Tales of Arise – La recensione

tales of arise

La serie di Tales Of riparte da Arise.

Dopo Tales of Berseria la famosa ed amata serie di action JRPG di casa Bandai Namco ha subito uno stop forzato per riorganizzare le idee. Dopo mesi di mancate comunicazioni e posticipi (in parte dovuti anche alle difficoltà causate dal Covid-19) finalmente lo scorso 10 Settembre è uscito Tales of Arise.

Riuscirà questo ultimo capitolo a conquistare il favore degli amanti dei JRPG? Scopritelo nella nostra recensione.

Versione Testata: Xbox Series X

tales of arise
Data di uscita
10/09/2021
Sviluppato da
Bandai Namco
Distribuito da
Bandai Namco
Piattaforme
Xbox One, Xbox Series X|S, PS4, PS5, PC
Il nostro Punteggio
8.9
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La storia di Tales of Arise si radica 300 anni nel passato, quando gli abitanti del pianeta di Rena invasero e soggiogarono la popolazione del pianeta gemello Dahna. Ridotti in schiavitù, per i dahniani iniziò un periodo oscuro, nel quale i Lord scesi sul pianeta per conquistarlo dettero vita alla disfida reale, un gioco al massacro che culminava con l’elezione di un sovrano che avrebbe regnato su Dahna negli anni a venire fino all’elezione successiva.

Dopo secoli di soprusi e sfruttamenti la musica sta per cambiare quando Alphen, uno schiavo mascherato incapace di provare alcun dolore incontra Shionne, una reniana in fuga colpita da una maledizione che le impedisce di avere qualsiasi contatto con altri esseri umani senza senza che questi rimangano feriti.

Nonostante le differenze di lignaggio fra i due sembra esserci un punto in comune, ovvero la volontà di eliminare per sempre la disfida reale sconfiggendo i cinque sovrani che controllano i vari regni di Dahna. Per Alphen sarà un modo di ritrovare l’agognata libertà del suo popolo, per Shionne la chiave per cancellare la maledizione che la attanaglia.

Tales of Arise è un canto di libertà.

La storia mette in scena temi molto attuali, come quello dell’atrocità della guerra, delle differenze sociali e del razzismo raccontando le vite dei suoi protagonisti da diversi punti di vista. Oltre al Alphen e Shionne, troviamo Law, un giovane ragazzo che porta sulle spalle la responsabilità delle sue scelte, Rinwell una maga decisa a vendicare la tragica scomparsa dei suoi cari, Dohalim e Kisara, un Lord reniano e la sua guardia del corpo, vittime del sistema ed incapaci di vedere la verità di fronte ai loro occhi.

Rispetto ad altri capitoli di “Tales of” la trama di Arise si mostra in generale più matura e meno incline a quelle situazioni leggere e goliardiche dei precedenti episodi.

Questo automaticamente non va a svilire quanto fatto in passato, ma è un fattore indicativo di quanto la serie stia cambiando per attirare anche quel pubblico, per lo più occidentale, che spesso lamenta le troppe influenze da shonen che la serie ha avuto nel corso degli anni, relegando i siparietti “comici” solamente a qualche evento secondario o durante le skit. Questo ha permesso di concentrare maggiormente l’attenzione sugli eventi drammatici del gioco, sui loro protagonisti e di coglierne aspetti più profondi della loro personalità, dettagli che ci vengono poi raccontati proprio attraverso le skit, che serviranno ad approfondire alcuni aspetti della storia e del passato dei nostri eroi.

Anche il ritmo di gioco è ben cadenzato, e la struttura narrativa viaggia spedita verso l’obiettivo finale, quello della sconfitta del nemico e della ricerca della libertà.

Quello che invece non ci ha convinto più di tanto è la netta divisione del gioco in due parti, con tanto di nuova opening a segnarne l’inizio. Se da un lato abbiamo lo scontro con i Lord e il tentativo di fermare la Disfida una volta per tutte, dall’altro troviamo una seconda parte meno coinvolgente e più lenta nello sviluppo. La colpa è probabilmente nella mancanza di veri e propri colpi di scena, di un nemico “finale” assente o quasi, e degli interminabili “spiegoni” necessari per far tornare tutto in maniera credibile e coerente.

Come se non bastasse anche la struttura ludica ne risente in parte, finendo incanalata in una serie di dungeon corridoio che vi guideranno verso la fine del gioco senza il minimo guizzo creativo, cosa che anche se moderatamente, la prima parte faceva ottimamente.

Nonostante questo scivolone nella seconda parte del gioco, Arise è sicuramente un ottimo capitolo all’interno della serie dei “Tales of”.

