Kena: Bridge of Spirits – La Recensione

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Un viaggio surreale vi aspetta con Kena: Bridge of Spirits.

Il 2021 di PlayStation è stato un anno abbastanza ricco di uscite, con una prima parte guidata da Returnal e Ratchet & Clank, mentre questa che sta per concludersi ha puntato tutto sull’esclusiva Bethesda, Death Loop.

Nel marasma di uscite però c’è qualche perla “nascosta” che merita di essere scoperta, stiamo parlando di Kena: Bridge of Spirits, opera prima di Ember Lab, disponibile su console PlayStaion e PC.

Annunciato nel corso dell’edizione 2020 dell’evento Future of Gaming, Kena: Bridge of Spirits si è fatto subito notare per il suo stile particolare.

Rievocando quel tipo di action adventure tanto in voga all’inizio degli anni 2000, Kena abbraccia la filosofia di quei titoli alla “Zelda”, strizzando l’occhio al nuovo corso inaugurato da Breath of The Wild. Se l’ispirazione ad uno dei mostri sacri del panorama videoludico già di per sé è un buon punto di partenza, a rendere Kena ancora più interessante è la sua direzione artistica, che sembra pescare a piene mani dall’animazione CGI di Pixar, Sony Animation e Dreamworks.

Un biglietto da visita di prim’ordine per una software house pronta a debuttare con il botto.

Release Date
21 Settembre 2021
Sviluppato da
Ember Lab
Distribuito da
Ember Lab
Piattaforme
PS4, PS5, PC Epic Store
Our Score
8.5
E come nella più classica delle fiabe animate Kena è una giovane Guida Spirituale che ha appena concluso il suo percorso d’addestramento e si appresta ad esercitare la sua arte. Il compito di ogni Guida Spirituale è quello di accompagnare nel trapasso gli spiriti che non sono riusciti a compiere il passaggio verso la vita successiva. Rimasti imprigionati nel nostro mondo, queste anime diventano pericolose, trasformando in esseri corrotti capaci di distruggere qualsiasi essere vivente. Nel suo viaggio di formazione Kena si imbatterà in un villaggio abbandonato, maledetto da una corruzione che ha strappato la vita ai suoi abitanti. Kena deciderà quindi di aiutare le povere anime rimaste a trovare finalmente la pace desiderata e si imbarcherà in un’avventura al di là della sua immaginazione.

Ad accompagnarla nella sua missione ci saranno poi i piccoli e teneri Rot, degli spiritelli della foresta dagli occhioni dolci che nel momento del bisogno sapranno unire le forze, dandoci un prezioso aiuto.

Da queste semplici premesse si sviluppa Kena: Bridge of Spirits, e lo fa fin da subito con quel brio e quella scioltezza da far invidia alle produzioni più importanti.

Spesso, quando un’opera è fortemente derivativa come questa si fatica a riconoscerne gli elementi originali e le qualità senza fare troppo richiami alle fonti dalle quali trae ispirazione. Kena: Bridge of Spirits riesce in un compito importantissimo, quello di trovare una sua identità.

È vero, molti elementi sono presi di peso dal già citato Zelda, sia nel combattimento che nella risoluzione degli enigmi ambientali, l’esplorazione si basa sul modello di Uncharted/Assassin’s Creed, così come nelle boss fight riconosciamo una matrice legata al quel tipo di action alla Dark Souls, che non si limita a stabilire una linea nella curva della difficoltà, ma che determina un certo tipo di approccio nel combattimento, e nelle azioni da compiere per non finire K.O.. Anche nel racconto, così come nella messa in scena, ritroviamo una certa vicinanza con quel cinema d’animazione incentrato sulla formazione, sulla crescita personale (ci viene da pensare a Brave e Raya di casa Disney), con una qualità visiva che non stonerebbe se trasportata a video e tradotta in un lungometraggio.

Vivisezionando Kena si trovano più anime, ma queste riescono a coesistere e funzionare alla grande.

Non ci si limita al compitino, a copiare i più grandi, ma si prova a fare i grandi.

Ed ecco che il combat system, nella sua semplicità prova ad aprirsi a varie soluzioni, con il bastone di Kena capace di trasformarsi in un precisissimo arco (con tanto ti effetto rallentamento allo scoccare delle frecce in volo), da usare per eliminare i nemici sulla distanza, magari colpendo una bomba che avremo lanciato precedentemente.

Gli scontri non sono mai banali, e ogni nemico che andremo ad affrontare richiederà la sua strategia per essere eliminato, fino alle furiose battaglie con i boss, decisamente più impegnative e volte al trial & error. Da questo punto di vista Kena stupisce per una flessione verso improvvisi picchi di difficoltà, momenti nei quali la voglia di lanciare il pad verso il monitor si fa sentire, rientrando nella normalità una volta riusciti a sconfiggere la nostra nemesi di turno.

