The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel – La recensione

The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel

Uscito originariamente su PlayStation 3 e PS Vita, Trails of Cold Steel arriva su PlayStation 4 la versione “definitiva” di questo “nuovo” classico del JRPG moderno.

Final Fantasy, Dragon Quest, Tales of. Tutti JRPG molto amati e conosciuti dal pubblico di tutto il mondo. Chi bazzica l’ambiente però sa che oltre ai “vip” del gioco di ruolo di stampo giapponese c’è un fiorente sottobosco di titoli più o meno conosciuti ed apprezzati. La serie di Legend of Heroes è forse uno degli outsider di questa categoria. Considerata di nicchia dalle nostre parti e arrivata saltando qua e là diversi capitoli, la saga di Falcom si è fatta largo negli anni nel cuore degli appassionati.

Una serie che prosegue da anni e che in Giappone ha visto di recente l’uscita del quarto capitolo del filone narrativo di Cold Steel. E mentre noi attendiamo impazienti l’arrivo dell’inedito terzo episodio, Marvelous ci ripropone le versioni rimasterizzate in HD dei primi due titoli.

Ma non perdiamoci in chiacchiere e (ri)scopriamo The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel.

Lotte di classe

La storia si svolge in un fragile scenario fantapolitico dove la divisione sociale fra ceto abbiente e poveri crea tensioni e attriti. Protagonisti del gioco gli allievi della Classe VII dall’Accademia Militare di Thors. Una classe speciale, l’unica che vede al suo interno membri provenienti da vari gruppi sociali, poveri e ricchi. E sarà questa differenza elitaria il perno sul quale ruoteranno tutte le vicende, prima di arrivare nel vivo dell’azione. Si perché Trails of Cold Steel inizia proprio durante lo svolgimento di una missione, con la Classe VII intenta a sventare un’imminente attacco terroristico. Purtroppo però, durante il momento clou, il gioco ci riporta a 5 mesi prima. Un lungo flashback nel quale andremo a fare la conoscenza di tutti i membri della squadra, capitanata da Rean Schwarzer.

Ed ecco che i primi capitoli diventano uno spazio nel quale familiarizzare con il gioco, conoscerne gli intrecci politici e le dinamiche sociali che regolano la vita degli abitanti dell’impero Ereboniano. In particolar modo i rapporti dei vari componenti della Classe VII avranno l’occasione di mettersi a “nudo” raccontandoci i loro sogni e le loro paure, stringendo fra di loro un rapporto di totale fiducia. Il cameratismo, così come l’accettazione, sono solo alcuni dei temi che emergono in questa prima, lunga, fase. E se da un lato si sente la necessità di approfondire il background narrativo di ogni singolo cadetto, dall’altra si allunga suo malgrado la storia, così come le ore di gioco.

Questi 5 mesi si concentreranno anche sulla vita scolastica, e sulle prove che dovranno sostenere per potersi diplomare, dando così dimostrazione a tutti che l’esperimento di una classe mista può funzionare nonostante le diversità sociali.

Purtroppo però lo scoglio narrativo di questo primo episodio rischia di far naufragare la nave del divertimento. Un racconto che poteva sicuramente essere più conciso e meno dispersivo. Solo nelle fasi finali, quando il flashback terminerà, riprendendo il “discorso” dove ci eravamo interrotti nel prologo, avremo un quadro più chiaro di tutta la vicenda, aprendo la strada così al secondo capitolo, che arriverà anch’esso su PlayStation 4 (nella stessa versione rimasterizzata) nei prossimi mesi.

Se la storia di questo Trails of Cold Steel rischia di mettere alla prova la vista pazienza, il suo gameplay potrebbe essere la vostra ancora di salvezza.

Rpg a turni mon-amour

Nel più classico dei classicismi, Trails of Cold Steel propone un sistema di combattimento a turni, dove i membri del party possono sfruttare la loro fase per sferrare il proprio attacco al nemico. E fin qua nulla che esuli dall’ordinario.

La caratteristica del titolo Falcom risiede però nel suo gameplay. Una volta preso controllo di uno dei ragazzi della Classe VII potremo decidere come agire sul campo. C’è l’attacco base, che varierà (area e range) in base all’arma del personaggio scelto, mentre le cose si fanno più interessanti andando ad utilizzare le mosse Craft e Arts.

Entrambe soggette all’uso di una barra, le Craft sono le mosse caratteristiche del personaggio, che si guadagneranno salendo di livello. I punti necessari per utilizzarle si otterranno in battaglia infierendo o ricevendo danni. Esiste anche una tecnica avanzata chiamata S-Craft, chiaramente più forte delle altre che necessiterà di più punti per essere lanciata sul nemico.

