Non solo Pokémon nel futuro di Game Freak.
Annunciato lo scorso anno durante i consueti Nintendo Direct con il titolo provvisorio di “Town”, Little Town Hero è il nuovo progetto di Game Freak, il secondo dopo Giga Wrecker ad arrivare a noi quest’anno, slegato completamente dall’universo di Pokémon.
Disponibile dal 16 Ottobre in esclusiva digitale per Nintendo Switch al prezzo di 24.99€, scopriamo inseme Little Town Hero, il nuovo RPG di Game Freak.
C’è vita oltre Pokémon
Nonostante Pokémon Spada e Scudo siano alle porte, il team di Game Freak quest’anno è stato molto attivo, e dopo averci deliziato con Giga Wrecker, ci riprovano cambiando genere e proponendo un RPG piuttosto atipico che mescola insieme giochi di carte e board game.
Ma partiamo con ordine. La vita nel villaggio per Axe, scorre tranquilla. Forse fin troppo. Protetto da un imponente catena montuosa, e dagli sforzi del Castello, nel villaggio tira un’aria quasi incantata, lontana dai pericoli e dalle avversità del mondo esterno. Un paradiso in terra, dove vige una sola regola: non è possibile uscire dal villaggio ed addentrarsi nel mondo esterno.
Questo divieto diventa quasi un’ossessione per Axe che coinvolgendo i suoi amici nei piani più bizzarri, tenta quotidianamente il tutto per tutto per infiltrarsi all’interno del castello ed uscire così dal villaggio. Tuttavia un giorno la pace viene bruscamente interrotta dall’arrivo di un gigantesco mostro che, spuntato da chissà dove, inizia a spargere il terrore fra gli abitanti.
Preso alla sprovvista, sarà proprio il nostro Axe a sventare la minaccia, grazie ai poteri ottenuti da una misteriosa pietra rossa trovata nei pressi della miniera dove ogni tanto da una mano con qualche lavoretto. Questo sarà solamente il primo di una lunga serie di attacchi di mostri sempre più inquietanti e pericolosi. Cosa minaccia la pace del villaggio? Quali segreti celano al castello? Perché non è possibile lasciare il villaggio? A queste ed altre domande solo Axe riuscirà a dare risposta, svelando anche il mistero che lo lega alla pietra appena trovata.
Contrariamente a quanto avviene con la serie di Pokémon, Game Freak si è dimostrata ancora una volta a suo agio nel raccontare una storia svincolata dai famosi mostri tascabili con i quali ormai viene associata dall’alba dei tempi. E come per Giga Wrecker riesce a farlo con un racconto forse ancora più semplice e diretto, una storia che sembra una versione edulcorata di Shingeki no Kyojin, dove i punti in comune con l’opera di Isayama sono molti di più di quanto ci si potrebbe aspettare. Certo nulla di troppo originale, specie per i più navigati, ma nel complesso abbastanza interessante da risultare perfetto come spunto per una serie shonen.
Fra clichè, personaggi stereotipati e un buon equilibrio tra tensione e risate, Axe è il classico eroe “involontario”, che scopre di avere dei poteri che lo porteranno a fare di tutto per salvare il proprio, piccolo, mondo. Ma non sarà solo in questa avventura, e dalla sua ci saranno tutti i suoi amici, come Matock, eterno rivale di Axe sempre pronto a lanciare la sfida per determinare chi sia il più forte del villaggio, o Nelz la fedele spalla di Axe e compagno di mille avventure.
Ferisce più un’idea che la spada
Little Town Hero rientra per convenzione nel genere dei JRPG. Questa etichetta però gli calza stretta, in quanto andando ad analizzare il gioco si scopre quanto la sua struttura sia decisamente ibrida, ispirandosi maggiormente ai giochi di carte e ai board game.
Tutto si sviluppa intorno al suo sistema di combattimento, che avviene a turni, proprio come ci si aspetterebbe in un RPG, con Axe impegnato in scontri in solitaria contro il mostro di turno. Le battaglie però si svolgeranno in maniera non convenzionale senza un set classico di azioni ma sfruttando gli “Izzit”, ovvero idee su come affrontare un nemico in battaglia.
Per poterle usare e trasformarle in “Dazzit” (ovvero concretizzare l’idea in attacco) sarà necessario usare dei punti azione che saranno limitati per ogni turno. A seconda del costo dell’Izzit saremo limitati nella scelta, specie nelle prime fasi dell’incontro, dove avremo a disposizione solamente 3 punti da impiegare. Man mano che lo scontro avanza aumenteranno anche i punti, così da permetterci di usare Izzit sempre più potenti ed efficaci.
