Cosa succede se si mescola Stand by Me – Ricordo di un’estate con lo stile di Don’t Nod? Semplice: succede “Lost Records: Bloom & Rage”.
Nonostante il primo videogioco di Don’t Nod sia il titolo d’azione “Remember Me”, è innegabile che questa software house abbia fatto il grande salto nel 2015 con il primo Life is Strange. Sono passati ormai dieci anni da quel titolo che tanto ha risuonato nei cuori dei giocatori di tutto il mondo. Dieci anni durante i quali il team ha tentato di creare un’opera altrettanto affascinante, riuscendoci sempre e solo parzialmente. In alcuni casi Don’t Nod ha persino provato a uscire dalla propria confort zone (come dimostrato da Banishers: Ghosts of New Eden), ottenendo diversi consensi da parte della critica, ma senza riuscire ad appassionare il grande pubblico.
Non stupisce, quindi, che il nuovo progetto di questa azienda peschi a piene mani dalle atmosfere del primo Life is Strange.
Nel frattempo, però, il mercato è cambiato e persino la suddivisione episodica non ha più lo stesso fascino di un tempo tra i videogiocatori. Lost Records: Bloom & Rage raggiunge quindi gli scaffali attraverso una distribuzione abbastanza particolare. La prima parte della storia è disponibile da oggi, 18 febbraio, mentre la seconda dal prossimo 15 aprile. Una sorta di via di mezzo tra la release singola e i 5 episodi ai quali ci hanno abituato le precedenti produzioni di questo tipo. Ma basterà questa soluzione a rendere interessante il racconto? Saranno riusciti gli sviluppatori a dare vita a una storia che meriti di essere vissuta nella sua interezza? Ragioniamoci insieme.
Versione testata: PC
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RICORDI DI UN’ESTATE DEL 1995
La trama di Lost Records: Bloom & Rage racconta la storia di Swann, una ragazza di sedici anni con la passione per il cinema. È il 1995, Swann non ha molti amici e presto si lascerà alle spalle Velvet Cove per trasferirsi in Canada con i genitori. In una giornata come tante altre, la nostra protagonista si imbatte in una coppia di bulli che si dimostrano subito molto aggressivi nei suoi confronti. Prima che la situazione possa degenerare, arrivano però in soccorso Kat, Nora e Autumn, tre ragazze dal carattere deciso che la tirano fuori la nostra eroina da quella brutta situazione. Ha quindi inizio un’estate molto particolare, che vedrà Swann fare nuove amicizie, con la consapevolezza di dover presto lasciare la città. Come se non bastasse, un mistero aleggia su Velvet Cove. Qualcosa sembra muoversi di notte nei boschi. Qualcosa che potrebbe cambiare la vita delle quattro ragazze in modi del tutto inaspettati.
Lost Records: Bloom & Rage è narrato con il ritmo al quale Don’t Nod ci ha ormai abituato da diversi anni. Un ritmo che può risultare in alcuni punti un po’ diluito, ma che riesce comunque a proiettare il giocatore all’interno di un mondo fatto di colori caldi, musiche oniriche e misteri. La storia, inoltre, viene suddivisa in due linee temporali. Da un lato l’avventura ambientata nel 1995, dall’altro un incontro nel presente tra le ragazze, che si sono perse di vista da ventisette anni. L’intero racconto ruota attorno a un fatto drammatico che rimane latente nella narrazione, incuriosendo e alimentando la voglia del giocatore di continuare l’avventura. Un fatto del quale speriamo di sapere di più nella seconda parte, dato che queste prime sette ore ci hanno lasciato con più domande che risposte a riguardo.
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UN PO’ STEPHEN KING, UN PO’ LIFE IS STRANGE
La prima parte di Lost Records: Bloom & Rage non vanta un ritmo esplosivo e relega il mistero di fondo… un po’ troppo in fondo. È evidente che il team capeggiato da Michel Koch abbia voluto concentrarsi maggiormente sul rapporto tra Swann, Kat, Nora e Autumn. Un rapporto che risulta di fatto molto riuscito e convincente. Avremmo gradito un’attenzione maggiore alla sottotrama “horror” o al motivo per cui, dopo 27 anni, il gruppo ha deciso di riunirsi nuovamente, ma rimandiamo il giudizio finale a metà aprile, quando potremo mettere le mani sulla seconda metà della storia.
