The Umbrella Academy – La Recensione della Stagione 2

The Umbrella Academy torna finalmente su Netflix

I fratelli Hargreeves ancora protagonisti della nuova stagione esplosiva di The Umbrella Academy

Grazie a Netflix abbiamo avuto la possibilità di visionare in anteprima la seconda stagione di The Umbrella Academy, serie ideata da Steve Blackman e tratta dall’omonimo fumetto di Gerard Way (sì, proprio il cantante dei My Chemical Romance, per i più nostalgici) e Gabriel Bá.

La prima stagione era stata accolta molto positivamente sia dal pubblico che dalla critica, dato che aveva portato una ventata di novità tra le serie tv con protagonisti dei supereroi. Eroi qui agli antipodi, insicuri e segnati da un’infanzia negata a causa del padre, Reginald Hargreeves (Colm Feore), che aveva dedicato la propria vita ad addestrarli alla lotta contro il crimine, usando metodi decisamente discutibili.

Con questa seconda stagione, siamo felici di poter dire che The Umbrella Academy si conferma uno degli show più validi e coinvolgenti del catalogo di Netflix. Ma andiamo più nel dettaglio.

La trama di The Umbrella Academy 2:

Cinque aveva avvertito la sua famiglia (così tante volte) che usare i poteri per fuggire dall’apocalisse di Vanya del 2019 sarebbe stato rischioso. Bene, aveva ragione: il salto nel tempo ha sparpagliato i fratelli per tutta Dallas, in Texas, per un periodo di tre anni a partire dal 1960. Alcuni, rimasti bloccati nel passato per anni, si sono costruiti una nuova vita e sono andati avanti, certi di essere gli unici sopravvissuti. Cinque è stato l’ultimo ad atterrare, nel mezzo del giorno dell’apocalisse, che – spoiler! – non è altro il risultato dell’interruzione temporale (qualcuno ha un déjà vu?). Ora i membri dell’Umbrella Academy dovranno trovare un modo per ricongiungersi, capire cosa ha causato il giorno dell’apocalisse, fermarlo e tornare al tempo attuale per bloccare l’altra apocalisse. Il tutto mentre vengono cacciati da un trio di spietati assassini svedesi.

E così, Cinque (Aidan Gallagher) ha spedito i fratelli a Dallas in momenti diversi, nel periodo temporale che va dal 1960 al 1963; quest’ultimo è l’anno in cui lo stesso Cinque tornerà per riunirli e tentare a tutti i costi di sventare la nuova apocalisse che si sono portati dietro dal 2019. Ma chi sarà stavolta a scatenarla? Sarà cambiata l’equazione?

Nel frattempo: Allison (Emmy Raver-Lampman) si è costruita una famiglia ed è diventata un’attivista per i diritti civili degli afro-americani; Luther (Tom Hopper) è diventato un pugile e si guadagna da vivere in scontri di boxe clandestini; Klaus (Robert Sheehan) ha fondato una setta di cui si è messo a capo, riunendo sotto di sé un vasto gruppo di figli dei fiori; Diego (David Castaneda) è stato internato in manicomio – contro la sua volontà – e Vanya (Ellen Page) ha perso la memoria dopo aver avuto un incidente in cui ha sbattuto la testa e adesso fa la baby sitter per il figlio con problemi di autismo, della stessa donna che l’ha investita.

La narrazione:

Fin dal primo episodio, The Umbrella Academy si conferma una serie dinamica, ricca di scene d’azione coinvolgenti e “fumettose”, costruite in maniera magistrale. Proprio per il loro essere particolari, anche se sono tante, non annoiano ed essendo sempre accompagnate da una colonna sonora ad hoc (uno dei grandi punti di forza della serie) risultano godibilissime e assolvono la loro funzione catartica.

I nuovi personaggi, come quello di Lila (Ritu Arya), Ray (Yusuf Gatewood) e Sissy (Marin Ireland) sono da subito introdotti perfettamente, così da avere modo di evolversi durante il corso degli episodi, dando un valore aggiunto alla storia.