Dovete pensare quindi agli Izzit non come attacchi canonici ma a vere e proprie carte, ognuna con il proprio valore di attacco e difesa. In questo senso il sistema di combattimento è semplicissimo, e quando due carte si scontreranno avrà la meglio quella con le statistiche migliori. In caso di sconfitta però il Dizzit si distruggerà, diventando disponibile solamente quando andremo a rigenerare il mazzo. I Dizzit si dividono poi in 3 tipi, ognuno distinto da un colore ben preciso. Quelli rossi rappresentano l’attacco e potranno essere utilizzati solamente una volta per turno, a patto che non vengano distrutti. I gialli, gli scudi, serviranno per difenderci, fin quando il valore della difesa non scende a zero. Ci sono poi quelli blu, che consentono di attivare effetti di supporto, come attacchi multipli, aumento delle statistiche o per cancellare i potenziamenti avversari.
Il sistema degli Izzit e dei Dizzit spiegato in così poche righe rischia di confondere, e non rende giustizia al buon battle system messo in scena da Game Freak.
Attack on Monster
Oltre a questo troviamo tutta una serie di regole che determinano l’andamento della battaglia. Per sconfiggere il nemico dovremo distruggere i 3 cuori che ne indicano la vita. Prima di poter effettuare un attacco diretto ad uno dei cuori però dovremo sbarazzarci della barriera che li protegge, che solitamente necessita di un numero ben preciso di attacchi (sempre indicati a video).
Dovrete quindi lavorare d’astuzia, sfruttando tutte le possibilità offerte dal battle system, ma anche in questo caso non è tutto così semplice.
Per poter sferrare un colpo diretto al nemico, così da aumentare le possibilità di vincere l’incontro, sarà prima necessario eliminare tutti i Dizzit avversari, permettendoci di entrare nel “Chance Turn”. Qua avremo l’opportunità di attaccare direttamente la salute del nemico a patto di essere in possesso di un Izzit rosso, l’unico in grado di effettuare colpi diretti. In caso contrario otterremo un Break Point, dei punti speciali che serviranno per riportare in vita tutti gli Izzit distrutti ed effettuare cambi fra il mazzo e la mano. Raccogliere BP è fondamentale e altamente strategico, consentendoci di avere nel momento del bisogno l’Izzit giusto che faccia al nostro caso. Non potremo però abusare della cosa, e più sfrutteremo i BP, maggiori saranno quelli richiesti per eseguire nuove azioni, rischiando di lasciarci a secco nel momento del bisogno.
Abbiamo citato i board game, e Little Town Hero propone una soluzione per gli scontri che ricorda quella del classico gioco dell’oca. L’intera avventura si svolge dentro i confini del villaggio, e ad ogni turno avremo l’occasione di spostarci in una delle caselle che rappresenta appunto una zona diversa della cittadina. Ogni casella può ospitare personaggi o oggetti che potremo sfruttare per trarne un vantaggio tattico. Ad esempio gli amici possono attaccare direttamente il nemico, potenziare i nostri Dizzit o consentirci di mixarne 2 dello stesso tipo fra loro per amplificarne gli effetti. I cittadini invece di forniranno dei suggerimenti sui nemici, che si trasformeranno in potenti Izzit monouso. Sparsi qua e là invece trovano posto barili esplosivi, cannoni e galline, ognuno con il proprio effetto e tipo di attacco da sfruttare con l’apposito Dizzit.
Non potremo però muoverci liberamente ma dovremo sottostare agli esiti di un lancio del dado che determinerà di quanti spazi ci potremo muovere. Sarà possibile aggirare questo vincolo utilizzando in battaglia delle mosse che permettono di scegliere dove effettuare la nostra sosta, semplificandoci di molto la vita.
La fortuna quindi gioca un ruolo primario all’interno delle meccaniche di gioco. Non solo per quanto riguarda l’aspetto board game ma anche per tutta la dinamica del combattimento. Il deck non è modificabile, e non starà a noi scegliere la nostra mano. Dovremo quindi sottostare ad un volere superiore, che spesso e volentieri ci rema contro rendendo le cose più complicate del previsto. Può infatti capitare di non avere i giusti Izzit a portata di mano, o di rimanere spesso senza mosse da usare obbligandoci a ricorrere ad un attacco che non richiede punti ma va ad intaccare la barra della salute, spingendoci così a manovre suicide.
Giochi di strategia
Ogni scontro è una sfida piuttosto impegnativa, molto più di quanto ci si potrebbe aspettare rispetto a come appare il gioco dalle foto o dai trailer. Anche la lunghezza delle battaglie si prolunga oltre il dovuto, e non concede troppi margini di manovra nel caso si compiano errori, che rischiano di portarci ad un game over e all’onere di dover ricominciare da capo.
