare questo per valere il costo (ridotto) dell’intero pacchetto.
LEGO VOYAGERS, IL COMMENTO FINALE
LEGO Voyagers è un primo esperimento sicuramente interessante. Una buona idea per elevare i videogiochi realizzati con i mattoncini danesi a qualcosa di diverso dai “semplici” porting di celebri IP. Un titolo con una propria identità, con dei momenti davvero emozionanti e con delle idee che risuonano ancora in noi dopo aver terminato l’avventura. Avventura che, nelle sue circa sei ore di durata, scorre con estremo piacere, lasciando sempre soddisfatti. Peccato che alcune meccaniche di gioco soffrano di un’eccessiva scomodità, ma si tratta di un difetto che non compromette del tutto l’esperienza finale. Un’esperienza che, nonostante tutto, vi invitano a recuperare al più presto, soprattutto nel caso abbiate qualcuno con cui condividere questo magico viaggio verso le stelle.