Essendo ambientata negli anni ’60, The Umbrella Academy non manca di affrontare tematiche importanti, come la condizione della donna nella famiglia tipo americana di quegli anni, l’omosessualità e le minoranze etniche. Tuttavia queste problematiche non vengono mai troppo esasperate e sono ben contestualizzate, sollevando riflessioni importanti nel modo giusto. Anche le ambientazioni sono ben curate e puntata dopo puntata veniamo immersi completamente in quel periodo storico; merito senza dubbio di quell’estetica che da sempre contraddistingue la serie ma che in questa seconda stagione si consolida e si fa apprezzare ancora di più.

Per quanto riguarda gli espedienti narrativi, cioè tutti quegli eventi che servono a mandare avanti la storia, sono ben costruiti e non risultano forzati. Ovviamente non mancano i momenti divertenti, che ogni volta sono inseriti per stemperare i tanti momenti drammatici. Tuttavia risultano piacevoli e non si scade mai in battute di dubbio gusto.

Infine, ancora un volta – e forse molto più che nella prima stagione – al centro di tutta la serie ci sono i protagonisti alle prese con le loro storie e vicende personali, in costante lotta con se stessi e il mondo che li circonda. Nonostante l’ego sembra prevalere sul proteggere la famiglia, adesso i fratelli sono cresciuti e maturati e alla fine è sempre l’amore fraterno a vincere. In questo, Ben (Justin H. Min) avrà un ruolo chiave. Lacrimine alert!

 

Gli easter egg:

Se c’è una cosa che davvero contraddistingue la seconda stagione di The Umbrella Academy sono gli easter egg. Per chi non lo sapesse, gli easter egg non sono altro che riferimenti e/o citazioni nascosti all’interno di un’opera multimediale. E qui siamo riusciti a individuarne qualcuno.

1. Luther, mentre è alle prese con un allenamento prima di uno dei suoi incontri di boxe, indossa una tuta grigia uguale identica a quella che indossa Rocky nella famosa scena della scalinata.

2. Una delle scene è ambientata in un bagno verde similissimo a quello visto in Shining, dove – nel film di Kubrik – dalla vasca da bagno esce una giovane donna che si rivela essere coperta di piaghe. In questa scena della serie in particolare, il personaggio presente all’interno della vasca, è tra gli antagonisti principali e il collegamento con la natura malvagia del personaggio visto in Shining è perfetto.

3. Le scritte sulle mani di Klaus, Hello e Goodbye acquistano un nuovo significato. Essendo lui diventato il profeta a capo di una setta di hippies, queste due parole potrebbero benissimo riferirsi alla canzone dei Beatles Hello, Goodbye. Beatles che sappiamo tutti essere stati in quegli anni all’apice del loro successo e ricordati – soprattutto John Lennon – tra le icone di riferimento di questa comunità.

4. Durante la scena di un interrogatorio a Vanya, viene utilizzato un tipo di tortura che è un chiaro riferimento al progetto MKULTRA, sviluppato dalla CIA proprio negli anni in cui è ambientata la serie. Il progetto MKULTRA aveva lo scopo di controllare e influenzare la mente attraverso l’uso pratiche illegali – come le onde elettromagnetiche, le sostanze psicotrope (LSD), sieri della verità ecc.. – di soggetti quali carcerati, persone comuni, spie, militari, prostitute, senzatetto, malati mentali e tossicodipendenti.

Conclusioni:

Concludendo, questa seconda stagione di The Umbrella Academy ci sentiamo di promuoverla a pieni voti. Una puntata tira l’altra e nonostante i 47 minuti di durata di ogni episodio, fileranno che è un piacere, confermandosi un ottimo prodotto di intrattenimento per gli appassionati e non del mondo dei supereroi.

Inoltre, senza fare spoiler, vi confermiamo che tanti sono i punti di domanda rimasti in sospeso alla fine dell’ultima puntata, ma allo stesso tempo altre linee di trama si sono definitivamente concluse. Solo alcuni nodi vengono al pettine insomma, ma le rivelazioni che questa stagione ci regala sono a dir poco sbalorditive. D’altronde Netflix ha già confermato altre tre stagioni per cui questo è solo l’inizio… per il momento non vi resta che iniziare a correre ai ripari e recuperarla subito se ancora non l’avete fatto!