Può un tenero orso essere il prescelto e salvare il proprio villaggio?
Il 2025 si sta dimostrando un’annata di qualità, con tante ottime uscite e titoli interessanti. Nel marasma dei giochi programmati per il mese di Giugno, fra il lancio di Nintendo Switch 2 e il suo fiammante Mario Kart World, l’atteso Death Stranding 2 e Raidou Remastered, tanto per citare giusto i nomi più grossi delle ultime settimane, spunta tiepidamente nel gruppo anche Ruffy and the Riverside, un plaform 3D indie che si rifà alle atmosfere dei classici del genere della quinta generazione di console.
Basterà un’estetica vintage e un coccoloso protagonista bidimensionale a conquistare il cuore dei giocatori? Lo scoprirete nella nostra recensione.
Versione Testata: PlayStation 5
Nel regno di Riverside la vita scorre tranquilla. Un giorno, però, la comparsa di alcune pietre misteriose mette in allarme Sir Eddler, una saggia talpa che decide di indagare chiedendo aiuto a Ruffy, un simpatico orsetto dotato di un portentoso potere magico, la capacità di “swappare” le texture degli oggetti, modificandone così l’aspetto e le proprietà.
Durante le indagini su queste strane pietre, qualcosa va storto e i due finiscono per liberare Groll, una malvagia entità imprigionata secoli prima proprio grazie al potere di quei frammenti. Con Groll di nuovo in libertà e Riverside nel caos, toccherà a Ruffy farsi carico dell’impresa di riportare la pace nel regno, così da impedire alla malvagia creatura di portare a termine il suo oscuro piano di conquista e distruzione.

La nostra missione principale, oltre a fermare Groll, sarà quella di ricomporre la scritta “hollywhoodiana” di Riverside che capeggia proprio sulla collina alle spalle del villaggio dove vive Ruffy e donargli nuovamente lo splendore di un tempo. Per farlo dovremo recuperare le lettere che compongono la scritta di Riverside, sparse nel mondo di gioco e ben custodite chissà dove.
Come accennato in apertura, Ruffy and the Riverside è un platform 3D che strizza l’occhio ai giochi di fine anni ’90 che tanto spopolavano su PlayStation e Nintendo 64, abbracciando nel suo sviluppo varie scuole di pensiero, da quella più adventure e narrativa fino alla deriva dei collect-a-thon (le ispirazioni non mancano di certo, da Banjo & Kazooie a Crash Bandicoot), con i suoi segreti da scoprire e sfide da portare a termine.

Alla base di tutto troviamo l’abilità di Ruffy, che gli permette di copiare il materiale di un oggetto per trasferirlo su un altro, permettendoci così di sbloccare passaggi o risolvere enigmi ambientali. Basterà puntare un oggetto per impadronirsi di una texture e trasferirla su un secondo oggetto, che cambierà non appena l’applicheremo, cambiando sostanzialmente materiale. Le situazioni messe in piedi da Zockrates Laboratories, gli sviluppatori di Ruffy and the Riverside, sono ingegnose e vi richiederanno di ragionare spesso “out of the box” per risolvere alcuni dei problemi che vi ritroverete ad affrontare nel corso dell’avventura.
Ed ecco che mirando un cespuglio e copiandone le foglie potremo sostituirle all’acqua di una cascata, creando così una pratica scala naturale o trasformare l’acqua in lava potrebbe permetterci di eliminare un nemico che ci blocca la strada. E quando non saprete più come andare avanti, dovrete ingegnarvi nel trovare l’oggetto giusto da “swappare” così da proseguire il vostro viaggio. Ruffy nella sua avventura non sarà solo, e ad accompagnarlo troviamo l’ape Pip, la quale ci aiuterà durante i salti, permettendoci di afferrarla in volo e planare gentilmente verso la nostra meta, così da allungare la distanza del nostro salto. Dal canto suo Ruffy può correre, sferrare colpi in sequenza con tanto di attacco caricato roteante alla Crash ed eseguire un classico “stomp attack”, colpendo i nemici dall’alto con il suo lato b.

