Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin – La Recensione

Rivivete il classico di Final Fantasy con Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin.

Final Fantasy quest’anno compie 35 anni. Un traguardo importante per una delle pietre miliari dei JRPG e una delle serie di punta di Square Enix, che fin dal primo capitolo, è stata un’ancora di salvezza per la software house giapponese, che negli anni è cresciuta ed è diventata il colosso che tutti conosciamo.

E per celebrare queste 35 candeline Square Enix ha in programma diverse uscite ed eventi. Se ad inizio del mese di Marzo abbiamo visto il ritorno di Chocobo Racing su Nintendo Switch con Chocobo GP, una delle portate principali di questo compleanno è rappresentata da Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin, action-RPG sviluppato in collaborazione con il Team Ninja di Koei Tecmo, gli autori di Nioh, e che reinterpreta il primo storico capitolo della serie di Final Fantasy.

Ma scopriamo insieme cosa aspettarsi da Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin, e cosa questo rappresenti per la serie di Final Fantasy.

Release Date
18 Marzo 2022
Sviluppato da
Team Ninja
Distribuito da
Square Enix
Piattaforme
PS4, PS5, Xbox, Xbox Series X|S, PC
Versione testata
Xbox Series X|S
Our Score
7.6
Protagonista di questa nuova avventura ambientata nel mondo del Final Fantasy originale è Jack, il cui chiodo fisso è quello di sconfiggere Caos, un’oscura entità che ha portato la distruzione nella terra di Cornelia. Dopo essersi guadagnati la fiducia dell’imperatore, Jack e i suoi due compagni di avventura Jed ed Ash, partiranno alla ricerca di Caos, come i leggendari Guerrieri della Luce, la cui missione, come narrata nelle profezie, è quella di spazzare via la calamità che si sta abbattendo su Cornelia.

Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin si propone fin dai primi minuti come una rivisitazione del primo capitolo della serie di Final Fantasy, prendendone in prestito la mitologia e giocando con un’ambiguità narrativa che terrà i giocatori sospesi fino al finale per comprendere a fondo il significato del gioco e dei suoi sviluppi. Perché se è vero che nel corso dell’avventura ci ritroveremo ad affrontare personaggi e nemici già visti nel gioco dell’87, qua gli eventi prenderanno una piega sostanzialmente diversa, facendovi più volte interrogare su quale sia il vero scopo della vostra missione e soprattutto che collegamento c’è con il primo Final Fantasy.

Va detto che questi interrogativi nascono anche da alcune problematiche esistenti sul piano narrativo che complicano di non poco che cose. A partire dal prologo, dove gran parte degli eventi iniziali avviene off-screen e raccontata brevemente da qualche linea di testo. L’avventura poi continua a procedere, missione dopo missione, senza che ci sia uno sviluppo concreto della trama. Tutt’altro. Non esiste altro pensiero se non quello, e proprio per colpa di questo si perde qualsiasi sviluppo, caratteriale e narrativo, legato a Jack e ai suoi compagni, che più di una volta spariscono idealmente dalla scena.

 

Questo rende la narrazione abbastanza asettica e distaccata dai progressi fatti nel gioco, nel quale si progredisce missione dopo missione perdendo qualsiasi tipo di affezione verso i suoi protagonisti.

Bisogna solo uccidere Caos. Quello conta, e non c’è assolutamente spazio per altro.

Non aiutano nemmeno alcuni passaggi un po’ sopra le righe, e tremendamente decontestualizzate dagli eventi, che rendono il tutto inspiegabilmente “trash”.

Fortunatamente nelle fasi finali, saranno proprio gli ultimi capitoli a darci una botta di vita e riportare la storia in carreggiata, e in minima parte a giustificare alcune delle scelte fatte con il racconto, che nella sua conclusione trova un suo senso, donandoci un inaspettato punto di vista su una delle nemesi più iconiche dell’intero franchise.

