The DioField Chronicle – La Recensione

The DioField Chronicle

The DioField Chronicle è lo strategico di Square Enix che non ti aspetti!

Il 2022 è sicuramente un’annata interessante per gli amanti dei JRPG e in particolar modo di Square Enix. Nonostante la portata principale, Final Fantasy XVI, sia prevista indicativamente per la prossima estate, questa seconda metà dell’anno è dedicata ad uscite altrettanto interessanti.

Fra il ritorno di Valkyrie Profile in chiave action a quello di Star Ocean, Square Enix tenta di proporre anche qualche inaspettata novità, come The DioField Chronicle, un titolo strategico che contrariamente a Triangle Strategy (o all’imminente Tactics Ogre: Reborn) porta una ventata di aria fresca ad un genere che ultimamente sta ritrovando un rinnovato interesse.

Sviluppato da Lancarse, che sempre quest’anno abbiamo avuto modo di vedere in azione con Monark, è arrivato il momento di scoprire insieme se The DioField Chronicle ha le carte in regola per farsi notare in questo periodo così denso di uscite.

Versione Testata: Xbox Series X

Data di uscita
22 Settembre 2022
Genere
Real-Time Tactical Battle
Sviluppato da
Lancarse
Pubblicato da
Square Enix
Piattaforme
PS4, PS5, NSW, Xbox One, XBox Series X|S, PC
Il nostro Punteggio
8
Ambientato sulla fittizia isola che da nome al gioco, per anni la gente del Regno di Alletain ha vissuto in pace e in armonia, lontana dagli screzi e le lotte politiche che la circondavano. Purtroppo però gli interessi economici e le mire espansionistiche dei vicini iniziano a farsi più pungenti nei confronti delle ricchezze di DioField, costringendo la pacifica isola ad armarsi e scendere in guerra per difendere i propri confini. Ad animare la mano della giustizia un gruppo di mercenari, i Blue Fox, una compagnia di ventura capitanata dall’ambizioso Fredret Lester e dall’amico d’infanzia Andrias Rhondarson che guideranno il loro piccolo esercito alla riconquista dell’agognata pace.

Come ogni buon strategico, anche la storia di The DioField Chronicle si dipana fra giochi di potere e continui voltafaccia, imprevisti che ribaltano l’assetto socio-politico della guerra e punti di vista spesso divergenti, che portano a rotture interne fra i membri dello stesso gruppo.

Gli amanti della fantapolitica di stampo fantasy troveranno in The DioField Chronicle una buona iniezione di intrighi e cospirazioni, e tutti i colpi di scena del caso, mettendo in risalto una storia decisamente matura che come sempre affronta le crudeltà e i drammi della guerra, e le varie conseguenze delle azioni intraprese.

In generale la storia, per quanto complessa e articolata, serve un racconto che si lascia apprezzare nella sua interezza, concedendosi un finale inaspettato che, permetteteci lo spoiler, potrebbe spianare la strada ad una serie di nuovi titoli ambientati nel mondo di The DioField Chronicle.

Gli unici punti deboli della struttura narrativa però li troviamo in un mancato approfondimento dei diversi personaggi secondari che si uniranno alla nostra squadra senza però approfondire troppo le loro figure o senza intervenire mai negli eventi principali del gioco, o la gestione un po’ troppo alla leggera di alcuni fatti relativi alla narrazione, che anche in questo caso, vengono liquidati frettolosamente o senza il giusto focus.

Ma parliamo del vero punto forte di The DioField Chronicle, ovvero il suo gameplay.

In un panorama ultimamente affollato come quello degli strategici a turni di stampo giapponese, The DioField Chronicle spiazza tutti proponendo una formula quasi inedita per questo tipo di titoli battezzando questa soluzione come “Real-Time Tactical Battle”.

Ma cosa si nasconde effettivamente dietro l’acronimo RTTB?

In sostanza Lancarse si libera di turni e griglie, pescando a piene mani dal calderone degli RTS, genere spesso latitante su console a causa della difficile gestione dei vari aspetti tattici e non tramite pad, e ne riplasma ad hoc gameplay e meccaniche per rendere il tutto facilmente fruibile senza creare ostacoli di sorta fra il gioco e noi.

Per rendere tutto gestibile con il controller gli sviluppatori hanno deciso di rendere utilizzabili fino ad un massimo di 4 unità, che potranno essere mosse sul campo di battaglia sia in maniera indipendente, decidendone così il posizionamento, sia in gruppo per attaccare a muso duro le squadre nemiche.

