Caro Evan Hansen: la recensione del musical 

Un musical ben calibrato ed emotivamente coinvolgente

Caro Evan Hansen: la recensione del musical 

Oggi debutta nelle sale italiane Caro Evan Hansen, l’adattamento cinematografico del musical vincitore di 6 Tony Awards. Il film è emotivamente toccante e davvero coinvolgente. Le canzoni sono parte attiva della storia, collocate nei punti giusti e perfettamente in armonia con il tono della narrazione. I disturbi e le malattie mentali vengono posti sotto la lente d’ingrandimento del regista, sviluppati, approfonditi e mai banalizzati. Le tematiche sono forti e di vitale importanza soprattuto per un pubblico giovane che facilmente può immedesimarsi nei protagonisti della storia. Ecco la nostra recensione di Caro Evan Hansen. 

Ecco il trailer di Caro Evan Hansen

La recensione di Caro Evan Hansen

Caro Evan Hansen è stato presentato alla Festa di Roma e, finalmente, da oggi, 2 dicembre, è in programmazione nelle sale italiane. 

La pellicola vede alla regia Stephen Chbosky, già a suo agio con tematiche adolescenziali e giovani particolari. Chbosky ha infatti diretto Noi siamo infinito e successivamente il tanto apprezzato Wonder. Caro Evans Hansen traspone sul grande schermo il musical omonimo vincitore di 6 Tony Awards. Ricreare la stessa magia e lo stesso trasporto dell’opera teatrale non era semplice, perciò per tentare l’impresa il regista si è affidato ai medesimi protagonisti del musical: Ben Platt e Colton Ryan hanno ripreso i loro rispettivi ruoli di Evan e Connor. 

Ben Platt è noto al pubblico di Netflix per la recente serie The Politician in cui aveva ampiamente dimostrato le sue doti canore e la sua duttilità. In Caro Evan Hansen Platt interpreta il ruolo del protagonista emarginato, solo e affetto da disturbi mentali. Evan è in cura da uno specialista ma non sembra voler riconoscere a se stesso il problema che lo affligge. La madre del ragazzo, interpretata da Julianne Moore, lavora tanto per cercare di sostenere tutte le spese familiari e poter risparmiare per il college del figlio, purtroppo questo comporta una presenza scarsa della figura materna e pochissimi momenti di convivialità e confronto. Evan si sente terribilmente solo, così quando per pura causalità si presenta l’occasione per essere riconosciuto, amato e ricordato non riesce ad essere sincero e decide di mentire pur di vivere la vita che ha sempre sognato. Connor, ragazzo con un passato da tossico dipendete e disturbi mentali nonché figlio primo genito dei Murphy, sceglie di togliersi la vita e tutto quello che resta ai suoi genitori è una lettera  indirizzata al “Caro Evan Hansen”. La lettera in realtà era stata scritta da Evan stesso come compito quotidiano assegnatoli dallo psicoterapeuta, successivamente sottratta da Connor. Quando i coniugi Murphy incontrano Evan convinti che il figlio, considerato da tutti solo e senza amici, aveva in realtà un amico, Evan non riesce a raccontare la verità. Non trova le parole per comunicare ai due amorevoli genitori che il loro figlio era tutt’altro che un buon amico. Bugie dopo bugie la situazione si complica e rivelare la verità diventa sempre più difficile. 

Un musical calibrato e dai temi importanti

La fragilità e l’emotività assieme al bullismo ed alla depressione sono i grandi temi affrontati nel musical. Mai banalizzati, trattati con le giuste parole e la giusta importanza. La depressione è una problematica che il panorama seriale soprattutto sta affrontando a più riprese, non sempre nella maniera consona. In questo caso Chbosky si dimostra ancora una volta dotato di una sensibilità unica, la pellicola è dolce, delicata e toccante. 

L’elaborazione del lutto e le varie fasi che attraversano i componenti della famiglia Murphy passano dalla negazione, al dolore, alla disperazione per arrivare in fine all’accettazione. Il percorso verso il superamento di un lutto per i Murphy e quello verso l’accettazione di se stessi per Connor proseguono simultaneamente. 

Caro Evan Hansen è un musical calibrato: le canzoni sono state inserite nei momenti giusti, esprimono i pensieri dei personaggi e proseguono la storia, non sono eccessive né pervasive. Inoltre, tutto il cast coinvolto ha ottime abilità canore e le dimostra ampiamente. 

Da menzionare la presenza di Amy Adams come madre affettuosa del defunto Connor, perfetta nel ruolo.

La pellicola dura oltre le due ore ma non risulta in alcun modo pesante, le scene scorrono con un buon ritmo. 

Consiglio la visione del musical in lingua originale, la colonna sonora è stata scritta dai compositori di La La Land e la traduzione dei testi non renderebbe come nella versione inglese. Inoltre le voci dei protagonisti sono meravigliose e meritano di essere ascoltate. 

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