One Piece: Stampede non va oltre il puro Fanservice, con qualche chicca qua e là.
Si sa, gli anniversari sono spesso occasione di festa e divertimento. E quello che celebra il ventesimo anno dell’anime di One Piece non poteva essere da meno. Chiamando a raccolta tutti i personaggi più importanti, la banda di Cappello di Paglia da battaglia al fortissimo Bullet in One Piece: Stampede.
È arrivato nei nostri cinema grazie a Koch Media lo scorso Ottobre dopo l’immenso successo che in madre patria lo ha portato perfino a superare Dragon Ball Super: Broly, è finalmente disponibile per l’acquisto digitale e Home Video.
One Piece: Stampede aveva un solo obiettivo: celebrare la controparte animata dell’opera di Eiichiro Oda. Missione compiuta, sacrificando però alcuni aspetti che hanno reso migliori i tre film precedenti.
In occasione dell’uscita in Blu-ray e DVD, scopriamo cosa è imperdibile e cosa è andato storto con One Piece: Stampede.
Una festa per Pirati organizzata da pirati, convocando tutti i peggiori mascalzoni della rotta maggiore con la promessa di un tesoro inestimabile: l’Eternal Pose che conduce a Laugh Tale, l’isola dove è nascosto lo One Piece. Cosa potrebbe mai andare storto nell’organizzare una serie di prove con la peggiore delle generazioni, diverse navi pirata più o meno famose ed ex membri della flotta dei Sette? Ovviamente tutto, soprattutto se è un piano architettato per distruggerli tutti e dimostrare che il cattivissimo Bullet, evaso da Impel Down e temuto perfino da Barbanera, è l’uomo più forte del pianeta.
Ed è proprio lui il primo difetto del film. Arrivati a vent’anni di storia, ci si aspetta leggermente di più da un ex membro della ciurma di Gol D. Roger, rispetto ad un maciste completamente assuefatto dalla propria forza e dalla voglia di dimostrare di poter spaccare tutto. E Bullet spacca sia chiaro: spacca il design, in linea con la vera potenza degli uomini di One Piece, risultando fuori proporzione, spacca il doppiaggio italiano affidato ad un cattivissimo Roberto Draghetti, spacca il potere del Frutto del Diavolo, sebbene l’ultimo power up sia poco convincente.
Ma soprattutto spacca la pazienza dello spettatore, abituato a cattivi con più spessore, quantomeno nei film supervisionati da Eiichiro Oda. Bullet non vale un unghia di Tesoro, Shiki o Zephir, i tre cattivi che lo hanno preceduto lo surclassano sia nelle intenzioni che nel passato.
L’altra grossa lacuna della trama non è a tutti gli effetti un difetto. O meglio, dipende dai punti di vista, e potrebbe non risultare incisivo sul godimento del film diretto da Takashi Otsuka, qui alla sua prima prova da regista. Mettiamo subito in chiaro la questione: nessuno dei film di One Piece è facilmente collocabile all’interno della timeline dell’opera originale. Ci sono dei momenti in cui è possibile provare ad ambientare il film, ma c’è sempre qualcosa che non torna come una mossa o un personaggio. One Piece: Stampede non fa eccezione e anzi, porta all’eccesso questo aspetto, ambientando il film dopo Whole Cake Island e prima di Wano, ma in un momento in cui alcuni pirati non potrebbero proprio esserci, e la ciurma è ben divisa da ormai due saghe. Messo in conto questo, si può passare ad analizzare il racconto che è, a tutti gli effetti una celebrazione.
Un pretesto per portare a schermo più personaggi possibili, quasi come si trattasse dell’Endgame di One Piece.
E così al fianco dei Mugiwara combattono vecchi e nuovi nemici, e qualsiasi personaggio rilevante nell’opera originale ha il suo momento di gloria. L’alleanza finale contro Bullet è un tripudio di fan service che colma con il solito momento di gloria di Zoro, che arriva a tagliare qualcosa di mai visto finora.
L’atmosfera caciarona, con tante botte e poca vera sostanza, è forse il motivo per cui alla regia si è deciso di mettere un novizio come Otsuka. Le scene animate fanno il loro dovere, “gasando” il giusto il fan di One Piece che cercherà questo o l’altro easter egg. Sfortunatamente, Stampede non è adatto agli spettatori casuali, che col brand non hanno nulla a che fare o che non lo seguono con costanza. Questi saranno gli unici non invitati alla grande festa auto-celebrativa di Toei.
Una parata sgargiante che prosegue anche nei contenuti speciali del Blu-ray con un secondo doppiaggio italiano, in cui Renato Novara lascia il posto all’originale doppiatore italiano di Rufy, Gigi Rosa (anche direttore del doppiaggio del film). Rosa riprende giustamente il suo ruolo nella pellicola che celebra il ventennale dell’anime, a cui lui a prestato la voce per le prime storiche puntate. Positivo quindi che anche Koch Media abbia voluto celebrare la serie animata di One Piece utilizzando la voce storica di Cappello di Paglia. Nell’edizione Blu-Ray trovano spazio anche delle cartoline dedicate ai Mugiwara, un’aggiunta simpatica per gli amanti del brand.
One Piece: Stampede non è il migliore dei film di One Piece, e probabilmente ve ne dimenticherete molto presto. È una festa coloratissima e piena d’azione che trasuda fan service, riempiendovi in continuazione il boccale di citazioni fino a far ubriacare il fan più esagitato dell’opera di Eiichiro Oda.