Digimon Story: Time Stranger – La Recensione

Digimon Story Time Stranger

È tempo di partire per il mondo digitale in Digimon Story: Time Stranger!

Quest’anno la sfida tra i giochi “monster tamer” è più accesa che mai, con i due colossi del genere, Digimon e Pokémon, pronti a contendersi il titolo a distanza di poche settimane l’uno dall’altro. Digimon Story: Time Stranger segna il ritorno della celebre serie RPG Digimon Story, che solo qualche anno fa si era reinventata con Cyber Sleuth e Hacker’s Memory, una doppia avventura ricca di misteri ambientata nel cyberspazio di EDEN, tra hacker e Digimon.

A sette anni dall’ultimo capitolo, è finalmente tempo di tornare in azione con Digimon Story: Time Stranger, disponibile dal prossimo 3 ottobre su PlayStation 5, Xbox Series X|S e PC.

Digimon Story: Time Stranger vi vede protagonisti in una Tokyo dei giorni nostri, come uno dei membri di un’organizzazione chiamata ADAMAS, un’agenzia investigativa il cui scopo è quello di monitorare tutte le anomalie che si verificano in città, e se possibile risolverle. Ultimamente però l’attività anomala si sta intensificando con il verificarsi di fenomeni inspiegabili, il tutto riconducibile in una zona della città delimitata da una gigantesca muraglia chiamata Muro della Speranza, costruito 8 anni prima per contenere un’anomalia che per poco non spazzò via tutta Tokyo. È proprio qui che avverrà il nostro primo incontro con misteriose creature fasiche apparse nei pressi dell’anomalia, meglio note come Digimon.
Per poter proseguire e affrontare queste creature ci avvarremo anche noi di un Digimon (scelto tra un trio iniziale) che diventerà il nostro compagno d’avventura. Durante l’esplorazione della zona incontreremo anche Misono, una ragazza enigmatica che sembra conoscerci e che ci avvertirà dell’imminente battaglia che sta per abbattersi sulla città, spronandoci a raggiungere al più presto il tetto del palazzo del governo di Tokyo. Nonostante gli sforzi, il nostro tentativo di contenere l’anomalia fallirà, portando alla distruzione di Tokyo. Poco prima della catastrofe definitiva, una nuova distorsione spazio-temporale ci teletrasporterà indietro nel tempo, fino a poco prima dell’inizio di tutti questi eventi. Sarà l’occasione per noi e per ADAMAS di indagare sulle cause della comparsa dei Digimon e, soprattutto, di scongiurare l’apocalisse che abbiamo appena vissuto.

Digimon Story Time Stranger

Questa è solo una piccola parte del racconto di Digimon Story: Time Stranger, che nello snocciolare tutte le sue sottotrame ci farà fare anche la conoscenza di Aegimon, un Digimon nato da un uovo misterioso il cui destino sembra essere legato sempre di più legato alla natura delle anomalie e al nostro caso.

Non vogliamo addentrarci troppo nei dettagli del racconto rischiando di rivelarvi troppe informazioni che potrebbero rovinarvi la sorpresa, ma possiamo invece parlare dell’efficacia della storia e del cambio di rotta rispetto ai precedenti Digimon Story.

Se entrambi Cyber Sleuth e Hacker’s Memory erano strutturati come avventure investigative, trovando molto più di un punto in comune con la serie di Persona, questo aspetto viene ripreso soprattutto nella parte iniziale del gioco, per poi concedersi una svolta fantasy molto marcata una volta arrivati nel mondo digitale dei Digimon. Qua gli autori, nell’intenzione di creare il titolo perfetto anche per chi non ha mai giocato ad un gioco della serie, hanno deciso di riprendere tutta la mitologia di Digimon e di reimpastarla in una nuova lore aggiornata che vede Digimon e Titani scontrarsi in una battaglia senza tempo, in una guerra il cui orchestrante è avvolto dal mistero e toccherà a noi tentare di risolvere il tutto, modificando gli eventi del passato per riscrivere un futuro già segnato e che vede all’orizzonte solo morte e distruzione. Il pregio dei giochi di Digimon, soprattutto quelli del nuovo corso degli ultimi anni, è quello di avere trame mature che affrontano senza paura temi come la morte e la violenza, così come la caratterizzazione dei personaggi, che non si limitano ad essere semplici macchiette ma si presentano come figure sfaccettate e complesse, in grado di far appassionare il giocatore a quello che sta vivendo a schermo.

