One Punch Man: A Hero Nobody Knows – La Recensione

Il primo videogioco dedicato a One Punch Man, prova superata?

Nato come web comics per mano di ONE (Mob Psycho 100) e successivamente ridisegnato da Yusuke Murata per la pubblicazione su larga scala, One Punch Man è diventato fin da subito un’opera dal facile interesse. Pur navigando nel mare dei seinen e degli shonen dal quale attinge a piene mani, One Punch Man va a rompere gli schemi del genere supereroistico, riprendendone i cliché ma cambiandone il canovaccio, in una forma parodizzata che vede il giovane Saitama terminare gli scontri con i suoi nemici con un solo pugno. Dopo numerosi adattamenti videoludici, dopo quei Dragon Ball, Naruto e One Piece, tocca al pelato eroe vestito di giallo entrare in scena con One Punch Man: A Hero Nobody Knows.

Disponibile dal 28 Febbraio su PlayStation 4, Xbox One e PC, One Punch Man: A Hero Nobody Knows riscrive in chiave giocabile la prima stagione dell’anime. Volete scoprire il risultato? Continuate a leggere la nostra recensione.

Versione testata: Xbox One X

Who ya gonna call ?

Adattare un manga/anime di successo è ormai una prassi, anche se non sempre gli esiti sono positivi. Ed adattare un’opera come quella di One Punch Man è ancora più difficile, proprio per l’invincibilità del suo protagonista. Ed è qua che Spike Chunsoft, ormai veterana nel campo dei tie-in da anime, ha tirato fuori dal cappello un’idea che sulla carta sembra funzionare alla grande. Invece di realizzare un videogioco su Saitama, il protagonista è un avatar creato dal giocatore, un’aspirante eroe che si trova a fronteggiare i continui attacchi alla Citta Z da parte delle creature misteriose e che scalerà le classifiche degli eroi per diventare uno dei più forti dell’intero pianeta.

Di tanto in tanto le nostre avventure si incroceranno con quelle di Saitama, riprendendo la storia originale raccontata nell’anime, e in molti casi le nostre battaglie si concluderanno con l’arrivo dell’eroe pelato a risolvere il tutto con il suo potentissimo pugno.

Purtroppo però se l’idea di ribaltare la prospettiva del racconto su un personaggio estraneo alla storia originale può sembrare funzionale, all’atto pratico non lo è, e a rimetterci è la storia stessa.

In qualità di eroi di basso rango il nostro scopo sarà quella di capeggiare la classifiche e di guadagnare più punti possibili per passare al rango successivo. Questo comporta il completamento di numerose missioni per aiutare i cittadini dall’attacco delle creature misteriose e dei delinquenti che regolarmente insidiano la vita degli abitanti della Città Z.

Già dalle prime ore ci si accorge che questo meccanismo non funziona a dovere, finendo per cadere in una meccanica quanto mai noiosa e poco stimolante per il giocatore. Si accetta una missione, la si completa per ricevere un po’ di esperienza e si passa a quella successiva e così via, fino a che non raggiungeremo il quantitativo di punti richiesti per attivare la missione principale legata alla storia ed avanzare al capitolo successivo.

A risentirne è il racconto che perde quella freschezza e quell’ironia che caratterizzano One Punch Man. Ed è un peccato. Solo dal quarto capitolo (su 11) Saitama diventa un po’ più presente a video ma vengono tagliate dall’anime gran parte delle storie raccontante concentrandosi solamente su 2/3 punti focali della trama.

Così facendo non solo viene meno tutto il contorno dei personaggi che si relazionano al “pelatone”, dal rapporto con Genos, l’androide ossessionato da Saitama tanto da diventarne discepolo, o Sonic il Supersonico, il ninja che ha giurato di sconfiggerlo, ma anche gli altri eroi che saranno sbloccabili nel gioco, alcuni messi li senza la minima contestualizzazione. Lo stesso Saitama sembra quasi essere trasfigurato rispetto all’originale perdendo quasi totalmente quell’attitudine svogliata che è l’aspetto trainante del manga/anime.

