[ads]Abbiamo incominciato questa serie di pagine di discussione meno di un mese fa, esordendo con una chiacchierata intitolata: “Tiriamo le fila e speculiamo un po‘”. (http://nerdmovieproductions.it/2016/11/20/westworld-tiriamo-le-fila-speculiamo-un-po/)
Non sono il primo a pensarlo, tantomeno a dirlo ma la mente deve tornare ai tempi di Lost per ritrovare l’ultima serie che aveva lasciato alla stessa maniera i suoi spettatori sulle spine.
Allora come oggi avevamo una settimana di tempo tra una puntata e l’altra per cercare di venire a capo dei diversi misteri.
Soltanto una piccola differenza con Lost: Westworld è coerente, dà un senso ai suoi personaggi ed alle loro vicende, apre le porte e le richiude con eleganza.
Il filo della trama si snoda perfettamente in quest’ultimo prodotto HBO, e di questo non potremmo esserne più che entusiasti.
Per quanto pindarico sembrasse un volo di fantasia, per quanto confuso fosse il montaggio alternato dei diversi momenti vissuti dai protagonisti in scena, TUTTO nel giro di dieci puntate viene riportato al suolo ed i pezzi trovano senza fatica gli altri a cui attaccarsi per andare a costruire un puzzle di qualità eccelsa.
Come sempre, ricordo che l’articolo conterrà SPOILER, siete quindi caldamente invitati a tornare in un secondo momento se non foste ancora in pari con la decima ed ultima puntata della serie.
Jonathan Nolan è un mezzo genio, questo è ormai chiaro.
Dopo aver sceneggiato con il fratello Christopher la trilogia del Cavaliere Oscuro, torna a riscuotere il successo che merita utilizzando sapientemente e con profondo rispetto l’idea originale di Michael Crichton, papà di “Jurassic Park” ed “Il mondo dei robot”.
Che Crichton fosse abbastanza fissato con storie di parchi divertimento futuristici nei quali le stesse attrazioni decidono più o meno coscientemente di ribellarsi ai loro creatori, l’avevamo intuito.
Nolan è andato oltre, ha preso l’idea di base e l’ha rimodellata ed imbellettata tramite personaggi veramente interessanti, dialoghi impeccabili ed una struttura narrativa a piani che prima confonde senza mai annoiare, poi diverte ed intriga nel profondo.
La decima puntata sfrutta appieno i novanta minuti di durata e non lascia quasi più spazio all’immaginazione. Chiude la prima stagione nel migliore dei modi.
Ci hanno raccontato una storia in dieci episodi, e hanno lasciato aperto uno spiraglio affinchè vi si possa inserire una già attesissima ed annunciata seconda stagione.
Stagione purtroppo prevista per il 2018, ma posso dirmi felice ed umanamente sollevato dalla consapevolezza che non dovrò tenere a mente un oceano di dettagli per non rischiare di perdere il filo, e questo sollievo viene un’altra volta dalla capacità di scrittura degli sceneggiatori che, impacchettando un prodotto pieno di consapevolezza, hanno detto tutto ciò che volevano dire e spiegato tutto ciò che lo spettatore voleva che gli fosse spiegato.
Quando riprenderanno le puntate non servirà altro che ricordare le linee essenziali di trama e personaggi, e tutto il resto rimarrà confinato nella bomboniera della prima stagione.
Non rimane dunque un granché su cui speculare, piuttosto possiamo dedicare dello spazio alle conferme ricevute ed agli ultimi colpi di scena, senza scendere in dettagli sicuramente interessanti ma sufficientemente spiegati nella puntata (ad esempio, il labirinto giocattolo). Nulla da speculare, all’infuori di quella figata di SW. SamuraiWorld? SouthWorld, in ossequio a WestWorld, nonostante la chiara ambientazione orientale?
Come sempre, personaggio per personaggio:
WILLIAM
Finalmente possiamo permetterci di trattare in un unico punto il lavoro di due attori diversi, entrambi straordinariamente in parte.
L’abbiamo ripetuto per settimane, la serie l’ha reso gradualmente sempre più palese ed ora possiamo finalmente ribadirlo con il benestare di Jonathan Nolan: Ed Harris e Jimmi Simpson interpretavano lo stesso personaggio: William, nella sua giovinezza e nella adulta contemporaneità.
Devo a questo punto concedermi due righe di sboronerìa giusto per vantarmi di aver previsto con largo anticipo quali fossero le motivazioni che spingevano ‘l’uomo in nero’ ad addentrarsi nel parco alla ricerca del labirinto. Ed Harris stesso conferma in un dialogo con Ford di avere il desiderio di raggiungere quel livello del gioco in cui “gli automi non seguano le regole”, dove quindi possano reagire e ferire i visitatori, perfino ucciderli se vogliono. Non sarà esattamente questa, però, la vera natura del ‘Maze‘.
Ciò che ancora non sapevamo, e che puntualmente ci è stato spiegato, è quale fosse la natura di William all’interno della gestione del parco, per quale motivo non provasse più nulla per Dolores e come la foto di sua moglie fosse rimasta nel parco.
Dopo aver assunto la guida della compagnia del suocero, William è divenuto azionista di maggioranza di Westworld. La compagnia che dirige non è altro che la famosa DELOS, che tanto dà da penare al signor Ford.
La mancanza di affetto nei confronti di Dolores si spiega in maniera tanto semplice quanto condivisibile: non appena il giovane William la rivede dopo gli eventi causati da Logan, la ragazza non ricorda nulla del tempo passato col ragazzo e sembra essere tornata al suo classico ciclo comportamentale. La serie mostra chiaramente il senso di sconforto e rassegnazione di William, convinto ormai della sinteticità dei sentimenti provati dall’automa.
