Shinobi: Art of Vengeance – La Recensione

Shinobi: Art of Vengeance

Negli ultimi anni SEGA ha riportato in vita serie storiche e con Shinobi: Art of Vengeance, affidato a Lizardcube, rilancia Joe Musashi in un action 2D moderno e raffinato. Gameplay profondo, arte straordinaria e colonna sonora evocativa ne fanno un ritorno imperdibile.

SEGA è una delle multinazionali videoludiche più longeve della storia con un bagaglio di titoli pressoché infinito. Negli ultimi anni la società ha deciso di dedicarsi al rinnovamento del proprio patrimonio storico, riportando alla luce serie iconiche che sembrano essere destinate all’oblio. Ecco che dopo il ritorno di Streets of Rage 4 e la rinascita di Wonder Boy: The Dragon’s Trap, la compagnia nipponica ha nuovamente deciso di affidare agli sviluppatori parigini di Lizardcube il difficile compito di riportare in vita Shinobi: Art of Vengeance, un titolo che per i giocatori più giovani potrebbe dire molto poco, ma per i videogiocatori delle sale giochi degli anni 80 e 90 rievoca sicuramente ricordi indelebili.

Nonostante, infatti, varie iterazioni anche su console con l’ultima datata 2011 per Nintendo 3DS, il successo iniziale non è mai stato eguagliato col rischio di finire nel dimenticatoio. Il risultato finale di questo nuovo capitolo è quello di un gioco che non si limita soltanto a rispolverare un marchio leggendario, ma lo rilancia con la forza di una produzione moderna che unisce anima orientale con riferimenti occidentali così da renderlo capace di conquistare veterani e nuove generazioni.

Versione testata: PlayStation 5

Un eroe senza tempo

Il protagonista è nuovamente Joe Musashi che ritorna per difendere la Terra da una nuova terribile minaccia. Non aspettatevi nulla di complesso, dopotutto la filosofia è pur sempre quella di un gioco nato per cabinati, tuttavia la storia riesce comunque a mostrare un lato inaspettato concentrandosi anche sul conflitto personale del guerriero. La domanda a cui deve rispondere è se agire per vendetta o per il senso di giustizia.

Davanti a lui emerge un clan annientato, la famiglia minacciata e l’ombra del malvagio Lord Ruse che fa capolino attaccando il villaggio degli Oboro con la sua corporazione militare. Le tre cose delineano un contesto narrativo che, pur senza raggiungere la complessità di un action story-driven contemporaneo, riesce a dare spessore al protagonista e a motivare ogni passo della sua missione e delle sue scelte. La storia è anche facilmente comprensibile grazie a semplici dialoghi doppiati in inglese (o in giapponese) e tradotti in italiano tramite le classiche finestrelle su schermo.

Shinobi: Art of Vengeance

In questo bisogna fare un plauso a Lizardcube che ha scelto di rispettare la tradizione della saga. La storia non è mai il fulcro del titolo, ma semplicemente un filo conduttore che consente al giocatore di comprendere alcune scelte e di dare concretezza ai diversi scenari. In ogni caso sono trascorsi quasi 40 anni dalla versione originale di Shinobi: Art of Vengeance e gli sviluppatori hanno svolto un buon lavoro di caratterizzazione rendendolo più curato rispetto al passato. Joe, quindi, non è più solo un eroe silenzioso chiamato a svolgere i suoi complessi compiti, ma è anche un guerriero tormentato, costantemente sospeso tra l’onore del samurai e l’oscurità della voglia di rivalsa e vendetta.

Un gameplay affilato come una katana

Come nel titolo del 1987, anche in questo caso il cuore pulsante resta il gameplay. In questa nuova edizione, non si limita a riproporre le formule classiche della saga (anche perché la natura eccessivamente arcade cozzerebbe con le richieste contemporanee), bensì le rinnova con una struttura più moderna e stratificata. Il sistema di combattimento è intuitivo e immediato, ma anche incredibilmente profondo. Colpi leggeri e pesanti si mescolano generando combo spettacolari, amplificate da dash fulminei e poteri elementali che permettono approcci diversi a seconda delle situazioni vista anche la grande varietà di avversari, ciascuno con pattern e difese peculiari.

Kunai, barriere difensive e tecniche speciali arricchiscono ulteriormente le possibilità creando una danza letale che premia la precisione e la creatività del giocatore. Tutto questo è possibile anche grazie a un level design ben curato che miscela con abilità azione e platform, proponendo sfide che richiedono tanto riflessi quanto pianificazione e una buona strategia di attacco e movimenti. Alcuni livelli presentano persino delle strutture metroidvania, offrendo aree segrete e ricompense che invitano a tornare indietro non appena vengono sbloccate nuove abilità.

Quasi ogni mappa presenta sezioni pensate per sfruttare ogni abilità in combinazione, premiando la bravura del giocatore. Inoltre, grazie ai teletrasporti tra checkpoint e alla possibilità di interrompere un livello per riprenderlo più avanti, l’esplorazione resta centrale. Ovviamente non è obbligatoria perché si può arrivare alla fine senza compiere deviazioni, ma farlo significherebbe non scoprire segreti, non raccogliere reliquie e non imparare arti ninja denominate ninpo e che arricchiscono il gameplay con nuove tecniche e poteri incredibili.

In quest’ultimo caso è importante sottolineare come anche i potenziamenti siano spesso riservati al superamento di sezioni platform complesse o da battaglie contro le squadre d’élite. Shinobi: Art of Vengeance non è definibile un gioco punitivo, tuttavia i nemici non sono banali e i checkpoint non sono sempre distribuiti nei punti più ottimali. A compensare questo aspetto ci pensano le vite infinite e le rigenerazioni intermedie che rendono l’esperienza più accessibile.

