Assassinio sul Nilo: la recensione del nuovo film di Kenneth Branagh

Il Poirot di Branagh ritorna protagonista di un nuovo film tratto dai romanzi di Agatha Christie

Assassinio sul Nilo: la recensione del nuovo film di Kenneth Branagh

Dopo tanti rinvii Assassinio sul Nilo è, finalmente, nelle sale. Il nuovo capitolo della saga cinematografica di Poirot è uno dei film più discussi degli ultimi anni. Le polemiche in merito alla presenza confermata di Armie Hammer nel cast del film ha sollevato discussioni animate tra i fan della Christie e non solo. La pellicola, nonostante tutto, è arrivata nei cinema così come era stata originariamente pensata dal sua regista, Kenneth Branagh che esprime al meglio la sua impronta autoriale. Ecco la recensione di Assassinio sul Nilo. 

Ecco il trailer di Assassinio sul Nilo

La recensione di Assassinio sul Nilo

Nei primi 10 minuti di Assassinio sul Nilo penserete di aver sbagliato sala. Fotografia in bianco e nero, lingua francese non sempre sottotitolata e immagini di guerra. Fortunatamente invece siete nel posto giusto. Kenneth Branagh già dei primissimi momenti non perde tempo e mostra ampiamente la scelta autoriale che caratterizzerà l’intero film. Assassinio sul Nilo è un blockbuster in cui il regista riesce a imprimere in modo riconoscibile la sua visione. Se Assassinio sull’Oriente Express era il classico film di partenza di una nuova saga, Assassinio sul Nilo narrazione e regia sono la diretta evoluzione. Il risultato è assolutamente soddisfacente. 

Assassinio sul Nilo è fra i film maggiormente colpiti dai vari rinvii causati dalla pandemia tutt’ora in corso. La pellicola è stata ereditata da Disney a seguito della fusione con l’ormai fu 20th Century Fox. Il film era stato originariamente previsto per il rilascio nelle sale nel 2019, salvo poi essere rinviato allo sfortunato 2020. Come ben sappiamo la situazione sanitaria non ha permesso al film di approdare al cinema prima del 2021 anno in cui sono affiorate le accuse nei confronti di Armie Hammer. La nuova complicata situazione ha spinto la Disney a slittare ulteriormente la pellicola fino al 2022. Finalmente Assassinio sul Nilo è ora nella sale italiane. Tra chi auspicava in un rilascio in streaming e chi sosteneva in una pronta cancellazione totale delle pellicola posso assicurarvi che il film meritava l’uscita al cinema. I paesaggi egiziani e la fotografia calda e granulosa possono rendere al loro massimo solo nel grandi schermi. 

Il film non è sicuramente perfetto, la CGI ha alcuni difetti che la rendono particolarmente visibile e la trama si prende tanto, forse troppo tempo, per presentare i personaggi a danno del secondo atto dedicato all’omicidio, probabilmente troppo rapido e incalzante. 

Nel complesso ho trovato il nuovo film di Kenneth Branagh molto più convincente ed intrigante rispetto al precedente. 

I personaggi di Assassinio sul Nilo tra amore e omicidi 

Il cast di Assassinino sul Nilo non è composto da grandi nomi che, invece, brillano in Assassinio sull’Orient Express. Forse propio per questo le mia aspettative sono state piacevolmente superate. A brillare è senza dubbio la figura di Poirot, sia nelle sequenze iniziali, in cui ci viene svelato parte del suo passato e l’origine della sua carriera, che durante la spettacolare e intima risoluzione del caso. Kenneth Branagh è sia il protagonista che il regista del film e riesce a rivestire entrambi i ruoli senza penalizzarli. Il Poirot di Assassinio sul Nilo è fragile, combattuto e nostalgico. L’arroganza e la vanità cedono il posto al rimpianto. Vorrebbe voltare pagina ed allontanarsi dalle sofferenze passate ma per quanto lo desideri una parte di lui, quella più fedele, non ritiene rispettoso abbracciare un nuovo amore. Kenneth Branagh è stato in grado di rappresentare entrambe le anime del detective più famoso di sempre. Commuove e diverte, sa far riflettere e allo stesso tempo rende accessibili a tutti i suoi pensieri, non risulta melenso o pensante. 

Magnetica è Emma Mackey (Sex Education). Il suo personaggio è intrigante, sorprendente e sfaccettato. La Mackey è stupenda e incanta letteralmente la telecamera. Ogni volta che compare a schermo è la padrona della scena. Seducente e affascinate il personaggio di Jacqueline de Bellefort saprà stupire chi andrà in sala senza aver letto il romanzo della Christie. Nel virtuale duello tra le due donne protagoniste del film Emma Mackey mette sicuramente in ombra Gal Gadot. 