Anche nello sviluppo della storia, per quanto diventi assurda ed ingarbugliata alla fine, che si muove in un terreno complesso come quello dei viaggi nel tempo e dei paradossi, non si dimentica di essere principalmente un prodotto di intrattenimento e lo fa egregiamente, talvolta regalandoci dei momenti veramente epici in termini di scontri ed eventi, che in alcuni punti ci hanno ricordato i fasti marveliani del periodo di Avengers: Endgame, lasciandoci felicemente soddisfatti.

Mentre il mondo dei videogiochi va verso soluzioni sempre più incanalate in formule open world e open map, Digimon Story: Time Stranger sceglie la strada della classicità proponendo una struttura molto lineare e principalmente story driven. Ci ritroveremo quindi ad avanzare nel racconto, muovendoci fra il mondo dei Digimon e la Tokyo del passato nel tentativo di capirne di più su quello che sta succedendo. Per quanto questa scelta aiuti nel concentrarsi sugli eventi della storia, con qualche missione secondaria che si sbloccherà man mano avanzeremo nel racconto, troviamo una certa ripetitività di fondo dovuta proprio al fattore “viaggio nel tempo” che vi vedrà rivisitare le stesse location in diversi periodi, causando un forte senso di già visto all’ennesimo ritorno in un posto già visitato precedentemente, sebbene con qualche piccola differenza dovuta al passare degli anni. Fortunatamente la seconda parte del gioco sembra riprendersi un po’ su questo aspetto, cercando quasi di introdurre all’interno delle aree e dei dungeon anche qualche meccanica legata all’esplorazione, necessarie non solo per avanzare ma anche per accedere a nuove aree o recuperare scrigni e quant’altro.

Legata all’esplorazione troviamo anche la possibilità di salire in groppa ai Digimon più grossi così da muoverci più velocemente nelle zone, così come l’utilizzo di un attacco preventivo per ingaggiare le battaglie (con i nemici adesso visibili sulla mappa) in una situazione di vantaggio strategico.

Una volta raggiunto il finale, il gioco ci concede una maggiore libertà d’azione sbloccando infatti numerose attività secondarie, per lo più missioni, e la possibilità di visitare qualsiasi luogo in qualunque periodo della storia. Questo diventa di fatto il cuore dell’endgame, insieme al completamento della Guida sul Campo, l’enciclopedia che raccoglie tutti i 451 Digimon presenti, vero obiettivo di ogni monster collector che si rispetti.

Tra le attività di contorno troviamo anche un simpatico gioco di carte che ci invita a competere contro altri personaggi sparsi per il mondo di gioco, nel tentativo di completare l’intero mazzo. Le sue regole, tuttavia, tendono talvolta a privilegiare l’elemento casuale più che una strategia rigidamente strutturata, ma tutto sommato risulta piacevole da affrontare, specialmente in ottica di collezionismo.
Durante l’esplorazione sarà poi possibile imbattersi nei Dungeon Esterni, una serie di prove da completare, con tanto di sfide extra da portare a termine per ricevere una ricompensa bonus. Per lo più basate sulla lotta, propongono diverse varianti con tanto di minigioco di corse, ahinoi non troppo riuscito, che ci vede alla guida di un Peckmon in una gara ad ostacoli contro il tempo.