L’aspetto tattico del gameplay viene però enfatizzato dalla possibilità di congelare all’occorrenza il timer di gioco ed impartire un comando speciale all’unità, che si traduce successivamente in un attacco o una mossa di supporto, a seconda dell’unità selezionata.

Si crea quindi una sorta di gameplay ibrido fra real time e turnazione, concedendoci tutta la libertà del caso per decidere quale strategia intraprendere. Pad alla mano, una volta presa confidenza con i controlli nel giro di qualche missione, vi ritroverete comodamente a gestire il tutto senza troppi sforzi. Forse si sarebbe potuto puntare ad una quinta unità in campo, cosa che avrebbe garantito una maggiore rotazione delle classi in campo, ma già così si riesce a diversificare abbastanza le varie unità.

E proprio le classi permettono di dare vita alle nostre azioni di guerra dividendosi in 4 categorie differenti, con tanto di ramificazione che ne delinea ulteriormente una specializzazione in un ambito particolare, sia questo attacco, difesa o supporto.

I Soldiers solo la classe tank The DioField Chronicle che grazie alle loro abilità, oltre ad essere dei grandi attaccanti, possono attirare su di loro l’attenzione dei nemici, proteggendo i propri compagni da una morte imprevista.

I Cavalier offrono invece una notevole mobilità, permettendo un riposizionamento e un controllo del campo di battaglia fondamentale ai fini della vittoria. Oltre che a cavallo, le unità possono utilizzare delle viverne per coprire distanze ancora maggiori.

A Sharpshooter e Magicker spetta invece un ruolo di copertura nelle retrovie, i primi con archi e balestre, i secondi a suon di magia. E soprattutto le unità magiche, grazie ai loro attacchi a zona e alla possibilità di infliggere effetti elementali si rivelano una preziosa risorsa per la buona riuscita delle partite.

Il party è formato da 4 unità, e a noi la libera scelta di chi schierare in battaglia. A queste possono unirsi come unità secondarie altre 4, delle quali potremo sfruttare le loro abilità aumentando così lo spettro offensivo. E nel caso di un ripensamento improvviso o di un cambio di strategia, potremo fare 3 sostituzioni nel corso della missione, cosa che si rivela abbastanza utile in caso di necessità.

Come abbiamo detto la gestione della squadra si basa soprattutto sul posizionamento rispetto al nemico, in situazioni dove attaccare alle spalle dell’avversario ci consente di effettuare colpi potenziati e critici in grado di spazzare via più agevolmente chi avremo di fronte. Rispetto ai classici strategici a turni, si nota però una certa limitazione sul fronte dell’area di gioco, una situazione nella quale l’ambiente non influisce minimamente sullo svolgimento della battaglia, come contrariamente avviene negli strategici a turni, basti pensare ai dislivelli, alle coperture e via dicendo, lasciando margini di miglioramenti per eventuali seguiti.

Leggi anche: Triangle Strategy  – La Recensione

Un po’ meglio sul fronte della varietà e della diversificazione delle missioni, che sostanzialmente si dividono in 3 tipologie ben delineate: attacco, difesa e scorta.

Nelle missioni d’attacco dovremo procedere lungo la mappa eliminando gli squadroni nemici ed arrivando al nostro obbiettivo, che solitamente coincide con una boss fight. Al contrario in quelle di difesa dovremo respingere varie ondate di nemici che tenteranno in tutti i modi di sfondare le nostre barricate. In maniera simile, nelle missioni di scorta dovremo proteggere un obiettivo che seguirà un suo itinerario, e dovremo evitare che la sua salute scenda a zero, pena il fallimento della missione.

In caso di errori è presente un’opzione che ci permette di riavvolgere la partita ad uno dei check-point superati, così da riprendere da una posizione precedente, senza dover necessariamente riaffrontarla di nuovo da capo.

Ogni quest, sia principale che secondaria propone poi degli obiettivi aggiuntivi da completare per ottenere in cambio materiali aggiuntivi da spendere per incrementare il livello degli equip, e sostanzialmente si riduce nel terminare la missione entro un certo tempo limite, recuperare eventuali scrigni disseminati sulla mappa ed evitare che qualcuno del nostro party cada in battaglia.

Ciò detto però non basta a nascondere un difetto abbastanza comune negli strategici in generale, ovvero la ripetitività di certe situazioni, e pure The DioField Chronicle non è esente da questa problematica, trovandosi spesso ad affrontare diverse missioni in successione senza che vi sia proposta alcuna variazione sul tema.

