The Hokkaido Serial Murder Case: The Okhotsk Disappearance ~Memories in Ice, Tearful Figurine~ – La Recensione

The Hokkaido Serial Murder Case

Un classico delle visual novel investigative torna su Switch e PC dopo 30 anni!

Tutto è iniziato con The Portopia Serial Murder Case nel lontano 1983, quando Yuji Horii, il “padre” di Dragon Quest gettò le basi delle odierne visual novel creando un gioco talmente iconico ed influente da segnare le vite dei giovani Kojima e Aonuma (e molti altri), tanto da cambiare la loro visione di videogioco e di quanto l’aspetto narrativo pesasse in questa complessa equazione.

Nonostante sia diventato uno di quei titoli di culto e amato da tutti, The Portopia Serial Murder Case è rimasto da sempre relegato nella sua terra d’origine, il Giappone, così come il suo seguito The Hokkaido Serial Murder Case: The Okhotsk Disappearance, che migliorando la formula dell’originale, tentava di replicarne il successo.

Questo almeno fino ad oggi, quando i coraggiosissimi ragazzi di G-MODE hanno deciso di realizzare un remake The Hokkaido Serial Murder Case, un po’ sulla scia dei recenti Famicom Detective Club (a loro volta ispirati a Portopia), svecchiando il gioco e facendolo così conoscere alle nuove generazioni di amanti di visual novel.

Con il lunghissimo titolo di The Hokkaido Serial Murder Case: The Okhotsk Disappearance ~Memories in Ice, Tearful Figurine~ è arrivato il momento di scoprire questa gemma segreta delle visual novel.

La storia originale di The Hokkaido Serial Murder Case è ambientata nel 1987, quando la scoperta di un cadavere nella baia di Tokyo è la punta dell’iceberg di una serie di omicidi che ci porteranno ad indagare nella regione dell’Hokkaido. Arrivati a destinazione saremo accompagnati per il resto dell’avventura da Shun, un giovane detective della polizia che ci darà una mano nel risolvere il caso e scoprire chi si cela dietro questa scia di morti.

C’è però un twist in questa operazione nostalgia operata da G-MODE. Diversamente dall’originale, la storia The Hokkaido Serial Murder Case inizierà nel 2024, quando Marina, la figlia di Shun ci contatterà per avvisarci che il padre è finito in ospedale dopo essere stato attaccato da una figura misteriosa, che incredibilmente potrebbe essere collegata con i casi risalenti al 1987. Trait d’union del racconto una bambola Nipopo, uno degli elementi chiave del vecchio caso che ci spingerà quindi ad accompagnare Marina e tornare ad investigare nell’Hokkaido. Ed ecco che tramite un lungo flashback durante il viaggio per raggiungere Shun, rivivremo gli eventi del passato, permettendoci di scoprire cosa successe realmente in quegli anni e chi potrebbe celarsi dietro questa nuova avventura.

The Hokkaido Serial Murder Case è un remake abbastanza conservativo e mantiene intatte tutte le caratteristiche della visual novel originale, a partire dal pannello dei 14 comandi usati per indagare, fra i quali trovano spazio prompt per indagare l’area circostante, fare domante ad eventuali sospetti o testimoni, o viaggiare fra una location e l’altra.

La volontà di mantenere intatta questa formula di gioco mette in risalto alcuni aspetti un po’ desueti anche per il genere delle visual novel d’avventura come questa. Dovendo affidarci al nostro istinto di investigatori spesso capita di muoversi un po’ alla rinfusa, provando anche più volte lo stesso comando, specie per quanto riguarda quelli relativi al dialogo, fin tanto che non si sbloccherà quello giusto che ci permetterà di andare avanti nella storia. E non sempre questi “trigger” sono così chiari ed intuitivi.

Nel caso però rimaniate bloccati in qualche punto del racconto è possibile avvalersi di un simpatico mini gioco, una partita a blackjack con Shun, che in caso di vittoria ci spronerà a tornare sul caso, consigliandoci cosa visitare o con chi parlare per avere qualche nuovo indizio sul caso. Anche i dialoghi soffrono un po’ del peso degli anni. Spesso gli scambi di battute sono molto sintetici e unicamente indirizzati verso certi argomenti, senza che si possa uscire dal binario prestabilito. Le interazioni quindi mostrano certi limiti, e una volta concluso l’argomento risulta chiara la necessità di passare ad altro.

