Metal Gear Solid Δ: Snake Eater – Snake Eater

Metal Gear Solid Δ: Snake Eater

Il capitolo più amato di Metal Gear si rifà il look in questo remake!

I remake sono sempre un terreno scottante quando si parla di mostri sacri del panorama videoludico, e Konami questo lo sa bene. Un anno fa usciva il discusso remake di Silent Hill 2, firmato da Bloober Team, che nel riportare in vita il capitolo più amato della serie, aveva apportato importanti modifiche al gioco dandogli un’impronta più moderna non solo sotto il profilo tecnico, come era lecito aspettarsi, ma aggiungendo un tocco personale sia alla storia che al gameplay. Di ben altra caratura però Metal Gear Solid 3: Snake Eater, che dopo anni di speculazioni su un suo ritorno in chiave moderna, è diventato finalmente realtà, debuttando lo scorso 28 agosto con il titolo di Metal Gear Solid Δ: Snake Eater.

Come per Silent Hill 2, la scelta del terzo capitolo di Metal Gear non è del tutto casuale.
Snake Eater, nella timeline della serie creata da Hideo Kojima, ne rappresenta la genesi, mettendo momentaneamente in pausa le avventure di Solid Snake per offrirci un’opera dal sapore bondiano in compagnia di quello che di lì a breve diventerà il leggendario Big Boss, lo storico villain della serie di Metal Gear. Un personaggio iconico, il cui passato, presente e futuro passa per Snake Eater e si evolve tragicamente nella tetralogia a lui dedicata composta da Peace Walker, Ground Zeroes e The Phantom Pain.
Snake Eater però può essere tranquillamente visto come un punto di ingresso nella serie, ma allo stesso tempo un’avventura a sé stante con un suo arco narrativo ben delineato e conclusivo. Scelto quindi il candidato ideale per il remake, inizia però il dilemma etico sul tipo di operazione da effettuare su una serie così strettamente legata al suo autore. Un’identità così forte da sopravvivere nel tempo e talmente solida da vacillare se i suoi equilibri ne vengono stravolti.
Konami e lo studio Virtuos, già responsabili dell’ottima remastered di The Elder Scrolls IV: Oblivion, hanno deciso per un restauro conservativo dell’opera di Kojima, svecchiandone la grafica, ma mantenendo praticamente intonso tutto quello che ne orbita intorno. Qualche novità sotto il cofano c’è, ma come vedremo dopo, nulla di così incisivo da intaccarne l’autenticità.

Metal Gear Solid Δ: Snake Eater si svolge nel pieno della Guerra Fredda, nel 1964, quando gli Stati Uniti inviano in Russia un loro agente, il cui nome in codice è Naked Snake, in una missione suicida il cui scopo è quello di recuperare e riportare a casa Nikolai Stepanovich Sokolov, scienziato che ha partecipato alla realizzazione di un potente carro armato capace di lanciare testate nucleari a migliaia di km di distanza, lo Shagohod. La missione però fallisce con l’entrata in scena di The Boss, la mentore di Naked Snake, che dopo aver tradito il suo paese decide di allinearsi alle idee dello spietato Colonnello Volgin, il cui obiettivo è quello di usare lo Shagohod a proprio vantaggio e portare la Russia a vincere la guerra fredda.

Una spy-story in piena regola vista sotto la lente del genio creativo di Kojima, che affronta nuovamente il tema della guerra e degli effetti che questa ha sui soggetti coinvolti dalla brama di potere dei suoi orchestranti allo sfruttamento politico dei soldati, tema portante per la costruzione psicologica di Big Boss e del suo moto rivoluzionario che successivamente prenderà il nome di Outer Heaven.

Metal Gear Solid Δ: Snake Eater

Metal Gear Solid 3: Snake Eater è diventato un titolo di culto proprio per la complessità narrativa e per le sue molte sfaccettature, gettando nel calderone del racconto una buona dose di dramma politico, tradimento e un pizzico di love story. Al tempo stesso ha saputo dar vita a personaggi iconici e indimenticabili come la figura di The Boss, “madre”, maestra e “amante” di Snake, la sensuale Eva, spia perfetta nel ruolo di “bond girl” e il giovane Revolver Ocelot, spavaldo e inesperto, ma già capace di lasciare intravedere il carisma e l’ambiguità che lo renderanno il futuro alleato di Big Boss. Un viaggio nella storia di Metal Gear, ma anche nelle emozioni del giocatore, che aveva modo di rimettere insieme i pezzi di un passato mai raccontato esplicitamente ma filtrato negli altri giochi come elementi di una storia ben più ampia e complessa.
Capite quindi che andare a toccare anche un solo dei suoi componenti di questo fragile castello di carte significa far crollare la visione di Kojima e snaturare l’opera originale del suo significato.

Virtuos decide quindi di lasciare le cose come stanno, di operare principalmente a livello grafico, ricreando il mondo di Metal Gear Solid 3 in Unreal Engine 5, tirando tutto a lucido. E da questo punto di vista qua il remake funziona benissimo: Metal Gear Solid Δ: Snake Eater è semplicemente splendido da vedere.