Approfonditi sono anche i personaggi di Tom Bateman (nei panni di Buon), che ritorna dopo il film precedente, Sophie Okonedo (nel ruolo di Salome Otterbourne) e Letitia Wright (Shuri in Black Panther). Purtroppo meno spazio e sviluppo hanno gli altri membri del cast, eccezion fatta per Armie Hammer e il suo Simon Doyle. In molti dopo le accuse rivolte ad Hammer desideravo la sostituzione dell’attore. Solo vedendo il film capirete come questa scelta sarebbe risultata impossibile. Per rimuovere Hammer dalla pellicola era necessario rigirarla completamente e comprenderete bene che una simile risoluzione sarebbe stata troppo dispendiosa. 

L’amore è il fil rouge di Assassinio sul Nilo. È il sentimento per antonomasia associato al cuore il vero protagonista della storia. È per amore che Poirot si commuove in più scene, è sempre l’amore a legare i protagonisti dell’avventura sul fiume egiziano ed è  ancora l’amore a causare le tragedie a cui solo il detective più famoso di sempre può apporre un punto definitivo. 

Toni caldi e grandi primi piani ecco la visione di Branagh

Sarà forse per la vena più auroriale, le ambientazioni esotiche e i toni caldi della fotografia che ho preferito Assassinio sul Nilo alla pellicola pretendete della saga. Assassinio sull’Oriente Express era contraddistinto da una fotografia freddissima, quasi ghiacciata e dalla costanti, ed a mio avviso disturbanti, inquadrature dall’alto. I vagoni del treno venivano letteralmente mostrati dall’alto. Lo scopo di Branagh era sicuramente quello di esibire gli indizi della scena come se si trattasse di un tavolo operatorio, il risultato però era quasi estraniante. In Assassinio sul Nilo il regista ha saputo dosare meglio le inquadrature mettendole completamente al servizio della storia. Quella di Branagh, in questo caso, è una regia dinamica che segue i soggetti e non attende i loro movimenti ma li accompagna nelle scene. Tantissimi sono i primi piani che immortalano i volti dei protagonisti, la regia è intimista e mostra a pieno le emozioni dei personaggi, i loro stati d’animo e le loro paure. Permangono alcune inquadrature sia dall’alto che dal basso ma sono giustificate al fine di mostrare l’altezza dei monumenti o la maestosità dei paesaggi. Branagh ha conservato anche in questa pellicola la volontà di mantenere lo spettatore esterno agli eventi, come se stesse spiando i personaggi. Del resto anche Poirot nella pellicola è l’osservatore per eccellenza. Molto interessante è la scena che vede come protagonisti Kenneth Branagh e Tom Bateman con i volti velati dalle sedie, si intravedono soltanto come a voler simulare un momento intimo di confessione. Davvero belle sono alcune inquadrature appositamente studiate per apparire come quadri viventi. 

La fotografia dai toni caldi e aranciati è in perfetta sintonia con i paesaggi egiziani. L’arancione avvolge ogni frame e scalda l’atmosfera, così come caldi e passionali sono i personaggi protagonisti della storia. A tratti ho trovato le immagini granulose, scelta che ho apprezzato e ancora una volta rimanda al ambiente protagonista del film. 

Assassinio sul Nilo è un film perfetto? Sfortunatamente no

Se visivamente e anche narrativamente ritengo Assassinio sul Nilo superiore rispetto a Assassinio sull’Oriente Experess, la nuova pellicola di Kenneth Branagh non è priva di difetti. La CGI non sempre convince, in particolare risulta oltremodo artefatta in una specifica scena con protagonista Emma Mackey. Altro aspetto da evidenziare è la peculiare gestione del tempo nei due archi narrativi del film. Il primo atto, dedicato alla presentazione dei personaggi e all’introduzione delle premesse di base della storia, occupa oltre metà pellicola; il secondo dedicato alla risoluzione del caso, invece, è inaspettatamente più breve. L’omicidio viene compiuto quando ormai il film ha superato la metà del minutaggio complessivo. Gli interrogatori e la conclusione del caso da parte di Poirot sono caratterizzati da un montaggio incalzate e rapito, brevi sequenze che si alternano e susseguono. Se quindi la prima parte del film potrebbe risultare troppo prolissa, la seconda è eccessivamente rapida. Sembra mancare un giusto bilanciamento. Io non ho trovato problematica la scelta di dedicare più spazio alla costruzione dei personaggi, anche perché in tal modo riusciamo maggiormente a comprenderne moventi ed ambizioni nella parte successiva della pellicola. Quello appena esposto è quindi un difetto se considerato alla luce del genere cinematografico d’apparenza, da sempre caratterizzato da una maggiore attenzione alla fase investigativa, ma per la storia presa singolarmente, dedita fin da subito all’analisi dei personaggi, non per forza deve essere considerato tale. Anzi, forse a molti questa scelta audace ed in contro tendenza potrebbe piacere parecchio. 

Assassinio sul Nilo è sicuramente un film che merita la visione in sala, quindi perché non approfittare del weekend più romantico dell’anno per gustare una coinvolgente storia di amore e omicidi?

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