Versione testata: Playstation 4
Avete amato alla follia Bioshock? Allo stesso modo, ammirate qualsiasi tipo di produzione sci-fi? Cercate in un videogioco libertà d’azione e gameplay dinamico? Allora, Prey, titolo sviluppato da Arkhane Studios, fa al caso vostro. Non è facile parlare di Prey, il motivo è semplicissimo, non si è mai visto nulla del genere, nulla di così spiazzante ed originale. Dimenticate il gioco uscito nell’ormai lontano 2006 su Xbox 360. Stesso titolo, è vero, ma la sostanza è mutata, totalmente evoluta in favore di qualcosa che non fa che ammaliare per profondità, ricercatezza e tecnicismi. Dishonored 2 è stato solo un assaggio, Arkhane Studios si consacra come software house dall’immenso talento e lo fa lanciandoci nello spazio, abbandonandoci in una stazione vuota e apparentemente senza vita, proponendoci una storia che ha a che fare con i limiti dell’uomo e con il prezzo che inevitabilmente c’è da pagare per superarli. Solitudine, abbandono, sovrannaturale, armi al servizio di una trama raccontata egregiamente.
MI SENTO OSSERVATO
Noi vestiremo i panni di Morgan Yu, scienziato della TranStar e impegnato nella ricerca e sperimentazione di Neuromod, innesti cerebrali con l’obbiettivo di potenziare le facoltà umane. Qualcosa, però, durante un test, va storto ed il nostro protagonista scopre ben presto che i Typhon, oggetti delle ricerche, son riusciti a sfuggire al contenimento. Il nostro protagonista si risveglierà su Talos I, base scientifica nel cuore dello spazio ormai sotto il completo dominio di questa misteriosa forza aliena. Il nostro incarico, all’inizio del gioco, non avrà un target ben preciso, anzi a dirla tutta, nei primi frangenti non sapremo con esattezza cosa fare e soprattutto perché ci troviamo in questa particolare situazione. Una sola certezza, come anticipato, la base spaziale Talos I è sotto il giogo dei Typhon, creature nere deformi in grado di muoversi con estrema velocità e con la capacità di prendere possesso di oggetti dello scenario, questo almeno inizialmente. La verità è che le loro facoltà psicoattive tendono ad ingannare il cervello umano, facendo apparire le cose come non sono nella realtà. La stessa possessione degli oggetti è il risultato della loro influenza sulla materia grigia, un gioco di apparenze ed inganni, frutto di intelligenze aliene superiori. Il nostro Morgan Yu, mossi i primi passi nella stazione di Talos I, verrà contattato ed incontrerà diverse intelligenze artificiali, queste lo guideranno nel percorso da compiere e nelle scelte da prendere. Nelle prime ore del gioco, fatta la conoscenza, anche, del fratello del protagonista, tale Alex Yu, CEO della Transtar, avremo come il presentimento di fare delle scelte sbagliate, di non sapere effettivamente se, chi è dall’altra parte del collegamento, è in grado di portarci sulla strada giusta. La sensazione è quella di essere osservati da un grande occhio in stile Grande Fratello, per intenderci, di proseguire veicolati alla Jim Carrey in The Truman Show.
