The Callisto Protocol – La Recensione

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Sarà riuscito The Callisto Protocol ad eguagliare gli orrori di Dead Space?

Dead Space è stato uno degli horror più influenti delle ultime generazioni di console. E proprio per questo l’annuncio di un nuovo progetto da parte di uno dei creatori dell’originale Dead Space ha fatto drizzare le antenne dell’hype in tutti i fan del titolo EA e dell’horror in generale.

Release Date
2 Dicembre 2022
Genere
Survival horror, Sparatutto, Action Adventure
Sviluppato da
Striking Distance Studios
Distribuito da
Krafton
Piattaforme
PS4, PS5, Xbox, Xbox X|S, PC
Our Score
7.5
Nel corso dei mesi poi i vari trailer hanno contribuito ad alimentare l’interesse verso The Callisto Protocol: da un lato in gameplay che ricordava da vicino quello di Dead Space ne facevano un potenziale seguito spirituale, dall’altra l’imponente comparto grafico spingeva tutto sulla potenza di calcolo e sui volti iper realistici dei suoi protagonisti.

Insomma, la ricetta perfetta per un potenziale capolavoro annunciato.

Ma sarà andata veramente così?

The Callisto Protocol è il nuovo messia dell’horror spaziale che noi fan stavamo aspettando?

Purtroppo non tutte le belle storie hanno un lieto fine e come avrete già sbirciato dal voto in calce, proprio in questo caso non è andato tutto liscio.

La storia è delle più classiche. In un futuro non troppo lontano Jacob Lee, un pilota della UJC, e il suo compagno di viaggio Max, vengono attaccati da un gruppo terrotistico chiamato Via Estrema durante un trasporto di un cargo che avrebbe potuto garantirgli la meritata “pensione” e costretti ad un atterraggio d’emergenza su Callisto. Sopravvissuto allo schianto Jacob verrà portanto in salvo nella vicina prigione di Black Iron insieme all’altra unica sopravvissuta, Dani, uno dei membri di Via Estrema. Nell’attesa di saperne di più su quello che è accaduto i due vengono incarcerati, ma è proprio durante le nostre prime ore di prigionia che all’interno di Black Iron scoppia una misteriosa pandemia che trasforma le persone in potenti e violente creature mutanti dall’istinto omicida.

 

Grazie all’aiuto di Elias, uno dei pochi detenuti non ancora infetti, Jacob riuscirà ad uscire dalla sua cella, e insieme al suo nuovo compagno di sventure dovrà trovare un modo per evadere di prigione cercando di salvarsi la pelle.

Nelle prime ore di gioco ci troveremo quindi ad esplorare quello che resta della prigione, stando attenti a non fare brutti incontri che potrebbero costarci caro. Ed è proprio in queste fasi che veniamo introdotti ad una delle meccaniche fondamentali per la nostra sopravvivenza, la schivata. Non proprio intuitiva, anche a causa di un tutorial poco collaborativo, basterà muovere l’analogico sinistro nella direzione opposta a quella di un attacco per far si che Jacob indietreggi evitando così di essere colpito.

Questo ci permetterà di approfittare dell’apertura nella difesa del nemico per assestargli un bel colpo sperando che serva a metterlo fuori gioco. Padroneggiare bene la schivata è doveroso, perché molti dei mostri che affronteremo saranno così agguerriti che gli basterà un nonnulla per farci fuori in una manciata di mosse. Qua emerge il tanto agognato aspetto survival di The Callisto Protocol e sono forse le prime ore a funzionare meglio, sia come atmosfere che come sensazione di pericolo, in quanto ci aggireremo nei corridi della prigione, solamente armati di manganello, sopravvivendo ai mutanti alieni e ai letali robot della security.

Tutto però inizia a vacillare però quando recupereremo le prime armi da fuoco o il guanto a gravitoni, trasformandoci da inermi sopravvissuti in arrestabili ammazza alieni. La pistola ci consentirà ovviamente di attaccare in tutta sicurezza e in maniera più efficace del manganello, mentre il guanto ci aiuteràa sollevare i nemici grazie al potere della stasi e a scagliarli contro delle pareti provviste di spunzoni acuminati per farli fuori in un colpo.
Ad alleggerire il senso di impotenza ci pensa anche il sistema di upgrade dell’equipaggiamento che permette a Jacob, recuperando gli appositi progetti e spendendo le risorse accumulate, di potenziare presso gli appositi terminali la propria arma, stampando i componenti desiderati e migliorando le statistiche dell’arma base, che all’occasione può trasformarsi in un fucile, una mitraglietta e altro ancora.

