Il nuovo live action di Mulan è un grande no
Premessa. Quando si parla di Mulan mi sento coinvolta in prima persona a 360 gradi, e credo comunque di non essere l’unica. Mulan infatti è sempre stato il mio film Disney preferito, non solo per la storia raccontata, ma perché mi lega al primo ricordo che ho di una sala cinematografica. È stato il primo film in assoluto che ho visto al cinema, all’età di quattro anni, e il primo film di cui ho un ricordo nitido.
Se vado indietro con la mente, non posso non pensare a quanto abbia amato le canzoni – che sapevo perfettamente a memoria – e di come mi faceva ridere il draghetto Mushu.
Ma non siamo qui a parlare di questo, né è mia intenzione tediarvi con i ricordi della mia infanzia. Questa piccola premessa serviva soltanto a farvi capire quanto io sia stata sempre devota amante del Mulan originale e di come, per tali ragioni, avessi – forse sbagliando – un’alta aspettativa per il remake live-action. Aspettativa non priva tuttavia di scetticismo, visto che molti tra i nuovi remake Disney mi hanno quasi sempre delusa. Eppure, fino all’ultimo, ho sperato di poter rimanere sorpresa.
Ma procediamo per gradi.
La trama:
Quando l’imperatore della Cina emette un decreto secondo cui un uomo per famiglia deve servire nell’esercito imperiale per difendere il paese dagli invasori del nord, Hua Mulan (Liu Yifei), la figlia maggiore di un onorato guerriero, interviene per prendere il posto di suo padre malato. Travestita da uomo, la ragazza viene messa alla prova ad ogni passo e deve imparare a sfruttare la sua forza interiore e abbracciare il suo vero potenziale. È un viaggio epico che la trasformerà in un guerriero e le farà guadagnare il rispetto di una nazione riconoscente, e di un padre orgoglioso.
Il Mulan diretto da Niki Cairo è, come detto in precedenza, il remake live action del film animato uscito originariamente nel 1998. Fin da subito, durante le fasi della produzione, Disney aveva messo le mani avanti dicendo che sarebbe stata una pellicola molto diversa da quella del classico che tutti conosciamo. I più informati sapevano già che non ci sarebbero stati né Mushu né le canzoni, iconici nel primo film. Non solo, non sarebbe stato presente nemmeno il personaggio di Li Shang, il comandante, per strizzare l’occhio al movimento del #MeToo; in un’intervista per Collider infatti, il produttore Jason Reed aveva dichiarato che Shang sarebbe stato “diviso” in due personaggi, quello del comandante Tung (Donnie Yen) e quello di Honghiu (Yoson An), un compagno d’armi. Tutto perché l’idea che un ufficiale, quale Li Shang, potesse rappresentare l’interesse amoroso della protagonista, sarebbe risultato poco appropriato.
Quindi via Mushu, le canzoni da “musical” (che in realtà si inserivano perfettamente nella narrazione e servivano a rimarcare i conflitti della protagonista, ricordiamo Riflesso, o a enfatizzare la sua forza, come con Farò di te un uomo) e Li Shang a favore di un film che avrebbe dovuto incarnare il “girl power” in piena regola. Un film maturo, serio e più fedele all’antica leggenda di Mulan, da cui la Disney aveva tratto, in parte, ispirazione per il cartone animato.
Fin qui, anche se tali scelte avevano già fatto storcere il naso a molti, potevano comunque avere una ragion d’essere. Alla fine, i tempi cambiano, gli interessi del pubblico mutano e, trattandosi di un remake, trovavo legittimo non riproporre un film che fosse pari pari a quello visto nel 1998. Tuttavia, un conto è cambiare alcune cose, un conto è snaturare completamente il senso e stravolgere il messaggio che dava Mulan.
A rincarare i difetti nella scrittura, anche quelli tecnici; in primis il montaggio imbarazzante, oltre che effetti visivi improponibili, assolutamente non giustificabili a fronte di una spesa di produzione che è ammontata a più di 200 milioni di dollari.