Ma se la storia Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin sgomita fra alti e bassi, a trainare il carrozzone ci pensa il suo gameplay.

Anche in questo caso siamo ben lontani dalla perfezione, e qualche problema non manca, ma in linea generale sarà la bontà del combat system messo su dal Team Ninja a darvi quella spinta necessaria per progredire nell’avventura.

Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin è un action RPG molto veloce e frenetico, che basa il sistema di combattimento sull’alternare stili di lotta ed un uso massiccio delle contromosse, che serviranno ad abbattere più velocemente i nemici e a guadagnare preziosi punti magia per utilizzare le arti più devastanti.

 

Ma procediamo con ordine.

Alla base di tutto troviamo un sistema di classi ispirato al classico “job system” introdotto in Final Fantasy V, il cui primo set di classi base è ottenibile raccogliendo i vari tipi di armi a cui sono legati i diversi stili. Una volta masterizzata una classe e arrivati alla fine del ramo abilità potremo sbloccarne una “avanzata”, che a sua volta godrà di nuove mosse ed abilità passive da sfruttare in battaglia contro i nemici. Sbloccando 2 o più classi avanzate (a seconda dei vari requisiti) avremo accesso a quelle “supreme” che vi trasformeranno in vere e proprie macchine da guerra.

Il livello della classe (0-30, e successivamente in post game 99) però non corrisponde a quello del personaggio, il quale non livellerà in maniera canonica tramite l’accumulo dei classici punti esperienza, ma il livello verrà dato dalla media dei suoi equipaggiamenti, che a seconda del pezzo indossato andrà ad incrementare o diminuire le statistiche del personaggio.

Se nelle prime ore di gioco possiamo ottimizzare il vestiario di Jack e dei suoi compagni in maniera automatica, nelle fasi avanzate e nel post game dovremo avere un occhio di riguardo verso il nostro equipaggiamento, dato che ogni singolo pezzo non solo avrà caratteristiche uniche come effetti aggiuntivi o addirittura abilità da usare in battaglia, ma godrà anche di una affinità di classe, la cui percentuale permetterà di sbloccare dei nuovi valori che potenziano ulteriormente il proprio personaggio rendendolo più combattivo.

Sempre legato alla gestione del personaggio e del suo equip abbiamo la fucina, opzione di gioco legata alla gestione dell’inventario, che non ci consentirà solamente di smantellare gli eccessi in cambio di risorse, ma anche di potenziare gli effetti dell’arma, e successivamente cambiarne il tipo e potenziare le varie affinità di classe.

La struttura di gioco poi riprende quella dei titoli della serie di Nioh, con una world map che accoglie al suo interno missioni storia e secondarie, che si sbloccheranno completando le prime (o recuperando alcuni oggetti per accedere a quelle nascoste) e che serviranno per ottenere nuovi equip con cui potenziare il party.

Come in Nioh, Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin strizza vagamente l’occhio al genere dei soulslike estrapolandone qualche elemento come la rigenerazione del mondo ad ogni sconfitta o la perdita di PM (fondamentali per l’esecuzione di abilità) in caso di morti ripetute.

Qua però viene eliminata dall’equazione souls la componente legata all’estrema difficoltà caratteristica di questi giochi.

Probabilmente per avvicinare un maggior pubblico al gioco Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin offre inizialmente 3 livelli di difficoltà, da quello narrativo, pensato per chi non ha dimestichezza con i titoli action, alla più punitiva Difficile, dove basteranno pochi colpi per finire K.O. e ricominciare dall’ultimo check point. Se in questo tipo di giochi la difficoltà ha un peso importante nell’economia di gioco, qua ci troviamo di fronte ad una sorta di barriera virtuale aggirabile semplicemente livellando l’equipaggiamento. È vero che ai livelli più alti di difficoltà si muore di più e più facilmente, ma basterà giocare le giuste missioni per appianare i picchi che incontrerete.

Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin da il meglio di sé però nel post game, sbloccando un nuovo livello di difficoltà, Caotico, ed introducendo un nuovo sistema di “livelling”, sempre basato sugli equipaggiamenti, ma incentrato maggiormente sul grinding, che vi porterà a rigiocare le varie missioni spendendo risorse per incrementare il livello dei nemici (fino a lv. 300) ed ottenere così equipaggiamenti chiaramente migliori.

Ma è giunto il momento di passare a parlare del cuore del gioco, il suo sistema di combattimento.

Anch’esso in parte mutato da Nioh, in Stranger of Paradise avremo accesso a due tipologie di attacco, quello base che sfrutterà l’arma in uso in quel momento e l’abilità dinamica, una mossa più potente eseguibile attingendo dai PM del personaggio. C’è poi tutto un sistema di combo che varia da arma ad arma, così come le abilità dinamiche saranno sbloccabili masterizzando la classe ed assegnabili a fine combo da un semplice menù di personalizzazione. Sarà possibile anche passare fra i 2 job equipaggiati durante la combo, mantenendo il flow della catena e massimizzando i danni inflitti.

Il perno su cui poggia l’intero combat system è il logoramento dei nemici. Azzerandone la barra che ne indica lo status sotto la salute, sarà possibile indurli ad un crollo, che ci permetterà di farli fuori istantaneamente, in una sorta di finisher chiamata Impeto Spirituale. Attivare l’Impeto Spirituale sarà il vostro obiettivo principale, sia durante i normali scontri che nelle varie fasi dei boss che affronterete e renderà il tutto più rapido ed indolore. Non solo, sconfiggere i nemici con l’impeto spirituale servirà per ripristinare i PM consumati, e di aumentarne segmenti della barra, così da utilizzare un maggior numero di abilità dinamiche e a sua volta generare più Impeti Spirituali.

Un altro aspetto importante dello scontro riguarda lo Scudo Spirituale. Al contrario della classica parata (che ben presto vi dimenticherete di avere), lo Scudo Spirituale permette non solo di bloccare la maggior parte degli attacchi nemici, ma se eseguito con il giusto timing potremo ripristinare i PM, ed effettuare un rapido contrattacco verso l’avversario. Di contro, per non abusare dello Scudo Spirituale è presente una barra di logoramento anche per Jack, che se consumata non gli consentirà di agire per qualche secondo rendendolo un facile bersaglio. Ma la meccanica più interessante di questa tecnica è rappresentato dalle Abilità Istantanee, magie che possono essere assorbite da Jack con lo Scudo Spiritico e rispedite al mittente, senza consumare la barra dei PM.

C’è poi un sotto menù da attivare in battaglia dal completamento delle classi, ed assegnabili, fino ad un massimo di 4, ad una delle direzioni della croce digitale e che permetteranno di sfruttare tutto il nostro potenziale, indipendentemente dalla classe in uso.

Come avrete sicuramente capito leggendo le righe qua sopra, il sistema di combattimento di Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin è il traino dell’intera avventura.

Team Ninja è stata capace di imbastire un gameplay che non fosse una semplice copia carbone dei loro precedenti lavori (la strizzata d’occhio verso FromSoftware è inevitabile), ma è riuscito a cogliere gli elementi principali della serie di Final Fantasy, vedi le classi o l’uso della magia, e di cucirgli attorno un gameplay che ne valorizzasse questi aspetti. Forse non ci ha del tutto convinto il sistema di progressione del livello degli equipaggiamenti che va a piallare i vari incrementi di difficoltà e sul quale si poteva probabilmente lavorare di più, ma resta fortunatamente un aspetto tutto sommato marginale.

Nel complesso però, incidenza della storia a parte, Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin è completabile in un arco di ore che varia fra le 20 e le 30, a seconda della difficoltà scelta o delle sub quest completate, fino a toccare le 50 nel caso si decida di investire altro tempo nel raggiungere il 100%.

Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin offre anche una modalità cooperativa online, che consente ai giocatori di aprire una lobby nella quale gestire diversi aspetti della partita, e di giocare con un massimo di altri due compagni di avventura. Il gioco in compagnia è sicuramente un incentivo in più alla rigiocabilità, e viene in soccorso specie nel post game diventando un’attività abbastanza fondamentale per farmare alcune delle risorse più richieste per compiere le varie attività di endgame.

La nostra esperienza con Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin si è altalenata fra alti e bassi, e così questa recensione. Se il gameplay è probabilmente uno degli aspetti più riusciti dell’intera produzione Team Ninja, appare meno convincente dal lato estetico anche se non tutto è da buttare.

A guidare il gioco troviamo la mano di Tetsuya Nomura che si è occupato della creazione del concept originale e del chara design dei vari personaggi. Da questo punto di vista, se non si è amanti dei lavori di Nomura, difficilmente verrete affascinati da quello fatto per Stranger of Paradise, che non spicca di certo per originalità creativa.

Decisamente meglio per quanto riguarda il world building e la caratterizzazione dei vari mostri e boss, più interessanti rispetto al gruppo dei protagonisti. Se le atmosfere e la direzione artistica sono buone, il design dei dungeon da affrontare appare abbastanza scialbo e privo di inventiva, e salvo qualche sporadico exploit si tratta di percorsi molto lineari.

Ma messi da parte il gusto verso l’estetica di gioco, che potrebbe essere viziata dalle proprie preferenze verso questo o l’altro autore, ci troviamo di fronte ad un titolo problematico anche sulla resa finale. L’immagine a video non è mai pulitissima, così come la fluidità di gioco accusa in più di un passaggio, anche su PlayStation 5 e Xbox Series X|S, denotando una mancata ottimizzazione per le piattaforme più performanti.

Tocca al comparto sonoro risollevare le sorti del lato artistico di Stranger of Paradise, con i vari temi di Final Fantasy qua riadattati in questa nuova reinterpretazione, ricordandoci ancora una volta quanto fosse perfetta in origine la sua soundtrack.

Stranger of Paradise è adattato completamente in italiano, mentre è possibile scegliere fra inglese o giapponese come traccia audio per quanto riguarda i dialoghi, scelta che vi consigliamo di far cadere sul doppiaggio originale, evitandovi così un adattamento inglese di dubbio gusto.

Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin doveva essere il titolo che riscattava gli spin-off su Final Fantasy. Ci troviamo di fronte però ad buon titolo action che propone un sistema di combattimento originale e divertente, ma che da solo trascina a fatica sulle sue spalle tutto il resto del gioco, a partire da una storia che non riesce a dare il meglio di sé. La premessa di reinterpretare un capitolo fondamentale come l’originale Final Fantasy ci aveva intrigato non poco, ma una volta faccia a faccia con la storia, sono venuti al pettine diversi nodi, come il mancato sviluppo dei personaggi, gli immotivati momenti trash o la scelta di non valorizzare certi passaggi del racconto che avrebbero meritato maggiormente. E questo pesa ancora di più una volta arrivati al finale del gioco, che in qualche modo si fa perdonare alcuni degli scivoloni commessi ma mostra il potenziale inespresso del racconto di Stranger of Paradise.

Un punto di partenza un po’ traballante ed instabile per Stranger of Paradise, che speriamo serva per capire cosa migliorare nei futuri giochi nel caso la neonata serie di Final Fantasy Origin decida di rivisitare gli altri classici di Final Fantasy.

Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin è disponibile su PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series X|S e PC tramite Epic Store.

Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin – La Recensione
Pro
Il nuovo combat system racchiude l'essenza di Final Fantasy
Gameplay nel complesso funzionale
Interessante reinterpretazione del primo capitolo di Final Fantasy...
Contro
...purtroppo la storia non riesce ad esprimersi a dovere
Tecnicamente da rivedere
Il sistema di level up smorza la difficoltà del gioco
7.6
Voto