Soulmates, fino a dove vi spingereste se poteste conoscere la vostra anima gemella?
Prodotta da AMC e distribuita in Italia da Prime Video, Soulmates è la nuova serie creata da William Bridges e Brett Goldestein. Le puntate saranno disponibili in streaming dal prossimo 8 febbraio.
Lo show televisivo affronta la delicata tematica della solitudine e della ricerca forzata della felicità, da trovare in quella che viene definita “l’anima gemella”. Ognuno di noi ne ha una e, come ci dice lo spot all’inizio delle puntate, è possibile identificarla. Come? Tutto grazie a un semplice test.
Questa, in estrema sintesi, è la premessa da cui poi si evolveranno le sei storie, tutte autoconclusive e con protagonisti diversi.
Con chi decidiamo di trascorrere il resto della nostra vita è certamente una domanda che tutti, almeno una volta, ci siamo posti. Soulmates ha provato a dare una risposta a questa domanda, contestualizzandola in un futuro (non poi troppo lontano) in cui la scienza ha fatto luce su questo dilemma, tanto grande e tanto importante. Il famoso test, di cui accennato all’inizio, non è altro che un innovativo meccanismo tecnologico che, accedendo al DNA di una persona, ne determina il partner ideale. Questo test, con il risultato che ne deriva, porta chi si sottopone a esso a fare i conti con le conseguenze delle proprie azioni, una volta che decideranno di conoscere la propria anima gemella.
Coppie sposate si chiedono se abbia senso portare avanti la loro relazione, persone single aspettano con ansia il risultato del test per gettarsi tra le braccia della loro metà e coppie appena formate che si chiedono se non stanno correndo un po’ troppo.
La narrazione
Potenzialmente, Soulmates incarna tutto quello che dovrebbe avere uno show televisivo a tratti distopico, a tratti sci-fi. Eppure, ciò che dovrebbe essere la sua forza, cioè la riflessione esistenziale riguardo i rapporti amorosi, finisce per esaurirsi in poco tempo. Passa in secondo piano e lascia il posto a plot twist narrativi che poco hanno a che fare il tema centrale da cui parte il racconto.
Un’altra cosa poco chiara è come queste anime gemelle, in un modo o nell’altro, si rivelino tutte figure estremamente negative per la la persona che decide di mettersi sulle loro tracce. È vero, si tratta di una serie anti-utopica, quindi è normale che le storie rappresentate negli episodi non abbiano un lieto fine vero e proprio. Ma il test viene descritto come accurato scientificamente e, di conseguenza, dovrebbe effettivamente portare chi lo fa a incontrare la persona “scientificamente” giusta. Questa cosa è comprovata dal fatto che nessuno mette in dubbio l’attendibilità dei risultati stessi, il che pare curioso nel momento in cui tutta questa presunta felicità viene meno. I protagonisti, infatti, non si chiedono mai se il test sia accurato al cento percento, piuttosto se può valere la pena cambiare vita. Il che è un po’ diverso.
Detto ciò, alcuni (seppur in minoranza) episodi di Soulmates hanno, comunque, il pregio di avere personaggi ben strutturati e storie avvincenti, favorendo un ritmo incalzante. Perché di base, il messaggio che la serie manda allo spettatore rimane invariato, anche se riproposto in chiave diversa. L’episodio sicuramente meglio concepito è il primo, con Sarah Snook nel ruolo della moglie in conflitto con se stessa. Vediamo il malessere della donna farsi strada dentro di lei piano, piano, dato dalla consapevolezza di perdere il controllo della propria vita se dovesse scegliere di fare il test. Un’interpretazione profonda che lascia lo spettatore con l’amaro in bocca; personalmente, alla fine di questa puntata ho provato la stessa sensazione di quando ho visto l’epilogo di La La Land.
Conclusioni
Come anticipato, Soulmates ha di interessante il fatto di interrogare lo spettatore sul concetto di solitudine. La serie ci mette di fronte alla realtà di essere potenzialmente soli, mentre guardiamo da lontano chi, invece, ha trovato il segreto della felicità. Il filo conduttore dei sei episodi sta nella ricerca, da parte dei protagonisti, di un segno dal destino – il più delle volte una scusa – che possa giustificare il loro desiderio di sottoporsi al test per trovare l’anima gemella. I fatti narrati sono, tutto sommato, molto vicini alla nostra realtà e inevitabilmente ci sentiamo toccati da quello che accade. Per questi sventurati non c’è limite alla sofferenza che si assumono il rischio di provare, o far provare, a chi gli sta intorno. Anche solo per avere un briciolo di gioia nelle proprie vite.
Ed è così che il test per la la ricerca dell’anima gemella, alla fine, si rivela essere solo un mero esperimento mentale sul modo che abbiamo di concepire le relazioni romantiche. Ribadendo ancora una volta che l’appagamento che ne deriva, non deve essere necessariamente il fine ultimo a cui l’uomo deve aspirare, per stare bene con se stesso e con gli altri.