NBA 2K20 – La Recensione

nba 2k20

Quest’anno la produzione è firmata anche da LeBron James. Sarà riuscita a raggiungere la perfezione?

Eccoci di nuovo di ritorno sul parquet più famoso e apprezzato del mondo: quello di 2K Sports e in particolare quello di NBA 2K20. L’anno scorso abbiamo apprezzato NBA 2K19 definendolo una delle esperienze sportive più realistiche e performanti di sempre, ma abbiamo trovato non pochi difetti soprattutto legati alla componente microtransazioni. Quest’anno siamo stati bombardati da mesi da trailer, brevi video gameplay e demo che hanno fatto salire non poco hype e che hanno fatto presagire una modifica proprio di quei difetti. Sarà così? Scopriamolo insieme con questa recensione.

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Versione testate: Playstation 4 PRO

Tante novità, ma poco evidenti

Fin dal menù di gioco iniziale, NBA 2K20 mette in chiaro che le novità ci sono, ma vanno cercate e la prima grande novità è il tutorial. Questo è stato totalmente riprogettato per essere di gran lunga più fruibile ed intuitivo così da poter osservare su schermo le combinazioni di tasti attraverso un controller virtuale, per poi riprodurle facilmente e in tempo reale. È un piacere prendere parte al tutorial anche se si conosce già abbastanza bene il gioco perché risulta divertente, comodo per ricordare alcuni comandi ed estremamente dinamico.

Subito dopo aver passato diversi minuti nel tutorial arriviamo al vero e proprio menù che si presenta con una grafica totalmente nuova, ma con le stesse modalità di gioco che ormai siamo abituati a giocare: la modalità Gioca Ora, la modalità La mia Carriera, la modalità La mia Squadra e la modalità La mia Lega. Come già detto le novità sono nascoste, quindi andiamo con ordine partendo dalla modalità più immediata: la modalità Gioca Ora. Non appena entreremo nel menù la prima cosa che salterà all’occhio sarà la presenza della WNBA, ovvero la lega femminile di basket americano, composta da 12 squadre e 140 giocatrici. Un’aggiunta davvero interessante perché cambia totalmente l’approccio di gioco passando da un basket più fisico e spettacolare, ad un gioco più tattico e ragionato. Se decidiamo di giocare con le squadre di NBA, nel menù di selezione possiamo trovare non solo le squadre attuali, ma anche quelle del passato e quelle entrate di rito nella Hall of Fame come i Chicago Bulls dell’anno 91′-92′.

In entrambi i casi, sia che si tratta di NBA sia che si tratta di WNBA, appena avvieremo una partita ci sembrerà di essere all’interno di una partita reale come se avessimo sbagliato canale e stessimo vedendo una trasmissione sportiva. I volti, il fisico, il vestiario, le movenze, le arene e quest’anno anche il pubblico e i fasci di luce sono meravigliosi. 2K Games ci aveva già sbalordito con NBA 2K19, ma quest’anno c’è stato un salto di qualità davvero notevole che spiegheremo nel dettaglio più avanti.

Parole d’ordine: realismo e semplicità

Dal punto di vista del gameplay si può notare come sostanzialmente sia uguale a quello dell’anno scorso, ma con delle migliorie importanti soprattutto in difesa. I marcatori sono adesso più strutturati a contenere le nostre incursioni: il fisico ha una sua notevole importanza. In base al peso, all’altezza, alla robustezza e alla velocità di ogni singolo giocatore potremo capire se saremo in grado di sfondare la difesa o viceversa di contenere l’attacco avversario. Migliorata anche la gestione delle rotazioni difensive nelle fasi di pick and roll. Un’altra importante miglioria riguarda la sensibilità dell’analogico destro che è sempre stato il fulcro della serie poiché permette di tirare, fare finte e fare movimenti particolari. Adesso è più reattivo ed è scomparsa la fastidiosa barra intermedia del tiro. Interessante anche la gestione della spaziatura per aprire il campo ai tiratori dall’arco, anche se c’è ancora da lavorarci per quanto riguarda il fattore realismo.

La miglioria più importante dal lato gameplay, però, è senza ombra di dubbio la gestione della palla, il cosiddetto ball handing. Le animazioni sono state nettamente migliorate ed ogni movimento con il pallone tra le mani, come un cross over, una finta o una variazione di palleggio, restituisce sensazioni di solidità e fisicità concreta al joypad. Anche tentare di rubare la palla sarà questione di tempismo, ma rispetto agli altri anni è stata ridotta la possibilità fortemente irrealistica di commettere continuamente falli. A tal proposito bisogna ammettere che l’intelligenza artificiale pecca un pochino perché tenderà a non cambiare approccio neanche dopo una serie di palle rubate, ma è una cosa che non mina pesantemente il divertimento e il realismo. Interessante anche il sistema aggiornato e migliorato dei badge, ovvero abilità particolari (circa 80) che vengono assegnate ai giocatori e che nella pratica fanno la differenza tra un giocatore con un determinato badge e uno senza. Ad esempio ci sono abilità come tiratore dalla distanza o anche stoppare più conclusioni di seguito o aumentare le percentuali di tiro al crescere dei tentativi.

