Call of Duty: Modern Warfare – Recensione

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Call of Duty: Modern Warfare è un titolo che stravolge completamente la saga e aggiunge delle importanti novità per il futuro.

Con Call of Duty: Modern Warfare, Activision ha voluto realizzare uno dei capitoli più ambiziosi della saga. Il progetto sviluppato da Infinity Ward riprende a piene mani il capolavoro uscito nel 2007 e ne cambia lo stile così da donargli una compattezza e una profondità che lo esalta sotto ogni punto di vista, o quasi. Il nuovo Modern Warfare non si può, infatti, considerare un vero e proprio remake del predecessore poiché in realtà ha subito una totale rivisitazione sia per quanto riguarda la narrazione che il multiplayer. Scopriamo di più in questa recensione.

La verità fa male, soprattutto se presente in un videogioco

Partiamo subito col dire che la campagna singleplayer di Call of Duty: Modern Warfare è una delle più intriganti e ben realizzate che si siano viste finora nella serie COD. La storia è ben scritturata e la componente action sembra essere diretta da un regista del calibro di Michael Bay con la collaborazione di Christopher Nolan come sceneggiatore. Parte, infatti, come un thriller militare ambientato nella terra devastata dalla Guerra in Urzikstan alla fine degli ’80-’90 nella Siria Moderna. Successivamente si intreccia e ci porta a rivivere delle sequenze di azione pura e delle sequenze stealth. Insomma, con questo nuovo episodio Activision ribadisce l’importanza del singleplayer e lo fa riportando alla luce proprio il capitolo più importante della storia dei first person shooter.

La campagna merita certamente un approfondimento maggiore poiché si affaccia su due scenari moderni i cui conflitti ritraggono perfettamente, anche se quasi metaforicamente, gli eventi drammatici di oggi spinti da dei tutt’altro che semplici ideali politici. Nel primo capitolo l’ambientazione era la guerra in Iraq, dopotutto nel 2007 era la protagonista delle cronache mondiali, adesso gli sviluppatori ci portano in Siria e ci raccontano una storia molto cruda ed emozionante, in cui i protagonisti sono i ribelli e i partigiani che lottano contro i russi per liberare i paesi dalla dittatura. Proprio questo è il motivo di tanto odio verso il suddetto capitolo: i russi vengono delineati come alleati di un governo dittatoriale siriano che rovina la vita dei suoi stessi cittadini. Di fatto anche nella realtà è così e per quanto gli sviluppatori siano statunitensi, c’è poco da criticare su questa scelta narrativa. La vera pecca è che il racconto unisce una serie di conflitti militari molto importanti e li tratta in maniera molto superficiale a causa della durata ridotta della campagna. Nelle circa sei ore di campagna, intraprenderemo, insieme a vari personaggi variabili, una serie di missioni incentrate all’interno del conflitto militare in Urzikstan e fin dalle battute iniziale verremo emotivamente provati da quanto assisteremo lungo l’esplorazione, nonostante molte scelte narrative siano praticamente telefonate.

Il realismo tra azione e stealth

Man mano che proseguiremo con il racconto, prenderemo parte ad una serie di missioni molto diversificate tra di loro ed è proprio questo il punto di forza della modalità carriera. Resteremo affascinati e incuriositi dalle diverse modalità e dai numerosi approcci che adotteremo per portarle al termine. Passeremo, infatti, ad essere dei Rambo senza scrupoli, a degli Hitman che dovranno fare irruzione in un covo di terroristi provvisti di visore notturno. Le ambientazioni sono varie, poiché salteremo da aree desertiche ad aree metropolitane come la città di Londra in cui dovremo infiltrarci in una piccola casa. Nel corso delle missioni, inoltre, non mancheranno dei piccoli ed intriganti puzzle ambientali e degli incarichi da cecchino dove bisognerà stare attenti alla traiettoria del vento per riuscire a portare a segno l’uccisione designata. In poche parole, la modalità carriera di Call of Duty: Modern Warfare risulta molto più viva e meno statica rispetto al passato e le missioni sono uniche e ricche di nuovi elementi. Questi sono aspetti fondamentali per una modalità singleplayer che, sebbene sia breve, abbandona definitivamente il concetto di “uccidi e vai avanti” che è ancora presente in molti giochi anche recenti.