Metal Gear Solid Δ: Snake Eater

Il passaggio dall’era PlayStation 2, che già ai tempi rappresentava il “non plus ultra” dei comparti grafici, alla nuova veste si sente tutto grazie ad ambientazioni realistiche e dettagliate, soprattutto negli scenari aperti, dove la ricca vegetazione diventa un elemento protagonista nelle operazioni di infiltraggio di Snake. I riflessi sull’acqua, la melma delle zone fangose e i giochi di luce contribuiscono a rendere l’esperienza visiva estremamente verosimile. Alcune location iconiche tornano a nuova vita in Delta come il bosco delle mangrovie, da attraversare strisciando nell’acquitrino, o il campo di Ornithogalum, teatro dello scontro con The Boss, circondati da migliaia di fiori bianchi. Virtuos ha lavorato in modo quasi maniacale per svecchiare il gioco senza intaccarne l’identità, lasciandogli quel tipico “feeling” da titolo anni 2000 e offrendo al giocatore la possibilità di attivare o meno dei filtri grafici per ricreare le stesse cromie dell’originale.

Al tempo stesso però ha voluto offrire un’alternativa abbastanza importante allo schema classico del gioco, e partendo dalle modifiche introdotte nella versione Substance di Metal Gear Solid 3 ecco che abbiamo l’opzione per passare dallo stile classico a quello moderno, che permette di sfruttare una visuale in terza persona controllabile liberamente, rispetto alla vista dall’alto con telecamera statica dell’originale. Un sistema di gioco più permissivo, che concede al giocatore anche azioni aggiuntive come quella di camminare rannicchiato o sdraiato, con un controllo maggiore su Snake e una visione ambientale decisamente più ampia.

Metal Gear Solid Δ: Snake Eater

A queste due modalità si aggiungono anche qualche piccolo ma incisivo quality of life, come la possibilità di equipaggiare al volo nuove mimetiche o accedere al menù delle comunicazioni. Nulla di sconvolgente in termini di gameplay, ma che addolciscono una certa rigidità di fondo dovuta al peso degli anni. Ed è forse questo l’aspetto più controverso del gioco che cozza con il voler mantenere intatta l’esperienza originale. Metal Gear Solid 3 è un capolavoro del videogioco moderno sotto tutti i punti di vista, ma il passare del tempo mette in risalto alcuni limiti che Kojima aveva tentato già di abbattere nel 2004 e riguardano principalmente la IA dei nemici, che resta fondamentalmente la stessa, con comportamenti che ad oggi stridono un po’ con quello che accade a video, specialmente se si gioca con lo stile moderno, che di base rende le cose molto più semplici. E chissà, parlando per ipotesi, se un eventuale coinvolgimento di Kojima nel remake avrebbe aggirato il problema e introdotto qualche novità di rilievo alla sua creatura?

Metal Gear Solid Δ: Snake Eater

La struttura del gioco ricalca di pari passo quella dell’originale, con una serie di schermate interconnesse, da superare come se fossimo in una sorta di puzzle game stealth, cercando quindi di avanzare senza essere individuati. L’idea alla base di Snake Eater sta proprio nel suo sottotitolo. Quel “Serpente Nudo” rappresenta il giocatore in una missione senza alcun aiuto, le cui risorse vanno recuperate sul campo, esplorando l’ambiente o mettendo fuorigioco i soldati. Kojima, con questo terzo capitolo, decise di aggiungere alla formula Tactical Espionage Action una certa componente survival, obbligando il giocatore non solo a sfruttare le già citate mimetiche per eludere la sorveglianza e nascondersi nell’ambiente, ma anche nutrirsi con la fauna locale, mangiando serpenti, topi e quant’altro, in modo da recuperare il vigore e placare la fame, i cui morsi potrebbero attirare qualche guardia.

Anche la gestione della cura viene stravolta, costringendo il povero Snake ad automedicarsi, estraendo proiettili ed applicando a seconda dei casi punti di sutura e bendaggi. Il gioco poi è ricco di segreti ed easter egg tutti da scoprire, così come l’approccio alla missione può cambiare drasticamente in base alle nostre scelte. Un esempio lampante è la boss fight contro uno dei membri dell’Unità Cobra, il team di combattenti élite capitanata da The Boss, ovvero The End. Questo vetusto cecchino leggendario può essere affrontato in maniera canonica, affrontando un lungo combattimento nella foresta, cercando di localizzare la sua posizione o con qualche espediente, come farlo fuori prima del tempo, o ricorrere a un piccolo escamotage che coinvolge, come nell’originale, la data interna della nostra console, lasciando che la natura faccia il suo corso. Anche a livello di tattiche, il gioco premierà sempre la furtività, sebbene avremo occasione nel corso del gioco di avvalerci di un ricco arsenale di armi e gadget da usare in piena libertà, come sarà libero il giocatore di uccidere o semplicemente stordire le guardie nemiche, ottenendo così una valutazione pacifista a fine gioco. Tutti questi dettagli, queste sfumature aggiunte al gameplay volute da Kojima rendono unico Metal Gear Solid 3 anche a distanza di anni, un vero trionfo delle buone idee.