La scrittura e le tematiche
Quello che il Mulan originale aveva di carismatico e potente, era il messaggio alla base di tutto il film, cioè: il sacrificio. Il sacrificio di una figlia che, per impedire al padre malato di andare in guerra, prendeva il suo posto nella battaglia contro gli Unni. La forza di Mulan stava proprio nell’imparare ad essere guerriera per necessità e per amore, non per dover dimostrare qualcosa. Cosa che invece appare nel remake, dove la protagonista, fin da subito, non solo è abile e talentuosa nel maneggiare bastoni e oggetti riconducibili a potenziali armi, ma anche nel combattimento corpo a corpo. Tutto ciò viene giustificato nel film per il fatto che Mulan è potente nei Ci, una forza (un bacione a Star Wars) innata in ciascuno di noi, ma che in pochi sono in grado di dominare.
Il sacrificio di Mulan, quindi, perde tutto il significato che aveva in precedenza e si trasforma nell’importanza di dover realizzare se stessi in una società prevalentemente patriarcale. Certo, anche nel film animato alla fine veniva fuori questo aspetto, perché Mulan dimostrava che l’essere una donna non significava per forza essere destinati al focolare domestico, ma non per questo dedicarsi alla famiglia era visto come sinonimo di fallimento. Se ben ricordate, il classico Disney finiva con Mulan che rinunciava al ruolo di comandante offertole dal generale, proprio per stare vicino al padre; qui invece, l’importanza della famiglia viene messa in secondo piano a fronte di un’ambizione più grande. Un punto di vista coerente se questo film non fosse un remake. L’impressione è che Disney abbia voluto stravolgere il senso originale del film, per paura che, il voler far tornare Mulan tra le mura di casa, fosse visto come qualcosa di sbagliato per il mondo di oggi.
Ricordiamoci comunque che la storia si rifà a una leggenda scritta nel VI secolo; se, come detto da Disney, il live-action doveva avere più elementi comuni ad essa, mi chiedo dove sia questa somiglianza, dato che proprio la leggenda di Mulan è diametralmente opposta.
Per chi non fosse a conoscenza del poema La ballata di Mulan, ecco un breve riassunto direttamente da Wikipedia:
Si narra che in seguito ai continui attacchi da parte delle tribù nomadi e degli unni l’imperatore richiamò alle armi tutti gli uomini cinesi iscritti nell’elenco dei riservisti, tra cui Hua Hu, noto condottiero e padre di Hua Mulan. Nonostante la sua veneranda età e il suo debole stato di salute, Hua Hu decise di rispondere alla chiamata per onorare il nome della sua famiglia e dei suoi antenati. Però sua figlia Mulan, preoccupata per la salute del padre, decise, con il consenso restio di lui, di rispondere alla chiamata al suo posto utilizzando il nome di suo fratello minore.
I successivi mesi per Mulan furono difficilissimi a causa del duro addestramento militare e per paura di far scoprire la sua vera identità. Successivamente però, durante le numerose battaglie, Mulan capì quanto fosse importante continuare a combattere per proteggere la propria famiglia e la propria patria. Dopo dodici anni di combattimenti e incredibili gesta Mulan fu nominata generale e successivamente comandante delle armate settentrionali, il tutto continuando a nascondere il fatto di essere una donna.
La guerra finì proprio grazie a Mulan, che batté sul campo un famosissimo generale unno. Al suo ritorno ella fu colmata di onori imperiali e le fu proposto il posto di alto funzionario, ma lei rifiutò per poter tornare a casa dal padre malato. La sua vera identità fu scoperta a causa delle diatribe con un comandante anziano, che cercò in ogni modo di offrire a Mulan sua figlia come sposa, con continui rifiuti da parte di Mulan. Alla fine, il generale, indispettito, raggiunse Mulan a casa e fu lì che scoprì la vera identità della ragazza. Nonostante la scoperta, il generale ebbe ancor più ammirazione nei suoi confronti.
Come avrete potuto leggere qui sopra, se avete visto il remake, niente di quello che viene raccontato è presente nel poema a cui la storia è ispirata. A partire dai villain principali.
