Unitevi all’esercito del DedSec per salvare Londra dal potere di Albion in Watch Dogs: Legion.
La serie di Watch Dogs, dal suo annuncio fino all’uscita nei negozi del primo capitolo, è una saga che è riuscita spesso a spaccare in due critica e pubblico, facendo emergere elementi contrastanti nella storia e nel gameplay. Fra hacking ed inseguimenti in una Chicago dove la tecnologia aveva invaso la vita dei suoi abitati, l’avventura di Aiden Pearce si era spenta senza lasciare troppo il segno, con la promessa di tornare più forte che mai con un secondo capitolo.
Cambiando setting e tematiche, ma restando fedele allo spirito originale, la seconda avventura “californiana” di Watch Dogs tentava di riportare la serie sui binari focalizzandosi maggiormente sul DedSec, il collettivo di hacker protagonisti del gioco e offrendo molte più strumenti al giocatore nel tentativo di far crollare la malvagia BLUME.
Per quanto decisamente superiore al primo sotto molteplici aspetti, anche Watch Dogs 2 non riuscì nel compito di consacrare la serie al pari di un Assassin’s Creed o di un Far Cry, le due serie di punta di casa Ubisoft.
Ma come ben sappiamo non c’è 2 senza 3, e alle porte di una next gen sempre più vicina, Ubisoft ci riprova con un terzo capitolo che porta con sé numerose novità.
Scopriamo inseme la Londra del futuro nella recensione di Watch Dogs: Legion.
Versione Testata: PlayStation 4 Pro
Buona la terza
Londra, la città del futuro. Il progresso tecnologico ha fatto grandi passi in avanti abbracciando la vita dei cittadini, invadendo la privacy delle persone e controllando ogni singolo aspetto della loro quotidianità. Il DedSec, il collettivo di hacker che combatte in segreto per la tutela dei diritti civili, continua la sua battaglia contro il potere di Albion, un’agenzia privata paramilitare che si occupa di sicurezza.
Dopo un inizio che definire bondiano è dire poco, la cellula londinese del DedSec viene spazzata via per colpa di un attentato ad opera del gruppo terroristico di Zero-Day, segnando per sempre la City.
Con il DedSec fuori gioco, Londra si è trovata per mesi nel caos, dando l’occasione ad Albion di salire al potere, militarizzando la città con il proprio esercito e permettendo che che le strade scendessero sotto il controllo di bande criminali al servizio di Albion stessa. Quali sono le vere intenzioni di Albion? Chi si cela dietro la maschera di Zero-Day? Che sia questa la fine di Londra?
Fortunatamente no, e spetterà a noi riorganizzare il DedSec, ripopolando le sue fila e reclutando quanti più attivisti possibili, fra tutti i cittadini della città, cercando di dare risposta a tutti i nostri quesiti.
Partendo dal presupposto della voce della rivolta, del popolo che si ribella verso gli abusi e il potere dittatoriale, Watch Dogs: Legion cambia drasticamente rotta sotto il profilo narrativo, dicendo addio ad un vero e proprio protagonista principale per abbracciare potenziali nuove reclute di qualsiasi età, sesso ed etnia, che si uniranno alla lotta contro Albion e Zero-Day e riportare la pace per le strade di Londra.
London Calling
Vista così potrebbero sorgere immediatamente dei dubbi sull’efficacia di tale scelta e sull’impatto che ha sull’economia della storia. Purtroppo però il vero problema nasce a monte, e Legion ne è soltanto una diretta conseguenza.
Dopo due capitoli incapaci di esprimersi narrativamente e con dei protagonisti privi di charme o caratterizzazione, con Legion questo aspetto viene del tutto estirpato dal gioco, puntando invece sul resto dei personaggi di questa grande avventura corale. E lo fa partendo da Bagley, un’intelligenza artificiale senziente, cinica, dalla lingua molto tagliente e dal linguaggio colorito, che ci fornirà supporto dai primi istanti del gioco fino ai titoli di coda.
Un compagno che non fa rimpiangere minimamente l’assenza di un protagonista e che riempie questo vuoto con ottimi espedienti narrativi. Fra alleati e nemici poi c’è un buon equilibrio nello sviluppo delle personalità, così come la storia, che si apre pian piano dedicando il giusto spazio ad ognuna delle forti personalità che si caricano l’onere di dare vita alle vicende di Watch Dogs: Legion.
Un aspetto che abbiamo apprezzato molto è la verosimiglianza con la realtà, ovvero aver scelto di inserire nella narrativa inserti di attualità e temi scottanti che ogni giorno infiammano le polemiche della quotidianità. Dalla Brexit alla tutela della privacy e del controllo dei dati sensibili gestiti dalle grandi multinazionali, alla diffusione di fake news e manipolazione della stampa, alla possibilità di clonare digitalmente esseri umani, ambendo all’immortalità. Tutto trova spazio con coerenza e credibilità, in uno scenario distopico e virtualmente lontano nel futuro, ma che sembra tremendamente plausibile.
