Amazzonia: il polmone del pianeta va a fuoco e non è una novità!

La situazione è critica, ma è causa di abitudini che vanno avanti da anni. Non c’è alcun record, c’è solo da risolvere un problema il cui colpevole è unicamente l’uomo.

In questi giorni molti giornali in tutto il mondo si stanno occupando della situazione degli incendi in Amazzonia e il racconto è allarmante: si parla di un loro notevole aumento rispetto al passato e addirittura della città di San Paolo, la città più grande del Brasile, completamente oscurata a causa del fumo per circa un’ora. In realtà, per quanto la situazione sia davvero critica, non è più preoccupante del passato e i dati finora forniti sono in realtà imprecisi e falsi. Ad esempio il fumo sopra San Paolo non era legato agli incendi nella foresta amazzonica.

Andiamo con ordine. Il Brasile si trova per gran parte del suo territorio nell’emisfero australe e la foresta amazzonica cresce a cavallo dell’Equatore. Si tratta di una foresta pluviale, per l’esattezza della più grande del mondo, e come suggerisce anche il nome non è mai un ambiente secco. Per questo motivo è difficile che possano esserci incendi spontanei, ma solo incendi dolosi appiccati dagli uomini. In realtà, però, vi è una stagione delle piogge e una stagione un po’ più secca che va avanti da giugno a novembre. In questo periodo dell’anno molti agricoltori approfittano delle minori piogge e usano il fuoco per ottenere terre da coltivare e pascoli sottraendole alla foresta. I più gravi e purtroppo i più comuni sono invece gli incendi appiccati da chi compie disboscamenti illegali con lo scopo di far allontanare le popolazioni indigene che vivono nella foresta o per nascondere le prove delle attività di deforestazione ormai ampiamente documentate e accusate anche dalla comunità internazionale.

Gli incendi in Amazzonia ci sono, quindi, ogni anno e il loro sviluppo è monitorato da tempo sia dai satelliti della NASA, sia dal programma Copernicus dell’Unione Europea che, ovviamente, dall’Istituto nazionale di ricerche spaziali del Brasile (INPE). Il problema di quest’anno è che tra i numerosi incendi, il più importante ha coinvolto lo stato di Amazonas nonché il più grande stato tra quelli che comprendono la foresta. Già l’11 agosto l’Amazonas aveva dichiarato lo stato di emergenza nazionale e su Twitter si è subito diffuso l’hashtag #PrayforAmazonas.

A quel punto si sono diffuse molte notizie e alcune di esse citavano un dato dell’INPE in cui veniva spiegato che da gennaio ad oggi erano stati rivelati 74mila incendi in Amazzonia con un aumento di più dell’80 per cento rispetto all’anno scorso. In realtà il dato dei 74mila incendi dell’INPE si riferiva all’intero Brasile e non solo ai nove stati della macro-regione amazzonica e nemmeno al solo stato di Amazonas. Nella zona coperta dalla foresta gli incendi sono stati, dall’inizio dell’anno, 39.033 che è comunque un dato all’armante, ma non da definirsi record. Il fumo sopra San Paolo, ad esempio, non è da legarsi alla foresta amazzonica ben agli incendi in corso in Paraguay.

I dati, come ampiamente detto, non sono comunque felici. Secondo la NASA gli incendi avvenuti ad agosto sia nello stato di Amazonas (6.701) sia in quello di Rondônia (7.191), sono in aumento rispetto allo stesso mese nel 2018, 2017 e 2016. Le emissioni di anidride carbonica nell’ambiente nel solo mese di agosto non erano così alte da 16 anni nel solo stato di Amazonas, mentre nell’intera Amazzonia non erano così alte dal 2010. Gli incendi, invece, sono addirittura diminuiti negli stati di Mato Grosso e Pará.

Infine va detta un’altra cosa importantissima: questi incendi nella foresta amazzonica, a differenza degli incendi avvenuti nelle regioni attorno al mar Glaciale Artico, non hanno nulla a che fare con il cambiamento climatico. Un ricercatore dell’INPE, Alberto Setzer, ai microfoni di Reuters ha spiegato che quest’anno non c’è nulla di anormale nel clima brasiliano, nemmeno nella quantità di pioggia caduta sull’Amazzonia leggermente sotto la media. La colpa è unicamente dell’uomo e della continua abitudine di appiccare gli incendi per interessi personali. Su Twitter lo scienziato di Copernicus Mark Parrington ha anche parlato della presunta straordinarietà degli incendi di quest’anno, spiegando che “è troppo presto per dire se quest’anno è stato straordinario in termini di incendi nell’Amazzonia perché il picco delle emissioni solitamente è a settembre, mentre gli incendi nell’Artico non sono normali per ampiezza e durata”

In conclusione l’Amazzonia è la più grande e importante foresta pluviale al mondo con una superficie totale di circa 5,5 milioni di chilometri quadrati e più del 60 per cento di essi sono nel territorio brasiliano. È uno degli ecosistemi più complessi e ricchi al mondo e fondamentale per la vita di molti esseri viventi tra cui l’uomo. Da quando il presidente del Brasile Jair Bolsonaro si è insediato al governo, sono state ridotte le sanzioni, gli avvertimenti e i sequestri operati dalle autorità brasiliane verso le società coinvolte nella deforestazione illegale. Questo è il vero problema, la causa di tutto ciò e va fermato il prima possibile.