La soluzione ai vostri problemi è a portata di occhio in Viewfinder!
Quello dei puzzle game narrativi è diventata ormai una realtà ben consolidata nella grande famiglia dei giochi indie.
Viewfinder, degli scozzesi Sad Owl Studio, tenta proprio questa strada proponendo un puzzle game che basa tutto il suo gameplay sulle illusioni ottiche e i giochi prospettici, strada già percorsa da altri in passato, e che ricorda da vicino le follie visive di titoli come Superliminal.
Per quanto anime affini, in Viewfinder potremo utilizzare delle fotografie per modellare e plasmare la realtà a nostro piacimento per poter avanzare nell’avventura.
Dapprima, nei livelli iniziali del gioco, saremo introdotti alle varie meccaniche che ci permetteranno di capire il funzionamento delle fotografie e il loro impiego. Basterà quindi posizionare la foto nel punto desiderato, confermare la nostra scelta e questa si sovrapporrà all’architettura del livello, sovrascrivendola e creando nuovi percorsi.
Un esempio lampante è quello di una foto che mostra una scala e il nostro percorso che continua su un piano rialzato impossibile da raggiungere. Allineando la fotografia della scalinata alla piattaforma in un istante si creerà istantaneamente un nuovo passaggio.
Dopo il primo “mondo”, avanzando, entreremo in possesso di una macchina fotografica stile Polaroid che ci permetterà di realizzare i propri scatti con maggior liberà decisionale, facendo aprire il gioco a soluzioni creative e fuori di testa, semplicemente puntando la camera e “intrappolando” le immagini per ricrearle da zero in un altro punto del livello.
Il fascino escheriano di Viewfinder cattura come non mai, e man mano che ci verranno introdotti nuovi elementi e meccaniche di gioco, saremo bombardati di nuovi stimoli creativi che metteranno a dura prova la nostra fantasia e curiosità. Oltre alle foto, sparsi per gli stage troveremo delle illustrazioni o immagini particolari che se piazzate ci consentiranno di valicarne i confini per scoprire alcuni segreti che si nascondono al loro interno.
Viewfinder punta tutto sull’ingegno e sulla sperimentazione.
Ed è proprio questa spinta al provare varie soluzioni diverse che spesso porta “distruggere” elementi fondamentali dell’ambiente, senza i quali è impossibile proseguire il nostro viaggio, oppure terminare il numero di pellicole istantanee che servono per stampare le foto. In uno di questi casi, o solo semplicemente se si è commesso un errore, si può riavvolgere il tempo cancellando così ogni nostra azione. Questo ci permette di affrontare il gioco con uno spirito leggero in piena euforia trial & error, e magari sperimentare oltre il necessario.
Superando i vari stage si aggiungeranno nuovi elementi, che richiederanno a giocatore di allineare il punto prospettico per ricreare un’immagine, o sfruttare certe illusioni per scoprire vie di fuga o generare copie di oggetti che ci serviranno per attivare altri meccanismi. Da questo punto di vista, sebbene il gioco offra diversi spunti ludici e richieda una buona capacità di analisi per trovare una soluzione, una volta entrati nel mood che Viewfinder richiede si prosegue senza troppe esitazioni, per una durata che non supera le 5/6 ore di gioco effettivo.
Ci sarebbe piaciuta la possibilità di affrontare qualche sfida in più, che non fosse la classica ricerca di collezionabili, o qualcosa di più complesso sul piano delle meccaniche, come il geniale livello finale nel quale confluiscono tutte le idee del gioco.
La progressione di Viewfinder è scandita da una storia che si svela dopo ogni nostra conquista.
L’inizio è abbastanza fumoso e poco chiaro, e dagli elementi in nostro possesso capiremo che ci troviamo all’interno di una simulazione, alla ricerca di informazioni su un qualche tipo di esperimento avvenuto in passato. Esplorando i livelli ci imbatteremo in numerosi file audio e testuali, che ci aiuteranno a ricomporre i pezzi di un racconto mai completamente chiaro al 100%, ma che nasconde al suo interno un prezioso messaggio ecologista, che in questo periodo di grandi cambiamenti climatici è bene portare avanti e sostenere.
Come abbiamo detto sono stati già in diversi a percorrere la strada di Viewfinder, a giocare con le prospettive e con le immagini. Quello che però riesce a fare il titolo di Sad Owl Studio è impressionare nella sua semplicità.
Vissuto interamente in prima persona, Viewfinder ci materializza all’interno di questi piccoli mondi surreali, dove il tempo sembra essere immobile e una pace irreale regna sovrana.
La transizione visiva da fotografia ad elemento ambientale non solo è istantanea ma lascia spesso estasiati per il senso di continuità nell’azione di gioco. Si creano quindi passaggi dal nulla, impressionando a schermo elementi che prima non esistevano. Il gioco di prospettive è alla base di ogni nostra azione e coglierne il lato da immortalare semplifica notevolmente il nostro avanzamento in quello che è un titolo altamente suggestivo ed affascinante in tutto il suo essere.
Viewfinder è l’ennesimo puzzle game narrativo ad uscire su console e PC, ma ha dalla sua quel quid che lo rende unico. Il poter giocare con le prospettive e la possibilità di modificare la “realtà” a nostro uso e consumo ci ha catturato come non mai, invogliati anche da una storia che si svela pian piano e che tenta di insegnarci una lezione. Avremmo gradito forse un maggior senso di sfida, che una volta capito il “trucco” di Viewfinder si perde un po’, ma le ore passate con la macchina fotografica in mano ci sono piaciute, distraendoci quel poco che basta dalla pressa di questo devastante caldo estivo. Se siete curiosi di dargli una possibilità è presente una demo gratuita di Viewfinder, che offre un interessante assaggio delle meccaniche e delle atmosfere del gioco. Ma attenti, ne rimarrete affascinati!