Le arti invece traggono vantaggio dall’uso del dispositivo Arcus, una tecnologia che sfrutta dei quarzi che sbloccheranno magie specifiche, come quelle di cura e supporto, o per l’attacco. Il sistema ricorda quello delle Materia di Final Fantasy 7, ma con ampi margini di personalizzazione. Così facendo potremo creare delle build specifiche per i compagni, cercando di coprire tutte le situazioni possibili in fase di battaglia.

I quarzi installabili possono essere creati tramite un’apposita opzione, sfruttando i frammenti che si otterranno sconfiggendo i mostri.

Come abbiamo sottolineato mentre evidenziavamo lo spirito cameratesco dell’intero gioco, il rapporto con i propri compagni è fondamentale, e necessita di essere approfondito.

Durante le fasi esplorative potremo decidere di passare del tempo con i nostri amici, così da fortificare i legami. Una sorta di social link alla Persona, ma molto più blando ed intuitivo. Man mano che il livello del rapporto aumenterà fra i ragazzi si sbloccheranno nuove abilità che si manifesteranno sul campo di battaglia.

È quindi doveroso tirare in ballo anche il Combat Links una dinamica che è il risultato di questi legami. I 4 membri del party vengono così collegati 2 a 2 fra loro. Questo gli consentirà, quando il rispettivo partner compirà un attacco critico di unirsi a lui con un secondo colpo di supporto. O addirittura una potente tecnica combinata, in grado di spezzare le difese nemiche. Capirete quindi che sarà doveroso sfruttare tutte queste possibilità, provando diverse combinazioni di personaggi e cercando di aumentare il più possibile il livello di amicizia fra loro.

È presente poi la possibilità di migliorare il proprio equipaggiamento, come in ogni JRPG che si rispetti, e altre attività secondarie con le quali intrattenersi.

Aria di novità

Sul fronte dell’esplorazione invece, Trails of Cold Steel si comporta in maniera abbastanza canonica.

Ogni capitolo che compone la storia è diviso in più missioni, fra quest principale e secondarie. Il tutto sempre ben evidenziato e di facile accesso, anche grazie alla mini mappa o al pratico viaggio rapido, che permette di ridurre i tempi degli spostamenti. Completare missioni, o svolgere le attività scolastiche, ci premierà con dei Punti Academia, che ci permetteranno di scalare i ranghi dell’Academia ed ottenere così interessanti ricompense.

Il viaggio nel mondo di Trails of Cold Steel vi terrà impegnati a lungo, portandovi via dalle 50 alle 60 ore per giungere al finale. Il tutto senza troppi picchi di difficoltà, mantenendo un buon bilanciamento che richiederà comunque parte del vostro tempo per le consuete attività di grinding.

Questa nuova edizione, oltre a vantare un upgrade grafico di cui parleremo fra poco e tutti i contenuti aggiuntivi usciti nel tempo, vede l’inserimento anche di una modalità “turbo” che velocizza ogni azione, sia sul campo che in battaglia, riducendo di molto i tempi morti. Viene offerta anche la possibilità di importare il proprio salvataggio dalle precedenti versioni PS3/PS Vita, così da riprendere la partita lasciata in sospeso e di continuarla su PS4. L’operazione è a senso unico e una volta caricati non potranno essere riutilizzati sulla console d’origine. In compenso però effettuando il tranfert del salvataggio, verremo ricompensati con dei bonus, come ad esempio costumi aggiuntivi.

Riguardo invece il comparto grafico il salto qualitativo è percettibile, anche se il tutto si riduce ad un semplice upgrade di risoluzione (fino a 4K), texture ed interfaccia grafica più definite e un frame rate sostanzialmente stabile e fisso a 60 fps.

Purtroppo però, trattandosi di un titolo uscito nell’ormai lontano 2013, fa sentire tutto il peso dei suoi anni (e già all’uscita non brillava). La grafica generale è pulitissima, ma a risentirne è sicuramente la modesta modellazione poligonale, sia delle ambientazioni che dei personaggi. Fortunatamente, vista la qualità generale del titolo Falcom, si riesce ad essere buoni e dimenticarsi presto di tutti i difetti grafici.

Questa nuova versione contiene poi il dual audio inglese e giapponese. Se quello originale è una novità per noi giocatori giapponesi, anche il dub inglese viene rivisto, aggiungendo numerose linee di dialogo assenti nella versione originale.