Soldado: il sequel non perfetto di Sicario – Recensione

Soldado mostra tutta la bravura di mostri sacri del cinema sia attoriale che registico, ma molte sbavature non lo rendono perfetto.

Soldado è il sequel di Sicario e non è semplice poterne parlare perché quest’ultimo si porta un fardello di importanza non da poco. Sicario è uscito nel 2015 ed è stato diretto da Denis Villeneuve in maniera quasi impeccabile a tal punto da ricevere tre nomination agli Oscar e ai BAFTA oltre che un numero veramente alto di altre candidature in concorsi di settore abbastanza prestigiosi. In Soldado Villeneuve ha passato il testimone all’abile regista italiano Stefano Sollima celebre per aver diretto serie come Gomorra o Suburra. Questo non solo rende merito all’indiscutibile talento di Sollima, ma anche allo straordinario sceneggiatore Taylor Sheridan che è giunto alla sua quarta sceneggiatura a tema confermando di avere una visione molto lucida dell’attuale panorama politico e sociale statunitense a tal punto da poterla condividere con estrema facilità e versatilità anche con un regista proveniente da un altro continente e da tutt’altro background sociale e culturale. Partendo da questi presupposti, come si presenta questo film?

Fin dalla trama si può notare come Sheridan non cade nella trappola della ripetizione quindi siamo dinnanzi ad un sequel, ma non ad una copia. Ha deciso di non segue minimamente la storia del primo film e ha scelto di spostare la sua attenzione verso altri temi, simili e coerenti con quelli di Sicario, ma differenti. Ad esempio, se nel primo film seguivamo le vicende di una giovane agente dell’FBI ai suoi primi incarichi qui osserviamo le vicende dell’agente della CIA Matt Graver (Josh Brolin) e il misterioso e pericoloso sicario colombiano Alejandro (Benicio del Toro). Tutto inizia da un attentato suicida sul suolo americano per opera di un presunto clandestino messicano che aveva da poco superato il confine, ma poco dopo altri attentati si susseguono anche oltre il confine e si scopre che i cartelli della droga non contrabbandano solo sostanze stupefacenti, ma soprattutto terroristi. A questo punto Graver, per fermare tutto questo, decide di organizzare un finto rapimento con lo scopo di causare una guerra tra i vari cartelli messicani e quindi decide di rapire Isabel Reyes (Isabela Moner) figlia del più importante narcotrafficante del mondo. Il piano iniziale va come previsto, ma il resto no a causa di intrighi tra narcos e polizia corrotta.

La trama sembra abbastanza lineare, ma purtroppo pecca di alcuni punti morti davvero inspiegabili all’inizio e alla fine, con un bruttissimo elemento centrale. All’inizio si pensa che a capo di tutti gli attentati ci fossero una banda di terroristi eritrei in accordo con i terroristi yemeniti e quindi si osserva la volontà da parte di Graver di scoprire la verità torturando psicologicamente il capo degli eritrei. Questo personaggio non lo vedremo mai più per tutto il film, non si capisce né che fine faccia né la sua importanza, ma il tutto ci viene chiuso con la frase: “arriverò ad uccidere il tuo fratello più importante e a quel punto parlerai” dopo che già ne aveva ucciso uno a distanza. A quel punto la storia si sposta negli Stati Uniti e nel Messico dove per “magia” si scopre che ala base di tutto questo potrebbero esserci il cartello messicano. Si vede la storia di un piccolo sicario interpretato da Elijah Rodríguez che viaggia parallelamente alla storia principale, ma il binario di partenza non viene più intrapreso.

ADESSO UNA PICCOLA PARTE CON SPOILER, SI PREGA DI CONTINUARE A LEGGERE DA “ADESSO NESSUNO SPOILER”.

