Visual Novel e Nonogram si uniscono in Murder by Numbers.
Diciamocelo, questo 2020 non è iniziato nel migliore dei modi. Fortunatamente possiamo approfittare di questo periodo di quarantena per recuperare film, serie tv, fumetti, libri e ovviamente videogiochi rimasti a prendere la polvere per i troppi impegni.
Oppure possiamo dedicarci a qualcosa di appena uscito, capace comunque di tenerci incollati allo schermo per oltre trenta ore. Disponibile su Nintendo Switch e Steam dallo scorso 5 Marzo, a circa 12 euro, Murder By Numbers fonde due generi apparentemente troppo distanti tra loro.
Lo scheletro Visual Novel si rafforza con una serie di Nonogram (i Picross) in una commistione di generi singolare e adatta agli appassionati di entrambe le categorie.
Dopo aver portato al termine ogni singolo puzzle di Murder by Numbers, scopriamo perché è uno dei titoli più interessanti di questi primi mesi.
Versione testata: Nintendo Switch
Il luogo è Los Angeles, l’anno il 1996, la protagonista è Honor Mizrahi, un’attrice trentenne di un serial giallo appena divorziata e che molto presto si troverà anche disoccupata. Nel parcheggio degli studi televisivi, subito dopo aver perso il lavoro, Honor incontrerà SCOUT, un robot senza memoria alla ricerca di un detective per aiutarlo. I due verranno interrotti dalla scoperta del cadavere dell’ex produttore dello show, ucciso poco dopo aver licenziato Honor. La giostra degli eventi porterà la nuova coppia a collaborare col Detective della città e a scoprire sempre di più sul passato di SCOUT e sul futuro di Honor.
Pur essendo ambientata più di vent’anni fa, la visual novel di Mediatonic tratta temi attualissimi come il gender, l’abuso sessuale e la ricerca di una propria identità. Che sia quella lavorativa di Honor o quella vera e propria del piccolo SCOUT, il fulcro delle oltre trenta ore di gioco è il concetto d’identità. Nel corso dei quattro casi di Murder By Numbers, Honor e SCOUT legheranno sempre di più, da bravi attori protagonisti di quello che è un ottimo racconto con qualche colpo di scena imprevedibile.
I lineart 2d dei personaggi si muovono a schermo con una manciata d’espressioni a testa, ma la semplicità del tutto è immediato e riesce a portare in scena le situazioni drammatiche con efficacia. Il character design dei personaggi è curato da Hato Moa, famoso nel genere e conosciuto principalmente per Hatoful Boyfriend.
Spicca su tutti il piccolo SCOUT, adorabile sia nell’aspetto esteriore che per la caratterizzazione vera e propria. È talmente ben caratterizzato che quasi ci spinge a portare a termine le indagini solo per scoprire tutto sul suo passato dimenticato e sulla sua ricerca d’identità.
Anche il resto del cast, con i dovuti stereotipi, convince il giocatore, in quello che è a tutti gli effetti una gestione degli eventi molto simile ad Ace Attorney (Da cui prende in prestito il compositore dell’ost), sebbene spogliata dei momenti in tribunale. Una storia che, per quanto mi riguarda, potrebbe benissimo continuare con un secondo capitolo.
Tra Indizi e Nonogram
Le meccaniche di esplorazione di Murder By Numbers sono simili a quelle di Ace Attorney, con la possibilità di interrogare i presenti sulle scene del delitto e dell’utilizzare il radar di SCOUT per cercare gli indizi.
Qui entra in scena la seconda componente fondamentale del titolo di Mediatonic: i Nonogram, o conosciuti dai più come Picross. Un Nonogram è una griglia a cui bordi sono posizionati dei numeri. Queste cifre corrispondono ai quadrati neri da riempire (le celle) che, una volta selezionati completamente daranno vita ad un immagine.
In Murder by Numbers è fondamentale portare a termine i puzzle, perché ognuno di questi corrisponderà ad una prova o ad un indizio per proseguire nella storia. Una difficoltà crescente ben calibrata dagli sviluppatori, che con l’accumularsi delle ore, andrà ad ampliare anche le griglie da affrontare. Risolvendo i puzzle senza aiuti, otterremo un punteggio che andrà a sommarsi e scaturirà nella valutazione finale del capitolo.
Ottenere S non è particolarmente complicato, basterà infatti completare tutti i puzzle senza utilizzare gli aiuti offerti dal gioco (la possibilità di evidenziare gli errori o di riempire alcune caselle in modo casuale) e verremo ricompensati con altri enigmi da risolvere con cui svelare il mistero della memoria perduta di SCOUT.
Purtroppo nel sistema di punteggi dei casi c’è uno dei pochi problemi di Murder By Numbers: se vorrete migliorare il vostro punteggio totale, dovrete ricominciare il caso da zero, ripetendo tutti i dialoghi. Una ripetizione snervante, soprattutto quando scoprirete di aver perso un singolo puzzle in un caso di dieci ore.
L’avventura è ricca di dialoghi e di termini complicati, quindi è sconsigliata a chi non mastica bene l’inglese, perché potreste perdervi dei momenti importanti o gli indizi su come proseguire. Lato audio il titolo non è doppiato, ma la colonna sonora è curata da Masazaku Sugimori, compositore anche dei brani portanti di Ace Attorney. Facilmente riconoscibile con tracce che non possono fare a meno di ricordare gli altri suoi lavori.
Murder by Numbers è perfetto per Nintendo Switch Lite e per la modalità portatile dell’ibrida della casa di Kyoto, nonostante non si possa utilizzare il touch per navigare nelle griglie o nell’esplorazione degli ambienti.
Gli enigmi di Murder by Numbers sono sia il motivo per cui il gioco è divertente, sia quello per cui potrebbe non essere apprezzato da chi cerca azione o un gameplay frenetico. Fortunatamente, se siete parte del secondo gruppo, avrete capito che il gioco non fa per voi già da un semplice trailer.
Per tutti gli altri invece, soprattutto per chi è orfano da Ace Attorney (aspettando questo benedetto settimo capitolo) dare una possibilità a Murder by Numbers potrebbe farvi scoprire il magico mondo dei Nonogram, senza allontanarvi troppo da una buona storia a tinte gialle.