Uno, nessuno e centomila
Sebbene il reclutamento avvenga principalmente su gusto personale, gli sviluppatori hanno ben pensato di creare un semplice background narrativo anche per ogni attivista, con alcune missioni da completare per invogliare il soggetto prescelto ad unirsi al DedSec. Anche in questo caso si nota un buon lavoro nel diversificare le varie storyline, abbastanza varie da non imbatterci mai, nelle 30 e passa ore spese nel salvare Londra, in situazioni simili o ripetute.
Non solo. Capiterà che il “prescelto” non sia affine alle ideologie del Dedsec, magari perché non convinto nell’uso della forza o per qualcosa che abbiamo fatto che potrebbe aver intaccato la sua rete di contatti, non facendoci vedere di buon occhio. In questo caso potremo accedere ad un sistema avanzato che monitorerà la recluta, e permettendoci di scoprire qualcosa in più su di lui e le sue abitudini, forzando così la missione per il reclutamento.
Ma a conti fatti, cosa comporta questo reclutamento ai fini del gameplay?
Questa caratteristica è stata il cavallo di battaglia di Ubisoft durante le varie presentazioni di Watch Dogs: Legion al pubblico. Di base potremo controllare uno dei tanti abitanti di Londra generati casualmente che si unirà al DedSec rendendosi disponibile a combattere Albion. Ogni personaggio mantiene un gameplay base che lo uniforma agli altri, ma vanta caratteristiche uniche, alcune delle quali fondamentali per la buona riuscita della missione o dei malus che lo renderanno un anello debole del gruppo.
Ad esempio un hacker potrà sfruttare al meglio tutti i mezzi per violare le reti e accedere ai dati necessari, mentre un operaio può intrufolarsi in zone ad accesso limitato senza destare sospetti od utilizzare droni di trasporto per spostarsi più velocemente da una zona ad un altra. I personaggi anziani, come la simpatica vecchietta dei primi gameplay mostrati, potranno contribuire alla battaglia, ma ad esempio, ricollegandoci al discorso dei malus, non godranno della stessa agilità dei personaggi più giovani, spostandosi lentamente o impossibilitati dal nascondersi in copertura durante gli scontri.
Come per le personalità, anche le abilità dei vari personaggi spaziano, e sarà bene “costruire” una squadra varia e ben diversificata, in modo da avere sempre e subito accesso alle abilità richieste nel corso della missione. Il gioco poi suggerisce di avere nella propria squadra personaggi con abilità passive che possono ridurre di molto i tempi di cooldown in caso un compagno venga infortunato o arrestato. Avere nel team un avvocato ridurrà i tempi in prigione del membri arrestati, mentre un medico potrebbe rendere più veloce la degenza in ospedale dei feriti. E così via.
Per quanto questo sistema ci avesse lasciato più di un dubbio proprio alla sua presentazione, gioco alla mano si è rivelato più profondo e divertente del previsto.
Esistono però dei limiti fisiologici ai quali il gioco si deve sottomettere. Dopo che avrete composto una squadra con le skill fondamentali, svanisce la necessità di arruolare nuovi membri se non per completismo degli obiettivi e trofei. Diventa quindi più sensata la scelta di attivare l’opzione della permadeath che, in caso di sconfitta renderà inaccessibile quel determinato personaggio obbligandoci a reclutarne uno nuovo. Con l’incombenza della permadeth il gioco assume anche un connotato più strategico, mostrando il lato ad un approccio libero ed aperto a svariate soluzioni.
Spiderbot, il miglior amico dell’hacker
Potremmo ad esempio avvicinarci ad una missione operando in totale sicurezza utilizzando droni ed altri gadget tecnologici, hackerando la rete e completare il tutto senza mettere piede nell’area incriminata. Oppure utilizzare un approccio violento, sfruttando il nostro arsenale offensivo e i droni da battaglia. O ancora mimetizzandoci facendo uso di travestimenti o divise, in modo da disperderci nella folla. I droni poi sono i veri protagonisti del gioco, che trovano nello Spiderbot un alleato insostituibile. Questo piccolo ragnetto controllabile a distanza permette azioni furtive, con la possibilità di stordire i nemici occultandone i corpi, e di operare azioni di hackeraggio a distanza. Le varie mappe di gioco poi si prestano all’uso dello Spiderbot o in generale dei droni, con percorsi accessibili solamente a loro e puzzle ambientali da risolvere con l’aiuto di questi costosi gadget tecnologici.