Anche la gestione degli Izzit e di Axe è abbastanza controtendenza con il genere di appartenenza. Axe non può salire di livello, così come non è presente nessuna opzione per migliorare qualche caratteristica. Abbiamo solo lui, i suoi Izzit e le nostre abilità strategiche. Gli unici upgrade che possiamo fare riguardano gli Izzit, dove uno skill tree che ricalca l’ormai abusato modello della sferografia di Final Fantasy X ci permette di spendere i punti Eureka (ottenibili completando le battaglie) così da migliorare attacco e difesa degli Izzit o sbloccare nuovi effetti che si attiveranno una volta che lo giocheremo in una mano.
L’avventura si sviluppa in maniera molto guidata, sia nella storia che nelle battaglie, andando ad eliminare qualsiasi attività di grinding tipica dei JRPG. Ci sono però altri passatempi secondari, per lo più quest, che permettono di guadagnare punti Eureka extra e di sbloccare alcuni vantaggi come nuovi personaggi assist, nuovi Izzit o qualche caratteristica innata di Axe, diventando quindi un passaggio naturale per non rischiare di rimanere bloccati durante qualche sfida.
E vi consigliamo di cuore di prendere parte alle attività secondarie in quanto la curva di difficoltà del gioco tenderà ad aumentare specie nelle ultime fasi, costringendo il giocatore a ripetere il combattimento in caso di fallimento. Il consiglio poi nasce spontaneo anche per l‘assenza di contenuti post game. Arrivati all’ottavo capitolo, il penultimo, il gioco avviserà che non sarà più possibile tornare indietro a completare le quest lasciate in sospeso, e una volta arrivati ai titoli di coda ci permetterà solamente di ripartire da uno dei salvataggi precedenti al boss finale.
Abbiamo completato Little Town Hero nella sua interezza, in 30 ore spaccate, e nonostante la portata del progetto, quella di un titolo “low-budget”, ci ha sorpreso per la giusta lunghezza dell’avventura.
Nonostante fosse pubblicizzato come un titolo per chi non ha molto tempo, per come è strutturato diventa un gioco che si adatta ai giocatori su più livelli: da chi non ama particolarmente certe meccaniche time consuming dei JRPG, che potrà giocare senza preoccuparsi troppo di livellare o perdersi dietro alla customizzazione (soffrendo un po’ nelle fasi finali), a chi invece è alla ricerca di un certo gameplay di spessore, spinto dalla voglia di completarlo in ogni sua parte.
The Village
Concludiamo la nostra analisi parlando del comparto tecnico. Game Freak è notoriamente conosciuta per non essere una software house che brilla per le sue doti tecniche. Trattandosi però di un prodotto che come abbiamo già avuto modo di sottolineare è low-budget e chiaramente secondario rispetto ad una produzione ad alto profilo come Pokémon i risultati sono decisamente accettabili. In linea generale riesce a convincere sotto molti aspetti, dal design di personaggi e mostri, alla realizzazione della città e della sua mappa estesa che diventa teatro dei nostri scontri. Fa anche un buon uso del cel-shading, che fra texture colorate e bordi marcati si vanno a perdere i vari difetti del gioco.
Se ci si ferma ad osservare nel dettaglio però le magagne non mancano: modelli dei personaggi secondari riciclati in più occasioni, animazioni al limite del minimo sindacale e qualche incertezza sul fronte del frame rate, che accenna problemi quando la telecamera decide di concedersi riprese a più ampio respiro e convolgendo una porzione maggiore del fondale. Nel complesso però Little Town Hero si fa apprezzare, e anche in portatile (dove abbiamo svolto la maggior parte del nostro provato) non ha dato grandi problemi. Anche l’interfaccia di gioco, pur essendo invasiva riesce fin da subito a risultare di chiara lettura, con un comodo menù radiale che servirà a “lanciare” in campo i nostri Dizzit.
E se tecnicamente nonostante qualche limitazione possiamo assegnare una sufficienza, il sonoro di Little Town Hero si porta a casa una promozione con lode.
Merito delle musiche realizzate da Toby Fox, il creatore di Undertale ed arrangiate da Hitomi Sato, compositrice storica di gran parte delle colonne sonore della serie Pokémon. Sebbene le musiche non tocchino i livelli di perfezione sonora di Undertale, il contributo di Toby Fox è “superefficace” e dà voce ad un titolo che non ne ha, compensando la mancanza di doppiaggio eliminato a priori probabilmente per la questione di budget. Ma proprio grazoe l’accompagnamento musicale, con le sue sonorità che spaziano fra il fantasy e il folkloristico riusciamo a non rimpiangere troppo l’assenza del parlato.
Little Town Hero è disponibile solamente in inglese, ma vista la semplicità dell’avventura e la mole abbastanza ridotta di testi, non avrete troppi problemi di comprensione della storia.