La ripetitività delle azioni relative alla progressione incide negativamente su un gameplay anch’esso legato a concetti tremendamente stantii e poco stimolanti.

I can be your hero, baby

L’approccio di Spike Chunsoft con One Punch Man è quello dei picchiaduro 3D arena, un modello già sfruttato dalla software house giapponese con One Piece: Burning Blood e Jump Force. Un beat’em up piuttosto semplice che si presta anche a quei giocatori non avvezzi al genere, che con pochi comandi permette di imbastire combo e attacchi speciali senza richiedere chissà quali qualità combattive innate. A nostra disposizione due tipologie di attacchi, una parata che se usata con il giusto tempismo consente di aggirare il nemico alle spalle, e la possibilità di settare 3 attacchi speciali, più una mossa finale da usare in base alle cariche richieste di un’apposita barra.

Se la semplicità del gameplay è un pregio, non si può dire lo stesso delle meccaniche di lotta. Dopo centinaia di scontri affrontati salta all’occhio di come spesso vengano meno certe regole relative alla gerarchia degli attacchi, con combinazioni e special interrotte da semplici mosse base, o colpi che godono di frame di invincibilità anche quando non dovrebbe essere così creando situazioni spiacevoli. In particolar modo nelle fasi avanzate dove un improvviso innalzamento della difficoltà va a vantaggio di una CPU che sembra quasi abusarne senza criterio.

Questo costringe i giocatori a dover affrontare missioni su missioni pur di guadagnare esperienza extra per salire di livello e potenziare le varie caratteristiche del nostro avatar come la forza degli attacchi, la velocità di ricarica della barra d’energia e così via. La particolarità del combat system però ricade sulla possibile entrata in scena degli eroi durante le battaglie. Annunciati da un timer, che si ridurrà in base ai colpi inflitti al nemico, alcuni eroi potrebbero rispondere alla chiamata di soccorso ed unirsi a noi per sconfiggere i nemici. Questa dinamica è gestita in modo casuale, e potrebbe coinvolgere uno dei protagonisti di One Punch Man o qualche avatar di altri giocatori, o addirittura lo stesso Saitama, così da chiudere l’incontro con un solo pugno. Interessanti anche gli eventi battaglia che si verificheranno nell’area di gioco e coinvolgono entrambi i giocatori, con esplosioni dovute all’intromissione di altre creature misteriose o degli eroi che le combattono li intorno. Peccato solamente per il numero ridotto di eventi che nel lungo periodo scadono anch’essi nella ripetitività.

La personalizzazione del proprio personaggio è un aspetto che lo coinvolge a tutto tondo, dall’editor allo stile di lotta. Affrontando nemici ed alleati si andranno a sbloccare nuovi stili di lotta che possono essere adottati semplicemente cambiandoli dall’apposito menù. Ogni stile si caratterizza per abilità peculiari, come la maggior forza e il combattimento ravvicinato per i Tipo Potenza o gli attacchi a distanza per gli Esper e così via. Anche per gli stili c’è un certo disequilibrio a vantaggio per quelli capaci di sfruttare mosse a lungo raggio.

Cosa fare in città? 

Affrontare nuove missioni ci ricompenserà con estetiche e consumabili da usare prima di una battaglia, permettendo così di aumentare per esempio l’esperienza ricevuta o i soldi guadagnati. Quest’ultimi possono essere spesi nei negozi della Città Z per comprare vestiti, abilità o mobili per personalizzare il proprio appartamento (una copia di quello di Saitama), che ospiterà di tanto in tanto gli altri eroi che verranno a farci visita fra una battaglia e l’altra.

Un altro aspetto abbastanza sottotono è proprio la Città Z dove è ambientato il gioco, una sorta di hub pre-missione che svolge pure il compito di lobby online. Inizialmente limitata ad una piazza, man mano che avanzeremo nel gioco sbloccheremo nuove aree da visitare, rendendo disponibili negozi e nuove funzionalità. Purtroppo però tutto è abbastanza superfluo data la pochezza di cose da fare e sarebbe potuto essere sostituito benissimo da un menu testuale senza sentirne la mancanza.