Ad un certo punto, dopo aver rapito, ucciso gli uomini e i familiari dell’eritreo iniziale e averlo minacciato di sterminare la sua famiglia, dopo aver avviato una sorta di guerra in Messico e aver ucciso una serie di scagnozzi del cartello, Cynthia Foards (Catherine Keener) ovvero una funzionaria del Governo statunitense in stretto contatto col Presidente degli Stati Uniti informa Graver di aver concluso le ricerche sugli attentatori e aver scoperto che erano tutti cittadini americani rendendo di fatto inutile tutto ciò che era stato fatto. A quel punto quale è la scelta migliore? Di tagliare i rapporti con Alejandro e Isabel Reyes con la possibilità di ucciderli. Quindi non solo non si è capito il senso di quella spedizione in Eritrea che è sembrata più una volontà di allungare il brodo che altro, ma di fatto tutto il film e la trama vengono smontate con una sola affermazione. Il finale poi è ancora peggio del previsto poiché, dopo che Alejandro era riuscito a salvarsi da uno sparo in pieno viso che gli aveva trapassato da parte a parte la bocca, si vede lui un anno dopo con un viso perfetto che va a trovare il suo esecutore, ovvero il ragazzino interpretato da Elijah Rodríguez che stava seguendo un binario parallelo alla storia principale, ma che invece si trova a chiudere il film. Di fatto è sembrata più la conclusione di una puntata di una serie Tv perché non si è più saputo nulla di Isabel Reyes che nel frattempo era stata stranamente salvata e portata in America da Graver. Si sono quindi intrecciati i due binari, annullando di fatto quello principale che resta senza risposte.

ADESSO NESSUNO SPOILER

Dal punto di vista della recitazione, squadra che vince non si cambia, ma è cambiata la protagonista. Emily Blunt, assente per ragioni morali, è stata sostituita con la giovanissima Isabela Moner che riesce a districarsi con grande abilità e intraprendenza in una terra piena di lupi. In questo modo si è data dimostrazione che Soldado è un film tesissimo fin dalla prima scena, ma a volte molto scontato perché inevitabilmente si è pronti ad attendere qualcosa di spiacevole. In ogni caso la Moner riesce ugualmente a tenere testa a due mostri sacri quali Brolin e del Toro. Poco spazio per Catherine Keener, ma che riesce ugualmente a mostrare il governo USA come pronto a tutto, spietato e spregiudicato. Viene infatti mostrata una parte nascosta dell’America disposta a qualsiasi nefandezza pur di raggiungere i propri scopi, nefandezze che però sono fin troppo facilitate in questo Soldado perché comunque i protagonisti devono sempre avere la meglio, ma quasi mai vedono il loro lavoro in pericolo se non nelle fasi finali del film. Si può, però, dire che mostra un’America priva di moralismi come ci hanno da sempre insegnato vari governi che da Nixon arrivano a Trump.

Tecnicamente ci sono più alti che bassi. Sollima sa girare e si vede. Non ci si poteva immaginare potesse realizzare un action movie di questo livello con rimandi evidentissimi a opere come Mann e Bigelow oltre, che, ovviamente a Sicario del collega Villeneuve. Soldado è adrenalinico, ma in alcuni frangenti è anche calmo e psicologico. Vi sono piani sequenza mozzafiato e scene d’azione al cardiopalma davvero belli, peccato per due piccole sfumature di irrealismo che vanno al di là della sospensione dell’incredulità. In una scena, infatti, si vedono Alejandro e compagni assassinare dei membri del cartello in piena strada senza però nessuno che si spaventi al suono delle pistole. Addirittura si vede sullo sfondo un uomo in maglia rossa che con nonchalance si siete su una panchina a leggere un giornale. Altra scena è verso la metà del film dove nel corso di una focosa sparatoria, un collaboratore di Graver, Steve Forsing (Jeffrey Donovan), viene sparato vistosamente ad una mano, ma nella scena subito dopo si vede lui a terra che si tocca il petto e dice ai suoi compagni di non preoccuparsi perché il giubbotto antiproiettile lo aveva salvato.

Al di là delle sbavature tecniche, è la sceneggiatura e il montaggio ad avere dei problemi. Sia chiaro Taylor Sheridan è abilissimo a mostrare un’America molto guerrafondaia e menefreghista e sostanzialmente rispetta la realtà dei fatti, ma alcune cose potevano essere decisamente gestite meglio. Il cliffhanger finale non è da film, ma da serie Tv e parte della carne messa a cuocere, meritava di essere cotta meglio. Il film è divertente, adrenalinico e intenso, ma in alcuni frangenti ha peccato di ingenuità notevole.

Soldado
Pros
Cons
6
Voto