Intelligenza Artificiale poco adattiva

Come accennato, uno dei maggiori difetti è dato dall’Intelligenza Artificiale che scarseggia dal punto di vista dell’adattabilità. I giocatori non si correggono nonostante gli errori e non modificano l’approccio alla partita nonostante non stia volgendo a loro favore. Anche i nostri compagni di squadra fanno lo stesso. Quindi non ci saranno momenti in cui una squadra in grave svantaggio prova il tutto per tutto per vincere in velocità o squadre ampiamente in vantaggio che si trincerano in difesa. Il gioco è sempre lo stesso e a volte anche senza senso come quando ad esempio un giocatore segna un paio di canestri di fila e si trova subito raddoppiato dagli avversari che non si rendono conto che così facendo ce n’è sempre uno libero ad attaccare. Con questo non vogliamo dire che l’Intelligenza Artificiale sia scarsa, anzi proprio per la complessità di un gioco come NBA sono stati fatti passi da gigante, ma c’è ancora molto lavoro da fare al riguardo.

Passando alle altre modalità, la prima che salta all’occhio è senz’altro la modalità Carriera. La regina delle modalità di gioco di NBA 2K quest’anno è stata totalmente rivista e ristrutturata. Il sistema di creazione è rimasto sostanzialmente come l’anno scorso con la possibilità di modificare profili predefiniti o di inserirne uno simile al nostro viso attraverso l’applicazione MyNBA2K20 che sfrutta la fotocamera del tablet o smartphone, ma in realtà è stato anche questo totalmente rivisto. Adesso è più dettagliato e ci permette di compiere delle scelte enormi sulle nostre caratteristiche e per di più il gioco ci dà la possibilità di simulare la crescita del giocatore così da capire su cosa dobbiamo puntare per renderlo più consono alle nostre esigenze. A tal proposito c’è la possibilità di vederlo crescere simulando partite e allenamenti fino al livello massimo, ovvero il 99.

Se non ci fossero le microtransazioni sarebbe tutto più bello

Dal punto di vista prettamente videoludico, la modalità Carriera presenta una delle narrazioni più belle che si possano trovare in un videogioco sportivo. Grazie alla cura di LeBron James e alla presenza di Idris Elba, Rosario Dawson e Thomas Middleditch oltre che ad altre comparse stellari, la storia risulta scorrevole, divertente e ben scritta anche se un po’ sbilanciata perché all’inizio è fin troppo lenta e con le sessioni di gioco ridotte all’osso. Una volta arrivati all’NBA si torna al gioco vero e proprio e alla vita di quartiere, quest’anno trasformata ad un qualcosa di più digitale che fisico. La storia riprende fedelmente la trafila che un giocatore di basket deve fare per arrivare all’NBA. L’anno scorso si partiva dalla CBA, ovvero il campionato cinese, quest’anno dai college americani, ma la filosofia non cambia: impegno, sacrifici e buona volontà. Purtroppo questi ultimi tre punti vengono leggermente buttati a terra dalla presenza delle microtransazioni che ne minano il realismo portando i giocatori ad aumentare le statistiche del loro personaggio pagando con soldi veri. 2K però in questo caso è stata intelligente perché ha limitato le microtransazioni ad aspetti più estetici che funzionali: badge e attributi fisici richiedono unicamente ore di gioco ed esperienza. Molto comoda la possibilità di scegliere a piacimento quali badge andare a sbloccare, anziché determinarli solo in base alle attività che vengono svolte in campo.

L’altra modalità degna di uno sguardo attento è la modalità La mia Squadra dove abbiamo la possibilità di gestire una nostra squadra attraverso lo spacchettamento di bustine di carte. Possiamo gestire non solo i giocatori, ma anche l’intero staff, peccato che tutto questo venga distrutto proprio dalle microtransazioni. Il problema non è tanto la presenza di questi sistemi di pagamento, ormai siamo abituati, ma alla loro struttura. Sono dei veri e propri giochi d’azzardo con tanto di slot machine e casinò virtuali che permettono di accumulare soldi e sbloccare pacchetti. Ricordiamo che si tratta di un gioco PEGI 3 e che moralmente tutto questo è inaccettabile perché trasforma un gioco in una vera e propria macchina mangia soldi che mina il divertimento a favore di una crescita senza fatica. Di positivo c’è che la modalità La mia Squadra è stata resa molto più tattica e strategica, quindi di fatto si può spendere quanto si vuole, ma non vige la regola “più carte si hanno più si è forti”.

Infine resta la modalità La mia Lega che resta pressoché invariata rispetto ai precedenti capitoli e permette di scegliere una squadra a proprio piacimento e controllarla per tutto il campionato. Si possono non solo scegliere i giocatori, ma anche lo staff e programmare giornate di addestramento o di miglioramento tecnico grazie ad un comodissimo calendario. Non è una delle modalità più apprezzate, ma almeno non ci sono microtransazioni fastidiose.

Tecnicamente si rasente la perfezione

Dal punto di vista tecnico si rasenta quasi la perfezione. Il realismo è palpabile sia per quanto riguarda i giocatori che l’ambiente di gioco. Le luci e il pubblico sono stati interamente rivisti e il risultato finale è soddisfacente. Non abbiamo assistito né a bug, né a cali di frame rate o freeze e giocando online non abbiamo notato nessun lag degno di nota. Il gioco è quindi molto fluido e ben ottimizzato. Peccato per i caricamenti inspiegabilmente troppo lunghi sia per entrare in una modalità di gioco che tra un filmato e un altro nella modalità Carriera. Come ogni anno, poi, non può mancare l’elogio alla componente sonora con una fantastica telecronaca, una bellissima colonna sonora e degli ottimi suoni ambientali.