Thymesia è il nuovo action RPG dei thailandesi OverBorder Studio che lancia la sfida a Bloodborne.
Il fenomeno dei soulslike sembra non volerne ancora sapere nulla di rallentare. Dal boom della serie di Dark Souls si è ormai perso il conto dei titoli che han tratto ispirazione dallo stile creativo di FromSoftware, con risultati più o meno riusciti.
A provarci oggi è il neonato OverBorder Studio, un piccolo team thailandese alla sua opera prima, che con Thymesia cerca di proporre un frenetico Action-RPG che ritrova in Bloodborne tanti punti in comune.
Disponibile su console e PC dallo scorso 18 Agosto, è arrivato il momento di scoprirne di più Thymesia con la nostra recensione.
Versione Testata: Xbox Series X
Tutto ebbe inizio nel regno di Ermes. Prima che una tremenda pestilenza si abbattesse su i suoi abitanti, trasformandoli in orribili creature, la vita del regno era regolata dall’uso dell’alchimia. Come prevedibile la cosa sfuggì di mano, e così quando di li a poco l’utilizzo dell’alchimia degenerò, vennero tentate delle soluzioni per cercare di salvare una situazione ormai disperata, ma era ormai tardi per intervenire e il regno sprofondò nel caos più totale.
Nonostante tutto sembrasse ormai perduto, c’era ancora una speranza per il regno di Ermes. Corvus, il protagonista di questa cupa avventura, ha la capacità di viaggiare nei suoi ricordi e proprio grazie ad essi trovare una cura per la pestilenza che ha corrotto il regno.
Proprio come nelle opere di FromSoftware, OverBorder Studio cerca di scimmiottare lo stile ermetico del racconto, sviluppando una traccia narrativa che appare sempre un po’ fumosa, giusto per alzare quel velo di mistero e misticismo fra gioco e giocatore.
E così inizia la nostra avventura, partendo dalla collina dei Filosofi, quello che a tutti gli effetti l’hub centrale di Thymesia dal quale potremo accedere ai vari ricordi e trovare qualche indizio che ci aiuti nella nostra missione.
Una volta in azione la matrice del gameplay è decisamente chiara ed indicativa.
Thymesia trasuda Bloodborne da tutti i pori e non si vergogna nel farlo.
Le meccaniche sono quelle da Action-RPG, di quelli veloci dove bisogna giocarsela fra attacchi e schivate, per poter attaccare nuovamente il nemico con il giusto tempismo. A diversificare (e complicare) un po’ le cose ci pensano le regole del combat system, in quanto non basterà attaccare i nemici con la nostra sciabola in dotazione per ucciderlo, ma dovremo “confermare” il danno inflitto attaccando nuovamente con un artiglio, che rimuoverà la porzione di salute dalla sua barra.
Per farla semplice, dovremo prima attaccarlo con la spada per rimuovere una sorta di “protezione” alla salute, per poi ferirlo definitivamente con l’artiglio fino a stordirlo ed eseguire su di lui un’esecuzione fatale.
Un sistema semplice ma al tempo stesso articolato, che punisce i tempi morti dello scontro. Infatti se una volta inflitte le ferite non assestiamo il colpo con l’artiglio entro una breve finestra temporale, queste si ripristineranno nullificando le nostre azioni.
Il gameplay poi si stratifica man mano che saliremo di livello, guadagnando dei punti che possono essere utilizzati per sbloccare dei talenti che consentono a Corvus di ottenere nuove abilità. Ad esempio potremo decidere il tipo di attacco dell’artiglio, modificandone le animazioni e il timing d’attacco, o potenziare schivate e il counter variando lo stile di lotta che decideremo di utilizzare. La possibilità poi di resettare i punti in qualsiasi momento per ridistribuirli fra i talenti lascia grandi spazi di manovra al giocatore, che potrà decidere come relazionarsi al titolo di OverBorder Studio.
Continuando ad esaminare il gameplay di Thymesia troviamo gli attacchi piuma, una specie di colpo rapido che serve a bloccare gli attacchi critici dei nemici (che si illumineranno di una luce verde poco prima di sferrare il colpo) dandoci così un’importante apertura nella difesa dell’avversario.
Leggi anche: Elden Ring – La Recensione
Corvus avrà in dotazione solamente sciabola e artiglio, ma nonostante questa limitazione potrà sfruttare i suoi poteri alchemici per depredare il nemico ed evocare un’arma pestilenziale, che svanirà non appena la estrarremo per utilizzarla. Avanzando nel gioco saremo poi in grado di sbloccare anche degli slot dedicati alle armi pestilenziali, consentendoci di equipaggiarne fino ad un massimo di 2. Rispetto a quelle evocate non scompariranno una volta “castate” ma consumeranno l’energia di Corvus e saranno soggette ad un breve cooldown che ne regola l’uso nel tempo.