Se le trovate di Zockrates Laboratories si fanno apprezzare per quasi tutta la durata del gioco, grazie anche ad una spiccata vena umoristica che pregna Ruffy and the Riverside, si sente la mancanza d un certo tipo di sfida tipica di questi platform, soprattutto nella pochezza delle Boss Fight proposte e che di solito rappresentano l’apice creativo di queste produzioni. Superare i vari enigmi proposti nel gioco, specie quelli legati ai collezionabili non è cosa da poco, ma si sente l’assenza di qualche cattivo di rilievo da battere, che oltre a qualche vis-a-vis con Groll, i momenti in cui “menare” le mani sono veramente pochi.
La prima cosa che salta all’occhio appena si poggia lo sguardo su Ruffy and the Riverside è sicuramente il suo stile grafico, che mescola in maniera deliziosa un mondo low poly 3D pulito e texturizzato grossolanamente, in pieno stile “nineties”, a personaggi bidimensionali disegnati ed animati a mano che abitano le terre di Riverside. Il design dei personaggi è originale, ed è impossibile non finire catturati dal fascino di ogni creatura che incontrerete nel gioco. Anche le animazioni convincono a pieno, specialmente quelle di Ruffy, dalla semplice “idle pose” che si attiverà non appena ci fermeremo sul posto a quelle di salti, pugni e giravolte. Insomma una piccola chicca da vedere e da giocare. L’unica pecca di questo connubio di generi la si riscontra durante le fasi platform più pure, dove a causa della differenza di dimensionalità fra il nostro personaggio e l’ambiente, a volte risulta difficile calcolare certe profondità durante i salti, obbligandoci a ripeterlo, magari anche più di una volta.

La mappa di gioco, che raccoglie tutti i nostri obiettivi e collezionabili, è spesso poco leggibile e confusionaria rendendo non troppo intuitivo capire dove ci stiamo dirigendo. Per fortuna è possibile settare un obiettivo da seguire, ed orientarci con una bussola semplificata nella parte alta dello schermo che ci consente di capire quasi immediatamente che direzione prendere. Ci sarebbe piaciuto avere a disposizione un sistema di viaggio rapido per raggiungere più velocemente alcuni punti di interesse, ma la presenza di una mezzo (una balla di fieno) ci consente di muoverci con più sprint all’interno dell’open map del gioco,
Anche dal punto di vista tecnico il gioco si comporta bene, pur con qualche piccola sbavatura. Si notano alcune incertezze nel frame rate (nonostante la nostra prova si sia svolta su PlayStation 5) e qualche piccolo bug qua e là, nulla di allarmante e facilmente risolvibile con le classiche patch di ottimizzazione, che speriamo arrivino presto per rendere impeccabile l’esperienza anche sotto questo aspetto.

Un po’ più anonima la colonna sonora, che ha i suoi momenti di simpatia con qualche brano canticchiato o più eccentrico nella composizione, ma nel complesso non c’è nulla che riesca a rimanere impresso in testa nelle diverse ore passate sul gioco.
Infine, nonostante una lista molto lunga di lingue presenti in cui è stato adattato il gioco, salta l’appello l’italiano, una mancanza di per sé non troppo significativa per la mole abbastanza limitata di testi (pur non essendo la narrativa un elemento secondario) ma che lo diventa per quell’utenza più giovane, proprio quella a cui il genere platform è particolarmente indicato.
Ruffy and the Riverside è un’opera prima deliziosa e ben confezionata dallo stile unico, che omaggia il genere platform degli anni ’90 in un’ottica decisamente più contemporanea e stravagante. Le idee dietro le abilità di Ruffy nello “swappare” le texture funzionano e si legano a doppio filo alle meccaniche alla base del gioco, che in più di un’occasione spingono i giocatori in vere e proprie sfide all’intelletto per essere superate. Nell’ottica di un seguito, che ci auguriamo di cuore si concretizzi, c’è da sistemare qualcosa qua e là, come ad esempio l’aggiunta di qualche boss fight degna di questo nome, l’unico vero neo di questo primo capitolo.