La strampalata famiglia di strani supereroi nella versione originale a fumetti. Ecco The Umbrella Academy, tra stranezze e divertimento.
The Umbrella Academy è il primo lavoro di Gerard Way, celebre tra le altre cose per My Chemical Romance. In Italia è arrivato grazie a BAO Publishing e, vista l’uscita della serie TV Netflix a febbraio, ho atteso un po’ di tempo prima di far uscire questa recensione. In questo articolo vi parlerò, dei volumi 1 e 2 di The Umbrella Academy.
L’opera originale è stata scritta da Gerard Way e disegnata dal celebre Gabriel Bà con la collaborazione di James Jean per quanto riguarda le copertine. Nel 2007 è stato editato da Dark Horse e in Italia è giunto grazie appunto a BAO. L’opera narra le avventure di una strana famiglia di supereroi alle prese con problemi non proprio di tutti i giorni: l’apocalisse. Per l’esattezza la storia narra di 43 donne che senza mostrare segni di gravidanza, improvvisamente partoriscono dei bambini in tutto il mondo. Purtroppo solo sette di essi sopravvivono e vengono adottati da un certo Sir Reginald “monocolo” Hargreeves, uno scienziato miliardario che segretamente è anche un alieno. Il progetto di Hargreeves prevede quindi sette supersoldati da addestrare al mestiere di supereroe per essere pronti a combattere una imminente catastrofe.
Il fumetto è quindi un delizioso mix di epica supereroistica, fantascienza Golden Age ed estetica retrò che si presenta in tante sfaccettature proprio per adattarsi alle varie personalità dei personaggi. Dopotutto se avete visto la serie, i riferimenti sono pressoché identici. I protagonisti del fumetto e quelli della serie Tv Netflix sono identici e raccontati con minuzia di dettagli ed estrema caratterizzazione. Reginald è un alieno sotto mentite spoglie di un ricco imprenditore, a volte cinico a volte padre gentile, ma sempre autorevole e autoritario nei confronti dei figli e non solo. Space Boy detto anche Numero 1 è il capo gruppo, ottuso ma coraggioso, dolce ma aggressivo quando serve. È dotato di una superforza ed è innamorato di sua sorella nonostante abbia la testa di uomo e il corpo di gorilla. Kraken è il vero eroe della banda, irrequieto e ribelle in grado di trattenere il respiro per sempre ed è molto bravo con le lame. Voce può modificare la realtà tramite le bugie ed è la cotta del fratello, anche se in realtà si amano entrambi. Medium ha tanti poteri, ma funzionano solo se si toglie le scarpe. Può parlare con i defunti, può evocarli, ma la droga lo bloccano non poco. Numero 5 può invece spostarsi nel tempo e modificare la storia e i relativi eventi. Vanya è la sorella inizialmente inutile, capace solo di suonare il violino, in realtà è molto molto di più. Poi ci sono Pogo che è l’aiutante scimpanzé di Reginald, Mamma un robot creato per imitare proprio una mamma e un ispettore di polizia che si cambia la dentiera in base a ciò che deve fare.
L’opera è quindi ironica e scanzonata, ma mantiene comunque un’inclinazione coerente con il genere di appartenenza. Sono dei supereroi molto inusuali e lontani dalla figura pulita quasi sacra mostrata da Marvel e simili. Qui sono cinici, fanno uso di droghe e non mancano sbudellamenti e scene cruente. I riferimenti Marvelliani più consoni sono certamente gli X-Men, ma con molta più crudeltà e meno stranezze mutanti. La storia che ci viene posta è quella di una famiglia devastata che cerca di raccogliere i pezzi di sé stessa per ritornare uniti e superare le difficoltà che la vita pone ad ognuno di loro. Non ha importanza avere superpoteri bizzarri o intrighi che fuoriescono all’improvviso, l’importanza è salvare il mondo. Ognuno dei personaggi ha infatti più di una vita parallela che si intreccia con la vita principale e dovranno fare in modo che ogni vita non si incontra con un’altra, ma ciò risulterà a dir poco impossibile.
All’inizio la vera antagonista è Violino Bianco (insieme ad altri), ma nel mentre vi sono anche il senso di inutilità e di abbandono che essa percepisce nei confronti degli altri protagonisti quindi si può dire che l’unica arma per batterla è proprio l’amore. Questo si intravede anche nelle tavole di Bà che portano il lettore all’interno delle vite dei prima bambini fenomeni e poi dei ragazzi divorati dalle difficoltà. Il primo volume racconta tutto ciò e spiega bene chi sono i personaggi, il secondo volume invece perde un po’ di mordente perché diluisce un po’ troppo il racconto divenendo farraginoso e troppo lento. Si aggiunge un intreccio che però risulta inutile per la storia del volume e non viene nemmeno spiegato molto bene.
In ogni caso si tratta di un’opera assolutamente consigliata così come la serie Tv presente su Netflix. Ecco a voi il link di acquisto.