La pausa ha giovato a qualsiasi aspetto del gioco, dalla storia (come abbiamo visto in termini di racconto) al gameplay, fino al comparto grafico. Quello che però ha frenato il gioco dall’abbandonare i legami con il passato è la sua natura cross-gen, dovendo trainare a fatica le versioni old gen del gioco. Ed ecco che il mondo di Dehna non si apre come sperato in un agognato open world, proponendo ampie aree esplorabili circoscritte da confini invalicabili. Anche per quanto riguarda le battaglie Arise non abbatte il muro della transizione fra esplorazione e scontro, riducendo si i tempi di attesa ma necessitando comunque di un caricamento per far iniziare la lotta e viceversa.

Al contrario però Arise rivede in toto il classico Linear Motion Battle System dei capitoli moderni, ne screma la quasi totalità di orpelli e macchinosità del passato (ci viene in mente la fusione dei personaggi di Zesteria) e punta tutto sulla semplicità dell’azione e sul dinamismo della lotta.

Come in Tales of Grace F, la schivata qua ha un ruolo fondamentale durante gli scontri. Non solo permette di rallentare l’azione a nostro vantaggio evitando di subire danni, ma ci garantirà un incremento dei valori di attacco abbastanza notevole. Vengono eliminati i punti magia in favore della Barra delle Arti (BA) che permette di usare appunto le arti (ovvero gli attacchi speciali) finché avremo a disposizione dei punti. Una volta esaurita la BA, questa si ricaricherà con il tempo o portando a segno gli attacchi normali, ed è possibile assegnare fino a 3 arti (espandibili a 6 successivamente), che varieranno in elemento, danno e BA utilizzati, fino alle più potenti e devastanti Arti Mistiche.

Usare le arti permette di imbastire combo capaci di abbattere le difese nemiche e, di conseguenza, sconfiggerli più velocemente possibile. Ed è qua che entrano in scena gli Attacchi Boost.

Premendo uno dei pulsanti relativi al proprio compagno, quando questo sarà pronto potrà essere chiamato ad usare la sua abilità per contrattaccare le mosse nemiche, una sorta di triangle system allargato. Ad esempio Law può sferrare un potentissimo colpo in grado di sfondare gli scudi avversari e sbilanciare il nemico, Rinwell può assorbire la magia interrompendo così l’attacco dei nemici, o Kisaria con il suo enorme scudo può proteggerci da colpi improvvisi.

Se sulle prime questo sistema può sembrarvi complesso, avendo da gestire ben 6 personaggi, man mano che avanzerete nel gioco imparerete a richiamare un determinato personaggio nel momento del bisogno evitando lo spam compulsivo ogni qual volta si illuminerà l’icona dell’Attacco Boost.

L’uso congiunto di attacchi base, arti e Attacchi Boost vi porteranno a sfinire gli avversari, che una volta raggiunto il limite potremo eliminare attivando l’Assalto Boost, una sorta di finisher eseguita in tandem con un altro compagno di squadra dagli alti esiti distruttivi, accompagnato da una scenografica cutscene animata.

A supportare lo sviluppo dei membri del parti c’è un rinnovato sistema di titoli, che una volta sbloccati permetteranno di spendere i punti guadagnati lottando in nuove abilità, sia attive (arti) che passive (incremento resistenze, schivata, attacco e così via), con risultati che è possibile apprezzare fin da subito una volta scesi in campo. Anche le arti si evolveranno man mano che verranno usate, aggiungendo nuove sequenze (se mantenuta la pressione del comando relativo) o sbloccando nuove arti dopo averla utilizzata per un determinato quantitativo di volte.

Per quanto riguarda invece gli equipaggiamenti sarà possibile craftare armi ed accessori direttamente dai fabbri in città o presso le locande con i materiali ottenuti dalla lotta, mentre per le armature basterà semplicemente recarsi dai nuovi vendor ogni qual volta ne troveremo uno per avere nuovi equip da indossare in battaglia.

Il risultato della semplificazione del LMBS si traduce in un sistema di combattimento incredibilmente reattivo e divertente da padroneggiare, rendendo gli scontri, anche quelli a fine gioco sempre piacevoli da affrontare.

Se dovessimo cercare qualche pelo nell’uovo, l’unica critica che ci sentiamo di portare a Tales of Arise riguarderebbe il livello di sfida che il gioco propone. Anche selezionando il maggiore disponibile, non abbiano mai riscontrato nessun tipo di intoppo, procedendo spediti sulla nostra strada, senza che un boss o un nemico ci mettesse realmente in difficoltà.