Digimon Story: Cyber Sleuth e il successivo seguito si erano distinti per essere due JRPG a turni ben riusciti, soprattutto sotto il profilo del gameplay, proponendo anche in questo caso una formula di gioco abbastanza classica per il genere di appartenenza. E Digimon Story: Time Stranger non è da meno. Partendo dalla base dei precedenti capitoli, Time Stranger ripropone combattimenti a turni basati sullo scontro dei Digimon, ognuno dei quali ha il suo attributo di appartenenza e sono associati a uno o più elementi, dando vita ad un complesso sistema di resistenze e debolezze che influenza lo scontro e l’esito delle nostre mosse, e il tutto ci verrà sempre bel esplicitato a video durante le azioni nel nostro turno.

Questo sistema vi porterà quindi ad analizzare il vostro avversario per scoprirne la compatibilità e agire quindi su i suoi punti deboli, sperando così di attivare un multicolpo, un’azione che si verifica maggiormente proprio agendo sulle debolezze, e che infliggerà effetti aggiuntivi alla nostra mossa. Il sistema di gioco di Digimon Story: Time Stranger è molto stratificato e spinge il giocatore ad esplorarne ogni suo aspetto, che garantirà uno sviluppo del Digimon ottimale. E qua le cose si fanno interessanti.

Digimon Story Time Stranger

Rispetto ad altri monster collector, vedi banalmente Pokémon, l’evoluzione in Digimon non rappresenta la fine di un percorso di crescita ma viene visto più come un processo fluido dove evoluzione e involuzione dello stesso mostro digitale ne diventa lo strumento per la sua formazione e il suo sviluppo. Per spiegarvi meglio il procedimento, una volta raggiunto un certo livello potremo far evolvere il nostro Digimon, che in base alle caratteristiche può assumere una forma diversa. È anche vero che potremo decidere di diginvolverlo per tornare ad una forma precedente, consentendoci a parità di Digimon di avere un boost nelle statistiche o aumentare il cap del livello massimo raggiungibile precedentemente, consentendoci di sbloccare mosse altrimenti non ottenibili. Anche in fase di “cattura” potremo creare un Digimon quando avremo raccolto il 100% dei dati necessari o scegliere di continuare le lotte contro quel determinato mostriciattolo in modo che la percentuale salga al 200%, cosa che influirà sulle statistiche base iniziali.

Ogni Digimon poi sbloccherà delle abilità speciali che consumano PS (punti magia), di fatto mosse uniche, mentre le abilità ausiliarie potranno essere imparate sia con il level up/evoluzione, sia assegnate manualmente, così come possono essere equipaggiati oggetti per potenziare una o più caratteristiche del mostro. Il sistema di potenziamento è tutto da scoprire, con valori che influenzano le statistiche anche in base a quanto parteciperà in battaglia e a come si comporta, spingendoci a controllare numerosi aspetti della sua crescita. C’è poi un ulteriore sistema dedicato questa volta alle Abilità Agente, un complesso schema di skill tree sbloccabile guadagnando i relativi punti, sia dalla storia principale che dalle secondarie, che influirà ulteriormente le statistiche generali dei singoli mostri in base ai tipi di legami sviluppati e alla loro natura, consentendoci di sfruttare ed ampliare anche l’Arte Incrociata, un potentissimo attacco speciale di squadra da riversare contro i nostri nemici e che li danneggerà o applicherà effetti in base al potere equipaggiato al momento.

E dai precedenti giochi torna la Digifattoria, uno spazio virtuale dove depositare il nostro Digimon e focalizzarsi su allenamenti mirati al miglioramento delle statistiche, fattore indispensabile per sbloccare a certe forme evolutive altrimenti inaccessibili.

Da questo punto di vista Digimon Story: Time Stranger si dimostra un capitolo estremamente profondo per quanto riguarda la crescita e lo sviluppo dei singoli Digimon, così minuzioso e malleabile che è quasi un peccato essere di fronte ad un titolo unicamente single player, dove una componente online (invece presente in Cyber Sleuth) avrebbe potuto far esprimere al meglio tutti gli sforzi e le risorse impiegate nella creazione del proprio party.

