Blizzard: tutto quello che sappiamo sulla spigolosa storia del ban

Per l’occasione sono intervenuti anche Epic Games e due senatori americani.

Qualche giorno fa, esattamente l’8 ottobre, Blizzard ha deciso di sospendere il pro-player Chung “BlitzhchungHS” Ng Wai perché durante la sua ultima partita competitiva, datata 6 ottobre, in diretta streaming, ha deciso di indossare una maschera anti-gas e degli occhiali molti simili a quelli usati dai manifestanti di Hong Kong. Sempre durante la diretta, il giocatore ha dichiarato di voler sostenere i manifestanti incitandoli a liberare Hong Kong.

Per quell’episodio, Blizzard ha deciso di sospendere il giocatore per un intero anno, cancellare il video da Twitch (anche se è possibile reperire il frame incriminato su Twitter) e licenziare i due conduttori dell’evento che ovviamente erano dipendenti della stessa software house.

Queste le parole di Blizzard:

“Dopo un’ulteriore revisione, abbiamo riscontrato che l’azione ha violato la sezione 6.1 (o) delle Regole ufficiali del concorso di Hearthstone Grandmasters essendo un comportamento individuale che non rappresenta Blizzard o Hearthstone. Mentre sosteniamo il diritto di esprimere pensieri e opinioni individuali, i giocatori e gli altri partecipanti che scelgono di partecipare alle nostre competizioni eSport devono rispettare le regole ufficiali.”

Mentre qui di seguito vi mostriamo il frame incriminato:

L’intervento da parte di Blizzard è stato subito criticato da numerosissimi videogiocatori e anche da alcuni dipendenti dell’azienda proprio per la sua natura fortemente politica e di parte. La mossa di Blizzard ha, infatti, trovato obiezioni dall’ex Kevin Hovdestad, che ha dichiarato:

“Non tutti presso Blizzard concordano con quello che è successo”.

E da Jason Schreier, che ha mostrato delle foto del campus della compagnia e in particolare la grossa statua di un orco circondata dai motti della compagnia. I dipendenti hanno deciso di coprire “think globally” e soprattutto “every voice matters” (ogni voce conta, ndr), manifestando così quella che hanno trovato essere una contraddizione tra gli slogan dell’azienda e il suo effettivo comportamento.

Inoltre molti fan hanno preso Mei, da Overwatch, come riferimento, e la stanno usando per manifestare il loro disappunto: è così diventata un simbolo della protesta di Hong Kong. Come didascalia delle immagini, i fan hanno scritto:

“Sarebbe un peccato se Mei diventasse un simbolo per la democrazia e se per questo i giochi di Blizzard finissero banditi in Cina.”

It would be a shame if Mei became a symbol for freedom from Blizzard

Mei the Force be with Hong Kong from HongKong

La situazione è talmente delicata che anche altri colossi hanno preso le difese del giocatore sospeso attaccando altri casi sospetti accaduti. Pare infatti che sia stata trovata una anomalia rintracciata all’interno del sistema operativo iOS 13: la bandiera di Taiwan è misteriosamente scomparsa dalle caselle per la selezione rapida nelle tastiere degli utenti che si trovano a Hong Kong e a Macao. Difficile non pensare a qualche pressione esercitata dal governo cinese. Per questo motivo si è schierata in difesa opposta Epic Games, il colosso creatore di Fortnite il quale ha dichiarato su The Verge:

Epic supporta la facoltà di ognuno di esprimersi così come la sua visione politica e i diritti umani. Non applicheremo ban o punizioni a un giocatore di Fortnite o a un creatore di contenuti per via delle sue opinioni in merito a questi argomenti.

Tale dichiarazione è arrivata contemporaneamente ad un altro problema legato a Blizzard. Dopo la sospensione del videogiocatore, molti giocatori hanno deciso di boicottare Blizzard cancellando i propri account, solo che numerosi utenti hanno segnalato come sia impossibile portare al termine l’eliminazione dell’account perché la funzione di autenticazione è stata disabilitata. Inoltre pare che anche tutti coloro che cercano di accedere a una copia dei dati personali vengono bloccati.

Il sito ufficiale di Blizzard, infatti, riporta questo errore:

“In seguito a troppi tentativi, il metodo di autenticazione è stato bloccato. Per favore, prova con un altro metodo per la verifica.”

In realtà dei quattro metodi messi a disposizione, nessuno è attivo. Pertanto gli utenti hanno subito pensato che Blizzard abbia volontariamente impedito agli utenti di cancellare gli account, mentre altri giocatori pensano che sia solo un problema scaturito dall’enorme numero di utenti che stanno boicottando Blizzard.

In entrambi i casi la situazione è molto delicata per Blizzard tanto che, oltre all’intervento di Epic Games, anche due senatori americani, tra cui come Ron Wyden dell’Oregon, hanno criticato l’operato dell’azienda e l’Europa potrebbe avviare una class action nei confronti dell’azienda per aver violato alcune normative europee. Nel frattempo la software house non ha rilasciato nessuna dichiarazione ufficiale e per tale motivo ha visto l’allontanamento volontario un altro importantissimo plo-player: il celebre giocatore e collezionista Brian Kibler.

Kibler ha annunciato attraverso un post sul suo blog di non voler partecipare agli Hearthstone Grandmasters che si terranno questo fine settimana:

“Di certo non mi sarei mai aspettato che la mia posizione nella comunità di Hearthstone mi avrebbe portato a fare una dichiarazione su argomenti delicati riguardanti le relazioni internazionali, ma ho sempre pensato che essere una figura pubblica implica anche cercare di rendere il mondo un posto migliore. Quando ho saputo di questa decisione ho contattato Blizzard e ho detto loro che non parteciperò alle finali di Hearthstone Grandmasters. Non sarò un volto sorridente davanti alle telecamere che approva tacitamente questa decisione. A meno che qualcosa non cambi, non avrò nessun coinvolgimento nei Grandmasters”.

Vi terremo aggiornati per ulteriori novità.