La città è praticamente vuota, e a parte qualche evento o missione dei personaggi secondari, il grosso delle attività si svolgerà presso gli uffici dell’associazione degli eroi. Di tanto in tanto capiterà di affrontare qualche essere misterioso che si aggira per i vicoletti della città ma si tratta più di perdite di tempo che altro, in quanto l’esperienza ricevuta non varrà il tempo speso per sconfiggerli. Sempre in città è possibile incontrare altri giocatori, e seppur l’interazione sia minima potremo decidere se sfidarli a duello, sperando che l’altro accetti (non siamo mai riusciti ad avviare una lotta al di fuori del matchmaking).

Nella sede centrale invece potremo dedicarci ad un PVP più classico, partecipando a tornei ad eliminazione o in partite classificate dove mettere alla prova le nostre abilità, a patto di resistere ad un netcode ballerino che non sempre riesce a garantire partite prive di lag. L’online è anche il modo migliore per utilizzare i personaggi sbloccati durante la storia, che andranno a formare un cast di di 23 lottatori, abbastanza variegato sebbene alcuni stili si somiglino troppo fra loro. 

Sempre qua trovano spazio degli eventi stagionali a tempo, che consentono di guadagnare dei punti speciali per acquistare successivamente oggetti limitati per personalizzare il proprio avatar.

Come l’anime, o quasi…

Sul piano tecnico ci troviamo di fronte ad un titolo che riesce tutto sommato ad incarnare lo spirito dell’opera originale, con un comparto grafico modesto e datato rispetto ad altri titoli analoghi (ci verrebbe da pensare a Jump Force o Dragon Ball Z: Kakarot). Ad aiutare a nascondere le magagne abbiamo uno shader cel-shading che replica la fedeltà alla controparte animata, ma da solo non basta. I modelli dei personaggi sono semplici e poco dettagliati, mentre le arene, anch’esse segnate da una modellazione limitata, non godono di appeal o non sono abbastanza significative per i fan della serie. A rendere la situazione disastrosa ci pensano le creature misteriose che andremo ad affrontare. Se su quelle ispirate all’anime non possiamo smuovere mezza critica, sulle altre create per il gioco invece si. Si tratta di mostri pressochè identici fra loro, che differiscono solamente per lo stile di lotta affibbiatogli e poco altro, quasi a sembrare creati con un editor casuale tanta la pressapochezza posta nella loro realizzazione.

 

Decisamente meglio sul versante sonoro, dove vengono riprese le musiche usate nell’anime, oltre alla nuova “Freaking Out!”, l’opening del gioco realizzata dai JAM Project, già autori delle sigle dell’adattamento animato, che pur non raggiungendo le vette di “THE HERO!!” ne ricalcano le sonorità e il tono epico della canzone. One-Punch Man A Hero Nobody Knows è completamente tradotto in italiano per quanto riguarda i testi, mentre per il doppiaggio potrete affidarvi sia alla traccia inglese che giapponese, che vanta la presenza dei doppiatori originali della serie.

One Punch Man: A Hero Nobody Knows è disponibile dal 28 Febbraio su PlayStation 4, Xbox One e PC. 

One Punch Man: A Hero Nobody Knows
One Punch Man: A Hero Nobody Knows tenta di replicare il successo dell'anime di One Punch Man in chiave videoludica ma non riesce a centrare il bersaglio. Purtroppo siamo di fronte ad un adattamento concettualmente vecchio, per nulla stimolante e privo di mordente. La scelta dell'avatar che si sostituisce a Saitama non funziona e toglie spazio all'eroe pelato, incidendo sulla storia che si perde per strada. Aggiungeteci un combat system con qualche problema di troppo e un comparto tecnico datato e sotto gli standard degli ultimi tie-in di casa Bandai Namco e il risultato è un titolo che a fatica riuscirà a far breccia nel cuore dei fan dell'opera di ONE/Murata.
Pro
Possibilità di personalizzare completamente l'avatar
Gli elementi cardine della serie ci sono...
Contro
Tecnicamente datato
...ma la storia si perde per strada
Tremendamente ripetitivo in ogni suo aspetto
6
Voto