Per ora possiamo dire che le scelte di dialogo che il giocatore può prendere durante l’avventura sembrano avere potenziale per poter sbocciare e dare vita a diversi finali o, quantomeno, a molteplici situazioni interessanti. Ancora una volta, però, si tratta di mere supposizioni. Per scoprire se ciò accadrà o meno dovremo ancora una volta aspettare la conclusione della vicenda. Quanto visto sinora è un perfetto mix tra la scrittura di Stephen King e i racconti di formazione ai quali ci ha abituato Don’t Nod. Se amate questo modo di dipingere i personaggi e le storie che fondono quotidianità e sovrannaturale, ecco che Lost Records: Bloom & Rage merita senza dubbio di essere presente quantomeno nella vostra wishlist dei titoli da recuperare. A voi la decisione se farlo subito o se aspettare di avere per le mani la versione completa del gioco.
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RIPRESA DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE
Se da un punto di vista narrativo Lost Records: Bloom & Rage ci ha ammaliati, il comparto ludico rimane quello poco elaborato di titoli come Life is Strange o Tell Me Why. Al di là dell’esplorazione di ambienti dalle dimensioni ridotte e della presenza dei dialoghi a scelta multipla, Don’t Nod ha deciso di aggiungere l’utilizzo della videocamera di Swann. Videocamera tramite la quale registrare diversi video per il documentario della nostra protagonista, suddivisi comodamente in diverse sezioni tematiche. Completare le raccolte dei video, che alla fine svolgono il ruolo di collezionabili, permette di comporre dei piccoli filmati basati sulle nostre riprese e forti di un commento inedito di Swann.
Esattamente come le foto del primo Life is Strange, per ottenere determinati soggetti da riprendere dovremo svolgere alcune semplici azioni. Azioni che ci porteranno a esplorare a fondo i livelli, passando continuamente dalla terza persona del gioco alla prima della videocamera. Nonostante si tratti di un’idea di fondo abbastanza riuscita, ammettiamo che ci sono stati dei momenti nei quali questa meccanica ci è parsa sin troppo forzata. È evidente, infatti, che gli sviluppatori abbiano inserito la videocamera come “scusa” per allungare un po’ il brodo, nella speranza di dare qualcosa da fare al giocatore. Una scelta che rispettiamo, ma che avremmo preferito vedere inserita in maniera un po’ meno invadente.
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IL FASCINO DEL PRESENTE
Da un punto di vista tecnico, sono bastati i primi minuti di gioco per lasciarci abbastanza straniti. Se le sezioni in terza persona sono abbastanza in linea con le ultime produzioni di Don’t Nod, il discorso cambia quando si parla delle scene ambientate nel presente, caratterizzate da un’inquadratura in prima persona. In questo caso, probabilmente grazie ad ambienti più ridotti a una maggiore staticità dei personaggi, abbiamo notato un incredibile balzo qualitativo dei modelli 3D. La cura riposta nei volti dei vari personaggi, la pulizia dei modelli e l’incredibile atmosfera del locale nel quale sono ambientati questi momenti ci hanno fatto desiderare un’intero gioco con questo stile. Un risultato così impressionante da rendere il divario con le scene del 1995 sin troppo marcato, nonostante la bontà generale della messa in scena.
Come al solito, Don’t Nod ha confezionato un progetto praticamente perfetto dal punto di vista del sonoro. La soundtrack, che è possibile acquistare anche su Steam, vanta tracce davvero riuscite, perfette per enfatizzare l’atmosfera tipica degli anni Novanta e la spensieratezza di quel periodo. Una spensieratezza che riesce però all’occorrenza a mutare in tensione, grazie a tracce come “Riot”, o in malinconia, come evidenziato dal brano “Dreamers”. A questo si aggiunge un doppiaggio di ottimo livello e un sound design in grado di immergerci in questa fittizia cittadina del Michigan, sospesa tra le vite quotidiane degli abitanti e i rigogliosi boschi ai confini dei vari laghi. Segnaliamo, infine, che l’intero gioco è doppiato in inglese, ma presenta ovviamente i sottotitoli nella nostra lingua.
LOST RECORDS: BLOOM & RAGE, IL COMMENTO FINALE
È ancora presto per dare un parere definitivo a Lost Records: Bloom & Rage. La prima parte della nuova avventura di Don’t Nod non offre nulla di innovativo sul piano ludico e la trama principale fatica a decollare del tutto, ma il titolo presenta anche dei pregi da non trascurare assolutamente. Pregi come l’incredibile cura nel creare una storia in grado di immergere il giocatore in una sorta di realtà parallela tanto bella da non volerla più lasciare. Un’avventura che potrà apparire anche lenta, ma che in realtà sembra solo volersi prendere il proprio tempo per raccontare a dovere una storia di amicizia, amore e mistero ambientata a metà degli anni Novanta. Ora tocca alla seconda metà del racconto chiudere degnamente quanto iniziato. Per ora siamo soddisfatti di quanto sperimentato, ma speriamo di non ritrovarci qui tra un paio di mesi a pentirci delle buone parole spese per questa prima parte di Lost Records: Bloom & Rage.