A livello di materiale extra questa edizione “Delta” ripropone gran parte del materiale presente nella versione Substance di MGS3. Ritroviamo quindi il teatro dove godersi i filmati della storia e qualche video inedito, manuali provenienti dalla HD Collection, la modalità Snake contro Scimmia, l’eccentrico crossover con la serie di Ape Escape (sostituito da Bomberman nella controparte Xbox) che torna in questa nuova veste, con tanto di guest star proveniente da Astro Bot e una rinnovata modalità online chiamata FOX HUNT. Nato dalle ceneri di Metal Gear Online, FOX HUNT arriverà solo nel corso dell’autunno, promettendo un’esperienza unica basata sull’universo di Metal Gear, dove il focus centrale sarà la sopravvivenza e l’adattabilità ambientale.
L’avventura in sé non è lunghissima, specie se lo paragoniamo con il quinto capitolo di Metal Gear, e mentre un veterano della serie può completarlo nel giro di una decina di ore, alla vostra prima run potrebbero volercene intorno alle 15. Delta però vi incentiva al New Game+, con qualche piccolo extra ottenibile e qualche sfida in più ai livelli di difficoltà più alti, come Estremo, che vi priva di alcune funzionalità di localizzazione dei nemici, o Estremo Europa, dove essere individuati dai nemici significherà Game Over. E non mancano nemmeno dei collezionabili da scovare, ben nascosti nei punti più impensabili della mappa.

Metal Gear Solid Δ: Snake Eater

Come abbiamo già avuto modo di analizzare, il passaggio all’Unreal Engine 5 è un netto salto in avanti sul fronte grafico, con un comparto tecnico che punta all’immedesimazione e al realismo. Non solo le ambientazioni sono curate nei minimi dettagli, ma anche i modelli dei personaggi, che traggono vantaggio da questo corposo upgrade durante i tanti filmati a cui assisterete nel corso dell’avventura. Tutto questo però ha un costo. E se il colpo d’occhio viene graziato da una rinnovata bellezza, a subirne le conseguenze è il frame rate generale, che spesso e volentieri, soprattutto nelle zone aperte e sovraccariche di dettagli, fatica a rimanere stabile. A poco servono anche le due modalità grafiche, pensate per prioritizzare la grafica o gli FPS, con la seconda che stenta ad arrivare a 60 frame stabili. Mentre stavamo facendo le nostre prove del gioco è arrivata anche una prima patch correttiva, che effettivamente migliora la situazione, ma il lavoro da fare è ancora tanto per poterci ritenere soddisfatti.

Anche la colonna sonora è la stessa del passato, con tutti i brani del caso al loro posto, compresa l’epica Snake Eater cantata da Cynthia Harrell, brano introduttivo che ricorda classici bondiani come Goldfinger o The World Is Not Enough, chiarendo fin da subito il tenore da spy story di alto livello.
A livello di doppiaggio ritroviamo il cast originale, capitanato da David Hayter, riunito anche per registrare qualche nuova linea di dialogo. È disponibile anche una traccia vocale giapponese, mentre per quanto riguarda l’adattamento, troviamo un’opzione anche per l’italiano.

Metal Gear Solid Δ: Snake Eater è, di per sé, un ottimo remake. Conservativo, rispettoso del materiale originale e attento nel trasportare l’esperienza del 2004 nel 2025, aggiungendo qualche piccola novità senza mai strafare. Anche a distanza di anni è impossibile non riconoscere la grandezza di Snake Eater come capolavoro, eppure qualche piccola sbavatura affiora anche in questa nuova veste. L’intelligenza artificiale dei nemici avrebbe meritato una revisione più profonda ed attenta, mentre con i controlli classici certe situazioni risultano ancora un po’ legnose. Al contrario, lo stile moderno semplifica diversi passaggi, soprattutto nelle sezioni prettamente stealth, rendendole più accessibili. C’è poi la questione del framerate, non sempre stabile, un aspetto che la prima patch correttiva ha comunque già iniziato a migliorare. Chissà se un remake capitanato da Kojima avrebbe stravolto e riscritto Snake Eater? A questa domanda non abbiamo risposta. Ciò che è certo è che Metal Gear Solid Δ: Snake Eater convince proprio perché sceglie la via della fedeltà, rimanendo se stesso senza rinunciare al fascino intramontabile dell’originale.

Metal Gear Solid Δ: Snake Eater è disponibile su PlayStation 5, Xbox Series X|S e PC.

Metal Gear Solid Δ: Snake Eater
Metal Gear Solid Δ: Snake Eater – Snake Eater
Pro
Remake rispettoso del materiale originale.
Comparto tecnico impressionante che ricerca una resa grafica realistica...
Le aggiunte al gameplay sono dei quality of life che non disturbano.
Contro
...purtroppo però a risentirne è il frame rate.
IA dei nemici ferma al 2004.
Lo stile moderno semplifica alcuni passaggi stealth.
8.5
Voto