Shinobi: Art of Vengeance

Non possono mancare, poi, le boss fight che rappresentano il culmine del percorso. Come se fossero degli esami conclusivi, in questi eventi ognuno mette alla prova un aspetto specifico del sistema di combattimento trasformando ogni battaglia in un puzzle di azione e studio tattico da risolvere con precisione e attenzione.

Al contempo, proprio i boss rappresentano l’elemento più controverso del titolo: ben progettati e creativi, ma non particolarmente ostici. Se si riesce a potenziare ottimamente Musashi, molti vengono sconfitti in pochissimo tempo già al primo tentativo. Questo si traduce in una grande accessibilità, ma anche in uno scarso senso di appagamento e soddisfazione. Nonostante ciò, il titolo scorre senza intoppi dall’inizio alla fine anche grazie alle animazioni fluide a 60fps che consentono di godere appieno di ogni istante.

L’endgame come riempitivo poco soddisfacente

Andando verso la conclusione del gioco, c’è un aspetto del gameplay che non convince del tutto. Una volta completata la storia, si sbloccano le modalità boss rush e arcade. La prima è chiara e immediata: una serie di scontri consecutivi che rappresentano probabilmente la sfida più alta del gioco e che alzano nettamente l’asticella della complessità. La seconda, invece, introduce un sistema a punteggio attraverso tutti gli stage principali, valutando parametri come il tempo di completamento, il numero di nemici abbattuti e il ritrovamento delle aree segrete nella loro forma originale. Si ottengono inoltre punti extra eliminando i boss con le esecuzioni o completando le battaglie senza subire colpi.

Shinobi: Art of Vengeance

Sulla carta, la modalità arcade sembra un’aggiunta interessante perché ricorda l’anima dei cabinati, tuttavia alla lunga diventa ridondante trattandosi degli stessi scenari riproposti con l’assenza della storia. Quindi si rigiocano i livelli, stavolta per inseguire un punteggio, si cerca di farlo nel modo più pulito e rapido possibile e nulla di più. Non è certo un difetto enorme, soprattutto considerando che parliamo di una modalità opzionale pensata per il post-game, ma un design orientato a mini-aree o sfide di speedrun su sezioni compatte avrebbe avuto, forse, una resa più adatta.

Arte in movimento e in ascolto

Proprio dal punto di vista grafico, qui si può osservare un altro pezzo forte di Shinobi: Art of Vengeance. Lizardcube è divenuta celebre, negli anni, per la grande maestria nel trasformare i videogiochi in opere d’arte e con questo titolo si sono superati. Niente pixel art nostalgica o riferimenti al passato: qui ogni animazione è disegnata a mano con uno stile unico che fonde le illustrazioni tradizionali giapponesi con i moderni effetti digitali.

Ognuno dei 14 scenari sembra un dipinto: villaggi immersi nella nebbia mattutina, festival illuminati da lanterne e fuochi d’artificio, rovine infestate da demoni ancestrali, fino a città futuristiche in fiamme. La palette cromatica cambia costantemente, riflettendo il ritmo della narrazione e amplificando la tensione di ogni scontro.

Shinobi: Art of Vengeance

Anche i nemici, dalle truppe militari ipertecnologiche agli spettri del folklore nipponico, sono realizzati con una cura quasi maniacale e sono coerenti con le varie ambientazioni. Le animazioni sono fluide, dinamiche, e trasmettono la sensazione di assistere a un vero e proprio film d’animazione interattivo.

Per immergere ulteriormente il giocatore all’interno di questo vasto mondo di gioco, vi è anche un comparto sonoro altrettanto riuscito. Le musiche vedono la collaborazione di Tee Lopes e, soprattutto, Yuzo Koshiro, un musicista molto conosciuto dai fan di lunga data di SEGA. Ogni brano fonde strumenti tradizionali giapponesi, come shamisen e shakuhachi, con chitarre elettriche e sintetizzatori moderni, in un equilibrio che riflette perfettamente la natura ibrida del titolo.

Il risultato è una colonna sonora che accompagna l’azione con energia e solennità, alternando momenti epici ad atmosfere mistiche. Le voci dei personaggi aggiungono ulteriore immersività, pur mantenendo Joe Musashi come figura di poche parole, fedele alla sua essenza.

Conclusioni

In conclusione è facilmente comprensibile come Shinobi: Art of Vengeance sia molto più di un’operazione nostalgia: è la dimostrazione che una saga storica può rinascere con dignità e ambizione, trovando una nuova identità senza perdere il legame con le proprie radici.

Shinobi: Art of Vengeance

Lizardcube si conferma uno degli studi più interessanti in circolazione riuscendo a confezionare un titolo che non solo onora l’eredità di SEGA, ma che si pone come uno dei migliori action 2D degli ultimi anni. La sua miscela di estetica raffinata, gameplay solido e colonna sonora evocativa rende questa avventura un’esperienza imprescindibile per gli amanti del genere. Joe Musashi è tornato, quindi, in grande forma, e con lui l’essenza stessa del videogioco d’azione: pura, elegante, implacabile.

Shinobi: Art of Vengeance è disponibile per Nintendo Switch, PlayStation 4, PlayStation 5, Windows PC, Xbox One e Xbox Series X e Series S.

Shinobi: Art of Vengeance
Shinobi: Art of Vengeance
Pro
Storia inaspettatamente profonda
Sistema di combattimento ricco e variegato
Stile artistico e musicale di grande impatto
Nemici e boss ben caratterizzati...
Contro
...i secondi potrebbero risultare un po' troppo semplici da sconfiggere
Alcuni elementi platform nelle fasi avanzate risultano eccessivamente ostici
Modalità Arcade poco incisiva
9
Voto