Shadow of the Damned è di nuovo qua!
Shadow of the Damned è un videogioco che, sulla carta, non dovrebbe esistere. Un concentrato di follia reso possibile dal team di sviluppo più improbabile di sempre. Alla direzione troviamo l’italiano Massimo Guarini (Last Day of June, Naruto: Rise of a Ninja), qui in veste anche di sceneggiatore insieme a quel Suda 51 di The Silver Case, No More Heroes e Lollipop Chainsaw. Alla colonna sonora, invece, ha lavorato nientemeno che Akira Yamaoka, celebre per aver dato vita alle musiche della saga di Silent Hill. E chi potrebbe credere in un progetto tanto folle al punto da entrare come Producer? Shinji Mikami, il papà di Resident Evil.
Insomma, come abbiamo già affermato: Shadow of the Damned è un gioco che non dovrebbe esistere. Eppure il gioco ha raggiunto gli scaffali (fisici e digitali) di tutto il mondo nell’ormai lontano 2011, conquistando gran parte del pubblico amante degli sparatutto in terza persona dalle tinte horror.
Facciamo un salto in avanti di tredici anni. Shadow of the Damned è ricordato con sincera nostalgia da coloro che lo hanno giocato. La difficoltà nel reperire il titolo sviluppato da Grasshopper Manufacture ha inoltre contribuito a incrementarne la fama, permettendo così al gioco di diventare una sorta di opera di culto come accade con alcuni B-Movie. Conscia di questa situazione, NetEase Entertainment Interactive ha quindi deciso di dare vita alla Hella Remastered, versione ammodernata e ripulita del titolo pensata per i giocatori PC e per i possessori della console più moderne. Ma basterà questo mix tra nostalgia e follia a rendere Shadow of the Damned un videogioco imprescindibile per il pubblico odierno? Ragioniamoci insieme.
PAZZO, MA DANNATAMENTE AFFASCINANTE
La storia di Shadow of the Damned ha come protagonista Garcia Hotspur, un cacciatore di demoni odiato dalle creature dell’aldilà. Un odio tale da spingere le forze del male, capeggiate dal crudele Fleming, a vendicarsi del nostro eroe trascinando la sua fidanzata Paula all’inferno per torturarla in eterno. Garcia decide quindi di intraprendere un lungo viaggio per salvare la propria amata. Il cacciatore di demoni non sarà solo in questa folle avventura. Al suo fianco, infatti, troviamo il demone Johnson, capace di trasformarsi in diverse tipologie di arma, in una moto e in una torcia perfetta per illuminare gli angoli più oscuri del regno dei non-morti.
La trama scritta dal duo Guarini-Suda non sarà la più originale di sempre, ma vanta un tono umoristico ed esagerato incredibilmente riuscito. Il gioco alterna continuamente situazioni horror a gag capaci di strappare ben più di qualche sorriso al giocatore. Il folle mondo medievale che rappresenta l’inferno secondo Grasshopper Manufacture è molto affascinante, mescolando toni onirici a elementi apparentemente no-sense. L’utente si sente quindi spaesato mentre avanza in un contesto con regole e caratteristiche tanto lontane dalla nostra realtà. Questa confusione si trasforma però in costante interesse, invogliando il giocatore a non mollare la stretta sul pad e a scoprire gradualmente la lucida follia del team nipponico.
UN CLASSICO INFERNALE
Esattamente come il comparto narrativo, anche il gameplay di Shadow of the Damned non ha subito alcuna modifica in questa nuova iterazione del titolo. Il risultato è quindi lo stesso del 2011, ovvero uno sparatutto in terza persona che ricalca Resident Evil 4 e che alterna enigmi a combattimenti contro orde di avversari. Sia chiaro: l’opera di Grasshopper Manufacture non vanta lo stesso tecnicismo del succitato capolavoro Capcom con protagonista Leon Kennedy. Il gunplay è infatti molto più approssimativo e anche i movimenti di Garcia appaiono visibilmente più legnosi. Si tratta di difetti già riscontrati all’epoca, ma che nel 2024 rischiano di apparire ancora più evidenti agli occhi di coloro che sono ormai abituati alle produzioni più recenti.
Shadow of the Damned: Hella Remastered sarà anche un titolo imperfetto, ma riesce comunque a divertire il giocatore dal primo all’ultimo minuto di gioco. Il merito va soprattutto alla costante alternanza di puzzle e scontri, per non parlare delle assurde boss fight con nemici da sconfiggere usando sia la testa che la propria abilità con le varie bocche da fuoco. Se amate questo genere di gioco e riuscite a contestualizzare il gameplay di Shadow of the Damned al suo periodo di uscita potreste trovarvi di fronte a un’opera meritevole di attenzione e in grado di farvi passare una decina di ore con il sorriso stampato sula faccia.
UNA REMASTERED TRABALLANTE
Se da questa Hella Remastered vi aspettavate un lavoro sopraffino dal punto di vista grafico, è molto probabile che rimarrete delusi. Gli sviluppatori hanno lavorato sul migliorare la risoluzione e il titolo raggiunge ora i 4K e un frame rate (abbastanza) stabile, ma pecca di qualsiasi forma di personalizzazione. Su PC, infatti, l’interfaccia e le opzioni sono ridotte al minimo, impedendo ai giocatori di dare vita alla propria configurazione ideale o anche, banalmente, di capire come stia girando il gioco. In ogni caso, la resa finale è comunque godibile, pur con tutte quelle imperfezioni e limitazioni tipiche di un titolo nato nell’epoca PlayStation 3 e Xbox 360.
Nulla da dire, invece, sul comparto sonoro. Le musiche di Akira Yamaoka regalano forti emozioni ancora al giorno d’oggi e i dialoghi sono ben recitati dagli attori inglesi. Non masticate la lingua d’Albione? Nessun problema: Shadow of the Damned: Hella Remastered è interamente sottotitolato in italiano, permettendo a chiunque di godere della folle avventura di Garcia Hotspur.
IN FONDO VA BENE COSÌ…
Shadow of the Damned: Hella Remastered non è una riproposizione perfetta di un titolo impeccabile. Anzi. Shadow of the Damned: Hella Remastered è una trasposizione pigra di un gioco brillante, ma con dei limiti già nel 2011. Nonostante questo, però, siamo di fronte a un’opera ricca di carisma, divertente da giocare e forte di un mix di fattori in grado di renderla unica anche a distanza di tredici anni. Se amate gli sparatutto in terza persona e gradite i toni horror provenienti dalle opere di Shinji Mikami, molto probabilmente vi innamorerete di ogni singolo frame di questa folle corsa infernale. Una corsa non priva di difetti, ma che in fondo piace anche per questo suo fare svogliato, perfettamente in linea con il suo protagonista.