Maze Runner: La Rivelazione – Recensione in anteprima

A distanza di due anni dal secondo capitolo della trilogia di Maze Runner, tratta dai libri scritti da James Dashner, il regista Wes Ball torna con la sua conclusione. Dopo Maze Runner- La Fuga, che non aveva convinto più di tanto critica e pubblico, ecco che ci troviamo di fronte ad un film sorprendentemente maturo, non più un semplice young adult pensato per un pubblico di ragazzi, pregno di violenza visiva e psicologica. I personaggi sono cresciuti, sia a livello fisico che mentale, e lo vediamo chiaramente man mano che la trama procede. Rispetto ai due film precedenti la storia è più articolata e i risvolti narrativi sono scritti con una certa accuratezza, cosa che rende la pellicola estremamente più godibile. Ancora una volta abbiamo un’ambientazione diversa rispetto a quella che potevamo riscontrare nei predecessori: se nel primo film il fulcro era l’interno del labirinto e nel secondo avevamo invece l’esplorazione di un mondo post apocalittico, qui si passa ad un’atmosfera futuristica e distopica, senza che ci si dimentichi della desolazione circostante. Non mancano dunque omaggi a film cult di genere come Blade Runner o i riferimenti palesi, a livello estetico, alla saga di Hunger Games, ma nemmeno le citazioni a un capolavoro indiscusso come Mad Max: Fury Road, soprattutto dal punto di vista registico. Ball ha saputo ridimensionarsi e cogliere lo spirito del romanzo, che rispetto ai primi due era decisamente più interessante e meglio scritto, sperimentando per quanto riguarda il lato tecnico.

La regia di Maze Runner: La Rivelazione, è infatti inaspettatamente ben curata, immersiva, ricca di inquadrature dinamiche e momenti action chiari ed efficacissimi, nettamente in contrasto rispetto a quella dei due film precedenti, che era decisamente meno ispirata. Questo aspetto rende il film ben più interessante rispetto a quello che, personalmente, avrei penato: per quanto non mi fossero dispiaciuti i primi due film della saga, ammetto che non hanno superato la prova della longevità. Soprattutto Maze Runner: La Fuga, non si può definire una pellicola memorabile e difficilmente lascia grandi tracce nella memoria. a questo proposito è consigliabile un rewatch di quel particolare film, dal momento che, ovviamente, è strettamente collegato a questo. E’ poi sorprendente come il regista sia riuscito a gestire – in maniera addirittura superiore rispetto agli altri capitoli – la coralità dei personaggi. Non era un’impresa semplice rendere utile ciascuno dei numerosissimi membri del cast, eppure ogni personaggio ha la sua funzione ben precisa e le interpretazioni sono piuttosto soddisfacenti. Dylan O’ Brien è riuscito nell’impresa di tirare fuori dal cilindro quel minimo di espressività che serviva a rendere il suo Thomas vagamente carismatico, un eroe che non si sente tale, ma lo è suo malgrado, mentre la Teresa di Kaya Scodelario è sempre più sensuale e pericolosa, con la sua bellezza a dir poco abbacinante. Spiccano anche Thomas Brodie-Sangster, il Jojen Reed de Il Trono di Spade, che porta il suo personaggio, Newt, ad un livello successivo e altri due interpreti d’eccezione: Giancarlo Esposito Aidan Gillen, già presenti nel secondo capitolo.

La regia di Maze Runner: La Rivelazione, è infatti inaspettatamente ben curata, immersiva, ricca di inquadrature dinamiche e momenti action chiari ed efficacissimi, nettamente in contrasto rispetto a quella dei due film precedenti, che era decisamente meno ispirata.

Esposito, conosciuto al grande pubblico per la sua interpretazione di Gus Fring in Breaking Bad, torna a vestire i panni del burbero Jorge, personaggio di grande impatto, anche se ingiustamente accantonato nella seconda parte. Anche Gillen deve il suo successo a Il Trono di Spade, dove ha interpretato per sette stagioni Petyr Baelish, personaggio tra i più rappresentativi dello show, e qui torna per dare nuovamente vita a Janson, ovvero il villain vero e proprio. In buona sostanza stiamo parlando di un film di intrattenimento ben realizzato, che si pone come il miglir capitolo della trilogia, cosa abbastanza peculiare in casi come questo.

Ovviamente non mancano i difetti e anche Maze Runner: La Rivelazione ne ha più di uno, non ultima la lunghezza eccessiva di due ore e un quarto, che appesantisce notevolmente la visione. Il ritmo del film non è particolarmente discontinuo, ma alcune scene avrebbero tranquillamente potuto essere tagliate per snellire la narrazione, pur senza sacrificare l’atmosfera suggestiva. Narrativamente parlando è stata messa un po’ troppa carne al fuoco e il tentativo di rendere il tutto particolarmente costruito e intricato risulta alla lunga difficile da digerire, anche se questo non va a pesare in maniera esagerata sul giudizio finale che si può avere sul film.

A conti fatti, l’ultimo film di Wes Ball chiude in maniera degna una trilogia commerciale, ma meno seguita di altre divenute popolari negli ultimi anni, offrendo un intrattenimento di buon livello e riuscendo a rendere questo finale più facile da ricordare rispetto agli altri due film, complice una visione più concreta della storia e un impegno nella realizzazione del lato tecnico più evidente. Ultima nota positiva sono senza dubbio gli effetti visivi, credibili e utilizzati con una certa consapevolezza, senza andare ad esagerare con