I villain
Nel Mulan di Niki Cairo, i villain principali non sono i soldati barbari della popolazione degli Unni, bensì guerrieri la cui origine non viene mai specificata. Oltre a loro, la strega Xian Lang, uno tra i personaggi più inutili di tutto il film. Capace di trasformarsi in qualsiasi cosa voglia, non vengono mai chiarite le sue intenzioni e le azioni che compie sono schizofreniche e no sense. È un personaggio statico, preda di sentimenti contrastanti, messa lì soltanto per fare al pubblico la solita lezioncina morale trita e ritrita: “la donna è migliore e gli uomini sono tutti dei cattivoni, sii fedela a te stessa”. Ne sentivamo il bisogno? No. E soprattutto non così.
E questo fa molto ridere se ripensiamo alle parole dell’attrice che la interpreta, Gong Li, che l’aveva descritta – in un’intervista a Weibo e riportata da CBR – come un “personaggio centrale e rilevante nell’economia della storia del live-action. Un personaggio che il pubblico avrebbe conosciuto bene, e avrebbe capito l’essenza delle sue azioni e ciò che desidera”. Per poi concludere con un “hanno gestito il personaggio davvero molto bene”.
F4 Basito.
I grandi assenti: Li Shang e Mushu
Come detto in precedenza, nel nuovo film non è presente il comandante Shang, anche interesse amoroso di Mulan. In un’ottica di rinnovamento della storia, non sarebbe stata una grave perdita se però, di contro, ci fosse stata un’alternativa interessante. E invece no, ovviamente. Qui, il suo personaggio viene rimpiazzato dal compagno di battaglia Honghiu, che però ha un ruolo analogo a quello di Shang. A voi il compito di trovare un senso a questa mossa perché io non ne vedo.
Che motivo c’è dietro alla scelta di eliminare un personaggio, per metterne uno simile sotto tutti gli aspetti, se non per il fatto che non è un comandante ma un semplice soldato? Sì, d’accordo, in questo modo viene meno la disparità di genere, con Mulan che non si innamora e non rimanere abbagliata da un uomo potente, quale un ufficiale dell’esercito. Eppure, a mio parere, la forza della Mulan originale stava anche in questo: il tenere testa a un uomo potente, mostrandosi sua pari, e scegliere consapevolmente di innamorarsi di lui non perché comandante, ma perché alla fine del film Li Shang aveva saputo riconoscere il valore di Mulan stessa, sia come donna che come guerriera.
Mushu
Altro grande assente, come anticipato, il draghetto Mushu, protettore e spalla comica del film animato. Una decisione che, anche se sofferta, poteva avere senso in virtù del fatto di voler realizzare qualcosa di più adulto e adatto a un pubblico più vasto… e comunque sfido a trovare una sola persona adulta che non abbia amato, e non ami tuttora, Mushu.
Ma andiamo avanti. Ok, passi Mushu e al suo posto ecco che appare una fenice, che dovrebbe essere lo spirito guida di Mulan, oltre che simbolo ancestrale della sua famiglia. Peccato che si veda tre volte in due ore di film e che la sua utilità è pari a zero. Ogni tanto la fanno vedere svolazzare nel cielo così, d’amblé, giusto perché dà quel tocco di colore in più.
Posso dire caz*o?
La costruzione delle scene
Dulcis in fundo, per non farci mancare niente, delusione totale anche per quanto riguarda gli aspetti “action” della pellicola. Montaggio confusionario, alternato a scene d’azione in stile La tigre e il dragone, con guerrieri che scalano muri manco fossero dei ninja e Mulan che si improvvisa ninja lei stessa scivolando in orizzontale su pareti verticali. Per non parlare di tutti quelli che fermano le frecce con le mani, molto credibile in effetti. Si è parlato tanto di realismo, quando invece di realismo non c’è praticamente mai.
Non solo, ma nella prima parte del film ritroviamo alcune scene già viste nel cartone animato, come quella della cerimonia del tè; viene da chiederci quindi perché Disney abbia tanto gridato all’originalità se poi sono state riproposte dinamiche identiche al classico del 1998.
Conclusioni
Sfortunatamente, Mulan è un film che è né carne né pesce, privo di struttura ed estramente caotico. Le vicende non sono in grado di coinvolgere minimamente lo spettatore, rivelando una storia noiosa e intrisa di retorica. Da amante dell’originale, c’è solo profondo rammarico.
Se proprio volete vederlo, aspettate dicembre, quando Disney lo renderà disponibile gratuitamente sul catalogo della piattaforma streaming Disney+.