Anche a livello di difficoltà, superato il gradino iniziale ed individuata una buona combinazione di classi difficilmente vi troverete a faticare per completare il vostro obiettivo, in particolar modo se dedicherete in vostro tempo anche a completare le numerose side quest che animano i capitoli della storia di The DioField Chronicle, consentendovi di livellare ben oltre il livello suggerito per affrontare le varie missioni.

La durata di The DioField Chronicle invece si assesta sulle 20/25 ore, aggiungendo al contatore qualcosa in più nel caso si decida di completare tutto il completabile, o di ripartire con il NG+, cosa che aggiungerà altre ore al contatore del gioco.

Fuori dal campo di battaglia la gestione del party è necessaria e fondamentale.

All’interno della nostra base, troveremo l’Istituto, che si occuperà di sviluppare le abilità delle varie unità, i loro equipaggiamenti e potenziare i Magilumic Orb, delle summon da evocare in combattimento nei momenti chiave dello scontro.

Ampliando lo skill tree delle abilità di classe servirà a potenziare le abilità stesse, aumentando raggio d’azione, danno e percentuale di riuscita dell’attacco o attivare effetti aggiuntivi. Investire nell’armeria invece ci fornirà nuove armi ed equipaggiamenti, ognuno dei quali, una volta assegnato permetterà di utilizzare varie skill a seconda del tipo di arma e del suo livello.

Non avendo abilità di base ma dovendosi affidare agli equip, i vari personaggi possono essere potenziati invece migliorando altri valori, come la potenza degli attacchi o ridurre il consumo di punti per le skill o il cooldown fra un azione e l’altra.

The DioField Chronicle è una sorpresa anche per quanto riguarda l’aspetto tecnico.

Pur non vantando chissà quali doti tecniche, il tutto è stato realizzato in modo che in battaglia assomigliasse ad un diorama estremamente dettagliato nel quale le varie unità si combattono, dando vita ad un’esplosione di colpi ed effetti speciali. A mascherare il tutto e a renderlo visivamente intrigante è un utilizzo massiccio del depth of field (DOF), che grazie ad un sapiente uso della profondità di campo e degli effetti di luce, rende il tutto estremamente affascinante da guardare, al pari appunto di un diorama interattivo.

Simpatiche anche alcune soluzioni visive, come la transizione della telecamera quando si va a ridurre lo zoom per avere una veduta completa della mappa, che va a trasformare le varie unità in pedine di un board game.

Alla creazione della colonna sonora troviamo invece i compositori della serie Game of Thrones, Ramin Djawadi e Brandon Campbell, che hanno realizzato per l’occasione un accompagnamento musicale decisamente evocativo ed epico, che in più di un’occasione trova diverse similitudini sonore (e non solo) con la serie nata dai libri di George R.R. Martin.

Presente il doppio audio giapponese ed inglese, e sebbene si tratti di una produzione orientale, il doppiaggio inglese è di buona fattura e ben si sposa con le atmosfere fantasy medievaleggianti del titolo Sqare Enix.

Assente invece la lingua italiana per quanto riguarda i testi, elemento che si trasforma in un ostacolo per la complessità dei testi, che usano termini abbastanza ricercati e complessi per chi ha una conoscenza scarsa o basilare della lingua.

The DioField Chronicle ci ha sorpreso in positivo. Il titolo Square Enix e Lancarse porta una ventata d’aria fresca per quanto riguarda i JRPG strategici, con una formula ibrida che viaggia a cavallo fra RTS e classici turni e funziona benissimo in termini di gameplay e meccaniche. Un’idea originale e ben confezionata, che paga solamente lo scotto della poca varietà delle missioni e di un’ottima storia che in più di un’occasione meritava di essere approfondita maggiormente. Difetti a parte The DioField Chronicle è una new entry nel catalogo di Square Enix che ci sentiamo di accogliere a braccia aperte, e ci auguriamo di vedere evolvere in futuro con nuovi capitoli. Se siete amanti del genere strategico dategli un’occasione, magari provando con mano il gioco grazie alla demo disponibile nei vari store digitali.

The DioField Chronicle è disponibile su PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series X|S, Nintendo Switch e PC.

The DioField Chronicle
The DioField Chronicle – La Recensione
Pro
Gameplay fresco ed originale
Una storia matura, ricca di tanti colpi di scena
Graficamente bello da vedere e giocare
Contro
La varietà nelle missioni scarseggia un po'
Alcuni passaggi narrativi potevano essere approfonditi di più
Per alcuni l'assenza dell'italiano può essere un ostacolo
8
Voto