Non tutte le armi pestilenziali sono incentrate sull’attacco, alcune potranno formare uno scudo sul corpo di Corvus che ridurrà i danni subiti, altre potenzieranno la sciabola o sbilanciare i nemici rendendoli inattivi per qualche secondo. Starà quindi al giocatore scegliere la combinazione perfetta per il proprio stile, arrivando ad avere contemporaneamente 3 armi spettrali al proprio servizio. Inoltre raccogliendo dei particolari frammenti rilasciati dai nemici potremo potenziare le armi pestilenziali, aumentandone efficacia e attivando funzioni aggiuntive.
Non mancano poi le pozioni, che potranno anch’esse essere potenziate negli usi e nel quantitativo di energia ripristinata, con la possibilità di equipaggiare una fra le 3 varianti disponibili, ognuna delle quali avrà un effetto diverso sul ripristino della nostra barra della salute.
Come da tradizione è presente l’equivalente del falò soulsiano, qua chiamato Lume. Riposando nei pressi del Lume, salveremo i nostri progressi e ripristineremo le pozioni utilizzate. Proprio come nei souls potremo effettuare anche l’avanzata del livello utilizzando i frammenti di ricordo raccolti (che indovinate un po’ se morirete dovrete tornare a recuperarli evitando di perderli definitivamente morendo una seconda volta) incrementando uno dei tre valori di Corvus come la forza, che determina il danno degli attacchi, la salute che influisce sulla barra dell’energia e la pestilenza, che aumenta i danni inflitti dall’artiglio.
Ma come si comporta in azione Thymesia?
Pad alla mano la sensazione è quella di essere in una versione acqua e sapone di Bloodborne.
E questa sensazione purtroppo vi accompagnerà per tutta la breve durata del gioco (all’incirca 10 ore). Saranno le ambientazioni che viaggiano a cavallo fra lo stile vittoriano e quello medievaleggiante, o l’esplorazione su binari che non lascia troppe libertà durante la ricerca dei ricordi, ma giocando c’è qualcosa che non riesce a convincere del tutto.
Probabilmente l’inesperienza del team e il troppo amore per i titoli FromSoftware hanno giocato a loro sfavore, mettendoli sotto la lente di un confronto continuo dal quale chiaramente non potevano uscirne vincitori nonostante le buone intenzioni iniziali.
La base di partenza però è valida e Thymesia si mostra propenso ad eventuali miglioramenti futuri, magari scegliendo una strada più originale e limando qua e là le imperfezioni del gameplay. Per quanto solida l’idea del doppio attacco per ferire ed uccidere i nemici, spesso si è travolti dagli eventi lasciandoci in balia di nemici che non ci concedono il tempo di contrattaccare o schivare le loro mosse. E spesso ci rema contro anche la telecamera di gioco, troppo ingessata rispetto alla velocità di movimento dell’azione.
Anche la curva della difficoltà meritava un bilanciamento più attento e che seguisse di più lo sviluppo di Corvus. Invece cade nella classica trappola dei soulslike, dove superata le criticità iniziali e livellato un po’, difficilmente sarete messi alle strette, se non in occasione di qualche boss un po’ più sfrontato.
Tecnicamente Thymesia si presenta bene.
Graficamente è un prodotto abbastanza solido che mostra qualche incertezza nella fluidità durante alcuni scontri, e sebbene si viaggi all’interno di una produzione indipendente, quanto fatto da OverBorder Studio è decisamente un buon lavoro.
A tradire però il resto della produzione è questo continuo rimando a Bloodborne nella poca varietà delle ambientazioni, che dopo i primi istanti tendono a ripetersi pur proponendo qualche variante se rigiocati durante le missioni secondarie. Anche nelle musiche non riesce ad essere incisivo quanto sperato, e salvo qualche raro momento difficilmente vi accorgerete di loro durante le vostre partite.
Purtroppo Thymesia non ci ha convinto del tutto. Le idee alla base del titolo OverBorder Studio ci sono e sono anche buone, ma questo voler rincorrere a tutti i costi Bloodborne si è trasformato in una donchisciottesca battaglia contro i mulini a vento. Il volersi omologare ai valori di FromSoftware ha fatto sì che Thymesia perdesse anche quel briciolo di originalità che tentava di proporre nel suo gameplay, innescando l’effetto contrario, quello della brutta copia da discount. Se avete amato Bloodborne e siete alla disperata ricerca di qualcosa vagamente simile, potreste pure farci un pensiero, mantenendo basse le aspettative e consapevoli dei molti limiti di cui soffre Thymesia.