Anche per quanto riguarda le munizioni difficilmente vi ritroverete a secco, in quanto basterà assestare un pestone ad un nemico abbattuto per far apparire una ricompensa per il suo abbattimento, come una piccola ricarica di salute, o qualche proiettile per la nostra arma. Arma che, oltre ad essere usata normalmente per sparare ai nemici sulla distanza, viene integrata anche nello scontro corpo a corpo, utile per indebolire i nemici, o evitare che questi si evolvano colpendo a bruciapelo dei tentacoli che ne indicano la mutazione.

Per quanto Jacob sia lento e goffo in alcuni movimenti, e cosa assai peggiore assoggettato ad una serie di animazioni spesso insensate e troppo lunghe (tipo quella dedicata all’uso di medikit), a mettere alla prova il sistema di combattimento sono i gruoppi di nemici. Se sull’1v1 funziona abbastanza bene le criticità iniziano quando dovremo affrontarne più d’uno insieme mettendo, in crisi la qualità scontri. L’elemento survival non emerge in positivo, o almeno non lo fa per la gestione delle risorse che ci obbligano a studiare la situazione e i nemici come dovrebbe essere, ma a causa di un problema intrinseco nel gameplay che evidenza un  sbilanciamento dei combattimenti che saranno o troppo facili o incredibilmte frustranti, senza una giusta via di mezzo.

E cosa ben più peggiore la troviamo con la progressiva perdita dell’effetto horrorifico, che in un titolo horror è forse la delusione più grande di tutte. Questo perché al contrario di Dead Space, qua mancano situazioni che generino tensione.

C’è l’atmosfera, resa grandiosa da una grafica di altissimo profilo che rende spaventoso anche il più banale dei corridoi, o dal bellissimo audio 3D, che fra urla e rumori instillerà in noi il seme della paura (artisticamente parlando siamo ad un livello veramente alto) ma il mood viene totalmente ucciso dalla banalità delle trovate utilizzate per spaventarci.
Si passa dai soliti corpi penzolanti che spariscono al nostro avvicionamento, a nemici piazzati strategicamente dietro punti ciechi o dentro casse ed armadietti.

E sulla lunga tutto diventa prevedibile, lasciando intuire al giocatore cosa aspettarsi dietro l’angolo.

Pure l’esplorazione è vittima a suo modo della prevedibilità. Non ci lamentiamo della linearità della progressione, quasi necessaria in un titolo del genere, che oltretutto si rifà ad un modello strutturale abbastanza classico del gaming, quanto per la mancanza di veri e propri stimoli. Non un enigma, non qualcosa che coinvolga l’uso delle armi o del guanto. Si va avanti attraversando corridoi, affettando mostri e recuperando qua e là la chiave per proseguire o qualche audio log che ci racconta qualcosa di più sul mondo di The Callisto Protocol, spesso nascosti in qualche area secondaria non così difficile da raggiungere.

Anche sul fronte dei nemici non va meglio, a partire dalla poca varietà proposta e dall’assenza di creature più potenti da affrontare, insomma i classici boss.
Su tutti siamo rimasti abbastanza perplessi da una tipologia di nemico che viene introdotta dopo le prime ore di gioco e vi accompagnerà fin verso il finale. Un nemico incapace di vedervi ma sensibile ai rumori ambientali, un classico in questo tipo di gioco. Il suo arrivo rende le cose abbastanza complicate. Usare un arma da fuoco rischia di attirare altri nemici, che si getteranno su di noi senza pensarci due volte, quindi dovremo capire la strategia corretta da utilizzare per non morire e ripartire dal check point. Poi si scopre che basta stare accucciati per diventare totalmente invisibili e attaccarli da dietro con una mossa che li ammazza sul colpo, senza la necesasità di combatterli e sprecare munizioni. E anche se faremo rumore con questa “insta kill” questa non conterà come allerta per gli altri mostri, permettendoci così di uccidere i restanti in sequenza senza alcuna fatica.