E questo si nota soprattutto nelle attività secondarie, specie il quelle avanzate disponibili in end game, quando ormai arriverete ben livellati. Non ci hanno troppo colpito nemmeno le missioni secondarie, molte delle quali concentrate sulla sconfitta di mostri giganti o sul consegnare ingredienti a cittadini piuttosto affamati. Un po’ meglio su qualche missione dedicata ai vari personaggi, più che altro per lo sblocco di qualche scenetta che ci racconta di più della loro storia. O il dungeon post game nel quale faranno il loro ritorno alcuni volti della serie per un what if narrativo dedito al fanservice.

Abbiamo poi i classici collezionabili che sbloccheranno qualche estetica, e un minigioco sulla pesca , attività immancabile per gli amanti dei JRPG. Parlando di durata, è possibile completare Tales of Arise in circa 40/50 ore mentre se decidete di puntare al 100% dovrete aggiungere circa una ventina di ore al contatore, minuto più minuto meno.

Tales of Arise compie un grande passo in avanti per quanto riguarda l’aspetto tecnico.

Pur trattandosi di una produzione cross-gen, l’abbandono dell’engine proprietario di Bandai Namco in favore dell’Unreal Engine ha dato i suoi frutti, proponendo uno dei JRPG stilisticamente più belli di questi ultimi anni. Grazie alla nuova tecnologia Atmospheric Shader viene esaltato lo stile ad acquarello per dare vita al mondo di gioco e al “chara design” di Minoru Iwamoto (che torna dopo aver lavorato su Zesteria e Berseria), trovandosi racchiusi in vere e proprie tavole illustrate, alzando l’asticella per le produzioni che sfruttano il cell-shading.

Il gioco è una vera gioia per gli occhi. Non solo la grafica risulta pulitissima e ricca di dettagli, ma adesso i modelli appaiono più credibili nella recitazione e nell’esternare le loro emozioni (spesso un limite del cell-shading), e durante i combattimenti, che sono arricchiti da effetti speciali ed esplosioni, con il solo scopo di stupire ed intrattenere il giocatore. Come da tradizione le sequenze animate sono realizzate dallo studio Ufotable, mentre per quanto riguarda le skit e alcuni filmati di gioco vengono abbandonate le sagome animate per una soluzione più vicina a quella del manga interattivo, tecnica già vista ed apprezzata in Scarlet Nexus, giusto per rimanere in casa Bandai Namco.

Su Xbox Series X|S (e sulla controparte Sony) sono disponibili anche due modalità grafiche, una ad appannaggio della risoluzione, l’altra che punta sulla fluidità dei combattimenti a 60 FPS. Inutile consigliarvi la seconda, che con una perdita minima di dettaglio consente di godere a pieno delle battaglie con una fluidità e naturalezza eccezionali.

In ultimo troviamo un Motoi Sakuraba in piena forma alla direzione della colonna sonora di Tales of Arise, con una performance che rende giustizia ad un gioco che ha innalzato ogni suo precedente standard produttivo. Ed è quindi un piacere perdersi nelle sinfonie che vi accompagneranno nella scoperta di Dahna o nelle furiose battaglie con i Lord che la governano.

Anche il doppiaggio giapponese ci ha convinto a pieno (l’altro disponibile è quello inglese, ma il consiglio è quello di restare sul jap), mentre l’adattamento italiano per quanto di qualità presenta qua e là qualche inesattezza (specie nella descrizione dei titoli e sulle modalità di sblocco).

 

Dopo anni di attesa per un nuovo capitolo della serie, Tales of Arise riesce nel compito di riportare la saga di casa Bandai Namco al suo top. Bellissimo sia da vedere che da giocare, Tales of Arise propone uno stile più maturo che meglio si sposa con il pubblico occidentale e un rinnovato (e snellito) sistema di combattimento che si scolla di dosso i gameplay macchinosi del passato per un risultato più pulito ed intuitivo alla “less is more”, riuscendo ad esaltarne le qualità action senza strafare o appesantire il tutto come a volte capitato in passato. E i risultati sono più che ottimi. Non il capitolo perfetto, dato che qualche sbandata lungo il percorso resta (ci mangiamo le mani per una seconda parte meno entusiasmante), ma sicuramente uno degli action JRPG più belli, interessanti e divertenti di questi ultimi anni, che si guadagna di diritto un posto nel cuore di tutti gli amanti della serie, e in generale dei fan dei giochi di ruolo di stampo giapponese. 

Tales of Arise è disponibile su PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series X|S e PC.

 

 

tales of arise
Tales of Arise – La recensione
Pro
Graficamente uno spettacolo su next gen
Linear Motion Battle System rinnovato e semplificato
Storia più matura e cupa rispetto al passato...
Contro
...la seconda parte del gioco è meno entusiasmante
Manca di sfida ai livelli più alti
Ci sarebbe piaciuta un po' più varietà nei contenuti secondari
8.9
Voto