Fe è il nuovo gioco d’avventura distribuito da Electronic Arts che punta dritto al cuore del videogiocatore. Grafica elaborata e curata e personaggi teneri non riescono, purtroppo, a spingere in alto questo titolo.
Electronic Arts non è solo famosa per i suoi titoli del calibro di FIFA, Battlefield o gli scandali legati a Star Wars: Battlefront, ma è soprattutto famosa per titoli emozioali come Unravel e l’attuale Fe. Oggi vi parlo proprio di quest’ultimo colorato, tenero e confusionario titolo annunciato nel corso dell’E3 2016 e fin da subito accolto positivamente dalla critica internazionale. Una volta provato e terminato, ecco a voi la recensione.
Fe, sviluppato dalla software house svedese Zoink Games e pubblicato da EA grazie al progetto EA Originals, è un gioco che punta praticamente tutto il suo impegno verso una componente emozionale, rinunciando di fatto ad una narrazione verbale o scritta. Anzi, essendo il protagonista un animale in un mondo fantastico, l’unica forma di comunicazione è il proprio verso trasformato in una sorta di canto. Non viene fornita alcuna informazione, non c’è una voce narrante e addirittura nemmeno un menù, verremo immediatamente catapultati in questo mondo onirico come, in fondo, accade con altri titoli come RiME seppur lo sviluppatore e producer non sia EA.
Gameplay
Impersoneremo una creatura, un misto tra un istrice e uno scoiattolo che, dopo aver vagato insieme ad altre quattro comete luminescenti sopra le chiome degli alberi, si ritrova sprofondata nel profondo della foresta sola e confusa. Stessa confusione che proveremo noi videogiocatori una volta che dovremo iniziare ad esplorare il misterioso quanto magico mondo in cui ci troveremo. Quest’ultimo è formato da quattro grandi aree collegate tra loro ed esplorabili in totale libertà. L’esplorazione sarà correlata di ostacoli da superare e piccoli quanto semplici enigmi che possono essere superati con abilità che si guadagnano collezionando frammenti di cristallo sparsi in giro per la mappa. La prima importante abilità sarà quella che ci renderà capaci di arrampicarci sugli alberi, ma le altre non sono comunque molto originali poiché consistono o in una maggiore velocità o nell’abilità di planare.
Una volta sbloccata la possibilità di arrampicarci sugli alberi, però, veniamo avvolti da un senso di smarrimento ancora più pesante; già all’inizio del gioco non sapremo dove andare e la mappa non ci aiuta, aggiungere un senso di verticalità al gioco non fa che peggiorare la situazione. Menomale che in nostro aiuto intervengono degli uccellini che ci indicano in breve tempo la strada in cambio di una nostra canzone, ma non sono mai davvero d’aiuto. Questo perché il loro compito sarà solo quello di svolazzare sopra l’obiettivo da raggiungere indipendentemente dalla nostra possibilità materiale di farlo o meno e quindi impazziremo comunque nella ricerca del sentiero nascosto. Questo senso di smarrimento è, però, un elemento voluto dagli sviluppatori che hanno preferito abbandonare il giocatore con l’intento di fargli provare le stesse sensazioni che caratterizzano il protagonista. Se sia una scelta saggia o meno non sta a me deciderlo, il senso di confusione correlato da una certa frustrazione è, però, concreto.
Poco prima ho accennato all’azione di “cantare”. Questo è l’unico modo che abbiamo per interagire con gli elementi vivi, quali piante o animali, sparsi per il mondo di gioco. In base alla forza con qui premiamo R2 potremo aumentare o diminuire l’intensità del nostro canto così da poter superare degli ostacoli o interagire con degli animali che diverranno nostri compagni. Ogni creatura è sensibile ad una melodia in particolare che dovremo sbloccare affrontando delle sezioni in cui abbiamo a che fare con l’animale in questione e con la relativa melodia che lo caratterizza. In breve, vi faccio degli esempi: vi è una melodia che permette di interagire con alcuni animali simili a dei cervi, ma se premiamo più intensamente R2, quindi grideremo a squarciagola, potremo attivare dei luminescenti fiori arancioni che ci permetteranno di superare alti ostacoli tramite una folata di vento. Non sarà tutto rose e fiori (nel vero senso della parola) poiché ben presto saremo accerchiati da altre forze presenti nella foresta: i Silenti, degli esseri antropomorfi parzialmente meccanici che intrappolano e uccidono gli abitanti del bosco attraverso un raggio che fuoriesce dal loro unico occhio. Non possiamo sconfiggerli in nessun modo, ma solo schivarli nascondendoci tra vari cespugli o rocce dando vita a delle parti stealth non proprio entusiasmanti.
Comparto tecnico
Graficamente siamo davanti ad una deliziosa opera d’arte caratterizzata da colori sgargianti ed estremamente saturi. Tinte viola e azzurre vengono interrotte da luminescenze arancioni e rosse tutte sotto un effetto neon molto forte. Più ci avviamo verso il bioma desertico e più i colori si avvicinano al giallo e all’arancio per giungere all’azzurro e al bianco perla delle montagne ghiacciate del bioma glaciale. Il comparto artistico è da far spalancare gli occhi, così come i suoni, ma anche qui non siamo al top. La semplicità delle texture rende il titolo esente da errori degni di nota, ma la presenza di elementi poligonali tridimensionali accorpati spesso in luoghi molto piccoli confondono fortemente la telecamere già di per sé non molto precisa. In particolar modo quando si è sugli alberi, la telecamera stringe l’inquadratura di tre quarti e non permette quindi una buona angolazione della visuale rendendo alcuni movimenti davvero fastidiosi.
Conclusione
Insomma, Fe è un titolo che emoziona e si fa apprezzare graficamente, ma purtroppo una volta terminato viene più ricordato per le problematiche che per le emozioni che dovrebbe regalare. Nulla di davvero originale rispetto ad altri titoli dello stesso genere, difficoltà che rasenta lo zero e un senso di smarrimento continuo non fanno apprezzare appieno il titolo. Si sente anche la mancanza di qualsivoglia tipologia di lore e di una colonna sonora memorabile. Da apprezzare, in ogni caso, il coraggio degli sviluppatori dal punto di vista tecnico e per alcuni piccoli guizzi di epicità.