Until Dawn (2024) – La Recensione

Until Dawn (2024)

Pubblicato inizialmente su PlayStation 4 nel 2015, Until Dawn è stato il gioco che ha stabilito la linea stilistica di Supermassive Games. Al di là di un paio di titoli usciti in precedenza su PlayStation 3, dopo Until Dawn la software house inglese si è specializzata in titoli horror dalla forte componente narrativa. Titoli caratterizzati da un gameplay limitato all’esplorazione e ai Quick Time Event, ma che permette al giocatore di intraprendere strade differenti per evolvere il racconto in base alle proprie scelte. Un’esperienza derivata dai mai abbastanza elogiati librogame e da quelle avventure testuali che tanto piacevano negli anni Settanta e Ottanta.

Nonostante un inizio problematico (il gioco era inizialmente previsto per PlayStation 3), una volta approdato sul mercato Until Dawn si rivelò un successo di pubblico e di critica. Un successo tale da permettergli di ottenere recensioni entusiaste, di vendere più di quattro milioni di copie, di venir candidato a diversi premi e di dare vita a due (discreti) titoli per PlayStation VR. Sono passati nove anni dall’uscita di quella gemma targata Supermassive Games. Nove anni durante i quali i dev inglesi hanno tentato di replicarne la formula, talvolta riuscendoci di più e altre volte di meno.

Grazie al supporto di Ballistic Moon, software house fondata nel 2019 proprio da un team di ex-dipendenti di Supermassive, Until Dawn è però tornato a far parlare di sé. Dal quattro ottobre, infatti, l’avventura tra i boschi di Blackwood Pines è disponibile anche su PlayStation 5 e, per la prima volta, su PC. Non si tratta, però, di un mero miglioramento grafico, bensì di una sorta di ammodernamento generale, che passa per l’abbandono della camera fissa e del Decima Engine utilizzato nel 2015. Negli scorsi giorni siamo tornati in montagna, tra chalet inquietanti e tormente di neve, per capire se l’opera magna di Supermassive sia ancora degna di essere giocata o se il passare del tempo l’abbia resa anacronistica. Volete sapere com’è finita? Scopritelo nella nostra recensione di Until Dawn.

Until Dawn (2024)

OTTO PERSONAGGI IN CERCA D’AUTORE

La trama di questa riproposizione di Until Dawn è rimasta del tutto invariata rispetto a quanto visto nove anni fa. Un anno dopo un tragico incidente accaduto a Blackwook Pines, un gruppo di otto amici decide di rincontrarsi alla baita dove tutto è iniziato per festeggiare e cercare di somatizzare il lutto. Bastano poche ore, però, per capire che sta accadendo qualcosa di strano. Una misteriosa presenza aleggia nel bosco e sembra che un inquietante individuo stia tenendo sott’occhio lo chalet. Una situazione potenzialmente molto pericolosa, che mal si sposa con le tensioni latenti tra i vari ragazzi. Tensioni che nascondono segreti. Segreti che potrebbero impedire ai ragazzi di fare l’unica cosa saggia in questo momento: rimanere uniti.

Anche a distanza di tanto tempo, la storia messa in piedi da Graham Reznick e Larry Fessenden riesce ad appassionare sin dal primo minuto. Until Dawn segue i classici tòpoi dei film slasher, ma riesce a condire il tutto con diverse trame secondarie che finiscono per creare un tessuto narrativo solido e affascinante.

Le ottime interpretazioni degli attori coinvolti aggiungono ulteriore valore al racconto, permettendo al giocatore di seguire i vari dialoghi con sincero interesse. Si ha spesso la sensazione di trovarsi di fronte a un buon film horror, con la differenza che saranno le nostre scelte a plasmare il destino dei vari personaggi. Non è raro (anzi) che alcuni dei protagonisti periscano durante la notte che li aspetta. Una decisione presa con noncuranza o un tasto premuto troppo tardi potrebbe dare vita a una tragica morte, costringendo il giocatore a proseguire l’avventura con i personaggi ancora in vita. Un meccanismo che funziona tanto oggi quanto nel 2015.

Senza entrare troppo nello specifico, segnaliamo la presenza di un finale inedito dell’avventura. Un finale che potrebbe lasciare intendere l’arrivo di un sequel per Until Dawn. E lo ammettiamo: l’idea ci spiace e speriamo possa concretizzarsi presto.

Until Dawn (2024)

STESSO GIOCO, NUOVE INQUADRATURE

Come già accennato, Ballistic Moon non ha ritoccato lo scheletro del gioco, che è rimasto quel titolo fortemente narrativo di nove anni fa. Ancora una volta potremo scegliere cosa dire e cosa fare con i vari personaggi a disposizione, formando (o disfacendo) relazioni tra di essi e portando così la storia a prendere determinate direzioni. A sostegno delle sezioni più action troviamo gli immancabili Quick Time Event, che ci costringeranno a reagire con rapidità per evitare di vedere i nostri protagonisti morire di morti violente e dolorose. Nel tentativo di evitare queste morti, potremo raccogliere diversi totem nascosti nelle varie aree, che ci daranno piccole anticipazioni sul futuro. Si tratta di pochi secondi spesso molto criptici, ma proprio per questo divertenti da interpretare.