E questo esempio riassume un po’ la delusione che sta dietro The Callisto Protocol. Un survival horror che non riesce a spaventare è un po’ come quella cena andata male dallo chef stellato, che non solo vi lascia affamati, ma quello che avete appena assaggiato non era poi così tanto buono, anche se tremendamente instagrammabile.

Si perché come abbiamo accennato poco fa The Callisto Protocol almeno sul fronte grafico segna nuovi traguardi per quanto concerne la modellazione e il rendering dei volti dei protagonisti che ripropongono in maniera quasi fotorealistica le controparti reali, su tutti Josh Duhamel (Las Vegas, Transformers) nei panni di Jacob e Karen Fukuhara (la Kimiko di The Boys) in quelli di Dani Nakamura.

 

Una tale qualità finale giova sicuramente alla recitazione, con modelli incredibilmente espressivi che contribuiscono all’immedesimazione e ad assottigliare quella differenza fra gioco e cinema. Nonostante questa botta di qualità, che ritroviamo poi nelle bellissime ambientazioni iper dettagliate, nell’illuminazione pressoché perfetta o nell’HUD “invisibile” che lascia spazio ad una visuale di gioco sempre chiara e pulita, The Callisto Protocol non è esente da diversi problemi tecnici (in parte risolti da una patch arrivata pochi giorni fa) che intaccano un gioco che forse averebbe necessitato di qualche tempo in più per ottimizzare la build finale.

La nostra prova si è svolta su Xbox Series X e proprio questa versione, al contrario della controparte Sony, era priva dei riflessi Ray-Tracing (abilitati invece nell’ultima patch) e la modalità Qualità, quella visivamente più spettacolare, affllitta da vistosi cali di frame rate che raramente riuscivano a tenere stabili i 30 fps.
Cali anche nella modalità Prestazioni, ma grazie al frame rate più elevato risulta quella più giocabile con una perdita minima di dettaglio che permette di guadagnare uhna maggior fluidità dell’azione di gioco. La patch comunque interviene in maniera abbastaza vistosa, e siamo sicuri che i lavori sul gioco non si fermeranno e continueranno le operazioni di ottimizzazione, specie per la versione PC, la più martoriata al lancio.

La presenza di attori professionisti ha reso il doppiaggio quanto mai riuscito e credibile, invogliandoci a preferirlo a quello italiano. Non tanto per un discorso qualitativo, visto che anche quello nostrano si attesta su buoni livelli, ma per un problema di missaggio delle tracce audio, con voci che si allontanano improvvisamente dal nostro punto d’ascolto o frasi assenti e rimpiazzate dalle linee di dialogo originali, rendendone di fatto fastidioso l’ascolto.

 

Avremmo voluto lodare The Callisto Protocol all’inverosimile perché c’era la necessità di un buon horror spaziale dai tempi di Dead Space e Alien Isolation. Invece The Callisto Protocol non riesce mai a spiccare il volo e tutte le buone premesse si trovano ad affrontare numerosi problemi, sia di natura tecnica, che speriamo le prossime patch possano limare, sia di gameplay e strutturali. Da questo punto di vista dispiace ammettere che The Callisto Protocol fallisce laddove doveva dare il meglio di sé, ovvero spaventare. Se le atmosfere sono ottime, grazie anche alle prodezze dell’Unreal Engine 4, qua spremuto al suo massimo, l’effetto terrore non è pervenuto, facendo scivolare il titolo Striking Distance Studios nel calderone degli action adventure senza infamia e senza lode. Quello che ci auguriamo è che The Callisto Protocol raccolga tutte le critiche ottenute e lavori per realizzare, in un probabile seguito, quello che i fan del genere aspettavano, un survival horror degno di questo nome. 

The Callisto Prorocol è disponibile su PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series X|S e PC.

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The Callisto Protocol – La Recensione
Pro
il rendering dei volti sfiora il realismo
Il sonoro 3D fa gran parte del lavoro
Belle le atmosfere da horror spaziale...
Contro
...ma il gioco in sé non spaventa
Diversi problemi di natura tecnica
Gameplay non sempre bilanciato
7.5
Voto