Anche graficamente Digimon Story: Time Stranger riprende lo stile dei precedenti giochi, il cui design è nuovamente firmato da Suzuhito Yasuda (Durarara!!, Devil Survivor) che con il suo tratto ci regala il nuovo gruppo di personaggi umani che saranno protagonisti di questa nuova avventura ambientata a metà fra il mondo degli umani e il mondo digitale. Il primo veste i panni di una Tokyo in subbuglio a causa delle continue anomalie, con i suoi quartieri più famosi come Shinjuku e Akihabara rappresentate in game con una precisione quasi maniacale, l’altro come un mondo fantasy in piena regola. In entrambi i casi è bello vedere come la storia e il suo legame con i viaggi nel tempo influenzi l’aspetto di questi due mondi, soprattutto nel caso di Tokyo, le cui strade verranno invase dai Digimon e dando vita a diverse riflessioni e nuovi temi come quello del razzismo e dell’integrazione. Se lo stile utilizzato è molto “urban”, con una interfaccia grafica che integra nella UI il nostro Digidevice al quale è possibile accedere a tutte le funzioni di personalizzazione e messaggistica. Nulla da dire per il design dei Digimon, la cui particolarità lascia sempre spiazzati evoluzione dopo evoluzione, con cambi stilistici talmente importanti che spesso fanno dubitare di trovarsi di fronte ad una stessa linea evolutiva.

Se sullo stile usato la serie si rifà molto a Persona e a Shin Megami Tensei, lato performance abbiamo qualche incertezza che speriamo possa essere corretta con le future patch. Durante l’esplorazione il gioco tende spesso a scattare, con frequenti fenomeni di stuttering negli spostamenti. La visuale di gioco ogni tanto appare come sfocata, specialmente negli elementi del fondale, situazione che si verifica maggiormente negli scenari urbani di Tokyo, e non è dato sapere se si tratta di qualche scelta stilistica o di un problema magari legato alla risoluzione dinamica.


Per quanto riguarda le musiche invece ritroviamo al comando l’inossidabile Masafumi Takada, che dopo Cyber Sleuth e Hacker’s Memory replica nuovamente con una serie di temi sempre azzeccati, e che enfatizzano l’aspetto da avventura del mistero nelle prime ore di gioco, che hanno proprio il sapore di una spy story.
A completare il tutto abbiamo poi il classico doppiaggio presente sia in inglese che giapponese, anche se non presente in forma completa per tutti i dialoghi (almeno quelli principali) e un adattamento in lingua italiana, che farà la gioia di tutti i digi-fan nostrani. Purtroppo però, per quanto riguarda i testi, abbiamo riscontrato qualche problema sia sull’adattamento che nei refusi, nonché qualche pasticcio nello spacing dei testi in molte delle scelte multiple presenti, che causa un sovrapposti delle varie linee testuali. Nulla di trascendentale ma che speriamo venga al più presto corretto.

Digimon Story: Time Stranger non solo entra a gamba tesa nella battaglia dei giochi “monster tamer” ma si rivela uno dei JRPG più interessanti di questo 2025. Al netto di una formula di gioco dallo stampo molto classico, Digimon Story: Time Stranger dimostra tutto il suo potenziale con una storia ottimamente scritta e un gameplay dall’incredibile profondità, che offre al giocatore tantissimi strumenti per la creazione del Digimon perfetto, un aspetto che altri giochi analoghi si sognano lontanamente.
Se il futuro dei giochi di Digimon deve ripartire da qualche punto, è giusto che lo faccia da Time Stranger, che attualmente rappresenta il meglio che la serie ha da offrire.

Digimon Story: Time Stranger, disponibile dal prossimo 3 ottobre su PlayStation 5, Xbox Series X|S e PC.

Digimon Story Time Stranger
Digimon Story: Time Stranger – La Recensione
Pro
Una nuova avventura ricca di misteri da svelare.
Il sistema di combattimento e crescita dei personaggi non è mai stato così complesso e ricco.
Uno dei migliori capitoli JRPG della serie di Digimon.
Contro
Tecnicamente c'è qualcosa da rivedere qua e là.
Qualche errore nei testi italiani e nella spaziatura.
Ripetitivo nell'esplorazione di zone già visitate.
8.5
Voto