La principale differenza ludica sta nel cambio di telecamera. Nel 2015, Until Dawn utilizzava le inquadrature fisse, una scelta che donava al progetto un taglio fortemente cinematografico, ma rendendo scomodo muoversi tra la numerose zone e interagire con gli oggetti sparsi per lo scenario. Questa volta, invece, gli sviluppatori inglesi hanno optato per una terza persona in stile Resident Evil 4, portando la camera alle spalle del personaggio. Lo ammettiamo: si tratta di una scelta che dona senza dubbio maggior manovrabilità ai vari protagonisti, rendendo l’esplorazione nettamente più comoda e intuitiva. È altresì vero, però, che appare evidente come alcune sequenze fossero pensate per creare inquietudine nella versione precedente del gioco. Nonostante l’ottimo lavoro svolto da Ballistic Moon, questo “nuovo” Until Dawn fa meno paura, perdendo in parte anche quel tocco cinematografico visto in passato.

Non si tratta di un vero e proprio peggioramento dell’esperienza finale, sia chiaro. È evidente però che il sapore generale dell’opera sia in parte diverso, caratteristica che potrebbe non piacere a tutti gli amanti della versione originale del titolo.

Until Dawn (2024)

UN BALZO IN AVANTI, MA…

Basta avviare questo nuovo Until Dawn per notare l’incredibile balzo in avanti sotto l’aspetto puramente grafico. Il passaggio all’Unreal Engine 5 ha permesso ai modelli dei personaggi di diventare più definiti ed espressivi, alle luci di colpire in modo migliore l’ambiente, alle aree di risultare più dense di oggetti e alla neve di modularsi in modo realistico. Un salto qualitativo eccellente che, però, sembra non esplodere appieno su PlayStation 5. Il frame rate risulta infatti molto traballante, senza superare mai i 30 fotogrammi al secondo e scendendo anche in alcuni (e immotivati) casi. In un mondo nel quale esiste Alan Wake 2 e le più recenti produzioni targate Supermassive Games, è quantomeno strano trovarsi di fronte a un titolo narrativo con questi valori produttivi tanto traballante.

Non è chiaro se Until Dawn potrà ottenere vantaggi dall’imminente uscita di PlayStation 5 Pro, ma speriamo che gli sviluppatori riescano con una patch a dare maggiore dignità al frame rate del gioco anche sulla versione “standard” della console Sony.

Discorso simile anche per quanto riguarda il comparto sonoro. Se il doppiaggio è rimasto invariato, lo stesso non si può dire della soundtrack. L’ottimo lavoro svolto da Jason Graves è stato qui sostituito da tracce inedite composte da Mark Korven. Tracce sicuramente funzionali alla narrazione, ma che non riescono a raggiungere i livelli di quelle originali. Lo stesso si può dire della nuova canzone di apertura. “O’ Death” di Amy Van Roekel è stata rimossa per questioni legate ai diritti, finendo rimpiazzata da “Out of the Shadows” di Mae Stephens. Anche in questo caso il risultato è buono, ma nettamente inferiore alla versione del 2015.

UNTIL DAWN, UN REMAKE NECESSARIO?

Dopo esserci persi nuovamente a Blackwood Pines, possiamo affermare che questa nuova versione di Until Dawn presenta diverse valide aggiunte. Aggiunte che rischiano però di non soddisfare tutti i fan del titolo del 2015. La percezione è quella che Sony abbia deciso di dare una svecchiata al titolo di Supermassive Games per preparare il terreno all’arrivo di un futuro sequel. Una scelta che, se confermata, apparirebbe decisamente sensata, permettendo così di poter godere di una storia tanto interessante senza andare a ripescare un gioco di nove anni fa. Il risultato è, ancora oggi, un titolo narrativo meritevole di attenzione. Un gioco dalla trama ricca di mistero e capace di tenere incollati al pad per circa una decina di ore.

A questo punto, però, potremmo discutere del prezzo di questa operazione, che vede Until Dawn messo in vendita a circa settanta euro. Una cifra decisamente elevata, che potrebbe spaventare parte del pubblico. Il nostro consiglio, a questo punto, è quello di mettere prima mano alla versione originale (disponibile nel catalogo di PlayStation Plus) e aspettare un futuro sconto per recuperare questa edizione nel caso vi innamoriate del titolo. Una possibilità reale, ma che in questo modo potrete concretizzare più avanti a un prezzo inferiore.

Until Dawn (2024)
Until Dawn (2024) – La Recensione
Pro
La trama rimane l’elemento migliore della produzione.
La nuova telecamera rende l’esplorazione più intuitiva e piacevole.
Graficamente moderno e appagante.
Contro
Il cambio di inquadratura rende l’esperienza meno spaventosa.
Un frame rate più fluido avrebbe giovato all’esperienza.
Comparto sonoro meno impattante rispetto alla versione originale.
8
Voto