Per fortuna però, il nuovo scenario ambientato ai giorni nostri e scritto con la supervisione di Yuji Horii stesso, mostra netti miglioramenti nella scrittura e in certe dinamiche narrative. Certo la formula resta la stessa del “flashback”, ma si nota un certo salto qualitativo e una maggior cura nel confezionare questa nuova storia, con dialoghi più corposi e meno asettici. E non pensiate che il nuovo scenario sia solo un contentino, anzi, la durata di questa seconda parte eguaglia quella dell’originale (sebbene non lunghissima) allungando il racconto fra le 6 e le 8 ore, in base a quanto ci metterete a trovare la giusta combinazione di comandi per proseguire nell’avventura.

Ad arricchire questo remake troviamo qualche piccola aggiunta che va ad espandere un po’ il lato nozionistico del gioco, con una lavagna sulla quale sono appuntati tutti i protagonisti del gioco con tanto di bio e i rapporti che intercorrono fra loro, ed una mappa dei casi con tanto di nozioni turistiche sull’isola di Hokkaido e i suoi luoghi più famosi. Ben nascosti all’interno delle varie schermate del gioco ci sono poi dei frammenti di puzzle, 40 per la precisione, che se raccolti completeranno l’illustrazione originale del gioco realizzata da Kiyokazu Arai, il quale si occupò anche del character design dei protagonisti di The Hokkaido Serial Murder Case: The Okhotsk Disappearance.

E questo remake, un po’ come nel caso dei capitoli di Famicom Detective Club, riprende il design originale del maestro Arai e lo riadatta in uno stile più fresco ed attuale, attento però a mantenere intatto quel look retro su cui fa leva il gioco dall’inizio alla fine. Rispetto però ai giochi Nintendo, qua il lavoro svolto è più conservativo e meno invasivo, lasciando aperta una porta verso il passato. Le schermate sono pressoché statiche, i personaggi animati nell’essenziale e in generale il loro aspetto spesso risulta spesso un po’ involontariamente comico, con questi “testoni” che restano si fedeli al design originale ma che spesso strappano una risata involontaria. Nel complesso però si tratta di una buona opera di restauro, che farà felici tutti gli amanti di queste avventure del passato.

In questa nuova versione è presente poi un doppiaggio completo ed inedito, disponibile solamente in giapponese (nonostante i limiti della produzione è un aspetto coerente con il tipo di gioco) e per quanto riguarda i testi troviamo un buon adattamento inglese, macchiato di tanto in tanto da qualche typo e qualche incorrettezza, ma nulla che possa impedirci di goderci a pieno la storia.

Ultima nota, riguarda il prezzo di The Hokkaido Serial Murder Case, che forse appare un po’ fuori fuoco se si guarda la concorrenza, come nel caso di Ace Attorney Investigations Collection o Emio – L’uomo che sorride: Famicom Detective Club, che pur orbitando nella stessa fascia di prezzo, offrono esperienze sicuramente più accattivanti agli occhi dei videogiocatori meno informati.

Purtroppo The Hokkaido Serial Murder Case: The Okhotsk Disappearance ~Memories in Ice, Tearful Figurine~ arriva da noi in sordina e senza la minima promozione, fagocitato da altre due produzioni di genere come Emio e Ace Attorney Investigations, che ne hanno completamente oscurato l’uscita. Ci sentiamo quindi in dovere di consigliarvelo se siete amanti delle visual novel investigative di stampo classico, perché The Hokkaido Serial Murder Case è una di quelle gemme rare che merita di essere scoperta, e che grazie a questo remake è possibile farlo a distanza di 30 anni. Un titolo che riesce ad essere ancora oggi attuale nel racconto, sebbene certi ingranaggi delle dinamiche trial & error si siano un po’ arrugginiti negli anni, l’idea di espanderne il racconto utilizzando l’idea del flashback per introdurci i nuovi eventi è un escamotage che abbiamo apprezzato e che funziona perfettamente. Non sappiamo quanto clamore riuscirà a raccogliere The Hokkaido Serial Murder Case: The Okhotsk Disappearance ~Memories in Ice, Tearful Figurine~, ma ci auguriamo che G-MODE riesca ad avere l’entusiasmo e la volontà di portare anche gli altri capitoli che compongono questa trilogia, dando così alla serie una seconda, meritatissima, vita.


The Hokkaido Serial Murder Case: The Okhotsk Disappearance ~Memories in Ice, Tearful Figurine~ è disponibile su Nintendo Switch e PC.

The Hokkaido Serial Murder Case
The Hokkaido Serial Murder Case: The Okhotsk Disappearance ~Memories in Ice, Tearful Figurine~ – La Recensione
Pro
Remake grafico totale, con doppiaggi inedito.
Il nuovo scenario continua il racconto originale.
Contro
Alcune dinamiche sentono il peso degli anni.
Prezzo un po' più alto del previsto.
8.2
Voto