Sparsi per la città, oltre ai vari collezionabili è possibile raccogliere anche i punti tecnologia, una sorta di valuta che ci consente di potenziare la componente tecnologica di Watch Dogs: Legion sbloccando nuove abilità e potenziamenti.
Sul lato del gameplay, oltre alla meccanica relativa ai personaggi, non ci sono grossi stravolgimenti, sebbene sia palese uno sforzo nel cercare di diversificare le varie missioni introducendo di volta in volta nuove situazioni e diversificandone lo svolgimento. Watch Dogs: Legion rispetto ai capitoli che lo hanno preceduto mostra un lato un po’ più arcade, eliminando alcuni degli aspetti che spesso caratterizzano gli open world: il rapporto con la giustizia. In Legion sembra quasi che la polizia agisca solamente in casi di vere e proprie azioni criminali o se colti direttamente sul fatto. Ad esempio il furto d’auto non viene più segnalato, così come investire pedoni non allerta più la pattuglia più vicina, ma al massimo si trasforma in una macchia sul nostro curriculum in fase di reclutamento.
Anche gli inseguimenti diventano più banali, perdendo tutte quelle opzioni di haking ambientale che ci permettevano di alterare il flusso del traffico dei semafori, con una polizia piuttosto lasciva che tende a scordarsi presto di noi e delle nostre marachelle.
Questo mette in luce l’aspetto più penalizzante di Watch Dogs: Legion a livello di gameplay, ovvero l’IA nemica. Spesso e volentieri sarà facile agire alle spalle dei nemici senza che questi riescano a controbattere in alcun modo, nemmeno se allertati da allarmi o vedendoci, andando ad influire in parte sulla difficoltà del gioco, che in poche occasioni riuscirà a mettervi realmente alle strette.
Come sul consiglio di scegliere di adottare la permadeath, una buona alternativa è quella di alzare il livello di sfida, così da complicare lievemente le cose rendendo il tutto un po’ più stimolante.
London’s burning!
Invece spostando la discussione sulla mappa di Londra, questa offre una buona estensione nel replicare la città con tutti i suoi monumenti e luoghi più iconici, dalle tenute reali, al London Eye o Picadilly Circus. Come nel più classico degli open world di casa Ubisoft la città è divisa in zone da liberare dall’egemonia di Albion o del malavitoso Clan Kelley, e una volta completate le richieste otterremo dei bonus o nuovi attivisti come ricompensa.
Fra le varie attività che la City ha da offrire, potremmo dedicarci alla consegna di pacchi postali per racimolare qualche soldo, stando attenti a non attirare su di noi le attenzioni di Albion o completare qualche missione secondaria, o ancora goderci la città facendo un tour dei pub in compagnia di qualche pinta di birra, e temporeggiare giocando a freccette o facendo qualche palleggio a pallone. Per gli spostamenti, se non si vuole sprecare ulteriore tempo, ci si può muovere grazie alla London Underground, la rete metropolitana che connette tutti i punti principali della città, a scapito di caricamenti non proprio reattivi.
Londra si rivela un setting incredibilmente riuscito e la sua realizzazione, a metà fra realismo e futurismo architettonico, rende giustizia ad una città in continua mutazione. Tecnicamente il lavoro mappatura dei più importanti punti di interesse è buono ed è un piacere perdersi ad ammirare gli scorci di una città viva e in continuo fermento. Se il livello di dettaglio e il colpo d’occhio sono ottimi, con un sistema di illuminazione che da il meglio di sé nelle uggiose giornate di pioggia londinesi o al calar della sera, fra luci al neon e tonalità fluo, Watch Dogs: Legion inizia a stare stretto a questa generazione di console.
In movimento, per quanto il motore di gioco cerchi di mantenere il frame rate costante sui 30 fps, spesso e volentieri questo valore si affossa durante le scene più complesse o di gameplay attivo, quando polizia e bot ci danno la caccia. Ma non solo. Molte texture faticano ad essere caricate, e specie durante le corse in auto molti elementi soffrono di sporadici pop-up, apparendo o scomparendo all’improvviso. Tutti sintomi di un gioco che cerca il suo riscatto su PlayStation 5 e Xbox Series X|S, sulle quali, oltre ad una performance tecnica più stabile possono godere del tanto bramato Ray Tracing che migliora effetti di illuminazione e riflessi.
Cosa ben più grave invece i continui crash di sistema, che di punto in bianco portano alla chiusura del gioco, con conseguente perdita dei progressi appena fatti. Una situazione spiacevole che non è migliorata nemmeno dopo l’ultima patch di qualche giorno fa.
La colonna sonora invece vanta una buona selezione di brani su licenza che accompagneranno le nostre avventure fra una missione e l’altra, mentre se non siete amanti dell’accento british, potrete scaricare a parte il doppiaggio italiano, per non perdervi nemmeno uno scambio di battute fra i vari protagonisti.