Infine, l’ultima immagine che ci ha lasciato la serie di William è un Ed Harris in abito, con un braccio rotto, una pallottola nella spalla ed un sorriso pieno di gioia.
Per lui il vero gioco sta iniziando solo adesso.
FORD
Anthony Hopkins è un mostro, sbrighiamo così i soliti complimenti che gli si devono al termine di ogni puntata. A qualcuno della redazione galvanizza la sua presenza nel trailer del prossimo Transformers, a me la cosa stringe un pochino il cuore. Ma il discorso lo rimandiamo, con la precisazione che ognuno debba essere libero di divertirsi come meglio preferisce.
Non è difficile comunque preferire all’ennesimo robottone un prodotto televisivo che riesce a mettere in scena un personaggio che mai veramente sappiamo se collocare tra i buoni o i cattivi, sempre che in Westworld esista questa netta differenza. Un uomo le cui parole possono rivelare tanto la sua freddezza quanto un profondo amore per il suo lavoro. Un personaggio che più volte vediamo bistrattare gli automi ma che mai ci saremmo permessi di considerare crudele nei loro confronti.
Ormai vediamo Ford osannato sui social come il più buono di tutti, come un nuovo Piton: colui che ha sacrificato la sua esistenza fingendo di difendere i suoi interessi per poi rivelarsi l’artefice di una ribellione per la libertà. Tutto vero e tutto molto nobile, non scordiamoci però delle vittime che ha lasciato sul suo cammino. Seguire Westworld non deve portare a parteggiare per forza per le macchine. Ognuno di noi possiede una sensibilità più o meno sviluppata verso i temi di riflessione proposti da Westworld (sicuramente non il primo audiovisivo a metterli in campo), ma difficilmente credo che qualcuno possieda la chiave esatta per armonizzare le interferenze che intercorrono tra interessi privati ed etica. Per molti la risposta sarà lampante, per altri molto meno. Proprio in questo senso parlo di ‘interferenze‘.
Arnold era un luminare, un filosofo, un santo laico. Ford era un genio, un eroe, un assassino senza scrupoli. La storia del mondo reale ne è piena.
ARNOLD
Probabilmente il personaggio più affascinante dell’intera stagione, seppur mostrato di persona meno di una decina di volte.
La mente di Arnold, la sua storia passata, la sua filosofia sono la chiave per dar vita ad una stimolante evoluzione morale ed etica.
Un’evoluzione strategica, nata dalla tecnologia e finita nel sangue. Nel suo sangue. Sapevamo della morte per mano di Dolores, ma ancora non ne conoscevamo le ragioni. Arnold voleva la chiusura del parco, anzi, non voleva nemmeno che aprisse.
La teoria per generare una coscienza era giusta solo in parte, una volta sbloccato l’ultimo tassello perchè questa idea divenisse reale, Arnold ha preso la decisione di dare la sua vita, così da dar luogo ad un incidente talmente grave da non permettere l’apertura ai visitatori. Evidentemente Ford non ha mangiato la foglia ed il parco ha vissuto il successo e lo splendore a cui tutti abbiamo assistito.
Solo il tempo ha avvicinato i punti di vista dei due padri fondatori, conducendo gli automi ad una rivolta cosciente e non “sceneggiata”.
DOLORES e MAEVE
Voglio trattare come ultimi questi due personaggi e voglio farlo prendendole in considerazione parallelamente. Di nuovo la serie ci ha confusi, ci ha mostrato due personaggi femminili totalmente diversi, entrambi forti, ma certamente opposti in quanto a violenza e capacità di coltivare gli affetti.
È il finale della stagione nei suoi ultimi minuti a ribaltare ancora una volta le carte in tavola, e questa volta tramite una sceneggiatura veramente intelligente.
La decima puntata azzera tutto per ciò che concerne entrambe, ma lasciatemi spiegare.
Dolores e Maeve seguono percorsi totalmente diversi, sviluppano personalità opposte e perseguono fini l’uno indifferente dall’altro. Tutto si azzera quando Dolores muore sulla spiaggia tra le braccia di Teddy (grande sopravvissuto della puntata) rivelando le file di sedie che ospitano i quadri della DELOS, spettatori di un frammento della nuova attrazione di Ford, e quando Maeve scopre di essere sempre stata pilotata da una programmazione molto chiara, anch’essa parte della nuova storyline di Ford.
Ford le ha usate, è vero, le ha pilotate e portate a scoprire la loro natura con una delicata ma pur sempre artificiale presa di consapevolezza. Artificiale, appunto, ma inevitabile affinchè ognuna di loro risorgesse come individuo autonomo, dotato di una propria coscienza.
Due anime uniche nate in due corpi meccanici perfettamente identici, non più dissimili da due corpi umani biologici. Due personalità distillate da sorgenti diverse: la voce di Arnold percepita da Dolores che col tempo si trasforma nella voce indipendente di lei stessa, e l’affetto per una figlia mai veramente generata, un amore così grande da superare i comandi della sceneggiatura di Ford che avrebbe portato Maeve in treno fuori dal parco, un amore così forte da sfondare il muro imposto a dei ricordi sovrascritti e ancora sovrascritti.
“Mozart e Chopin non sono morti, sono diventati la loro musica”, cita Ford nel suo ultimo discorso.
Arnold e Ford non sono morti.
Dolores e Maeve vivono.