Squid Game – Stagione 3, La Recensione

Squid Game 3: quando l’ultimo gioco non ha purtroppo la stessa forza del primo.

Dopo il debutto quasi in sordina quattro anni fa, Squid Game è diventato un successo mondiale. Non solo ha fatto conoscere al grande pubblico i K-Drama, ma ha portato a schermo una versione cruda e moderna della battle royale, diventando un vero e proprio fenomeno. Dopo un reality show occidentale, la serie ideata da Hwang Dong-hyuk è tornata per altre due stagioni, continuando le disavventure di Gi-Hun (Lee Jung-jae).

La stagione 2 ci aveva presentato un nuovo grupp odi giocatori, e ci aveva lasciato con una rivolta finita male e gi-Hun completamente sconfitto dai piani del Frontman. Oggi, venerdì 27 giugno, Squid Game si conclude con la stagione 3, sempre in esclusiva su Netflix. Sei episodi finali che vogliono mettere fine ai macabri giochi. Ho visto la stagione 3 di Squid Game in anteprima così da potervene parlare, sempre evitando gli spoiler più grossi.

A fine dicembre, al termine della stagione 2, avevamo lasciato Gi-hun in preda alla disperazione, dopo il fallimento della rivolta contro le guardie e Frontman. Ignaro ancora una volta che il giocatore 001 lo avesse usato per tutto il tempo. La stagione 3 riparte esattamente da quel momento, rigettando 456 nella sala comune e facendo procedere i giocatori, oramai decimati, con la votazione per il gioco successivo. Nei sei episodi che compongono la stagione 6, si chiuderanno tutte le trame dei nuovi giocatori, alcune in maniera soddisfacente, altre in maniera molto scontata e banale.

È questo il principale difetto della stagione 3 (e della 2): rispetto a quanto fatto dalla uno, manca di imprevedibilità. Inoltre, sembra che tutti i personaggi siano tornati dieci passi indietro in quanto intelligenza, soprattutto il detective Hwang Jun-ho, interpretato da Wi Ha-joon, che passerà il 90% della stagione a girare in tondo.

Forse l’ideale per proseguire la storia di Squid Game era lasciare Gi-Hun fuori dai giochi, raccontando le sue indagini all’esterno, mentre all’interno si raccontavano le disavventure dei nuovi volti. Questo avrebnbe reso il cast di contorno più forte e avrebbe tolto anche quel senso di prevedibilità legato alla sopravvivenza nei giochi dello stesso 456. Per essere la stagione finale, Squid Game 3 chiude la storia di Gi-Hun, ma con molta probabilità, sentiremo molto presto il jingle dello show, magari in un’altra nazione. Un finale medio, che va a chiudere anche alcune cose rimaste aperte nella stagione originale, ma che in generale resta molto prevedibile.

Lato attoriale fortunatamente la serie prosegue sui livelli medio-ottimi, con le esagerazioni tipiche dei k-drama, sebbene lato doppiaggio ci sia qualche voce non troppo azzeccata e straniante. Ne escono vincitrici ancora una volta le scenografie dei giochi, sebbene in questo caso si noti la CGI per alcune prove e nessuno dei giochi inediti riesca a tenere il passo con quelli della prima stagione. Buono invece il sonoro, sia nella scelta della colonna sonora sia per quanto riguarda il mix audio generale.

La stagione 3 di Squid Game chiude tutte le trame aperte in precedenza, ma prende alcune scelte discutibili e soprattutto scontate. L’aver incluso nuovamente Gi-Hun nei giochi banalizza molti dei momenti più drammatici, nonostante l’ottima messa in scena generale. La storia di Gi-Hun è finita, ma i giochi di Squid Game potrebbero non fermarsi, perché lo show, che lo vogliamo o no, fa successo. Bisogna quindi capire cosa ha intenzione di fare ora Netflix e quanto sarà coinvolto nel futuro della sua creatura Hwang Dong-hyuk.

La stagione 3 di Squid Game è disponibile da oggi, 27 giugno, solo su Netflix.