Fuori dagli scontri ci troviamo in un mondo da esplorare nella sua interezza, con diverse zone da esplorare in lungo e largo alla ricerca di segreti che possano alleggerire il nostro viaggio, risolvendo i cervellotici puzzle nascosti in ogni dove. Si va dalle sfide di abilità, come quelle legate all’arco, alla ricerca di chiavi o interruttori che ci diano accesso al tesoro che stiamo cercando. Oltre ai classici collezionabili, delle estetiche con le quali personalizzare i Rot, otterremo anche dei punti da spendere per aumentare le abilità di Kena, come ad esempio aumentare il numero di frecce e bombe, allo sblocco di nuove abilità, che spesso coinvolgono gli stessi Rot in battaglia, con mosse speciali in grado di bloccare, o in alcuni casi eliminare, i nemici.

Anche i Rot rientrano nella cerchia dei collezionabili, e più ne raccoglieremo ,maggiore sarà il loro livello, cosa che si rifletterà sulla loro abilità combattiva, in grado di fondersi in un unico spirito capace di eliminare la corruzione senza troppi problemi. In questo caso non abbiamo apprezzato molto la soluzione scelta per la gestione della fusione dei Rot, con un doppio controllo dedicato a Kena e al nuovo spirito che spesso e volentieri mette in crisi la telecamera.

L’altro aspetto su cui il team di Ember Lab ha giocato forte è il comparto tecnico.

Avremmo voluto provare il gioco su PlayStation 5, ma data la penuria di console ci siamo dovuti accontentare della versione per la sorella PS4 Pro.

Per quanto le performance siano limitate dalla potenza della console stessa, la prova tecnica è più che ottima. Ci dobbiamo ovviamente accontentare di un frame rate bloccato a 30 fps, di tempi di caricamento mediamente più lunghi, di texture meno definite e in generale di una risoluzione più bassa.

Nonostante tutto questo metta alla prova le ventole della console superando di gran lunga i decibel sopportabili dall’orecchio umano, Kena: Bridge of Spirits resta un titolo splendido da vedere e da giocare anche su old gen, nei limiti delle capacità della console stessa. A colpire senza ombra di dubbio è il mondo di gioco, che si sviluppa intorno al villaggio corrotto per proporre diversi ambienti, ognuno caratterizzato da un suo tema e legato ad uno degli spiriti che dovremo affrontare.

Su PlayStation 5 il gioco invece trova un terreno fertile per proporre un estetica più curata, supportata da una doppia modalità (performance e 4K) e tutta quella serie di feature next gen che vanno dalla velocità dell’SSD al coinvolgimento del feedback aptico del Dualsense, confermandosi la versione migliore, almeno per quanto riguarda le console.

E se come abbiamo ripetuto più spesso nel corso della recensione, la bellezza di Kena è affine al mondo del cinema in CGI, non si può altrettanto dire lo stesso del doppiaggio, che risulta la parte meno brillante di tutta la produzione, con voci che non sempre rendono al meglio le scene a video e una qualità attoriale che mostra i limiti del titolo indie di “alto livello”.

Fortunatamente a risanare le sorti del comparto audio ci pensa la bellissima colonna sonora, confezionata alla perfezione per esaltare non solo gli scontri con i nemici, ma i tanti momenti toccanti che andrete a vivere nel vostro viaggio, fino all’emozionante finale, raggiungibile nel giro di una quindicina di ore.

 

Kena: Bridge of Spirits è uno di quei casi in cui le aspettative di un titolo interessante e ben confezionato trovano conferma una volta arrivato sulle nostre console. C’è qualche sbavatura qua e là, come quelle accennate in recensione, e a volte l’ispirazione verso certi giochi è fin troppo palese andando oltre il semplice omaggio, ma in generale Kena è un titolo che andrebbe provato e vissuto a pieno. Tutto funziona, dalla storia alla sua protagonista, dal gameplay fino al mondo in cui è ambientata questa avventura, e non possiamo che essere più che contenti. Kena è un tuffo nel passato in un mare nostalgico degli action adventure degli anni 2000, un genere che è andato via via scomparendo, ma del quale avremmo fortemente bisogno ancora oggi. E per fortuna Kena c’è.

 

Kena: Bridge of Spirits è disponibile su PlayStation 4, PlayStation 5 e PC.

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Kena: Bridge of Spirits – La Recensione
Pro
Tecnicamente di alto livello per un titolo indie
Gameplay rodato e funzionale all'avventura
Storia toccante
Contro
Alcuni picchi di difficoltà ingiustificati
Il controllo dei Rot non convince
Doppiaggio non all'altezza del resto della produzione
8.5
Voto