Odio Favolandia vede una sanguinaria ragazza che trasforma il mondo delle fiabe in un mondo di terrore. Siete pronti ad immergervi nell’avventura?
Odio Favolandia narra le vicende di Gertrude, una brava e dolce bambina accolta dal mondo delle favole per vivere un’avventura che le resterà impressa nella mente per sempre, per poi ritornare al suo mondo, ovvero il nostro funesto mondo reale. Tutto ciò è raccontato in maniera molto dinamica e inusuale dallo sceneggiatore e disegnatore Skottie Young, diventato famoso per varie variant delle testate e storie Marvel per poi diventare celebre con Rocket Raccoon e le sue avventure spaziali. Questo breve preambolo è utile per comprendere il suo stile fantascientifico divertente e parodistico che segue le meccaniche dell’Universo Marvel, ma le porta all’eccesso e fuori dagli schemi generali. Ho potuto leggere tutti e quattro i volumi di Odio Favolandia grazie all’occasione datami da BAO Publishing, casa editrice che pubblica i citati fumetti per la parte italiana ed ecco a voi la recensione.
La storia è quella che vorrebbero vivere molti giovani in tutto il mondo. Gertrude, infatti, per ben ventisette anni si ritrova a girovagare nel mondo delle creature adorabili, delle streghe cattive, dei mostri da sconfiggere e degli oggetti magici da trovare e usare, il mondo delle fiabe insomma. Dopo questi ventisette anni, però, diviene Gert ovvero una ragazza con una mentalità non più da bambina che trasforma il suo amore per Favolandia in odio e quindi in una guerriera terrificante e senza pietà. Diviene quindi un vero e proprio flagello per buoni e cattivi, ossessionata dall’incessante idea di tornare al mondo reale e di fare vittime in maniera molto cruenta prima del suo ritorno. Una storia del genere rappresenta l’oro per un autore famoso solo per essere colui che realizza le copertine Marvel carine e coccolose con gli eroi a forma di pupazzetti. In pochi volumi Young ricorda a tutti di essere un visionario completamente diverso da ciò che il pubblico di massa conosce e quindi mostra una mescolanza di ultraviolenza comica, libertà stilistica smisurata e parodistica e un tratto pesante e accattivante celebre dell’artista.
Il mondo di Favolandia è quindi immediatamente riconoscibile e comprensibile. Gert non entra in un contesto differente da quello regalatoci dalle storie della buonanotte o dai fratelli Grimm, ma lo fa con cattiveria e ironia. Quindi lo comprendiamo, lo accettiamo, ma diventa in breve qualcosa di totalmente differente come se Quentin Tarantino fosse all’interno o qualcuno avesse assunto degli acidi e avesse narrato il regno del Marchese di Carabas. Tutto è coloratissimo, in particolar modo il sangue e le interiora delle creature che ovviamente hanno organi interni e plasma delle variazioni cromatiche più disparate. Questa decisione da parte di Young è da rivedere in una scelta prettamente filologica. L’artista sa infatti benissimo che le tradizioni affondano le radici in storie terrificanti, ma lui decide di inserirle in un contesto prettamente fanciullesco. Per far ciò prende spunto da storie della Disney come Biancaneve e i sette nani, Cappuccetto Rosso e simili, ma poi aggiunge ad esse una verve più realistica e cruenta.
In poche parole l’odio di Gert per Favolandia diventa una sorta di ritorno al passato, alla voglia di raccontare quanto di terribile e di terrificante ci sia nelle vite di Pollicino o della Bella Addormentata nel Bosco e di farlo con la reale crudeltà che da bambini non viene raccontata. Odio Favolandia prende in giro il fantasy, predilige l’azione spericolata e aggressiva e lo fa con colori sgargianti e disegni simil-coccolosi. Non mancano riferimenti poi ai videogiochi, ai manga e a discorsi metalinguistici, metanarrativi e matafumettistici ricollegati al concetto stesso della parodia. I dialoghi sono sempre divertenti e autoironici e fanno un uso molto esteso della teoria dell’assurdo più delle volte usata nel teatro. Non è una strategia originalissima, ma funziona.
Tutto questo accade nei primi tre volumi, nel quarto invece si ha una caduta non proprio comprensibile soprattutto dal punto di vista narrativo. Scelta dell’autore? Sicuramente sì, visto che lo dice lui stesso per bocca dei dialoghi di apertura del volume. Nonostante, però, una debole e frettolosa narrazione, i disegni danno il meglio di sé e qui l’autore decide di sbizzarrirsi il più possibile. Era immaginabile dopotutto che nel finale mostrasse tutta la sua bravura, ma qui porta proprio all’eccesso la sua gioiosa acrimonia nei confronti del mondo apparentemente ideale in cui è costretta a vivere Gert.
In conclusione, meno che non vi infastidisca l’idea di una bambina in abitino rosa e trecce verdi con in mano un’ascia da battaglia e con un talento per gli smembramenti fuori scala, consiglio assolutamente la lettura di questi quattro volumi di Odio Favolandia. Storia leggera, divertente, breve e disegni accattivanti, ricchi di azione e coloratissimi. Tutto questo potrete averlo acquistandoli tramite questo link.