Big Sky, ancora troppa confusione
Mi dispiace per quelle poche persone che avranno la sventura di finire su questa pagina: mi rendo conto che le recensioni delle puntate di Big Sky stanno diventando tutte uguali. Ahimè, è il prezzo da pagare quando queste stesse puntate sono ripetitive per loro natura, oltre al fatto di avere sempre le stesse problematiche di scrittura e ritmo. E proprio il ritmo, nella tredicesima puntata, è da tenere in considerazione, visto che ancora una volta si fa più che mai concitato; è come se gli sceneggiatori le avessero “provate tutte” per capire cosa avrebbe funzionato e cosa no, nella speranza che – magari – qualcosa andasse per il verso giusto. La vera domanda è: ce n’era bisogno?
L’episodio inizia con l’omaggio al personaggio di Blake che, appena introdotto, già ci deve lasciare. Insomma, abbiamo capito che per sopravvivere non devi aver avuto alcun tipo di legame sentimentale con Jenny, altrimenti sei spacciato. Battute a parte, è evidente che nuovamente torni la questione inerente alla presenza di troppi personaggi mal gestiti.
Facciamo appena in tempo a salutare il caro Blake, che subito Cheyenne perde la testa, decidendo di prendersi cura della famiglia in maniera decisamente particolare. Di certo lui non sa cosa significhi la parola amore, nemmeno per i propri cari. Come spesso succede in serie del genere, il protagonista agisce sempre per un tornaconto personale, che se in questo caso non è molto chiaro.
Ad alleggerire (si fa per dire) la trama di questo episodio, ci pensano Cassie e Mark, sulla tracce del buon vecchio Ronald, tra scene d’azione e momenti in cui flirtano senza un perché. O meglio, non si capisce perché debbano farlo quando sono nel bel mezzo di una missione di vitale importanza come la cattura di un pluriomicida fuori di testa.
Tornando a Ronald, sembra davvero impossibile come ancora non sia stato in alcun modo colto sul fatto soprattutto – ripeto per l’ennesima volta – considerando il fatto che è ricercato da ogni corpo di polizia e agenti di tutto lo Stato. O lui è un maestro di bravura (cosa da escludere, visto il per nulla credibile travestimento da giovanotto anni ’70), oppure il Montana deve seriamente rivedere il suo programma di formazione per le forze dell’ordine. Va bene che si tratta di uno dei villain principali, ma non è umanamente possibile che riesca a farla franca sempre e in modi veramente assurdi.
Non ci resta che aspettare la fine di questa prima stagione per scoprire che colpo ad effetto ci hanno riservato gli autori. Un po’ siamo curiosi, un po’ spaventati.