MAI BANALE
Il gioco ingrana poco prima di essere arrivati a metà, dimenticate in sostanza shooter frenetici, Prey stimola la mente, porta alla sperimentazione, spinge il giocatore ad intraprendere percorsi non così scontati. In Prey quasi ogni soluzione al problema è lecita, e fidatevi, di problemi e difficoltà se ne incontreranno tante. Lo status di sopravvissuto e di unica risorsa è cucito addosso al nostro Morgan Yu. In ballo ci sono questioni portanti come la corruzione della mente e del corpo e quello del nostro alter ego assomiglia proprio ad un percorso di sola andata verso la disumanizzazione. Una disumanizzazione necessaria se si vuole far fronte alla forza aliena con la quale avremo a che fare. Tutto è a nostra disposizione come probabile arma, ecco perché diviene fattore portante l’esplorazione della stazione spaziale in toto. Ogni stanza, ogni corridoio, ogni anfratto può nascondere materiale, armi e munizioni ma, allo stesso tempo, un’incredibile quantitativo di documenti, file audio e tutto ciò che ci possa far comprendere cosa è realmente accaduto a Talos I. Più volte, durante la nostra avventura, nonostante la certezza di avere a che fare con un luogo semideserto, abbiamo rivissuto, attraverso anche una semplice registrazione, le emozioni e le storie degli scienziati e di alcuni dipendenti. Un forte segnale da parte di Arkhane Studios che, ancora una volta, si dimostrano ottimi nella realizzazione di una storia sfaccettata e fruibile da qualsiasi medium che il gioco ci mette a disposizione. Dicevamo dell’esplorazione, essendo quella del crafting una componente fondamentale, in Prey, è necessario raccogliere tutto ciò che troviamo sparso nell’ambiente di gioco, dal post-it alla buccia di banana, tutto ha una propria utilità e soprattutto, tutto può essere convertito in materiale utilizzabile per le nostre creazioni. Conversione del materiale e creazione degli oggetti avvengono attraverso due macchine distinte e separate che troveremo in alcune aree della mappa. Possiamo, quindi, creare munizioni, kit di riparazione per la nostra tuta, oggetti utili al prosieguo della nostra avventura. Avevamo, precedentemente, accennato ai neuromod. Questi saranno da ricercare e, una volta trovati, fungeranno da punti abilità e ci permetteranno di potenziare l’albero delle skill del nostro personaggio. Le abilità sbloccate andranno ad ampliare il ventaglio di soluzioni per poter affrontare un determinato nemico o un’eventuale situazione. Avremo la necessita di nasconderci ed uscire la momento opportuno? Una particolare abilità ci permetterà di prendere il controllo di un oggetto dell’ambiente e far parte di esso. Un’altra abilità, questa volta d’attacco, ci consentirà di sprigionare una potente scarica d’energia in grado di immobilizzare il nemico per un periodo di tempo limitato e danneggiarlo. Un’altra ancora, andrà ad ampliare le nostre conoscenze da provetto scassinatore, e così via. Risulta oltremodo importante, studiare il nemico e i suoi pattern d’attacco, sfruttare l’ambiente e gli elementi che ci circondano. Nessuno scontro è scontato, tutto ci può ridurre in fin di vita, tutto è estremamente pericoloso. Prima di ogni attacco è consigliabile scansionare i soggetti ostili con il nostro periscopio ed aumentare la nostra conoscenza del nemico, oltre che svelare i particolari poteri che loro utilizzano, per poi poterli fare nostri attraverso l’implementazione dei neuromod di cui vi abbiamo già parlato. Trasportati dalla main quest, ci troveremo ad affrontare anche le non meno importanti missioni secondarie, sempre legate a doppio filo all’avventura principale, il tutto con una qualità sempre tarata verso l’alto e una longevità in grado di sorprendere.
LA BELLEZZA DI TALOS I
Abbiamo ammirato la cura estrema riposta nella realizzazione della colossale Talos I. Tutto è stato sviluppato con minuziosa attenzione al dettaglio, dal salone principale al giardino botanico, dall’esterno ai corridoi più angusti della stazione. I ragazzi di Arkhane Studios, ancora una volta, sono riusciti nell’intento di donare personalità ad un luogo, ma soprattutto ad un contesto, più volte utilizzato in un videogioco. Tecnicamente il titolo non fa gridare al miracolo ma si difende bene, qualche incertezza sulla pulizia di alcune texture. Buona invece, la realizzazione dei volti, a nostro avviso convincenti, e quella dei nemici, sempre accompagnati da effetti speciali degni di nota. Tra i difetti, interpretabile a seconda dei gusti, una smussatura al sistema di shooting non avrebbe di certo guastato. Il nostro alter ego è apparso troppo rigido ed impacciato ma, volendo rifarci alla trama e a ciò che rappresenta il protagonista, questo aspetto può essere giustificato.
Concludendo, Prey si è dimostrato un ottimo prodotto ed in grado di convincerci sotto diversi punti di vista, da quello della varietà dell’azione a quello di metterci davanti ad una storia ben raccontata senza mai annoiarci. Ottima la colonna sonora e gli effetti audio, gradevole il doppiaggio. Arkhane Studios ha fatto, ancora una volta, centro!