Grazie al gameplay totalmente rivisto soprattutto nel feeling con le armi, che torna agli antichi fasti, ci viene donata un’esperienza davvero realistica. La possibilità di approcciarci alle missioni con un differente stile di combattimento in base al tipo di missione permetterà di avere una visione del gioco molto più ampia che inevitabilmente arricchirà ulteriormente l’esperienza di gioco. Nonostante queste bellissime parole e nonostante la campagna sia ricca di momenti indimenticabili, a sfasciare completamente la realizzazione è il finale. Dopo tutte le premesse prefissate un finale del genere, che ovviamente non vi spoilereremo, lascia con non poco amaro in bocca. Infine un’altra cosa che non abbiamo apprezzato è l’eccessivo patriottismo espresso da alcuni personaggi. Capiamo benissimo che si tratti di un aspetto immancabile in titoli del genere e che vedono, soprattutto, la realizzazione da parte di team statunitensi, ma diciamo che questa volta stona non poco con la storia mostrata e risulta a tratti fastidioso.

Un aspetto presente in parte nella modalità singleplayer, ma maggiormente nella modalità multiplayer, è l’introduzione del Gunsmith, ovvero l’armaiolo. Non è altro che il nuovo sistema di personalizzazione delle armi che permetterà di applicare ogni tipo di oggetto alle nostre armi per renderla più efficace. La caratteristica principale è che a seconda della modifica che andremo ad applicare, questa avrà un impatto che stravolgerà completamente l’utilizzo dell’arma. Ad esempio, se applichiamo una canna lunga ad un fucile, questa annullerà il rinculo e saremo obbligati ad usare proiettili di calibro maggiore, richiedendo quindi un tempo maggiore per la precisione di tiro, di ricarica e riducendo la velocità dello sparo. Si possono, poi, applicare massimo trenta accessori ad una pistola e massimo sessanta ad un fucile. Ogni accessorio avrà una serie di malus e bonus che applicati modificheranno il comportamento dell’arma e del giocatore fornendo o togliendo velocità, abilità nella scivolata e nel salto o nel semplice fuoco rapido.

Il multiplayer più vario di sempre

Passiamo adesso ad uno degli aspetti fondamentali del brand Call of Duty e quindi anche di Modern Warfare: la modalità multiplayer. Avvisiamo un problema ripetuto al matchmaking che a volte blocca o rallenta l’accesso, ma una volta superato questo scoglio all’interno troviamo una serie di modalità intramontabili, ma rese ancora più coinvolgenti. Queste sono arricchite da nuove modalità di gioco come Gunfight e Ground War. La prima prevede uno scontro 2vs2 in mappe molto piccole con il cambio dell’arma in ogni round, mentre la seconda permette di giocare fino ad un massimo di 64 giocatori ed è ambientata in spazi enormi dotati di elicotteri, carri armati e mezzi blindati che possono essere ottenuti solo una volta che si conquista la base. La seconda prende a piene mani le caratteristiche modalità di gioco multiplayer che hanno reso celebre il brand Battlefield, ma lo fa con le immancabili chicche del brand COD. In primis le mappe sono varie e interessante: Gunfight sono momentaneamente giocate solo nella Hill, una collina boscosa piena di posti in cui nascondersi e nella Speedball, un’area piena di barriere e cemento. La seconda modalità si gioca in Karst River Quarry, un complesso pieno di capannoni, container e palazzi e Tavorsk District, un agglomerato urbano composta da altissimi edifici totalmente esplorabili.

La Spec Ops offre, invece, un’ottima esperienza cooperativa, ma si riduce in un semplice proseguimento della campagna principale. Si può attivare, infatti, solo dopo aver completato la modalità storia e rappresenta una sorta di estensione delle missioni come se fosse uno spin-off con altri personaggi. È giocabile fino a quattro giocatori, ma sarà strutturata come un’ondata di nemici che noi dovremo battere. L’unica differenza sostanziale è che il gioco di squadra è fondamentale perché i personaggi avranno vari ruoli e senza un’ottima organizzazione diventa difficile aggiudicarsi la vittoria.

Tecnicamente impeccabile, peccato per la IA

Dal punto di vista tecnico, infine, il nuovo Call of Duty: Modern Warfare ci regala una realizzazione quasi miracolosa. Il motore grafico è stato totalmente rivisto così da donarci dei dettagli ambientali e degli effetti di luce di pregevole fattura. Le animazioni dei personaggi sono realistiche e le espressioni facciali come quelle di Farah e di Captain Prince sono meravigliose. Purtroppo l’intelligenza artificiale non è perfetta nel singleplayer, ma questo è un difetto ancora abbondantemente presente in giochi di questo genere. Va poi assolutamente menzionato il comparto sonoro che è decisamente migliorato rispetto ai capitolo precedenti e che ci dona un bellissimo audio posizionale e una suggestiva colonna sonora rockeggiante che varia a seconda delle situazioni.