The Walking Dead: Lo straniero – Recensione

La recensione del primo racconto di The Walking Dead non scritto da Kirkman

The Walking Dead: Lo straniero

The Walking Dead Lo straniero

Quando penso al fumetto di The Walking Dead non posso fare altro che essere sopraffatto sempre da ricche emozioni e ricordi indelebili. Quando acquistai il primo volumone di Saldapress nel 2005 ed il mondo non era ancora stato stregato da quelle pagine in bianche e nero divenute poi una serie tv (di dubbio gusto) sul piccolo schermo, ero un lettore di fumetti relativamente giovane, con solo un paio di anni alle spalle passati con la faccia immersa nella cellulosa.  The Walking Dead è sempre stato qualcosa di più di un mero racconto zombie, era una storia di rapporti umani, era un viaggio che qualche mese fa si è concluso ufficialmente con il 32esimo volume italiano. Un rapporto tra lettore e fumetto durato 15 anni che è giunto alla conclusione nel migliore dei modi senza aver bisogno o necessità di ulteriori racconti. Con l’annuncio qualche mese mese fa delll’uscita di una nuova storia autoconclusiva, non scritta direttamente da Robert Kirkman  la curiosità di esplorare ancora quel fantastico mondo ha prevalso sul mio pensiero riguardo alla chiusura definitiva dell’opera. Nonostante non sia frutto della sua mente, Kirkman ha approvato il racconto che vede alla penna  Brian K. Vaughan, creatore di Saga e Y:The Last Man supportato ai disegni da Marcos Martin che già mi aveva incantato sulle pagine di Spider-man in passato.

The Walking Dead Lo Straniero si svolge in concomitanza con l’inizio del fumetto originale ma che vede come ambientazione la calda Barcellona, dall’altro lato del pianeta rispetto alla cittadina di Atlanta dal quale parte il viaggio di Kirkman. Qui facciamo la conoscenza di Jeff, un ragazzo americano sperduto nella città spagnola dopo essere rimasto coinvolto dal contagio durante il suo viaggio in Europa. La storia si apre con un urlo ed un evento che fa subito capire al lettore i toni cupi dell’opera. In (purtroppo) solo 32 pagine di Storia,  Brian K. Vaughan, rende omaggio all’opera di Kirkman, dandoci una scorcio di un Europea alle prese con il contagio, culminando con un finale canonico che mette un nuovo tassello importante nella lore dei personaggi del filone principale. Le poche pagine a disposizione bastano comunque all’autore per inserire tutto il necessario, azione, suspance, tensione, ingegno e sentimenti in un racconto che scorre frenetico come i protagonisti dell’opera. Le tavole di Martin seppur in leggero rimando a quelle di Adlard, rimangono pulite e precise con un’identità propria, con scorci della città spagnola nella quale il disegnatore è anche nato, con un sapiente utilizzo dei Bianco/Nero.

Parlando della qualità del volume come sempre Saldapress sfoggia un edizione di tutto rispetto con un cartonato con dettagli lucidi che esaltano la copertina di Martin ed al fondo lo Sketchbook dei personaggi, gli schizzi di alcune tavolo e gli studio per la copertina.

The Walking Dead è concluso ma leggendo le pagine de Lo Straniero è chiaro che l’universo di Kirkman ha ancora qualche cartuccia interessante di cui usufruire e chissà che la coppia che si è occupata del volume, in futuro non ci dia qualche dettaglio in più sulla loro versione europea di questo incasinato, pericoloso ma affascinante mondo.

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