Sono 13 le nomination agli Oscar 2018 per La forma dell’acqua – The Shape of Water, la sorprendente favola d’amore nata dal genio creativo del regista, sceneggiatore, produttore e scrittore messicano Guillermo Del Toro al cinema dal il 14 febbraio con 20th Century Fox. Il film, tra le pellicole con più candidature nella storia degli Academy Awards e già Leone d’Oro alla Mostra Internazionale d’Arte cinematografica di Venezia 2017, è stato candidato nelle categorie: Miglior film, Miglior regista, Miglior attrice protagonista a Sally Hawkins, Miglior attrice non protagonista a Octavia Spencer, Miglior attore non protagonista a Richard Jenkins, Miglior sceneggiatura originale, Miglior montaggio, Miglior scenografia, Miglior fotografia, Migliori Costumi, Miglior montaggio sonoro, Miglior sonoro e Miglior colonna originale.
Del Toro ideatore di creativi universi immaginativi ha voluto realizzare una leggenda senza tempo miscelando il tema dell’amore a quello crudo della guerra fredda. Il suo ambizioso progetto ha portato Elisa, la sua protagonista muta, a vagare attraverso scenografie epiche: dal laboratorio tenuto segreto dal governo americano dove lavora, all’umile e accogliente oasi rappresentata dall’accogliente appartamento che la protegge di notte poggiato sulla sala di un vecchio cinema del Maryland (Baltimora), che desterà l’attenzione della creatura anfibia che animerà il film e il cuore della sensibile donna.
Dopo aver visionato innumerevoli materiali fotografici di archivio per la creazione delle scenografie, Del Toro ed il production designer Paul Austerberry hanno iniziato a dare vita all’universo visionario del regista. “Guillermo – ha raccontato Austerberry – ripete sempre che per prima cosa occorre creare un luogo ben radicato nella realtà in modo che diventi poi fantastico, quindi abbiamo tenuto conto del periodo storico in cui ha deciso di ambientare la storia. Il laboratorio in cui è situata la piscina coperta che ospita la creatura ha delle influenze high tech mantenendo l’aspetto di una sala degli orrori. Non volevamo un laboratorio sterile e luminoso, piuttosto l’idea era quella di realizzare un ambiente che creasse inquietudine – ha aggiunto – La stanza della creatura è un labirinto di condutture, canali e camere cilindriche”. Guillermo Del Toro voleva trasmettere l’idea di un’officina medioevale, non moderna, un luogo che fosse simile ad una prigione con catene e tavoli chirurgici; a sua volta Austerberry è addirittura ricorso a delle immagini di una casa di curafrancese o a delle vecchie foto di architetture portoghesi che riproducevano mosaici di piastrelle i cui colori,verdi e blu, hanno ispirato il regista anche nelle fasi successive di realizzazione.