Sex Education – La Recensione della Stagione 3

Tornano i ragazzi di Moordale!

Sex Education 3, ecco cosa ne pensiamo

Grazie a Netflix abbiamo avuto la possibilità di vedere in anteprima la terza stagione di Sex Education, scritta da Laurie Nunn e in arrivo il prossimo venerdì 17 sulla piattaforma streaming. Prima di addentrarci un po’ di più nei nuovi episodi, però, facciamo un passo indietro per riprendere da dove eravamo rimasti. 

Alla fine della seconda stagione, il preside Michael Groff è stato cacciato non solo da scuola, ma anche da casa; Eric e Adam sono diventati finalmente una coppia; Jackson è riuscito ad accettare i suoi problemi di ansia; Jean si è trovata alla prese con una gravidanza inaspettata e Otis ha dichiarato con un messaggio il suo amore per Maeve, che Isaac – per gelosia – ha cancellato, onde evitare che il rapporto tra lei e Otis potesse avere un risvolto inaspettato.

Nuovi temi e personaggi

In Sex Education 3 assistiamo a un’evoluzione delle tematiche affrontate nelle stagioni precedenti; dopo che la clinica del sesso è stata chiusa, infatti, la storia non ha più al centro l’”educazione sessuale” in senso stretto, piuttosto si focalizza sulla difficoltà dei giovani nel saper gestire le relazioni, importanti o meno, e sulla tematica del gender. Ma la serie non si limita a questo, infatti, trovano spazio anche la disabilità, la famiglia e la violenza sessuale; unico comun denominatore: insegnare ai giovani l’importanza di rimanere fedeli a se stessi e continuare a lottare per i propri sogni, nonostante tutto.  

Parlando, invece, dei nuovi protagonisti di questa terza stagione, quella che più di tutti si distingue è senz’altro la nuova preside di Moordale, Hope – interpretata da Jemima Kirke di Girls – che, a dispetto della sua giovane età e del suo modo di relazionarsi con gli studenti, ha intenzione di riformare il liceo, facendolo tornare ai vecchi “fasti”, a partire dalla reintroduzione delle divise e a norme di comportamento più severe. Una scelta narrativa sui generis e apprezzabile, dato che spesso nelle serie tv di questo genere i giovani adulti, soprattutto se rivestono posizioni di potere, incarnano il simbolo della rivoluzione e della rottura di valori retrogradi. D’altra parte, non è necessariamente vero che un giovane sia mentalmente più aperto, per cui è stato interessante conoscere un’altra faccia della medaglia. 

Come anticipato, Sex Education 3 continua ad esplorare tanti altri temi legati alla sfera dell’identità di genere, come quello del non binary, decisamente poco raccontato nelle serie per adolescenti e di cui, in generale, si sa ancora troppo poco. Essere non binary vuol dire, infatti, non sentirsi completamente appartenenti né al genere maschile, né a quello femminile, uscendo così dal “binario” di genere.

La questione emerge con l’arrivo a scuola di Cal, che sebbene sia biologicamente nata di sesso femminile, non si riconosce nel proprio corpo e questo le crea difficoltà nell’accettarsi. Ma nel suo percorso non sarà sola, perché Jackson – rimasto affascinato da Cal – sarà colui che l’aiuterà a scoprirsi piano, piano, senza timore di essere giudicata/o. 

Sex Education 3 si conferma una serie che parla direttamente ai ragazzi, esortandoli a vivere la propria sessualità in maniera fluida, ma educandoli a dare importanza ai legami e all’aspetto più “romantico” dei rapporti, che siano d’amore o di amicizia. Non di meno, si fa ottimo esempio per gli adulti, che forse spesso non comprendono o non conoscono le dinamiche sociali dei giovani di oggi: giovani che vogliono poter scegliere per se stessi, senza limiti legati alla sessualità o identità. 

Conclusioni

Concludendo, possiamo dire che anche questa nuova stagione si mantiene in linea con le precedenti sia nel ritmo, nel modo in cui vengono affrontate le tematiche principali, che nel tono, ancora una volta incredibilmente tragicomico, se non a tratti addirittura grottesco. I momenti comici e quelli più drammatici sono ben bilanciati e le puntate scorrono con piacere, senza risultare pesanti. 

Certo, non è una serie esente da difetti; alcune dinamiche risultano “telefonate” e qualche puntata manca di forza narrativa. Comunque sia, nel complesso è uno di quelle serie jolly da guardare quando si cerca qualcosa di non troppo impegnativo, ma che al tempo stesso ci faccia riflettere.